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Italia cenerentola per ricariche? I numeri dicono altro

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L'Olanda è il paradiso dell'auto elettrica, con 90 mila punti di ricarica. (foto: GIBI)
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italia Cenerentola
I 5 Paesi con maggior e minor numero di ricariche (fonte: ACEA)

Italia cenerentola per numero di ricariche?  i numeri elaborati dall’Associazione europea dei produttori di auto, ACEA, dicono tutt’altro. Eccoli, siamo nella Top5.

Italia CenerentolaItalia cenerentola? No, non siamo messi male…

Non siamo ai livelli dei Paesi del Nord Europa (Olanda e Germania in particolare), ma siamo comunque in buona posizione nelle classifiche continentali. Anzi, in ottima posizione, se consideriamo che il parco circolante in Italia è molto più ristretto, visto che di auto elettriche da noi se ne vendono ancora poche. Il vero problema non è nel numero assoluto delle ricariche, ma nella distribuzione territoriale e nelle caratteristiche delle colonnine. Troppo concentrate al centro-nord e ancora in larga parte in AC, a bassa potenza, con tempi di sosta per rifornire molto lunghi. Ma nella classifica assoluta per punti di ricarica siamo al 5° posto, oltre quota 23.500. Certo: realtà come l’Olanda (90.000 caricabatterie) e la Germania (60.000 ) sono ben distanti e da sole coprono la metà di tutte le ricariche installate in Europa. Ma le criticità vere sono altrove, in particolare nell’Europa dell’Est. Ad esempio, un paese come la Romania, circa sei volte più grande dell’Olanda, ha solo lo 0,4% di tutti i punti di ricarica dell’UE. E poi c’è il caso limite di Cipro, che ha appena 57 punti di ricarica in tutto.

Italia cenerentolaI produttori di auto: 307 mila ricariche nella UE non bastano

Secondo l’ACEA, sebbene negli ultimi 5 anni si sia registrato un aumento del 180% dei punti di ricarica nella UE, “il numero totale (307.000) è assai inferiore a quanto richiesto. Per raggiungere gli obiettivi di CO2, le vendite di veicoli elettrici dovranno aumentare massicciamente in tutti i Paesi. Uno studio recente mostra che entro il 2030 sarebbero necessari fino a 6,8 milioni di punti di ricarica pubblici per raggiungere la riduzione del 55% di CO2 proposta per le auto, Il che significa che dobbiamo vedere una crescita di oltre 22 volte in meno di 10 anni“. Il regolamento sulle infrastrutture dei combustibili alternativi (AFIR), proposto dalla Commissione UE, ha lo scopo di affrontare la situazione. Tuttavia, “il suo livello di ambizione è del tutto insufficiente“, accusa l’ACEA.”Mentre alcuni paesi stanno andando avanti quando si tratta di implementazione delle infrastrutture, la maggior parte è in ritardo“.

Italia cenerentola— Leggi anche: Supercharger Tesla aperti a tutti in tutta Europa, non in Italia

 

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17 COMMENTI

  1. Ho fatto l’ennesima vacanza in Italia e posso dirvi che la rete di ricarica fa veramente schifo! È veramente imbarazzante viaggiare in Italia con una EV!
    Sé non fossero per gli operatori stranieri Tesla e Ionity sarebbe praticamente impossibile poter effettuare un viaggio sereno nel vostro paese….
    E avere un numero così alto di colonnine non vuole dire niente sé non viene considerata per numero di abitanti…
    Inutile crearvi gli ennesimi falsi miti di essere leader di tutto e vivere sotto ad una campana di vetro quando in verità il paese è paragonabile al terzo mondo!

    • Anna la tua esperienza però è molto interessante. Perché non la racconti qui o inviando una mail alla redazione?
      Possono nascere spunti importanti.

  2. In che senso i numeri dicono altro? I numeri confermano esattamente quello che si dice da sempre, ovvero che come punti di ricarica facciamo schifo.
    Ha veramente poca importanza essere tra i top 5 per numeri quando in una distribuzione del genere bisogna prendere in considerazione la superficie del paese, la popolazione, la conformazione geografica, la distribuzione urbanistica, la distribuzione della popolazione sul territorio, eccetera.

    I numeri complessivi contano pochissimo: è perfettamente accettabile che i 98 di Malta siano perfetti per qualsiasi esigenza mentre le 23000 italiane assolutamente inadeguate.
    Anche il confronto con paesi “relativamente” simili come la Francia è in realtà estremamente svantaggioso se si va a vedere la distribuzione urbanistica, con una Francia che ha una popolazione molto più concentrata su Parigi e su due precise direttrici geografiche mentre l’italia è piena di città di medie dimensioni tutte mal servite in media.

    Ci sarebbe da elaborare questi dati in modo molto più raffinato per poter ricavarne qualcosa.
    Personalmente, prendendoli ed incrociandoli con un paio di mappe demografiche mi sembra che siamo messi MOLTO male. Certo, non male quanto la Spagna, ma abbiamo anche un parco circolante molto più grande della Spagna.

    Fonte: sono un data scientist e vedere elaborazione così dozzinali mi manda ai matti.

    • Incroci però la mappa demografica con il numero di auto elettriche acquistate e utilizate dagli italiani. Vedrà che nella transizione all’elettrico gli automobilisti italiani sono molto meno lungimiranti degli operatori della ricarica. Che, stia tranquillo, si adegueranno velocemente se anche da noi il tasso di acquisto di auto elettriche si avvicinerà alla media europea.

  3. Un conto sono sui numeri, altro sulla realtà. Tante colonnine esistono solo nelle app e tante hanno potenze da casa. Infine aggiungiamo il come utilizzarle e siamo al top. Sono appena stato in Olanda ed è un’altra epoca. Oltre al fatto che tra poco sono meno le macchine non tesla che tesla. Ricariche ovunque senza tanti display, ogni distributore in autostrada ha ricariche fast…

  4. stamani ,
    nextcharge, ha mandato notifiche di attivazione colonnine per mezz’ora a Roma
    era tutto un beep beep
    purtroppo tutte AC type 2 con attacco anche per le “vecchie” renault twizy credo
    😀

  5. Ma non sarebbe più corretto fare il rapporto colonnine/automobili-circolanti?
    Biasimare Cipro per le poche colonnine non ha senso, visto che non c sono milioni di automobili.
    Magari il rapporto colonnine/auto-circolanti darebbe una risposta in merito al poco successo delle auto elettriche in italia?

    • Vero quello che dici, in un articolo che ho letto un po’ di tempo fa, in quell’ambito (colonnine/automobili) siamo messi ancora meglio, se ricordo bene a livello dell’Olanda.

      • Occhio, il rapporto che mi interessa non è colonnine/auto-elettriche ma auto-circolanti perché voglio considerare proprio tutte le automobili circolanti, anche quelle termiche.
        In un futuro più o meno vicino quegli automobilisti dovranno passare all’elettrico.

  6. Mi fa molto piacere che la realtà sia questa.
    Anche applicando un coefficiente pari a 0,7 di “usabilità” (cioè la colonnina è funzionante e non occupata abusivamente), non siamo messi così male.
    Sarebbe interessante, però, applicarla alla provincia di immatricolazione della BEV… perchè, estremizzando, se improvvisamente in Sicilia si vendessero esclusivamente elettriche e a Trento solo diesel, avremmo comunque un enorme problema. Forse ricadiamo nell’annosa questione dell’uovo e della gallina: prima vendiamo le BEV e poi realizziamo le colonnine dove ce le chiedono o invogliamo gli utenti ad acquistarle perchè è pieno di colonnine e non hanno scuse?

    • Applicando la logica, la risposta sarebbe semplice. Poichè sono “strumenti” utili a favorire il movimento delle BEV, non dovrebbero essere usate per “invogliare” ma come servizio “universale”. Come la copertura internet, i benzinai, l’acqua, l’energia elettrica.

      Serve solo lungimiranza. Merce rara… rarissima… 🙂

      • Forse serve anche che siano economicamente sostenibili????

        Quando si ipotizza che sia compito dello stato finanziarne l’istallazione i difensori dei termici obbiettivo subito che è una distorsione del libero mercato… poi però si pretende che si istallino colonnine a non finire a totale carico delle società private (perchè i finanziamenti a fondo perduto dello stato sarebbe una distorsione del libero mercato cge danneggerebbe le auto termiche) nonostante dovrebbe essere ovvio che averne molte più di quelle che l’attuale parco elettrico circolante può utilizzarne vuol dire non poter avere il giusto ritorno economico con conseguente conti in rosso per le relative aziende….
        Pretendere una diffusione pari ai distributori da subito è il modo più semplice per avere 0 colonnine fra 5 anni perchè tutti gli operatori saranno falliti… quindi di 2 l’una: o si accetta che lo stato supporti gli operatori del settore permettendogli di operare anche in un sistema di teorico deficit sollevando alneno in buona parte dai costi d’installazione (perchè è l’unico modo per avere una diffusione rapidissima senza far fallire gli operatori perchè nel breve periodo le colonnine che montano saranno ampiamente sottoutilizzate) o si accetta che i tempi di diffusione capillare delle colonnine vadano di pari passo con l’aumento della diffusione dell’auto elettrica…. perchè l’unica cosa cge non si può è pretendere che gli operatori della “ricarica” lavorino in perdita per anni per il bene comune…. D’altronde non mi sembra che neanche quelli della “pompa del distributore” abbiano mai lavorato in perdita…. oppure pensate che il numero di distributori attuali lo si aveva anche quando il parco auto termico era 1/1000 dell’attuale ed ancora la maggioranza della popolazione girava in calesse?? All’inizio i distributori erano ancira più rari delle colonnine oggi ed i pochi che aveva auto dovevano adattarsi con ciò che c’era magari facendo km su km ler arrivare al distributore più vicino ed anche la velocità di rifornimento erano ben più alte delle attuali dato che i primi distributori non avevano le pompo moderne che sparano fuori carburante a velocità elevate impensabili per l’epoca. Poi, man mano che sempre più gente aveva un auto l’innalzamento della chiesta del carburante ha fatto diventare economicamente sostenibile ampliare il numero di punti di rifornimento e pian piano si è giunti alla situazione attuale.

        • Moreno le colonnine sono già più dei distributori.
          Perchè ovviamente hanno un pattern di utilizzo molto diverso. E quindi ne servono di più.
          Quel che dici sul mercato è corretto. Infatti Tesla primeggia proprio per questo. Autonomamente ha creato i suoi “distributori”.
          Lo Stato dovrebbe incentivare non per drogare il mercato ma per incentivare la transizione.
          Dobbiamo passare all’elettrico. Dobbiamo smetterla di inquinare. Non importa come, con quali soldi, con che leggi. Dobbiamo fare tutto quello che serve per arginare i problemi climatici.
          Altrimenti quando non ci sarà più uno Stato e un territorio…. rimarranno solo i rimpianti.

          • Guarda che io la penso come te….
            Non a caso da ormai 18 mesi la mia auto è una Tesla M3 SR+….
            L’unico modo per avere una transizione rapida (perchè questo serve, non tanto per ritornare ad un pianeta meno surriscaldato perchè recuperare sarà comunque quasi impossibile, na per perlomeno smettere di peggiorare le cose…) è cge la su renda economicamente sostenibile oer i soggetti privati che devono creare ke condizioni per cui questo accada …
            Il mio intervento non era per sostenere che non vadano aumentate rapidamente le colonnine ma per far capire a chi è contrario al fatto che gli stati sovvenzionino almeno in parte le spese (scusa per ritardare il passaggio all’elettrico) che se lo stato lo fa non è per regslare soldi pubblici agli “amici” ma perchè serve….

  7. Storicamente non siamo così male a “partire”. Il problema è che poi ci perdiamo nelle solite questioni di svogliatezza, burocrazia, ecc.
    Guardate l’esempio delle TLC. Ci sono zone (ad altro rendimento) con 3,4, alcune adirittura 5 reti in fibra. E ci sono zone che non hanno mai avuto connettività perchè tanto “chissenefrega”.
    Speriamo (e chi vive sperando….) che con le colonnine non sia così anche se il rischio è altissimo e in alcune zone si è già verificato.

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