Home Tecnologia Ispra fa il punto sulle emissioni: in Italia -17% dal ’90

Ispra fa il punto sulle emissioni: in Italia -17% dal ’90

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zero carbon
Emissioni di gas serra

L’Italia ha fatto la sua parte per ridurre le emissioni di gas serra e di inquinanti atmosferici. Negli ultimi 28 anni, fra il 1990 e il 2018, infatti, le emissioni complessiva di gas climalteranti sono diminuite del 17%, da 516 a 428 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti. Nell’ultimo anno la diminuzione è stata dello 0,9%. Non perchè si consumi meno energia, anzi, se ne consuma molta di più. Ma l’introduzione di tecnologie più pulite, l’efficientamento dei processi e lo sviluppo delle fonti rinnovabili hanno permesso di ridurre l’impatto ambientale complessivo del nostro Paese.

Risparmi e tecnologie pulite, brava Italia

I  settori più virtuosi sono stati quelli industriale e della produzione di energia elettrica. Un pò meno quello dei trasporti, dove i progressi hanno solo frenato l’aumento delle emissioni a quota +3%. Progressi si sono registrati anche per gli inquinanti atmosferici, cioè polveri sottili, particolato e gas tossici. Però con alcune eccezioni. In particolare l’uso domestico di biocombustibili ha contribuito al boom delle PM 10, la principale causa dello smog. Il punto della situazione su un arco temporale così ampio è stato fatto da due rapporti, il National Inventory Report 2020 e l’Informative Inventory Report 2020, presentati ieri dall’ISPRA.

Emissioni di CO2, la pecora nera è il trasporto

Ma vediamo il dettaglio. Circa la metà delle emissioni nazionali di gas climalteranti derivano dai settori della produzione di energia e dei trasporti. L’aumento maggiore è dovuto al trasporto su strada (+3%) a causa dell’incremento della mobilità di merci e passeggeri; le percorrenze complessive (veicoli-km) per il trasporto passeggeri crescono, nel periodo di riferimento, del 21%.


Importante invece la diminuzione delle emissioni provenienti dal settore delle industrie energetiche che, sempre rispetto al 1990, scendono nel 2018 del 30%, a fronte di un aumento della produzione di energia termoelettrica da 178,6 Terawattora (TWh) a 192,7 TWh, e dei consumi di energia elettrica da 218,7 TWh a 295,5 TWh.  Nel periodo le emissioni energetiche dal settore residenziale e servizi sono aumentate
del 6% a fronte di un incremento dei consumi energetici pari al 18,3%.

Caminetti e stufe a pellet, il paradosso del PM10

Il settore dei processi industriali registra una riduzione delle emissioni del 14,2% rispetto al 1990. Segnano un aumento del 5,6% le emissioni derivanti dalla gestione e dal trattamento dei rifiuti  e una diminuzione del 13% quelle del settore agricoltura (a quota 30 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti). Quasi l’80% deriva dalla zootecnia, con i bovini a far la parte del leone.

 

Tra le altre fonti di inquinamento spicca l’anomalia del PM10 primario, in forte aumento a causa del settore domestico. Il riscaldamento a legna ha prodotto un aumento delle emissioni di PM10 del 41% portando tutto il settore a contribuire per il 54% sul totale di questo inquinante. I trasporti su strada sono responsabili del 12% e hanno ridotto del 60% il loro contributo.

Emissioni Nox, i trasporti non hanno fatto abbastanza

Viceversa il trasporto su strada è il principale responsabile delle emissioni di Nox (ossidi di azoto) con una quota del 43% nel 2018. Il riscaldamento domestico contribuisce solo per il 13%. Nell’arco degli ultimi 28 anni, però, il primo ha ridotto le sue emissioni del 71%, il secondo le ha aumentate del 36%. Gli ossidi di azoto sono, con altri gas minori, i principali precursori delle polveri più sottili, di origine secondaria, le cosiddette PM 2,5.

Ossidi di azoto e polveri sottili sono gas dannosi per la salute. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità sono causa in Italia di circa 60 mila morti premature ogni anno. Provocano malattie respiratorie e cardiovascolari. Secondo alcuni ricercatori hanno determinato i picchi di mortalità particolarmente elevati regstrati in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna durante l’epidemia da COVID-19. (Leggi)

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3 COMMENTI

  1. Confermo la piaga del riscaldamento domestico a legna (in crescendo da circa 20 anni), dove la stufa viene utilizzata come un inceneritore ovvero non bruciano solo legna ma tutto quello che può bruciare (legni trattati, truciolati ecc.). Dovrebbero essere fermati.

  2. Il dato che mi ha sorpreso particolarmente è quello del consumo energetico. Non mi sarei aspettato un consumo inferiore rispetto a 30 anni fa.
    Impressionante anche il progresso fatto rispetto al 2008, anno in cui ci siamo probabilmente accorti che stavamo andando verso una fine molto vicina del pianeta.

    • Lei Daniele ha troppa fiducia nella saggezza dei popoli. In verità i progressi fatti dopo il 2008 sono in gran parte dovuti al calo di attività economica seguito alla crisi finanziaria mondiale.

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