IONITY cresce in Italia e sbarca già…al museo. Uno dei suoi caricatori è stato donato al museo Fisogni, che racconta la storia delle pompe di benzina.
Ionity cresce e punta alle autostrade (A1 compresa)
Oggi sono già in funzione 11 stazioni di ricarica, dal Brennero alla Sicilia, e altri sei sono in fase di costruzione. Trento, Palermo e Binasco (guarda l’articolo) sono state messe in funzione solo di recente. IONITY cresce e ora l’obbiettivo sono le autostrade, come l’A1 Milano- Napoli, dopo le prime aperture in Toscana (Versilia Est e Ovest, sulla A12) e in Liguria (CerialeSud, sulla A10). Una stazione arriverà presto anche sul Grande Raccordo Anulare di Roma.

“Soprattutto al di fuori delle grandi città, è importante che i clienti possano fidarsi di poter caricare in modo rapido e affidabile“, spiega Marcus Groll, COO di IONITY. “Tutte le stazioni sono dotate di una media di quattro caricatori ad alta potenza da 350 kW, alimentati con il 100% di energia rinnovabile“. La rete IONITY è stata creata dai maggiori costruttori tedeschi, a cui si è aggiunto il gruppo coreano Hyundai-Kia. I clienti di queste marche ricaricano a tariffe convenzionate e, secondo Groll, effettiuano circa il 70% della ricariche nella rete. Ma l’azienda di Monaco è aperta a convenzioni anche con altri brand, al di fuori dei soci.
Il COO Groll: “L’idrogeno? No, vincerà l’elettrico”
Quanto al futuro e all’eterna disputa elettrico-idrogeno, Groll ha le idee piuttosto chiare: “Le reti di ricarica richiedono grandi investimenti e saranno le automobili a orientarli. Non c’è dubbio che per le vetture l’elettrico sia la soluzione ideale, per l’idrogeno non vedo un senso nella catena del valore solo con i mezzi pesanti. Del resto noi con caricatori fino a 350 kW possiamo rifornire rapidamente anche i camion senza problemi“.

Dal futuro al passato, con la donazione al Museo Fisogni di Tradate di un High Power Charger (HPC). È alto 2,6 metri e ha un anello luminoso a LED per essere visto da lontano. Questo alone fornisce l’orientamento al buio quando ci si avvicina alle stazioni, con un’area ben illuminata intorno alla stazione durante la ricarica. Le nuove stazioni HPC sono state create in collaborazione con BMW Designworks e premiate con l’oro agli iF Design Awards 2019. Il museo (qui il sito) è stato fondato nel 1966 da Guido Fisogni. Racconta la storia delle pompe di benzina con 190 distributori che vanno dal 1892 ad oggi, con oltre 8.000 reperti, tra cui taniche di olio e manifesti pubblicitari.
Rimango molto dubbioso su questi fornitori di energia. Da 2 settimane sono utilizzatore di auto elettrica (ZOE) e mi accorgo che la rete distributiva è orientata ad ostacolare la diffusione di questo tipo di mobilità. IONITY ha aumentato il costo del kWh a 0,79€. Qui a Forlì abbiamo un loro punto di ricarica ultrafast, mai visto un’auto in ricarica, nell’adiacente (30 metri) punto TESLA Supercharger vedo 1 e a volte anche 2 Tesla in ricarica. E’ possibile avere un investimento in completa perdita (zero clienti) anzichè abbassare il prezzo e, con qualche cliente, limitare le perdite? L’aumento del prezzo IONITY ha solo contribuito ad alimentare le obiezioni, avrete letto gli articoli: “IONITY a 0.79€/kWh, l’auto elettrica costa più di una sportiva da 8km/litro”. Certo IONITY ha prezzi di favore per le marche fondatrici, guarda caso gruppo BMW, Gruppo Volkswagen, gruppo Daimler, da sempre sostenitrici del diesel! Qui a Fotrlì, nel centro commerciale Punta di Ferro, le colonnine EnerHub (22kW), originariamente gratis, sono passate a pagamento EnerHub a 0,4€/kWh, e da qualche giorno sono sotto has.to.be (un’altra compagnia teutonica) che con tessera NEXTCHARGE (inspiegabile complice) ha portato il costo a 0,58€/kWh. A questo prezzo, la ZOE mi costa un PO’ PIU’ DEL DOPPIO della mia Panda a metano!!! Al museo ci deve andare questo tipo di approccio, non le colonnine!