Se la start up svizzera Innolith manterrà le promesse dell’altroieri, la mobilità elettrica è vicina alla svolta. E non solo quella, perché una batteria con una densità energetica di 1.000 Wh per kg come quella che Innolith sta sviluppando, può rivoluzionare tutte le applicazioni di un nuovo mondo elettrico basato su fonti rinnovabili.
Il condizionale è d’obbligo alla luce degli innumerevoli mirabolanti annunci arrivati negli ultimi anni da ogni parte del mondo, poi smentiti dai fatti. Ciò premesso, diamo credito al lavoro della start up di Basilea che dice di aver messo a punto un accumulatore ricaricabile a elettroliti inorganici in grado di equipaggiare un veicolo 100% elettrico con un’autonomia fino a 1.000 chilometri. E con costi di produzione più bassi.
La nuova Innolith Energy Battery si basa su una tecnologia agli ioni di litio che garantisce questa strabiliante densità energetica senza richiedere l’impiego di materie prime esotiche e rare. Oltre alle performance e ai vantaggi economici, la Innolith Energy Battery sarà anche la prima batteria al litio non infiammabile destinata ai veicoli elettrici.

Quattro volte meglio di Tesla
Per capire le potenzialità della nuova tecnologia basti pensare che le più performanti batterie sul mercato, le 2170 prodotte dalla Gigafactory Tesla in Nevada, hanno una densità energetica di 250 Wk/kg. Un quarto esatto. E sempre Tesla ha come obiettivo di raggiungere in futuro 330 Wh/kg come soglia massima. Innolith sostiene di aver raggiunto questi risultati nei suoi laboratori di Brushal, in Germania. Si sa che i riscontri di laboratorio sono una cosa (molti altri ricercatori hanno raggiunto risultati simili in passato) e le applicazioni reali su scala industriale sono tutt’altro. Tuttavia Innolith può vantare qualche credenziale in più, avendo già applicato la sua tecnologia nell’impianto di accumulo di Hagerstown, in Maryland, per PJM Grid che gestisce la rete elettrica in una ventina di Stati della costa Est degli Stati Uniti.
Una questione di liquidi
In cosa consiste questa tecnologia? Cosa la differenzia da quelle convenzionali basate sugli litio-ioni? Secondo il cofondatore di Innolith Alan Greenshields nelle nuove batterie i solventi organici sono stati sostituiti da liquidi inorganici basati su materiali salini, più stabili e meno infiammabili. Così, spiega, “abbiamo ottenuto due risultati. Primo, eliminare i rischi di incendio poiché non c’è più nulla da bruciare. Secondo, un sistema più reattivo che consente di semplificare la produzione e l’assemblaggio del pacco batteria, eliminando componenti che la rendono instabile”.
Il secondo tentativo di rivoluzione

Greenshields e il suo socio Sergey Buchin avevano già tentato l’avventura quando erano al vertice della svizzera Alevo, fallita nel 2017 nel tentativo di impiantare una grande fabbrica negli Usa. Con Innolith hanno intrapreso una diverso percorso. Sono partiti da una produzione pilota nel centro ricerca e sviluppo tedesco in partnership con alcuni costruttori di auto e batterie per ora sconosciuti. L’applicazioneindustriale della Innolith Energy Battery sarà possibile probabilmente fra 3-5 anni da oggi” ha affermato Julian Tanner, responsabile marketing dell’azienda. “Abbiamo raggiunto un punto di svolta nella tecnologia delle batterie che cambierà per sempre lo scenario” ha aggiunto. Una frase che abbiamo sentito pronunciare più volte invano, da molti ricercatori in tutto il mondo.
Sarà la volta buona?
L’idea di intervenire sui liquidi non è nuova ed è già stata sperimentata in molti laboratori. Tutto sta a vedere nel dettaglio di quali sostanze si tratta e come vengono integrate nel sistema di accumulo. L’impiego a Hagerstown da parte di un operatore di primo livello è un buon segnale. I dati che se ne trarranno daranno indicazioni più precise su parametri ancora sconosciuti, come i cicli di ricarica, la velocità di degrado, i tempi di ricarica, il funzionamento alle diverse temperature.
Nell’impiego automobilistico batterie come quelle promesse da Innolith permetterebbero di mettere sul mercato auto elettriche con autonomie di 400-500 chilometri ritenute accettabili da tutti i sondaggi d’opinione, con costi, peso e ingombri più che dimezzati rispetto agli attuali.
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L’articolo è corretto e ben argomentato.
La proposta di Innolith è intrigante anche se resta il litio che, notoriamente, è infiammabile.
Inoltre, i liquidi organici sono “meno infiammabili” per cui il rischio incendio resta.
Aspettiamo, comunque, i 3 – 5 anni e poi si vedrà.
Innolith è stata evasiva sulla composizione chimica del liquido inorganico a base salina utilizzato in sostituzione dei liquidi organici. Aspettiamo i dettagli per giudicare, ma ci risulta che soluzioni basate su liquidi inorganici siano allo studio in altri centri di ricerca. Evidentemente c’è modo di evitare il rischio d’incendio.
ho gurdato sul sito innolith, non c’è nessun stabilimento solo un villone su maps, è un’altra bufala?
Fra una fake new, come insinua lei, e una realizzazione di laboratorio tutta da sviluppare e trasformare in prodotto c’è una bella differenza. Innolith non è un pesce d’aprile, ma i dubbi sulla possibilità di avere fra 3-5 anni le sue batterie sulle nostre auto molto ci passa. E noi, come il resto della stampa specializzata, l’abbiamo sottolineato