Un flop, parlano i numeri. Su un totale di 3 milioni di risorse stanziate, appena 309.878 euro sono stati deliberati e destinati ai diportisti. È questo il bilancio degli incentivi per la nautica, pensati per rottamare motori inquinanti e sostituirli con sistemi elettrici.
Abbiamo analizzato le cinque graduatorie pubblicate: il risultato è di sole 116 domande ammesse. Anche ipotizzando un numero triplo di richieste, resta evidente che il bando non ha funzionato. La misura, nata con l’obiettivo di favorire la transizione sostenibile nel settore nautico, non ha trovato riscontro né tra i piccoli diportisti né tra le società di noleggio. Il divario tra le risorse disponibili e quelle effettivamente utilizzate dimostra che, pur con un obiettivo lodevole, la riforma non è approdata in porto.
Finanziati solo motori piccoli
Dalle nostre elaborazioni emerge che il peso medio degli incentivi concessi nei cinque decreti si aggira intorno a 2.671,37 euro per domanda. Un dato che segnala come a partecipare siano stati soprattutto i singoli diportisti, piuttosto che le società di noleggio. E, qualora queste ultime abbiano aderito, l’investimento è stato comunque limitato.
L’obiettivo della legge, rispetto allo schema approvato nel luglio 2022 e di cui fu promotore il parlamentare Daniele Pesco (leggi), era favorire la decarbonizzazione – anche parziale – delle flotte dei noleggiatori.

La riforma introdotta dal ministro, tuttavia, non ha prodotto i risultati sperati. Un obiettivo lodevole, almeno sulla carta, ma che dai numeri dei cinque decreti che abbiamo analizzato appare lontano dall’essere raggiunto. La misura non sembra aver trovato un reale riscontro nel settore e non ha ancora portato a un cambio di passo significativo nella transizione verso la nautica elettrica.
La causa può essere ricondotta alla richiesta del DCI (leggi)? Non possiamo affermarlo con certezza, anche se ha creato evidenti e oggettivi problemi. Resta il fatto che chi ha voluto ottenere l’incentivo, come ci confermano alcuni beneficiari, è riuscito ad accedervi.
Che fine faranno i soldi non spesi?
In definitiva, molte delle risorse stanziate rischiano di restare non spese. Potrebbero fare la stessa fine degli incentivi per il retrofit (leggi), rimasti in gran parte se non totalmente inutilizzati, o di una parte di quelli per le wallbox domestiche. Speriamo di no, e che si continui con una politica di sostegno.

Non è più tollerabile infatti l’inquinamento dei laghi causato dai motori termici, soprattutto in contesti dove l’autonomia non rappresenta un problema. In diversi Paesi europei sono già in vigore norme a tutela delle acque. Un passo in questa direzione è stato compiuto dalla Regione Sardegna (leggi), che ha vietato la navigazione con motori endotermici in alcuni bacini artificiali. Un’iniziativa lodevole, ma non comparabile con la portata dei grandi laghi italiani, dove la questione resta ancora aperta. Anche nella parte trentina del lago di Garda dove si naviga esclusivamente a vela, ma ci sono diverse imbarcazioni a motore dispensate.


Io ho provato a cambiare il fuoribordo del tender, ma mi sono arreso, il sistema dopo avermi fatto spendere 10 euro per una firma digitale (non si accontentavano dello spid), non mi accettava la pratica. Ho perso parecchie ore e l’assistenza si limitava a ripetere “riprovi”!.