Incentivi col bonus malus, Di Maio pronto a cambiare

«Ho deciso di convocare un tavolo tecnico al ministero dello Sviluppo economico per migliorare gli incentivi. La norma va migliorata subito per non penalizzare nessuno». Con queste parole pronunciate ieri dal vicepremier pentastellato Luigi Di Maio, si riaprono in giochi sul contestatissimo emendamento alle legge di bilancio che introduce incentivi per le auto ecologiche con il sistema del bonus malus, cioè penalizzando contestualmente le vetture con motore termico tradizionale.

I primi segnali di ripensamento erano arrivati in mattinata con questa dichiarazione dell’altro vicepremier leghista Matteo Salvini: «Io sono contrario ad ogni ipotesi di nuove tasse sull’auto che è già uno dei beni più tassati».
Il nuovo sistema di incentivi bonus malus destinato ad entrare in vigore dal 1° gennaio 2019 è quindi destinato ad essere profondamente rivisto, come chiedono in coro consumatori, produttori, commercianti di auto, ma addirittura molti ambientalisti.
Il tavolo tecnico convocato al ministero dello Sviluppo economico dovrà «migliorare gli incentivi per l’auto elettrica, ibrida e a metano, con i costruttori, a partire da Fca, e con le associazioni dei consumatori. Insieme troveremo la soluzione giusta per centrare due obiettivi: proteggere noi e i nostri figli dall’inquinamento, senza pesare sul portafogli. La norma va migliorata subito per non penalizzare nessuno, in particolare chi ha bisogno di acquistare un’utilitaria» ha scritto il leader del Movimento 5 Stelle su Facebook.

Un coro di proteste: così non va

Come? Cosa chiederanno le associazioni di categoria e i consumatori accomunati nell’attacco al provvedimento ma ora chiamati ad avanzare le proprie proposte?
Ciò che temono, tanto i sindacati dei metalmeccanici quanto i rappresentanti dell’industria automobilistica, è l’impatto di un meccanismo bonus-malus così architettato sull’economia del Paese e sull’occupazione di un settore già esposto al rischio di una frenata. Potrebbe infatti scoraggiare l’acquisto di nuove auto tradizionali senza stimolare la sostituzione con mezzi più ecologici. Insomma, generare uno stallo. Il che non aiuterebbe nemmeno a combattere l’inquinamento dal momento che il parco circolante italiano è vetusto e solo una rottamazione delle auto più vecchie e inquinanti e la loro sostituzione con mezzi più moderni, indipendentemente dalla motorizzazione, potrebbe ridurre le emissioni nocive.

I sindacati: migliaia di posti a rischio

Marco Bentivogli

«Un altro schiaffo all’industria italiana, altro che sovranisti. Misura regressiva: Incentivando i veicoli a prezzo più alto e tassando le automobili più popolari non assolviamo i ritardi dei produttori: queste norme schizofreniche sono un danno per il Paese e i lavoratori», commenta Marco Bentivogli segretario della Fim Cisl che teme venga penalizzata la nostra industria automobilistica e quella europea a favore della concorrenza estera. Per la Fiom il segretario nazionale Michele de Palma sostiene che «si investono milioni di euro per pochi privati, scaricandone il costo sui normali cittadini». Il ritardo sull’auto elettrica nel nostro Paese, infatti, dice ancora la Fiom, «va colmato con investimenti delle aziende e del Governo» sulle infrastrutture e nei processi di trasformazione industriale del settore automotive. E Rocco Palombella per la Uilm rilancia l’allarme occupazione: «Si mettono in pericolo migliaia di posti di lavoro. Il passaggio all’elettrificazione deve essere graduale, per evitare di colpire i consumatori e deprimere il mercato».

Federauto: si blocca il mercato

Adolfo De Stefani Cosentino, presidente dell’ associazione dei concessionari Federauto, dice che «la proposta invece di costituire una soluzione peggiorerà il problema sia dell’inquinamento, sia delle entrate dello Stato, sia dell’impatto sul mercato e, conseguentemente, sui livelli occupazionali delle nostre aziende in cui oggi sono impiegati più di 120.000 addetti».

Angelo Bonelli

E dopo le reazioni a caldo dei produttori di Unrae e Anfia, scendono in campo anche i verdi: «E’ scandaloso che si siano inseriti incentivi anche a chi acquista auto a metano, quindi fossili, obsolete e con alte emissioni di CO2. Mentre non ci sia alcun incentivo per l’implementazione delle centraline elettriche di ricarica. Chi comprerà un’auto elettrica, dove la ricaricherà?» si chiede in una nota il Verde Angelo Bonelli.

I Verdi: rivincono le lobby

«Ancora una volta _ prosegue _ il Movimento 5 Stelle non ha avuto il coraggio di spezzare il cordone con le lobby del petrolio e del metano. Basare il contributo solamente sulla CO2 e non sulle polveri sottili, sostanze cancerogene che stanno distruggendo le nostre città metropolitane, è davvero miope e fa gli interessi di quelle case automobilistiche che non vogliono la conversione ecologica. Diventa poi paradossale che nel bonus malus sul bollo pagheranno meno i motori diesel rispetto a quelli a benzina. Il diesel emette meno CO2 delle benzine, ma rilascia molto più le polveri sottili, realmente cancerogene».

Il parere di Vaielettrico

Combattere l’inquinamento è una priorità. Affrontarlo con le idee confuse, però, può essere un fatale errore. Ed è proprio questo che rischia di accadere con il meccanismo di incentivi bonus malus per le auto ora in discussione in Parlamento. Può infatti produrre l’effetto di bloccare il ricambio di un parco circolante decrepito (il 40% delle auto ha più di 10 anni), che continuerebbe a viaggiare, anziché incoraggiare la sostituzione con veicoli più moderni e perciò più efficienti, qualunque sia la motorizzazione.  Perché sono confuse le idee sull’inquinamento da contrastare (i gas tossici e le polveri sottili, o i gas serra, cioè la CO2? Nel primo caso il metano è meglio del diesel, ma nel secondo il diesel è meglio del metano), sono sballate le soglie di emissione da punire o premiare, sono ignorati tutti gli interventi  che potrebbero migliorare l’ecosistema della mobilità, dalle reti di ricarica per auto elettriche ai servizi di mobilità pubblica e condivisa. Insomma, più di estemporanei emendamenti alla legge di bilancio, avremmo bisogno di un piano generale della mobilità sostenibile.

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