Impossibile battere i cinesi, anche ABB lo dice

 

Impossibile battere i cinesi, anche il CEO di un colosso come ABB, Rosengren, lo dice e le sue parole hanno impressionato il lettore che ci scrive, Ruben. Vaielettrico risponde. Ricordiamo di inviare le vostre mail a info@vaielettrico.it

impossibile battere i cinesiImpossibile battere i cinesi, non solo per l’Italia, ma per l’Europa tutta, non credete?

 “Ho avuto il grande piacere di ascoltare un intervento all’università di Björn Rosengren, Ceo di ABB. Penso che ABB non abbia bisogno di presentazione e men che meno ritengo di dover illustrare la sua strategia e la visone correlata alla transizione energetica. Vi scrivo perché mi è rimasta impressa una parte dell’ intervento. Rosengren ha ammesso che ABB si è trovata costretta a vendere la divisione degli inverter per i pannelli solari nonostante fosse profittevole. Perché? “Era impossibile stare al passo o pensare di pareggiare i costi estremamente bassi con cui è possibile produrre gli stessi prodotti in Cina“. La parte preoccupante è che, come ci ha illustrato, il 70% di quanto concerne la filiera della transizione, dai prodotti finiti ai materiali proviene dalla repubblica cinese“.  Spesso leggo commenti negativi sulla passività Italiana in materia, ma come si può pensare di competere a livello Europeo con la Cina, che possiede ben più risorse, sia materiali che umane? Quale ceo di ABB penso che Rosengren possieda un’ottima comprensione della situazione e quanto ha illustrato mi ha fatto riflettere. Pensate che sia possibile battere i cinesi senza protezionismi?“. Ruben Giuriato
Björn Rosengren. numero uno di ABB.

Protezionismi? Anche la Ue dell’auto è spaccata in due

Risposta. Se guardiamo al mondo dell’auto, si può dire che i grandi gruppi sono spaccati in due. Da una parte c’è Renault, con il suo n.1 Luca De Meo che ritiene quella cinese una concorrenza sleale, con condizioni di lavoro non paragonabili a quelle europee. Non solo per le retribuzioni e per il numero di ore lavorate, ma anche per gli aiuti di Stato di cui godono molte aziende. Oltre che per il fatto che l’energia utilizzata è in buona parte ottenuta col carbone. Volkswagen invece frena e, facendo ottimi affari in Cina, teme che imporre dazi cinesi scatenerebbe un’immediata simmetrica reazione cinese. La Ue sembra sposare la tesi francese. A settembre la n.1 della Commissione, Ursula Von Der Leyen, ha annunciato l’apertura di un’istruttoria che potrebbe presto sfociare nella fissazione di dazi sui prodotti cinesi. Pechino si sta premunendo programmando forti investimenti per produrre in Europa. Investimenti che, al momento, sembrano andare ovunque tranne che in Italia, vedi la vicenda del progetto Glencore (saltato) di riciclare batterie in Sardegna.
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Visualizza commenti (9)
  1. Quindi dobbiamo scegliere se essere dipendenti degli arabi (petrolio) o dai cinesi (tecnologie “green”)?
    Non sa quale dei due sia peggio…

  2. dovremmo cominciare a produrre beni semplici e a basso costo utilizzando soldi dei governi e rosicchiare all’inizio solo piccole percentuali di mercato. perseverando si creerebbe dal basso una rinascita economica ormai dimenticata .

  3. Ma ABB non aveva acquisito proprio qualche anno fa l’italiana PowerOne? Avevo un loro inverter fotovoltaico

  4. Non è bello da dire ma la principale causa per non dire colpa di chi è?
    Paghiamo e pagheremo per scelte passate che di lungimirante non hanno avuto nulla, pagheremo per i portafoglio troppo gonfi di tanti, troppi amministratori delegati (ma non solo).
    Certi Paesi, senza far nomi, pagheranno anche per delle politiche redistributive del reddito che impediscono alla maggioranza delle persone di approvvigionarsi “in casa propria”, trovandosi costrette a rivolgersi altrove, creando in tal modo un danno anche a se stessi.
    Ed ora chiedono dazi?
    Sempre il solito antico discoros: utili privati e socializzazione delle perdite.

  5. La scoperta dell’acqua calda: tutta l’elettronica di consumo viene fabbricata in nel sud est asiatico. Ma è del mestiere? (Cit.)

    1. La Nazione: “Pannelli fotovoltaici a Porcari. I cittadini si mobilitano per il ’no’. Continua a tenere banco la questione dell’azienda che vorrebbe realizzare un impianto nel comune”.
      eh eh eh ….i cinesi……

  6. …invece io credo che si può fare, o per lo meno resistergli…è l’unica maniera possibile consisterebbe nel cambiamento del paradigma sulle attuali tecnologie…puntando tutto su innovazione tecnologica e sostenibilità dei propri prodotti, in altre parole bisogna non inseguirli sul loro terreno, ma crearne uno nuovo, con tecnologie che puntino il massimo alla sostenibilità dei prodotti….dopo qualche tempo ovviamente questi si riorganizzeranno, si adegueranno, ma questo richiede del tempo e molto denaro, oltre che grande ricerca scientifica e tecnologica, ma quando questi arriveranno, bisogna costantemente e nuovamente re superarli, scientificamente, tecnologicamente, ecologicamente…solo cosi che il singolo consumatore lo si potrà mettere al bivio
    di mettersi una mano sulla coscienza e scegliere tra il bene comune, o prezzi bassi e insostenibilità…

    1. La falla di questo ragionamento sta nell’asimmetria che non abbiamo (come Occidente) voluto vedere per individualistiche convenienze a breve termine. Tutte le aziende che producono in Cina devono condividere proprietà fisiche e intellettuali, superare dazi e ostacoli burocratici nell’accesso al loro mercato e sopratutto la decisione politica di diventare leader mondiali viene supportata con i metodi delle grandi potenze: dove non arrivo legalmente arrivo con lo spionaggio industriale di stato e con le sovvenzioni statali massicce. Se non si gioca con le stesse regole non si può sperare di vincere.

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