Una giornata all’insegna della mobilità elettrica ad Imola Green. L’evento di respiro nazionale, giunto alla terza edizione, ha tramutato l’Autodromo di Imola, icona del mondo dei motori, nel palcoscenico della mobilità sostenibile.
Vedere i paddock dell’Autodromo di Imola – simbolo della Motor Valley emiliana – tutti agghindati di verde, il colore dell’ambiente e della mobilità sostenibile, non è cosa di tutti i giorni. Eppure è la terza edizione che Imola Green si svolge qui, a testimoniare come anche un tempio sacro del mondo dei motori sappia trasformarsi di fronte alle nuove frontiere della mobilità.
La manifestazione – organizzata da Formula Imola e dal Comune di Imola – si sta ritagliando un ruolo di riferimento nel panorama nazionale degli eventi dedicati al full electric e anche quest’anno ha messo in scena una tre-giorni ricca di contenuti, per adulti e bambini, con il clou che si è vissuto tra il paddock e la pista, punto nevralgico dell’Autodromo.
Noi di Vaielettrico siamo andati a dare un’occhiata, richiamati soprattutto dalle numerose attività messe a disposizione dei visitatori da BeCharge, società di Plenitude impegnata nel settore delle infrastrutture per la ricarica elettrica, che da un biennio supporta in prima linea Imola Green.
In pista con la Tesla Y
Inutile dire che i grandi protagonisti dell’evento sono stati i test-drive, con i quali è stato possibile mettere alla prova nella fitta rete di curve e rettilinei dell’Autodromo, alcuni modelli di auto elettriche sportive. Il tutto con l’ausilio dei preziosi consigli di EV coach professionisti.
Una modalità “live” su pista elettrizzante, pensata proprio per far risaltare le qualità della guida in elettrico in un ambiente tipicamente motoristico. Qualità in fatto di potenza, maneggevolezza ma anche sicurezza, che, per quanto ci riguarda, sono emerse del tutto al volante della nostra auto-test, la Tesla Model Y, ovvero il modello elettrico più venduto in Europa nel 2023.
Due giri del tracciato per toccare con mano l’effetto bruciante delle accelerazioni, l’efficienza della frenata rigenerativa nelle staccate e, perchè no, il silenzio del motore a zero emissioni. E poco male che non fossimo su una Formula 1: affrontare per la prima volta in elettrico la progressione in salita alla Piratella o la “mitica” Rivazza è stato oltremodo emozionante.
L’e-mobility secondo BeCharge
Le prove in pista hanno avuto un ruolo centrale nell’evento ma anche la zona paddock è stata teatro di diverse attività interessanti. Soprattutto quelle interattive organizzate da BeCharge all’interno del proprio box, pensate con lo scopo di informare le persone sulla funzionalità dei mezzi elettrici, più in generale incentivandole a conoscere meglio i valori trasmessi dalla mobilità green.
In un percorso mirato composto da vari step, soprattutto i più giovani hanno così potuto orientarsi alla scoperta del mondo della e-mobility attraverso postazioni gaming specifiche (con tanto di simulatore), sperimentando in prima persona le regole di questa transizione in atto.
A completamento di questo “viaggio” elettrico, la stessa BeCharge ha anche reso accessibili alcune stazioni di ricarica per EV (in AC e DC), utili per mostrare ai visitatori come funziona realmente una ricarica elettrica alle colonnine.
Per dimostrare come la transizione verso la e-mobility abbracci lo sviluppo presente e futuro di una pluralità di veicoli nel contesto urbano, Imola Green ha dato spazio anche alle due ruote, elettriche ovviamente. Dai circuiti di mini-moto pensati per i piccoli centauri, ai percorsi offroad per gli amanti dello sterrato, utili per testare le enduro elettriche protagoniste di un settore molto in voga negli ultimi tempi.
A catturare però al massimo l’attenzione dei presenti è stato Genny Zero, innovativo veicolo a due ruote con tecnologia autobilanciante nato come mezzo per le persone disabili ma che aspira, nelle idee del suo inventore Paolo Badano, a diventare una soluzione di micro-mobilità cittadina futura utilizzabile da tutti.
Genny Zero, oltre la disabilità
Ci sono bastati pochi minuti alla guida di Genny Zero per constatarne l’unicità. Parliamo di una sorta di sedia a rotelle elettrica 2.0, che Badano ha progettato e sviluppato inizialmente per migliorare la sua mobilità quotidiana a seguito dell’incidente stradale che lo ha paralizzato alle gambe. Ma che poi, grazie ad un processo di reingegnerizzazione innovativa avviato dalla sua azienda (Genny Mobility), si è via via trasformata in qualcosa di più.
Cuore del progetto è la tecnologia autobilanciante, di ispirazione Segway, migliorata e perfezionata negli anni, che consente al mezzo un’agilità e una maneggevolezza uniche, in cui a dettare il “passo” è il semplice movimento in avanti e indietro del busto. Con in aggiunta una sorta di manubrio-cloche per gli spostamenti laterali.
Dopo il successo delle sperimentazioni su strada, facendo leva su un design moderno e su componentistiche tecniche del tutto italiane, ora Genny Zero si candida nei pensieri di Badano e del gruppo Plenitude che lo supporta (ne è nata una partnership) ad un ruolo di personal transporter innovativo per la micro-mobilità di tutti. Oltre la disabilità. Ovviamente a zero emissioni.
Grandissimi complimenti e tutti i migliori auguri ai creatori di Genny Zero di riuscire a portare sul mercato il loro fantastico mezzo ad un prezzo abbordabile per le tante persone a cui potrebbe davvero migliorare la vita.
Lascia invece decisamente interdetti leggere di tutto questo “impegno” di Be Charge verso la mobilità elettrica (“attività interattive … con lo scopo di informare… sulla funzionalità dei mezzi elettrici … far conoscere meglio i valori trasmessi dalla mobilità Green … soprattutto i più giovani … alla scoperta del mondo della e-mobility…”), e poi confrontarlo con le tariffe da usuraio professionista che la stessa Be Charge applica CONTRO (sì, proprio CONTRO) chi la mobilità elettrica vorrebbe metterla in pratica già da oggi.
Consiglierei vivissimamente a Be Charge di sparare meno “claim” campati per aria e di darsi invece concretamente da fare per la mobilità elettrica affiancando tanto elevato impegno “educativo” un più concreto e rapido abbassamento delle proprie tariffe di ricarica da strozzino.