Il vero problema nella ricarica? Non è che manchino le colonnine, per le elettriche in circolazione ce ne sono a sufficienza. È che troppe sono fuori uso. Finalmente il tema viene preso di petto dal n.1 di Motus-e, Fabio Pressi.

Il vero problema non è la mancanza di ricariche
È un tema caro a Vaielettrico, che ha denunciato mille volte la cosa grazie alle continue segnalazioni dei lettori. Ora il tema è riemerso in un botta e risposta su Linkedin tra il direttore di Quattroruote, Gianluca Pellegrini, e Fabio Pressi, capo dell’ e-mobility di A2A e neo presidente di Motus-e. “La scorsa settimana, ospite a Piazzapulita, ho avuto l’ardire di correggere l’on. Alessandra Moretti, la quale sosteneva che in Italia non si vendono auto elettriche per mancanza di colonnine“, scrive Pellegrini. “Ho commentato che di colonnine invece ce ne sono tante, in numero addirittura pletorico rispetto al circolante Bev. Il vero problema è semmai che non funzionano per misteriosi motivi. Che sono installate ma non collegate per problemi burocratici (addirittura il 18% del totale, dato Motus e). Che erogano a velocità e inferiori a quelle nominali, che il servizio clienti è risibile e troppo spesso sono occupate abusivamente“.

Pressi di A2A e Motus-e: “Una colonnina non funzionante è peggio di qualsiasi risultato…”
Onore a Pressi che, invece di sorvolare sul tema come troppo spesso hanno fatto le grandi società del settore, affronta il problema. Ammettendo che così le cose non vanno: “Tutti gli operatori del settore dell’Elettrico devono lavorare per un’infrastruttura funzionante al 100%. Perché anche io ho sempre detto che una colonnina non funzionante è peggio di qualsiasi risultato positivo“, scrive. “Inoltre, bisogna installare le colonnine della giusta potenza in base alle esigenze delle persone. Ed è necessario lavorare per ridurre i tempi di connessione, aiutando gli operatori ad installare dove sia più facile realizzare i collegamenti”. Secondo Pressi il sistema di monitoraggio del Ministero dell’Ambiente per il monitoraggio della crescita delle colonnine “può e deve aiutare tutto il sistema a funzionare meglio“. Concludendo: “Ma anche il dibattito deve procedere in questa direzione, evidenziando le criticità in ottica costruttiva e spingendo tutti gli operatori a risolverle nel più breve tempo possibile“.
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A dire il vero le colonnine inattivate (per anni) che ho segnalato adesso funzionano.
Si tratta di colonnine di Enel e ho scritto all’indirizzo mail segnato sull’app…
Non ho ricevuto risposta, ma dopo un po’ (diciamo un mesetto) le ho trovate funzionanti (lente, messe in luoghi non esattamente perfetti, ma la segnalazione ha funzionato).
Ho letto con molto interesse la discussione sin qui scaturita dall’interessante quesito posto dal brillante @Alessandro D. il16/4/24 h. 10:29 , ossia le soluzioni di ricarica in “appoggio”, magari pure removibili.. (e-GAP , Freewire etc nei link suggeriti)…
Inutile rimarcare che le soluzioni ai “problemi” son molto più numerose delle oggettive limitazioni di certe zone, evidenziando quindi che se si vuole .. si può.
Molte amministrazioni di piccoli comuni (magari vicino a zone turistiche o ad insediamenti industriali, artigianali) potrebbero avere rapidamente impianti HPC di potenza sufficiente ed a basso costo (che sicuramente potrebbero avere adeguati tempi di rientro dell’investimento) rispetto a soluzioni molto più potenti e costose sia per l’impianto che per dotazioni di rete (e relative tempistiche di progettazione ed autorizzazione).
Tornando in-topic col titolo del servizio poi mi son ricordato dei primi anni di lavoro di un parente (ingegnere IT di primaria multinazionale telecomunicazioni) quando seguiva vari operatori… in certe zone d’Italia… Venivano in fretta e furia “occupate” le migliori posizioni per le antenne (all’epoca 2/3G) e messe in opera il tempo necessario ad accreditarle, poi venivano “smontate” parti dell’antenna per poterle riassemblare altrove, e “occupare” così nuove zone… in attesa poi di ricevere tutta la componentistica necessaria a mettere definitivamente in servizio quelle parti di rete.
parimenti in certe occasioni (stagionali o per eventi pubblici) si potenziavano i ponti radio aggiungendo degli “shelter” trasportabili con camion, da mettere rapidamente in opera.
Si tratta quindi di un sistema di lavoro che è forse stato copiato per una “rete” che ha alcune analogie (per capillarità di coperture, necessità di licenze pubbliche e costi per spazi pubblici o privati, adeguata alimentazione elettrica etc).
Poi ovviamente ci sono le “variazioni in corso d’opera” rispetto a progetti e programmi, come molto ben evidenziato nella video intervista di Paolo Mariano nel video: (https://youtu.be/B1e_s8ciaPw?feature=shared) di alcuni giorni fa…
Speriamo che con l’arrivo dei nuovi modelli BEV di costruttori europei (che hanno molto investito e molto messo a futuro budget) ci sia abbastanza “spinta” ad accelerare, che il governo adesso sia un po’ più motivato alla nuova mobilità (è inutile piagnucolare o minacciare Stellantis se non costruisce più auto nel nostro paese, se poi non vengono comprate perché non si possono ricaricare ovunque…ed a costi ragionevoli).
darò fastidio, pazienza
per me il futuro è mobilità condivisa gestita da flotte quindi il business colonnine di ricarica è morto in partenza
di pellegrini ricordo solo che mi cancellò dal sito 4R, nel suo spazio ‘direttore’ aveva come al solito sparato a zero contro tesla (attività di moda all’epoca sul sito della rivista da cui provengono anche i gestori di questo sito) e nello specifico contro l’acquisto di Fremont, io gli allegai i doc ufficiali presi da ‘edgar’ dimostrandogli che era un bugiardo o non sapeva leggere l’inglese , il poverino fece valere il suo potere
piansi molto
🙂
Domando?
Ma le colonnine montate e non attivate, quando lo saranno dovranno avere il sistema di pagamento con carta?
Approfitto dell’articolo per suggerire una micro-indagine alla redazone.
Sarei molto curioso di sapere quali potrebbero essere i costi di una colonnina con accumulo, in grado di operare anche a potenze relativamente elevate (es 50 kw) o addirittura molto elevate (tipo 100 kw) ma partendo da un’installazione semplicemente “appoggiata a terra”, alimentata “facilmente” in corrente alternata (supponiamo un allaccio da 25 kw con tutto ciò che ne consegue per facilità in termini tecnici e burocratici?) e che non necessita di ulteriori particolari opere di servizio (no cabina di trasformazione x esempio).
non sono un ignegnere, ma da “praticone” ho come l’impressione che per un sacco di motivi tale soluzione potrebbe essere interessante nell’ottica di affrontare la questione in maniera “strutturale”, su grandi numeri
(tra le varie, si pensi anche che con questo sistema potrebbe non essere necessario “moltiplicare” così tanto la rete di distribuzione rispetto all’idea di “pompare corrente” nei veicoli direttamente dalla rete… eccetera)
Se ne può parlare?
Grazie
Alessandro, è un argomento interessantissimo
Pensavo personalmente alla conversione di vecchie aree di sosta con pompe di benzina, intanto rendendo l’area coperta di FV, l’uso delle batterie di accumulo potrebbero risolvere il problema delle erogazioni in DC, e caricarsi lentamente nella notte/ore di non utilizzo. Questo risolverebbe il problema di picchi di assorbimento, considerando decine di cariche oltre i 100Kw in parallelo…
Ma finché non ci sarò una maggior richiesta di ricariche… questo sarà sicuramente anti-conveniente.
Costruite in un certo modo, potrebbero essere anche trasportabili.
(vedi le differenti stagionalità delle zone con maggior afflusso turistico, estate al mare, d’inverno le spostiamo nei paesi di montagna dove si scia, se ci sono eventi e fiere, le si possono nuovamente spostare… (se non sbaglio e-gap Engineering le sta proponendo)
Grazie Fede, finalmente qualcuno che ci legge.
Esatto, pensavo proprio a E-Gap, pensavo proprio al fatto che possono essere “spostabili”, e anche alla questione della stabilizzazine della rete.
Partiamo sempre da un presupposto empirico tanto per farci un’idea: il solo costo di una cabina di trasformazione può arrivare a 80.000 euro.
Ciao Alessandro. la soluzione c’è già
–E-Gap: uno stock di energia per la ricarica flessibile
E-GAP Station, si parte da Brescia
E-Gap non ci ha mai svelato il costo, ma penso non sia inferiore ai 100 mila euro. Cercherò di approfondire
Ricordo di averti scritto in proposito, poi come spesso accade la cosa si è persa. Amen.
ho come l’impressione che i 100k€ di cui sopra, tenuto conto del lento ma costante abbassamento del costo €/kW sull’accumulo, potrebbe essere un dato presto superato dagli eventi. Al ribasso ovviamente.
L’ho buttata lì, ribadisco…
Ho fatto una ricerca al volo, mi sono fatto l’impressione che i 100K che ti hanno ventilato siano un po’ una cifra “a sensazione” per darsi un minimo di tono.
Di colonnine da 50 kw in DC se ne trovano anche a 25.000+ IVA.
A volte meno.
Però a naso, una colonnina in grado di erogare in corrente continua prelevando da accumulatore rischia di costare seriamente di meno, posto che non devono esserci tutti gli apparato per “raddrizzare” una grande potenza in AC in ingresso e farla uscire in DC.
La trasformazione viene fatta a monte, peraltro con apparecchiature ben più “tranquille” e che costano al massimo un paio di mille euro, quando si preleva la corrente alternata dalla rete a 25 kw per volta e la si mette in batteria.
Pronto a scommettere che siamo più vicini ai 10.000 euro circa, quanto costa ad esempio una ABB Terra DC Wallbox 24 kW CCS2.
A sensazione siamo lì.
Quindi il grosso del costo lo farebbe la batteria.
Ma se è vero quanto si legge dando una rapida occhiata (per le LFP si parla grossomodo di 50 €/kW all’ingrosso) va da se che sì…
Mettici l’iva, mettici le tasse, mettici che magari ci vorrebbero pure guadagnare…
Ma l’un per l’altro con 100.000 euro + IVA in una piazzola ci metti giù 400 kw di accumulo e minimo quattro stalli (o due, con due uscite) in grado erogare almeno 50kwh cadauno.
Se a monte riesci ad avere almeno 30 kw in trifase (meglio 50 kw, che è il “limite teorico ENEL” di praticabilità senza che ti impongano troppe specifiche tecniche…), con un impianto così fatta la tara con la percentuale di occupazione sei sempre in grado di erogare a pieno regime anche con un utilizzo relativamente sostenuto.
Va da sè che se tutto il mio impianto teorico è sensato, una colonnina singola a due uscite e anche solo 100 kw di accumulo rischia di costare una “fesseria” rispetto ad un impianto con trasformazione “in tempo reale” e casini vari per allacciamenti e burocrazie.
Poi chiaro: ci sta che ti diranno che le cifre sono quelle e son carissime e costosissime… Ok, nulla è gratis, ma per esperienza diretta ci credo fino ad un certo punto.
Non so come ripetertelo: nessuno mi ha detto nulla. Ho cercato di ragionare come te aggiungendo ai 50K di una DC tradizionale, l’accumulo e quel minimo di allacciamento alla rete.
Perfetto, allora se ti vuoi fidare vale quanti detto sopra, che viene da esperienze mie di prima mano, da ricerche ponderate che sicuramente sei in grado di fare anche tu e da amabili discussioni fatte con gente che magari non si occupa principalmente di ricarica elettrica ma gli impianti elettrici industriali li fa eccome.
Riassumendo: rischia di costare un botto di meno.
A parte E-Gap, non dovevano arrivare anche in Italia le colonnine Freewire ? https://www.vaielettrico.it/freewire-porta-in-europa-il-suo-lhpc-a-batterie/
Casualmente, sia CATL (6.25 MWh) sia BYD (6.432 MWh) hanno rinnovato o presentato moduli di accumulo da 20 piedi tutto compreso. Evidentemente molti attori hanno avuto la stessa esigenza di mettere le “cisterne” vicino al luogo d’uso.
https://cnevpost.com/2024/04/10/catl-launches-tianheng-energy-storage-system/
https://cnevpost.com/2024/04/11/byd-launches-energy-storage-mc-cube-t/
Problema presente anche a Siena: ci sono almeno 5 postazioni di ricarica con colonnine EnelX montate ma non attivate da almeno un anno.