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Il tetto di casa è grande abbastanza per ricaricare l’auto?

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Il tetto di casa
Un tetto solare può produrre l'energia per ricaricare l'auto?

Il tetto di casa è grande abbastanza per produrre l’energia con cui ricaricare un’auto elettrica? Se lo chiedono in tanti, cullando il sogno di una mobilità sostenuta, in tutto o in parte, da energia auto-prodotta. Franco Mossotto ha fatto i conti, con un intervento da cui vorremmo far partire un confronto. Anche grazie a chi l’auto già la alimenta con i pannelli di casa e vuole raccontare la sua esperienza. 

                  di Franco Mossotto

Le auto elettriche si stanno diffondendo, in paesi come la Norvegia hanno raggiunto il 58% delle nuove immatricolazioni. Ed anche in Italia stanno aumentando velocemente, nonostante la quota di mercato sia ancora lontana dai numeri scandinavi.

Il tetto di casa Per chi ha un’anima ecologica, ma anche per chi guarda al portafoglio, il sogno è non dover contare su energia elettrica prelevata dalla rete e di poter usare solo fonti rinnovabili. Magari energia prodotta dai pannelli fotovoltaici montati sul tetto di casa propria. Ma è possibile? Quanti pannelli ci servono per alimentare la nostra automobile? E il tetto di casa è abbastanza grande? Proviamo a fare due conti…

Il tetto di casa basta? Quanti km facciamo? E quanto consumiamo?

Anzitutto: quanti km facciamo? Secondo Facile.it (qui i dettagli) , nel 2016, ogni auto in media ha percorso 11.125 km in un anno. Quanto consuma un’auto elettrica? Le  elettriche più efficienti (Tesla Model 3 o Hyundai IONIQ Electric) consumano in media circa 160 Wh/km (qui i dati EPA)Quindi per la nostra auto elettrica con percorrenza media servono 11.125 km×160 W/km = 1,78 MWh ogni anno. Così sembrano tanti, ma è il consumo per un intero anno.

Se vediamo il consumo giornaliero sono 4,9 kWh al giorno, fanno già meno paura. Ma la domanda resta: quanti pannelli fotovoltaici ci servono. E quanto spazio occupano? Cerchiamo un po’ di dati sulla resa dei pannelli fotovoltaici in Italia. Per semplicità farò riferimento al Centro Italia, in modo da fare un ragionamento ancora una volta su un valore medio.

E allora: quanti pannelli fotovoltaici ci servono?

Secondo Ecogen, con moduli in silicio monocristallino di ultima generazioni da 330 Wp, l’occupazione è di circa 5 m² per kWp.

Un kWp (1000 Watt di picco) ci dice quant’è la produzione massima istantanea dei pannelli, ma l’effettiva produzione dipende anche dalla latitudine, dalle condizioni atmosferiche, etc… Qui ci aiuta l’ENEA che nel suo opuscolo del 2006 (per fortuna certi dati non cambiano nel tempo) ci dice che per ogni kWp, nel centro Italia, vengono prodotti 1350 kWh ogni anno.

Localizzazione dell’impianto Energia utile per 1 kWp installato – kWh/(kWp anno)
Nord Italia 1.080
Centro Italia 1.350
Centro Italia 1.500
Fonte : Enea – Energia Fotovoltaica

Mettendo insieme i due dati otteniamo che possiamo ricavare 270 kWh ogni anno per ogni m² di superficie occupata dai pannelli fotovoltaici. Per ricaricare la nostra auto perderemo circa il 10% per la ricarica e un altro 10% per caricare e scaricare l’eventuale batteria per l’accumulo. Per caricare 1,78 MWh ci serviranno quindi 2,2 MWh ogni anno. Per produrli abbiamo bisogno di 2,2 MWh / 1350 kWh/kWp = 1,63 kWp di pannelli fotovoltaici, occupando una superficie di 1,63 kWp × 5 m²/kWp = 8,1 m². Meno di un posto auto, in fin dei conti uno spazio più che accettabile.

I pannelli fotovoltaici hanno rendimenti variabili a secondo della stagione e del meteo, e noi non percorriamo lo stesso numero di km ogni giorno. Quindi: alcuni giorni avanzeremo della corrente che verrà immessa nella rete elettrica. E altri giorni preleveremo corrente dalla stessa rete. Un sistema di accumulo a batteria può aiutare a gestire le variazioni meteo. E, soprattutto, permetterebbe di caricare l’auto durante la notte, utilizzando l’energia prodotta di giorno quando non siamo presenti. Pannelli più grandi ci permettono di avere abbastanza energia anche nei mesi invernali (guarda il tweet) .

Già, ma quanto ci costa?

L’ho chiesto a Ecogen. Con un impianto da 3 kWp, siamo intorno ai 4700 euro, di cui il 50% viene rimborsato con le detrazioni fiscali. Un impianto che è sufficiente anche nelle stagioni con poca luce e che d’estate ci copre anche i consumi di casa. Se si vuole essere indipendenti dalla rete elettrica, bisognerà aggiungere anche un sistema di accumulo. Per fare gli stessi km, con un auto diesel che fa in media 6 litri/100km, spenderemmo circa 900€ in carburante.

Ma a differenza dei pannelli fotovoltaici dovremmo spenderli ogni anno. Se si è in grado di installare i pannelli sul proprio tetto o posto auto, sembra proprio che la soluzione sia assolutamente fattibile. E si può andare in giro veramente ad emissioni zero. Ed anche il portafoglio ringrazia. Questi calcoli dimostrano che, in ogni caso, un futuro senza emissioni è possibile. E che è del tutto sostenibile rimpiazzare tutte le auto con veicoli elettrici alimentati ad energia solare.

— Leggi anche: la ricarica a casa, un sogno o un incubo? Se ne parla a Ecomondo-Key Energy con Vaielettrico (6/11, h.11)

 

 

 

 

 

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16 COMMENTI

  1. Per chi ha il problema del piccolo tetto c’è il fotovoltaico per piccoli tetti: il Micro-CPV.

    Le tecnologie della Green Economy non nascono per caso: è indispensabile l’impegno politico.

    Negli Stati Uniti, nel 2005, i leader di entrambe le parti del Congresso hanno chiesto a “The National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine” di Washington, di “identificare le sfide più urgenti che gli Stati Uniti devono affrontare per mantenere la leadership in settori chiave della scienza e della tecnologia”, nonché i passi specifici che i politici devono intraprendere per aiutare gli Stati Uniti a competere e prosperare nel 21° secolo.

    Nel suo rapporto per il Congresso: “Rising Above the Gathering Storm: energizzare e impiegare l’America per un futuro economico più luminoso”, The National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine” ha richiesto al Congresso un’azione decisiva, avvertendo i politici che i vantaggi statunitensi nella scienza e nella tecnologia – che hanno reso il paese un leader mondiale da decenni – avevano già iniziato a decadere.

    Il rapporto raccomandava al Congresso di istituire un’Agenzia di progetti di ricerca avanzata all’interno del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti (DOE) organizzata come la Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), emblema della superiorità tecnologica militare USA.

    Nel 2007, il Congresso ha approvato la proposta e il presidente George W. Bush ha sottoscritto l’America COMPETES Act, che ha autorizzato ufficialmente la creazione di ARPA-E.

    Nel 2009, ARPA-E ha ricevuto i suoi primi stanziamenti per 400 milioni di dollari, impiegati a finanziare i primi progetti di ARPA-E.

    Nell’ambito di questi progetti c’è il programma MOSAIC di ARPA-E mirato a sviluppare tecnologie che ridurranno il costo dei sistemi solari fotovoltaici (FV) e ne miglioreranno le prestazioni.

    L’obiettivo è sviluppare sistemi fotovoltaici a concentrazione su micro scala (CPV) simili per costo e dimensioni ai sistemi solari fotovoltaici convenzionali, ma con livelli di prestazioni notevolmente superiori.

    Ma perché CPV simili per costo e dimensioni ai sistemi fotovoltaici convenzionali? Perché è un obiettivo imprescindibile in quanto nel 2013, il ribasso nei costi dei pannelli solari più convenzionali basati su silicio cristallino o PV a film sottile e dei semiconduttori ha fatto fallire Amonix, SolFocus, GreenVolts, Energy Innovations, Skyline Solar e Soitec che erano i più importanti players CPV.

    Dopo questa decimazione, il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti (DOE) ha deciso di sostenere lo sviluppo della tecnologia fotovoltaica “micro” concentrata di nuova generazione (CPV) con finanziamenti per 24 milioni di dollari attraverso la sua Agenzia di Progetti di Ricerca Avanzata (ARPA-E).

    Ma perché hanno finanziato la ricerca del CPV di nuova generazione, il micro-CPV? Perché gran parte dei tetti sono troppo piccoli, troppo ombreggiati o orientati in modo subottimale per rendere economica la tecnologia dei pannelli fotovoltaici, ragion per cui bisogna ricorrere al CPV con inseguitore e per l’integrazione nelle coperture deve essere un micro-CPV simile ai tradizionali moduli fotovoltaici a schermo piatto (FPV).

    Chi dispone di superfici limitate e vuole aumentare l’efficienza dei sistemi solari fotovoltaici ha la possibilità di impiegare moduli CPV, che utilizzano dispositivi ottici per concentrare la luce solare su un ricevitore solare fotovoltaico più piccolo e ad altissima efficienza. Ciò consente al sistema di generare più energia con un ingombro molto ridotto. Tuttavia, il CPV converte solo la luce solare diretta, non la radiazione solare diffusa (luce solare diffusa dall’atmosfera e dalle nuvole), e quindi il CPV è praticabile solo in zone dove predomina la luce solare diretta. Attualmente il CPV è anche molto costoso a causa dei materiali utilizzati nel ricevitore.

    Il programma MOSAIC cerca di superare queste sfide e di sviluppare sistemi CPV molto piccoli (noti come tecnologia CPV su micro scala) che integrano materiali e tecniche di produzione più convenienti. Inoltre, MOSAIC cerca soluzioni che utilizzino la luce solare diffusa e la luce solare diretta al fine di espandere le regioni geografiche in cui i vantaggi del CPV possono essere sfruttati in modo conveniente.

    L’uso del fotovoltaico a schermo piatto (FPV) sta crescendo ovunque man mano che i costi diminuiscono. Al contrario, i sistemi fotovoltaici concentrati (CPV) più efficienti, che focalizzano la luce solare diretta su un singolo punto, non sono stati ampiamente adottati a causa del loro costo elevato e dei costosi sistemi di localizzazione.

    Oggi la ricerca ha intrapreso un nuovo approccio, i sistemi fotovoltaici concentrati su micro scala (micro-CPV), che offrono i vantaggi in termini di costi e dimensioni dei sistemi FPV convenzionali, ma con un miglioramento delle prestazioni stimato del 50%. I moduli micro-CPV utilizzerebbero inseguitori economicamente convenienti e genererebbero più energia elettrica in una determinata, limitata area di installazione. Ciò consente l’installazione su tetti residenziali con spazio limitato e costi ridotti per applicazioni commerciali e di pubblica utilità. Infine, i sistemi MOSAIC hanno la capacità di catturare sia la luce solare diretta che diffusa, il che potrebbe rendere il CPV economico in più aree geografiche. Queste innovazioni potrebbero stimolare l’uso esteso del fotovoltaico per generare energia pulita e rinnovabile.

    Il Panasonic Boston Laboratory ha sviluppato un sistema micro-CPV che presenta un sottosistema di micro-tracking (micro-inseguitori). Questo sottosistema di micro-tracking elimina la necessità di ingombranti tracker, consentendo il montaggio fisso del pannello. Il micro-tracking consente ai singoli obiettivi contenenti celle fotovoltaiche di spostarsi all’interno del pannello. Mentre il sole si sposta durante il giorno, le lenti si allineano nella posizione migliore per ricevere la luce solare, realizzando i vantaggi di efficienza di CPV senza l’inclinazione ingombrante dell’intero pannello e ogni pannello è paragonabile in spessore e costo a un pannello FPV tradizionale.

    Chi sono oggi i nuovi players?

    Panasonic, Sharp e Semprius hanno sostenuto con le loro ricerche il CPV di nuova generazione, il micro-CPV. Per correttezza vi riporto il programma CPV 15 di quest’anno con altri produttori.

    https://www.cpv-15.org/fileadmin/user_upload/CPV-15_Programm_Web.pdf

    Il brevetto del micro-CPV del Panasonic Lab:
    http://www.freepatentsonline.com/y2019/0052223.html

    https://aip.scitation.org/doi/pdf/10.1063/1.5001443
    https://global.sharp/solar/it/
    https://www.semprius.com

  2. Ho seguito con molto interesse il dibattito e ringrazio tutti gli intervenuti e l’articolista per il tema di grande interesse.

    Volevo ricordare 2 temi.

    1 – L’esistenza, da tempo dei concentratori fotovoltaici (CPV) tecnologia affidabile e collaudata per chi vuole produrre energia elettrica da fonte eliotermica ma non dispone della necessaria superficie coperta.

    2 – Il piano Energie-Plus Haus: il Piano Casa e Auto tedesco. Il risultato, alla portata di tutti è la casa a Stoccarda di Werner Sobek: l’Aktivhaus B10 che prevede ricarica elettrica di auto e biciclette, fuori dalle reti.

    Il CPV, ovvero il fotovoltaico a concentrazione, oltre a ridurre le superfici captanti fotovoltaiche ne ottimizza l’esposizione perché è dotato di un inseguitore solare che posiziona il CPV seguendo l’asse eliotermico ed inclinandolo in ragione delle stagioni e delle latitudini.

    L’idea di CPV è quella di utilizzare concentratori di luce ottica per aumentare la potenza incidente sulle celle solari. Il concetto ricorda la descrizione dei mitici specchi ustori di Archimede.

    Il CPV applica le leggi dell’ottica facendo convergere, concentrandoli tutti i raggi luminosi nello stesso punto focale. Per questa ragione l’area delle celle solari è relativamente piccola, risparmiando così materiali semiconduttori costosi e consentendo l’uso di celle solari multigiunzione più sofisticate e costose.

    La massima efficienza dei vari moduli CPV sfiora il 40%.

    Oggi i CPV sono generalmente applicati alla scala industriale, ma sempre più produttori propongono panelli lineari costituiti da tanti concentratori affiancati con sommità fotovoltaiche.

    Una soluzione questa, obbligata per chi dispone di superfici di copertura limitate o vuole installare uno o più CPV parabolici con struttura ad albero in giardino.

    Vi riporto l’elenco dei maggiori produttori e il report CPV del Fraunhofer Institute for Solar Energy Systems, ISE con il supporto di PSE GmbH
    Freiburg, più recente del 25 ottobre 2019
    http://www.ise.fraunhofer.de

    https://www.enfsolar.com/directory/panel/cpv
    https://www.ise.fraunhofer.de/content/dam/ise/de/documents/publications/studies/Photovoltaics-Report.pdf

    Sulla casa B10 del Prof. Sobek, prefabbricata, off-grid componibile, sovrapponibile e riciclabile:

    https://www.youtube.com/watch?v=-igUwj3k2Qo
    https://www.swr.de/swraktuell/baden-wuerttemberg/tuebingen/Nach-fuenf-Jahren-Stuttgart-Weissenhof-Energiesparhaus-kehrt-nach-Hohenstein-zurueck,flying-spaces-schwoererhaus-nach-oberstetten-100.html
    https://winfuture.de/videos/Hardware/Aktivhaus-B10-das-Haus-mit-der-Dreifach-Null-15427.html
    https://www.archdaily.com/596695/house-b10-werner-sobek-group
    https://www.youtube.com/watch?v=4ldDwKkdv6o

    Per acquistare il prodotto casa B10 risultato dal piano tedesco vincitore degli appalti di edilizia residenziale pubblica del governo federale tedesco:

    https://ah-aktivhaus.com/

  3. Potete gentilmente ricordare che le batterie “per caricare la notte” sono una fesseria incredibile sia sotto l’aspetto economico che quello ambientale?
    1) si perde sempre energia nel passaggio, le batterie non sono eterne, superando certi limiti di potenza installata i costi si impennano per questioni normative che non si possono evitare;
    2) con il corrispettivo pagato da GSE (senza perdite) per l’immesso giornaliero, consumare la notte costa veramente poco e per “guadagnarci” con le batterie, queste dovrebbero costare un quinto di quanto costano oggi;
    3) in Italia non si possono fare impianti ad isola, altrimenti ciao ciao abitabilità. Lo SSP è obbligatorio ed anche con le batterie viene immessa energia in rete (d’estate) e prelevata dalla rete (inverno).
    4) è sufficiente avere un contratto di energia al 100% rinnovabile per contribuire ad alzare la quota di rinnovabili in Italia. Io non ho il tetto di proprietà ma vivo in affitto, perciò con una spesa equivalente ad un banale contratto con Enel ho un fornitore di energia con proprie centrali idroelettriche, che forniscono energia in rete giorno e notte.
    5) avessi un fotovoltaico sul tetto, commisurato in base ai miei consumi annui, cercherei di spostare quanto più possibile i consumi nei punti di maggior irraggiamento… ricarica auto, riscaldamento domestico, produzione ACS, lavatrice, lavastoviglie, ecc più che pensare ad una batteria…

  4. Questo commento mi arriva da Armando Pasquarelli di Soaveneregia (www.soavenergia.com):
    La mobilità elettrica ha senso se l’alimentazione avviene con energie rinnovabili. Oggi installare un impianto FV da 3 / 4.5 KW costa davvero poco, considerando l’autoconsumo nonché il recupero delle detrazioni fiscali del 50%. Con meno di 5/6 anni si rientra dell’investimento. Un aspetto credo molto importante da considerare è il contributo che ognuno di noi può offrire all’ambiente, attraverso il comportamento ecosostenibile .

  5. Da Maggio 2013 ho un’impianto fotovoltaico da 3 kWh. Ho pazientemente annotato mensilmente in un foglio di calcolo le letture dei 2 contatori. 3 letture per 3 fasce e relativi calcoli.
    Finora ho prodotto 22.000 kWh con una media annua di 3660 kWh. La produzione varia molto durante l’anno: da 110 kWh a dicembre a 460 kWh a Luglio. Il mio consumo medio annuo equivale alla produzione quindi, teoricamente, sarei in pareggio (escluso le ricariche della EV). Tuttavia è impossibile consumare tutta l’energia prodotta e quindi ne restituisco mediamente dal 53% al 69% al GSE.
    Da Giugno ho un Citroen C-Zero e cerco di caricarla sfruttando il fotovoltaico.
    Quello che ho notato in questi 5 mesi, comparando i dati con gli anni precedenti, è una riduzione del 15% della quota restituita al GSE. In soldoni, dato che GSE mi restituisce 0,06€/kWh e in bolletta la pago 0,22€, è chiaro che più consumo l’autoproduzione e meno spendo.
    Auspico, per il futuro, la tanto attesa possibilità di collegare la batteria dell’auto all’impianto di casa e alla rete elettrica (Vehicle To Home, Vehicle To Grid). Con le potenze attualmente installate sulle EV, i risparmi sarebbero davvero notevoli.

    • Riccardo, la prima cosa che mi viene in mente leggendo le tue note è la Sion, che ha la funzione V2x. L’unica preoccupazione, con l’attuale tecnologia a ioni di litio, è il rischio di “usurare” la batteria del veicolo prima del tempo pianificato di dismissione del veicolo stesso, rendendo l’operazione potenzialmente antieconomica, perché le batterie stazionarie usano altre chimiche proprio per reggere meglio la diversa tipologia d’uso.

      Per la Sion, comunque, ci sarebbe ancòra un anno da attendere.

      Alternativamente, ho visto recentemente alcuni progetti e preventivi per pacchi batterie stazionarie realizzate ad hoc con celle prismatiche di tipo LiFePO4 di derivazione automotive, ma, se ho capito bene, ottenute dai produttori della supply chain degli autobus in Cina (Winston, ETC, Sinopoli, CALB), che hanno iniziato a vendere anche sul mercato libero. A prescindere dalla qualità e durata, di cui non posso parlare personalmente, i prezzi sono a dir poco spiazzanti rispetto alle unità Tesla, LG, BYD etc. Ad esempio, un pacco a 48V (con celle ETC 3.2V 206Ah 3000 cicli) di capacità nominale 10.24 kWh stava sui 2200 euro (in Cina). Ovvio che con tasse doganali i prezzi salgono un po’ e devi avere un regolatore di carica/inverter predisposti per l’accumulo e dei bravi ingegnere/elettricista che ti seguano, ma era solo per dire di come i prezzi stiano scendendo.

      Date le tue conclusioni sul fronte economico, non è difficile immaginare che, se la richiesta e l’espansione del mercato delle batterie proseguirà come in questi anni, dopo il 2030 probabilmente moltissime case avranno, al posto della caldaia, un pacco batterie da decine o centinaia di kWh unito ai pannelli solari.

      • Ma sinceramente penso che una ventina di kWh bastino e, anzi, avanzino.
        Non si usa tutta la batteria della ev, si ricarica spesso solo una piccola parte.
        E in casa durante la notte addirittura bastano solo 2/3 kWh
        Quindi guarda, forse 20 sono già pure tante.

        • Se la direzione è quella indicata – non solo da Riccardo, ma da molti analisti – di una completa elettrificazione anche dei servizi delle abitazioni, con 20 kWh ce la fai, sommando due o tre automobili elettriche “pendolari” (5 kWh l’una per rabboccare, quindi 10-15 kWh a notte), riscaldamento/raffrescamento, ricircolo aria, piani cottura, stiro, illuminazione e altri apparecchi minori.

          Tuttavia hai praticamente un giorno di autonomia. Se piove o rimane molto nuvoloso per giorni, come capita spesso d’inverno, non puoi rabboccare le auto e in casa puoi quasi solo accendere le luci.

          Poiché è dimostrato che non è (più) conveniente (s)vendere l’energia al GSE e parallelamente allo stimato calo dei costi delle batterie, la conclusione che avevo tratto era che l’accumulo stazionario è destinato a crescere come capacità negli anni per fare fronte, nel caso degli immobili, all’analogo della range anxiety che ora molti neoutenti di EV sperimentano.

          L’alternativa, nei casi di immobili contigui (non isolati), sono le microgrid, che però – vado a memoria – mi sembra siano (ancòra) vietate in Italia. In quel caso, i progetti si possono ottimizzare sul complesso delle superfici fotovoltaiche disponibili complessivamente sulle costruzioni che partecipano e l’accumulo può prevedere solo una percentuale dei tot giorni desiderati rispetto alla base necessaria, compatibilmente con i budget e la tipologia d’utilizzo. Ad esempio, se c’è una scuola, o una piscina che partecipano alla microgrid, occorre garantire il 100% di disponibilità per tot giorni, ma quegli immobili possono partecipare con superfici irradiate molto più ampie che le normali abitazioni.

          Il parametro cardine per il futuro rimane comunque il costo delle celle al litio.

        • Giuseppe, senza aspettare il 2030, in questo video descrivono l’esperimento di una abitazione in Colorado con un totale di 54 kWh usabili che intenzionalmente si disconnette dalla rete pubblica per alcuni giorni, mostrando luci e ombre della combinazione “EV con solare più batterie”:

  6. Io il tetto f.voltaico da 3kw lo ho già, con accumulo di poco più di 2kw. Ma il garage sta a 200 metri, dove ho un contatore enel diverso da quello di casa, trifase disponibile e monofase attualmente a 3kw. Volevo sapere come dimensionare l’energia nel garage; porto lì con un cavo di 200 metri la corrente continua prodotta oppure faccio una colonnina locale? E di quanti kw per una e-up volkswagen che 32 kw nel nuivo modello?
    Grazie

    • La corrente alternata è stata inventata (da Nikola Tesla!) proprio per superare il problema delle notevoli perdite che si hanno su tratti lunghi in continua. Quindi, no, probabilmente dovresti mettere un inverter per portare a 220V 50Hz la continua (12V 24V 48V?) che esce dal pacco batterie.

      Se, come calcola Franco Mossotto nell’articolo, ti servirebbero circa 5 kWh ogni notte per riportare al pieno la tua e-Up e prevedi di lasciarla nel garage regolarmente tutta la notte, probabilmente non ti serve nulla di speciale, perché con un normale cavo da 16A interrato in canaletta, o aereo se esteticamente accettabile, avresti quello che ti serve.

      Il problema pare la batteria, che ora sembra dimensionata per coprire (parte del)le esigenze familiari. 5 kWh per l’e-Up e 2 kWh per la casa ti portano vicino a varie offerte commerciali di LG (9.2 kWh), Tesla (13.5 kWh), BYD, Pylontech etc. Considera poi che molte di queste soluzioni sono scalabili, nel senso che puoi aggiungere pacchi batteria per espandere la capacità totale: ad esempio, le PowerWall 2 di Tesla possono scalare fino a 10 moduli per un totale usabile di 135 kWh.

    • Siamo in Italia, il Paese del sole…

      In Germania, per fare piovere sul bagnato, i condomíni possono installare fino a 100 kWp purché la destinazione dell’energia solare trasformata in elettricità, fino ad un massimo di 500 MWh/anno, sia destinata all’autoconsumo dei condómini.

  7. Le batterie domestiche, come quelle per autoveicoli, hanno un forte impatto in termini di emissioni di CO2 in fase di produzione. Se dal punto di vista dell’utente fotovoltaico+batteria domestica+auto elettrica potrebbe essere una soluzione conveniente, dal punto di vista ambientale sarei molto più dubbioso.

    • Concentrando l’inquinamento nel momento e nel luogo di produzione di pannelli fotovoltaici e di batterie:

      – il produttore, in primis ha molte meno norme (ambientali) da rispettare;
      – le autorità, in secundis, hanno molte meno cose da normare e controllare;
      – la qualità dell’aria nei luoghi densamente popolati migliora notevolmente;
      – le 130 morti premature al giorno (in Italia) causate da qualità aria diminuiscono;

      Lasciare che ogni veicolo inietti nell’aria, nel punto in cui si trova, gli scarti della combustione di derivati dei combustibili fossili avvelena l’aria in quel punto per tutta la durata utile del veicolo. Mi vengono in mente le mitologiche mamme con SUV diesel acceso in attesa che il pargolo esca da scuola, altrimenti “prende freddo”.

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