Il teslaro e la guerra fra Musk e Trump: “Perderanno entrambi”

musk trump

Come si sente un teslaro mentre volano gli stracci tra Elon Musk e Donald Trump, rispettivamente l’uomo più ricco e quello più potente del mondo? Vaielettrico l’ha chiesto a uno di questi e non proprio l’ultimo (in ordine di tempo e di competenza): il professor Leonardo Setti. La sua risposta: «Perderanno entrambi e vincerà la Cina».

Leonardo Setti insegna Chimica Industriale all’Università di Bologna, viaggia in Tesla Model 3 dal 2019 e ha messo in auto elettrica l’intera sua famiglia. E’ inoltre il fondatore del Centro delle Comunità solari, che il 21 giugno, al circuito Santa Monica di Misano terrà l’annuale raduno nazionale E-Day.

Manco a dirlo, Setti è assolutamente certo che le auto elettriche soppianteranno quelle a combustibile fossile. E per questo Trump perderà la sua crociata pro petrolio.

Tesla non ha più bisogno di un “visionario”

Anche Musk, però, trascinando l’universo Tesla in una tempesta economico finanziaria, sta danneggiando migliaia di azionisti che glielo rinfacceranno. E gli chiederanno di abbandonare il timone di comando: perderà la sua azienda oltre che miliardi di dollari. «Ma come convinto sostenitore della tecnologia che Musk ha sviluppato e imposto al mondo mi sento sereno – ci dice rispondendo alle domande di “Fuoco Amico”: ora Tesla non ha più bisogno del suo visionario fondatore e può camminare con le sue gambe». Tesla soffrirà, ammette, ma «qualche sberla può servire a correggere gli errori, e Musk ne ha fatti molti».

musk trump

In primo luogo quello di aver sottoscritto un ambiguo “patto col diavolo”. Entrambi ritenendo che, vinte le elezioni, avrebbero piegato l’alleato alla propria idea di potere: tecnocratico per Musk, populista per Trump. Ora i nodi sono venuti al pettine con una legge di bilancio di forte impronta MAGA. L’obiettivo suo e del suo staff è mantenere il consenso che l’ha portato alla Casa Bianca. Ma il caso Musk «gli si ritorcerà contro», ipotizza Setti, perchè perderà l’appoggio degli anarco capitalisti della Sylicon Valley e «sarà molto più fragile affrontando le prossime sfide elettorali».

Da buon professore Setti ricorda la “guerra delle correnti” (elettriche, continua o alternata?) ingaggiata a fino Ottocento da Thomas Edison contro il suo ex dipendente Nicolas Tesla. Il primo, sconfitto sul piano tecnologico, fu estromesso dalla sua azienda. Il secondo, pur tecnologicamente vincente, morì in povertà.

E l’Opec dice a Trump: non sei più padrone del mondo

Altri segnali molto preoccupanti per l’Amministrazione Trump vengono dai produttori di petrolio aderenti all’Opec con la recente decisione di aumentare le estrazioni di 411 mila barili al giorno per tutto giugno, mantenendo il prezzo fra 60 e 65 dollari al barile. E’ un prezzo di puro “galleggiamento” per i petrolieri americani che lo estraggono, sottolinea Setti,  ad altissimi costi con la tecnica del fracking.

fracking

Ma sotto quella soglia di prezzo dovrebbero ricorrere a sussidi governativi o sospendere gli investimenti in nuovi pozzi, oggi la bellezza di 15 mila all’anno. Alla faccia dello slogan “drill, baby drill“. Venendo meno i 14 milioni di barili giornalieri che coprono il fabbisogno americano, i prezzi schizzerebbero ad oltre 100 dollari, innescando una nuova crisi petrolifera globale. In sintesi, ragiona Setti, il resto del mondo sta dicendo a Trump che non è più l’America a fare il bello e il cattivo tempo dell’economia mondiale. Dazi, energia e finanza: la tempesta perfetta all’orizzonte della Casa Bianca.

LEGGI anche Uragano Trump: la guerra dei dazi spiazza l’Europa” e guarda la VIDEO intervista a Giorgio Prodi

Visualizza commenti (3)
    1. Ne dubito… Ci sono altri parametri da tenere in considerazione ( vassallaggio politico, riarmo etc.).

  1. rinnovo i complimenti all’ospite, per le informazioni interessanti sui numeri e prospettive del fracking, e l’incursione nella storia dell’elettricità 🙂

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