Il tablet sul cruscotto vi piace? C’è chi dice no (la Nissan)

Il tablet sul cruscotto ormai è una tendenza consolidata. Tra le nuove auto sono sempre di più quelle che ne sono dotate, sull’onda di un trend stilistico-tecnologico aperto da Tesla. Ma non tutte le Case sono d’accordo: la Nissan, per esempio, fa sapere di pensarla diversamente.

Il tablet su cruscotto, amatissimi dai Teslari

Il tablet sul cruscotto
L’esterno della Nissan Ariya

La Casa giapponese ha deciso di prendere posizione con una nota insolitamente esplicito per una questione che riguarda gli interni delle vetture. Scrivendo: “Questi display di grandi dimensioni sicuramente attirano l’attenzione durante i motor show. Ma chi lavora alla creazione dei veicoli del futuro deve considerare anche altri fattori, con l’obiettivo di conciliare design, tecnologia e funzionalità“. Facendone non solo una questione stilistica, ma anche di sicurezza: “Durante la guida l’occhio umano tende naturalmente a guardare da un lato all’altro,” spiega Tomomichi Uekuri, Senior Manager del team di progettazione.

Il tablet sul cruscotto
Il grande tablet da 17 pollici sul cruscotto di una Tesla: una soluzione avversata dalla Nissan.

“Il cervello è in grado di vedere e assorbire più informazioni se vengono collocate in orizzontale”, continua la Nissan. “Anche la visione periferica funziona in questo modo”. È per questo che nello sviluppo del display dell’Aryia, il prossimo modello elettrico in arrivo, Nissan ha scelto un approccio diverso, anteponendo il design e la visione rispetto alle ultime tendenze del settore. Invece dello schermo in formato tablet, un display composto da due schermi con un andamento curvilineo che ricorda un’onda (vedi la foto in alto).

La Porsche l’ha scartato per la Taycan: “Niente pc a bordo”

Secondo Nissan, “oltre a presentare le informazioni in modo più adatto al funzionamento dell’occhio, il display si trova in una posizione più sicura, nella linea di vista del guidatore, più vicino alla strada. Combinandosi con l’estetica dell’abitacolo ispirata all’orizzonte, il display diventa parte integrante del cruscotto”. Per definire il concetto, i progettisti hanno scelto il termine giapponese engawa lo spazio indefinito tra il luogo in cui si è e dove si sta andando.

Il tablet sul cruscotto
Gli interni della Porsche Taycan: niente tablet, ma una console-comandi che richiama quella della vecchia 911.

Ha ragione dunque la Casa giapponese? Solo chi sta usando “auto col tablet” da parecchio tempo, e per lunghe percorrenze, può dirlo. Tra le auto elettriche di ultima generazione la via scelta da Tesla (con schermi fino a 17 pollici) è stata imitata dalla maggior parte delle concorrenti. L’eccezione più rilevante è forse data dalla Porsche Taycan, che ha messo in chiaro di essersi ispirata piuttosto alla 911 del 1963, con uno stile digital-minimalista. Niente grandi schermi touch-screen sul cruscotto, dunque, ma una console-comandi tipica di un’auto sportiva. Con un messaggio chiaro: chi vuole connessione da pc, giochi compresi, si rivolga altrove.

Il tablet sul cruscotto
L’interno della nuova Fiat 500 elettrica, con lo schermo touchscreen da 10,25 pollici con il sistema di infotainment

SECONDO NOI. Il tema-chiave è quello della sicurezza e su questo ci sono due scuole di pensiero. C’è chi dice che il tablet ti dà in tempo reale, con un semplice tocco, un sacco di informazioni utili, consentendo di viaggiare più sicuro. E chi invece sostiene che quel computer sempre acceso rischia di distrarti dall’occupazione più importante: guidare tenendo sotto controllo la strada. Solo test approfonditi, uniti all’esperienza, ci potranno dire chi ha ragione. Secondo voi?

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Visualizza commenti (8)
  1. Sarò vecchio e minimalista ma io vorrei pulsanti e manopole. Ti tutto quello che c’è sul cruscotto solo il navigatore necessita di uno schermo.

  2. Uno schermo così grande non ha senso, gli occhi vanno sulla strada.
    Le Tesla oltretutto sono troppo potenti danno troppo SENSO di sicurezza… Quant’è il rapporto incidenti/km in media e per le Tesla?
    Un’auto “ecologica” non può avere 400 CV. NON ESISTE. Massimo 100, c’è n’è da vendere.

    1. Con 100 Cv non la muovi per la massa che ha. I modelli Tesla non spiccano per leggerezza. È tutto proporzionato alla sua massa.

  3. Alberto Spriano

    Per allietare i commenti eccovi l’analisi di IAM RoadSmart nello studio a seguire, che ha raccolto dati dal Transport Research Laboratory britannico dove si evidenziano le fonti di distrazione degli automobilisti.

    Se l’alcol aumenta la distrazione del 12%, l’utilizzo del touch screen peggiora i tempi di reazione di oltre il 50%. L’utilizzo del touch screen sarebbe più dannoso della guida con lo smartphone in mano. I conducenti distolgono gli occhi dalla strada per almeno 16 secondi utilizzando il touch screen.

    https://iamwebsite.blob.core.windows.net/media/docs/default-source/default-document-library/iam-roadsmart-trl-simulator-study_infotainment.pdf?sfvrsn=d873495c_2

  4. Sono superconvinto che chi guida debba guardare la strada senza distrazione alcuna. Così dovrebbero pensarla anche i nostri governanti e dovrebbero far togliere a vita la patente anche a chi soltanto fuma o telefona mentre guida.
    Altro che rispondere a chiamate e messaggi, dover guardare su quegli schermi per dover trovare anche soltanto come accendere il tergicristallo, ecc. Il tutto magari con la sigaretta in bocca e il fumo negli occhi.
    Non esiste cervello al mondo capace di elaborare e gestire tutte le puttanate che si vogliono fare guidando. Ma tant’è. Al giorno d’oggi, quando poi si fa un casino guidando o si scappa oppure si dà la colpa agli altri.

  5. Non sono in possesso di una Tesla, per cui prima di essere etichettato dai vari possessori di un auto Tesla con le solite e noiose risposte: “Eh, ma di che parli se non hai una Tesla?, mi limito quindi a giudicare solo in base alle decine di video visualizzate sul grande Tubo. Premetto che sono un simpatizzante delle auto Tesla per vari motivi, tuttavia ci sono delle cose che non digerisco affatto, in primis è proprio il voler a tutti i costi concentrare tutte le sue funzioni vitali su un unico ed enorme Tablet.
    Un aforisma di Henry Ford dice: “Quello che non c’è non si rompe”, si forse è vero, ma fino a che punto e soprattutto a che prezzo si è disposti a pagare in termini di affidabilità e sicurezza? Capisco che per un’azienda come Tesla mettere meno pulsanti e bottoni significa un gran risparmio in termini economici, perché semplificare e delegare tutto in un computer è l’aspetto più economico e semplice per la produzione di massa, e tale filosofia la vorrebbe applicare, con cattivo gusto in termini estetici a parer mio, anche nella realizzazione di carrozzerie con un semplice ed unico stampo, vedi ad esempio il tanto criticato Cybertruck, che sembra più un papercraft o un origami.
    Quindi fino a che punto è meglio gestire tutte le funzioni vitali dell’auto solo e con un unico Tablet? O forse è più sensato e saggio avere un piano B se qualcosa va storto? Beh, in campo aeronautico vi sono dei concetti forse ancora misconosciuti nel mondo delle auto, e si chiama ridondanza. Cioè quella caratteristica di un impianto che ne aumenta l’affidabilità grazie alla duplicazione dei sistemi, che in caso di guasto di uno di questi, non compromette l’intero sistema e sicurezza del velivolo.
    Ma nel caso dei modelli Tesla e di tutti i veicoli che ne copiano tale filosofia, rispecchiano queste caratteristiche?
    Poi c’è un secondo aspetto, puramente pratico, ed è quello della sua interfaccia uomo-macchina. Una disciplina che permette e semplifica l’uso delle apparecchiature o impianti grazie a pulsanti, tastiere, interruttori elettro-meccanici corredato di simboli che ne descrivono il compito in modo visivo e intuitivo. È proprio su questo aspetto che volevo soffermarmi maggiormente. La mancanza di questa vecchia ma assodata interfaccia uomo – macchina alla lunga può portare a complicarci la vita, perché l’uomo sarà sempre più distratto a districarsi fra i menu e sottomenu di una nuova interfaccia virtuale (peraltro proprietaria e non standard su uno schermo oltretutto posizionato su un lato poco sicuro per la guida), per ottenere lo stesso compito che fino a qualche anno fa bastava il movimento di una semplice leva con il dito, per esempio come accendere il climatizzatore o riposizionare un sedile, un compito così semplice e sicuro che non c’era nemmeno bisogno di distogliere lo sguardo dalla strada.

    Per concludere; che ben vengano queste nuove tecnologie, ma privarne del tutto l’auto di tasti funzioni tradizionali per semplici compiti non è una buona idea.
    Un piano B è sempre meglio averlo a portata di … “mano”…

  6. dopo 4 mesi di Tablet, “raddoppierei” .
    per i comandi va bene quello che c’e’. Per vedere le info che servono di continuo, navigatore, velocità, autopilot, radio, spie, … metterei un secondo schermo dietro il volante. In generale poi inserirei una funzione che ALLARGHI il font e le icone selezionate come Preferite. Con i cristallini sintetici ho 10/10 da lontano, ma da vicino ci vuole almeno una lente +3. Occhiali bifocali (ma trasparenti per vedere da lontano), per quanto esistano, li trovo scomodi.

  7. Alberto Spriano

    Tesla è l’espressione a quattro ruote della Silicon Valley.

    L’iPad anch’esso.

    Profetizzato da Arthur Clarke con 2001: odissea nello spazio e prefigurato da Stanley Kubrick nel film. È come Tesla icona della Silicon Valley.

    Perché Musk non ha adottato l’iPad Pro come tablet digitale sulle Tesla brevettando un sistema per inserirlo e disinserirlo comprendendo anche l’iPhone sempre in tasca ai Teslari?

    Un matrimonio di reciproco interesse, un valore aggiunto per entrambi.

    Probabilmente i motivi non sono tecnici bensì commerciali.

    Il famoso Project Titan iniziato nel 2014 quando Apple, con più di 1000 menti per avviare il concepimento dell’Apple Car prevista per il 2023 ha giocano a sfavore dell’accoppiata.

    Ad ogni buon conto è l’Autopilot stesso che veleggiando a livello 3, impone un Car Entertainment Multimediale con un video importante.

    Completamente diverso l’approccio tradizionalista sportivo di Porsche.

    Porsche è l’emblema della 24 ore di Le Mans.

    Quando ancora si correva all’auto dal muretto opposto e si accendeva girando la chiave con la mano sinistra per ingranare contemporaneamente la prima con la mano destra.

    Non da meno si deve evidenziare che le Porsche più pure e ricercate, come la GT3 e la GT4 conservano la leva del cambio.

    Una vettura veloce come il Taycan con oltre 760 cavalli e una coppia motrice di 1.050 Nm non poteva certo sottrarsi alla tradizione sportiva retaggio degli anni ‘60.

    Le Porsche non si guidano si pilotano.

    Tra le due concezioni ce n’è una terza a stelle e strisce dedicata a chi vuole andar veloce: l’head-up display (HUD) che rappresenta i dati relativi alla guida direttamente nel campo visivo del guidatore, che riesce così a percepirli più velocemente.

    L’HUD, visore a sovrimpressione di origini aeronautiche fu in seguito trasferito da GM nell’auto sportiva degli astronauti: la Corvette.

    Meglio aver davanti, in basso, dove si guarda la strada un bel HUD accoppiato ad un connettore Apple sulla plancia che servirà nei viaggi lunghi e noiosi quando si viaggerà trasportati dall’Autopilot.

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