Quanto costa e come si fa il retrofit elettrico di una barca? Non è semplice la risposta, viste la molteplicità dei modelli e la gran varietà delle dimensioni. Ma è utile ascoltare le indicazioni del docente universitario e direttore di TEMA (guarda) Branimir Ruzojcic, che abbiamo incontrato nel suo studio di Padova.
Iniziamo dalle barche più piccole, dove si passa velocemente alla propulsione elettrica, grazie ad un’ampia scelta di motori fuoribordo (guarda). Motori che, se non si cercano grandi prestazioni, permettono di cavarsela anche con poche centinaia di euro. L’evoluzione tecnologia oggi garantisce anche dei fuoribordo molto potenti, fino agli 80 cavalli. Quanto costano? Sui 20 mila euro.
Motori entrobordo da 15 mila euro

Per convertire una barca per uso familiare, sui 10 metri e senza grandi pretese nelle prestazioni, il dottor Branimir Ruzojcic parla di una spesa di circa 15 mila euro, batterie comprese. Il che permette “di avere un’autonomia ragionevole, si garantisce qualche ora, il fabbisogno per una uscita“. Una cifra impegnativa, ma ragionevole visto anche il risparmio in carburante. Per prestazioni maggiori si devono investire sui 20/25mila euro. “E’ importante avere un motore con la minima dispersione di energia. Quando ha un rendimento alto si usano batterie più piccole, con meno costi, meno spazio occupato e meno peso. Consumare un 10% in meno vuole dire acquistare una batteria con 10% in meno di capacità. Un risparmio“.
L’omologazione? Con le società di certificazione
Uno dei problemi maggiori che abbiamo riscontrato per auto e moto (guarda) è quello della omologazione, meno presente nella nautica. “Noi lavoriamo in tutto il mondo. I nostri motori sono presenti in tutta Europa, abbiamo venduto brevetti in Cina, abbiamo collaborazioni in Vietnam. Facciamo navigare traghetti nei parchi nazionali croati (guarda), nel Danubio, nel lago Balaton in Ungheria e i pescherecci in Norvegia. Lavoriamo con i maggiori enti di certificazione internazionali. In Italia lavoriamo con il RINA, che si occupa oltre che della certificazione del motore, l’aspetto che a noi più interessa, dell’intera barca. Si ha una sorta di disciplinare con tutte le norme da rispettare. Non è particolarmente complesso, ma bisogna lavorare con i tecnici dall’inizio del processo per seguire tutte le indicazioni passo dopo passo. Noi assicuriamo la consegna del motore omologato“.
Retrofit peschereccio, dai 20 ai 30 mila euro
Sul fronte inquinamento atmosferico l’impatto delle barche da lavoro è molto più forte, visto che sono sempre in attività rispetto alle unità da diporto dei privati. In Italia la flotta nazionale dei pescherecci supera le 12 mila unità e il retrofit, oltre che generare lavoro per i cantieri, rappresenta anche un buon ritorno economico ed ecologico. La spesa per un piccolo peschereccio è sui 20/30 mila euro. “Per i pescherecci consigliamo la presenza di un sistema ibrido parallelo. Per gli spostamenti lunghi si utilizza il motore tradizionale, poi quando si è arrivati nell’area di pesca, ma anche durante le manovre in porto, entra in azione quello elettrico. In questo modo si riducono sensibilmente i consumi – sottolinea Branimir Ruzojcic – Sappiamo che quando non si sfrutta bene la potenza il consumo di carburante aumenta del 50% e non fa bene al motore, sottoposto a continua manutenzione. Come quando con una macchina potente si è sempre in prima“. E i costi aumentano.
L’esempio del professor Branimir Ruzojcic è quello del battello turistico che fa spola nel parco marino dell’isola di Mljet in Croazia (guarda il video sopra) dove con due motori da 12 kW si raggiunge la velocità di 8 nodi, ma con 5,5 nodi si ha l’autonomia giornaliera. Insomma zero spese di carburante che fanno ammortizzare in tempi veloci la conversione elettrica.