Dopo la UE, anche il Regno Unito anticipa la revisione dei target di vendita EV, rispondendo alle pressioni dell’industria automobilistica. La valutazione partirà già dal prossimo anno, invece che nel 2027. La mossa segnala chiare difficoltà del mercato delle auto elettriche: Ma Londra ribadisce che non cambierà la direzione di lungo periodo: stop alle nuove auto a benzina e diesel entro il 2035.
La decisione arriva dopo mesi di confronto serrato con i costruttori, alle prese con una domanda di veicoli elettrici inferiore alle attese e con margini compressi dagli sconti necessari per rispettare i target intermedi. Il mandato ZEV (Zero Emission Vehicle) è il perno della politica britannica per l’elettrificazione: ogni anno impone una quota crescente di auto elettriche nelle nuove immatricolazioni, fino ad arrivare al 100% di veicoli a zero emissioni nel 2035.

Una revisione “concessa” ai costruttori
A confermare l’anticipo della revisione è stato il ministro dell’Industria Chris McDonald, spiegando che il processo inizierà nel 2026 e dovrà concludersi rapidamente. L’obiettivo è verificare l’allineamento tra obblighi normativi, andamento del mercato, capacità produttiva e condizioni per gli investimenti, mantenendo però invariati gli obiettivi finali al 2035.
In origine il governo aveva indicato il 2027 come anno di avvio della revisione, con pubblicazione dei risultati poco dopo. L’anticipo è quindi letto come una concessione politica ai costruttori, che chiedono maggiore flessibilità in una fase di transizione più complessa del previsto.
EV sotto le attese? Sì, ma sono già al 23% (anziché al 28%)
Nel 2025 circa il 23% delle nuove auto vendute nel Regno Unito è stato full electric, un dato in crescita ma ancora distante dal target governativo del 28%. E la traiettoria diventerà più ripida: l’obbligo prevede infatti di arrivare all’80% già nel 2030.
Per sostenere il mercato, il Governo ha reintrodotto l’Electric Car Grant, con incentivi fino a 3.750 sterline per i modelli idonei. Poi all’inizio dell’anno ha ammorbidito alcuni aspetti del mandato, riducendo le sanzioni per i costruttori che non centrano gli obiettivi annuali. Anche questa scelta è arrivata dopo forti pressioni dell’industria, che ha messo sul tavolo il rischio occupazionale. Il caso più emblematico è quello di Stellantis, che aveva minacciato di chiudere lo stabilimento di Luton per i van e che, di fatto, ha fermato l’impianto a fine marzo.
Sullo sfondo pesa anche la concorrenza dei veicoli elettrici a basso costo, inclusi quelli di origine cinese come BYD, che rende più difficile per i marchi europei e britannici sostenere i costi della transizione.

La linea rossa al 2035 non si tocca
La mossa britannica si inserisce in un quadro più ampio. Anche la Commissione europea ha anticipato la revisione delle politiche automotive, segno di una fase di assestamento dopo l’accelerazione normativa degli ultimi anni.
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Londra, però, insiste sul fatto che la rotta non cambia. Il Dipartimento dei Trasporti ha ribadito l’impegno a eliminare tutte le nuove auto e furgoni non a zero emissioni entro il 2035, ricordando che il bando al termico al 2030 è stato ripristinato, pur consentendo la vendita di ibride e plug-in fino a metà del prossimo decennio.
In sintesi, il Regno Unito riconosce le difficoltà del presente, ma non rinuncia alla traiettoria di lungo periodo. Una scelta che evidenzia come la transizione elettrica non sia più in discussione sul “se”, ma solo sul come e a che ritmo.
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