Il progetto Ionity va veloce. E’ passato meno di un mese dall’intervista che ci rilasciò a Francoforte Michael Hajeschil, numero uno della rete di ricarica paneuropea, e i numeri già sono cambiati, i piani sono più definiti. In Europa gli impianti funzionanti sono diventati 151 e altri 72 sono in costruzione. In Italia, ai punti di ricarica già attivi (Carpi e Valdichiana), se ne aggiungeranno a giorni altri 3 in avanzata fase di costruzione. A Rinovo, Portogruaro e al Brennero.
A Palermo arriva la stazione più a sud d’Europa
Cinque sono in progettazione e 10 aspettano solo le ultime autorizzazioni per il via ai lavori. Uno di questi ultimi ha un valore simbolico: Palermo, il punto più a sud di un disegno che fin dalla nascita si pose l’obiettivo di collegare tutta Europa “da Stoccolma a Palermo”. Con una stazione ad altissima potenza (350 kW) ogni 120 km, lungo i corridoi di attraversamento identificati, e cofinanziati, dal programma Europ-e. Almeno 400 nell’intero continente, 50-60 dei quali in Italia. L’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte del progetto Ionity è stata l’ultima giornata dei lavori di No Smog Mobility, manifestazione organizzata da Italpress e SiciliaMotori nel capoluogo siciliano.
Entro giugno già 20 impianti attivi
Alessandro De Guglielmo, Country Manager Italia Ionity, ha annunciato che l’impianto di Palermo sorgerà «nel giro di due o tre mesi». «L’area è già stata identificata (presso un centro commerciale a poca distanza dal Dipartimento di Ingegneria dell’Università, dove si sono svolti i lavori n.d.r.) e i materiali sono già arrivati in città. Aspettiamo solo il definitivo via libera delle autorità». Per la città si tratterà del primo impianto di ricarica ultra fast, in una Regione ancora “sottodotata” di colonnine. (Vedi). Se tutto andrà come De Guglielmo si augura «entro giugno 2020 completeremo la fase uno del nostro programma, con 20 stazioni attive». Successivamente, aggiunge il manager «dovremmo installarne altre 30-40 per arrivare a coprire tutti i principali corridoi di attraversamento italiani. Vorrei averne 20 in partnership con Enel X, trenta con Eni, e altre 10 indipendenti».
Obiettivo, indice di occupazione al 20%
Il progetto Ionity è fin dall’inizio un “un work in progress”. Obiettivi, tempi, strategie, investimenti e sostenibilità economica saranno modulati in base alla diffusione dell’auto elettrica. «In questa fase iniziale _ dice De Guglielmo _ il peso finanziario è sostenuto dai nostri soci (le case auto tedesche, più la new entry Hyundai-Kia n.d.r), per i quali la dotazione infrastrutturale è precondizione per la vendita. Poi però il progetto Ionity dovrà camminare sulle sue gambe. Significa puntare a un indice di occupazione di almeno il 20% per ogni colonnina e tariffe ben calibrate».
Gli investimenti vanno programmati con oculatezza, dal momento che ogni stazione Ionity può arrivare a costare fino a 500 mila euro. Oggi Ionity si fa pagare l’equivalente di 8 euro a ricarica. In futuro potrebbe optare per una tariffa a tempo o a kWh prelevato. Fermo restando che non può “vendere” elettricità, ma solo il servizio. Tutte le colonnine Ionity sono interoperabili dalla gran parte degli abbonati ai grandi operatori europei, oppure direttamente attraverso una App dedicata, senza abbonamenti ma direttamente sulla carta di credito. E tutte sono segnalate dai localizzatori aggregati dalle tre maggiori piattaforma del continente.
L’Italia? Tante colonnine e poche EV
L’indice di occupazione di una stazione di ricarica dipende invece dalla densità di traffico elettrico nell’area circostante. L’Italia in questo senso non è certo una terra promessa: oggi abbiamo circa una colonnina per ogni Ev circolante mentre nella media europea il rapporto è di una ogni 5-6 vetture Ev. De Guglielmo porta l’esempio di due impianti, uno nei pressi di Oslo, in Norvegia, l’altro a Carpi: negli ultimi 10 giorni il primo ha erogato 151 ricariche, il secondo appena 11.
Il progetto Ionity riguarda soltanto la rete di ricarica ulta veloce in corrente continua, che permette di fare un “pieno” al massimo in 30 minuti. Si rivolge quindi a chi viaggia sulle lunghe percorrenze e ha necessità di non perdere troppo tempo alla colonnina. «Stimiamo che questo tipo di ricarica possa interessare al massimo il 10-20% delle ricariche totali; probabilmente anche meno nelle abitudini di un automobilista medio, che all’80-90% ricaricherà a casa o al lavoro» dice il manager spiegando la filosofia del progetto Ionity.
Ma aggiunge che valutazioni più precise saranno possibili solo quando la motorizzazione elettrica sarà un fenomeno di massa e le statistiche più attendibili. Intanto la parola d’ordine resta la flessibilità.