Il peggio della settimana è una nuova rubrica che inauguriamo per segnalare quanto di terribile si annida anche nel mondo della mobilità elettrica. Partiamo dal Triton Solar, un Suv che ha fatto molto parlare di sé negli ultimi 7 giorni per i numeri mostruosi che dichiara.
Il peggio della settimana è un Suv da 1.500 cavalli

Più che un Suv è un pachiderma, un bestione da 8 posti dotato addirittura di un pacco-batterie da 200 kWh, con un’autonomia da, udite udite, da 700 miglia (1.126 km). Il doppio della versione top della Tesla Model X. Triton Solar è la marca, il nome del macchinone è “Model H“, con quattro motori elettrici (uno da 280 kW per ogni ruota). Numeri sbalorditivi anche per versatilità di prestazioni: accelera da 0 a 100 km/h in meno di 3 secondi (dichiarati), ma ha anche una capacità di rimorchio (dichiarata) di quasi 7 tonnellate. Sul sito della marca del New Jersey non ci sono molte altre informazioni: si spiega che la Triton EV è nata dalla Triton Solar, azienda specializzata in pannelli solari e ricariche mobili. Il fondatore è Himanshu Patel, descritto come un manager con una vasta esperienza nell’industria dell’Hi-tech, affiancato da un team di ingegneri usciti dall’Università di Bombay. Patel sostiene di avere messo a punto batterie che, a parità di capacità, pesano la metà e occupano la metà dello spazio rispetto ai competitor.
Costa “solo” l’equivalente di 130 mila euro
Questo enorme, super-prestazionale Suv è proposto allo sbalorditivo prezzo di 140 mila dollari, pari a poco meno di 130 mila euro. Naturalmente si accettano prenotazioni: con 5 mila dollari di caparra (non pochi) si riserva uno dei veicoli della prima “tiratura”, quella del Fondatore. Perché diciamo che si tratta del peggio della settimana? Intanto per i numeri allucinanti. Da tempo sosteniamo che il vero progresso non è nel costruire macchinoni enormi in cui ospitare pacchi-batterie altrettanto esagerati.
Quel che serve veramente è una nuova generazione di veicoli che sappiano declinare assieme spazi esterni ridotti e grande efficienza, che garantisca un’autonomia accettabile. E poi non ci convince questo cercare di raccogliere denaro prima ancora che l’auto sia stata provata e validata da giudizi indipendenti. La strada verso la mobilità elettrica è lastricata di start-up che sono fallite senza riuscire a produrre un veicolo. Senza riuscire a restituire gli anticipi che si erano fatti versare per finanziare i loro sogni proibiti.
In parte è vero quanto scritto, in parte però si vede anche nello sviluppo dell’elettrico quanto visto col metano, con scelte strane delle (poche) case costruttrici di auto a gas che hanno sviluppato principalmente utilitarie o medie sportive. Sono mancati veicoli pratici per chi lavora in ambito urbano o in campagna come pickup furgoni o monovolume.
Che cesso senza senso.