Il paradosso fiscale italiano: chi inquina non paga

chi inquina non paga

Chi inquina non paga: è il paradosso della nostra politica fiscale sull’auto. Solo in Italia, Bulgaria e Slovacchia, infatti, la tassazione auto è scollegata dalle emissioni. Una tassazione, insomma, che ignora la lotta all’inquinamento e ai cambiamenti climatici, sostiene T&E nell’ultima versione del suo studio Good Tax Guide. L’organizzazione europea indipendente per la decarbonizzazione dei trasporti chiede perciò che Roma riformi la sua fiscalità sull’auto.

Lo studio T&E; un passettino sulle auto aziendali

L’unico passettino avanti l’Italia lo ha fatto sulle auto aziendali, con la riforma entrata in vigore da quest’anno che riduce le esenzioni per gran parte dei veicoli endotermici, mentre le aumenta per quelli ibridi plug-in e, soprattutto, per quelli elettrici. Tuttavia altre leve fiscali – come la detraibilità dell’IVA e la deducibilità del costo del veicolo – sono ancora sostanzialmente “piatte”. Garantiscono, cioè, la medesima esenzione fiscale a mezzi altamente inquinanti come a quelli zero emissioni.

A titolo d’esempio, lo studio cita il caso di un SUV di segmento C elettrico: farà risparmiare – in un periodo di possesso di 4 anni – solamente 2.400 euro circa rispetto al suo equivalente a benzina. Il beneficio massimo può arrivare a 14.700 euro, un valore sensibilmente inferiore rispetto a Paesi come il Portogallo (30.300 euro) o la Slovenia (27.000 euro).

Eppure incidere con maggior decisione sulla decarbonizzazione delle flotte aziendali, come avviene soprattutto il Francia, porterebbe grandi benefici. Le auto aziendali costituiscono infatti il 60% delle nuove immatricolazioni nell’UE. I primi cinque mercati (Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia) rappresentano da soli il 42% di tutte le vendite di auto nuove nell’UE.

Chi inquina non paga: avanti a grandi SUV

Senza contare che nelle flotte aziendali, in Italia come nel resto d’Europa, si accentua la tendenza all’acquisto di vetture più grandi, pesanti, e potenti, i più dannosi per l’ambiente. Nel 2024, i SUV a benzina e diesel dei segmenti da D a G hanno rappresentato il 10,3% delle immatricolazioni, quasi il doppio della quota del mercato privato (5,5%). Quella dei segmenti ancora superiori (E a G) è stata quattro volte superiore a quella del segmento privato (2,5% contro 0,8%).

In Italia, in particolare,  il segmento aziendale, che rappresenta oltre il 40% delle immatricolazioni e quasi il 60% delle emissioni del settore, immatricola tre volte più grandi SUV endotermici e ibridi rispetto ai privati.

E alle auto private va anche peggio

Venendo alla fiscalità sulle auto private, l’Italia scende ulteriormente in classifica. La tassazione complessiva sulle auto è poco superiore alla media europea, ma il differenziale tra auto sporche e auto pulite è tra i più risicati del Continente. E anche questo spiega una penetrazione dei veicoli elettrici tra le più basse nel mondo industrializzato. Secondo T&E, quindi, il potenziale della leva fiscale per accelerare la transizione in Italia è enorme, seppur  ancora largamente sottoutilizzato.

Riforma fiscale sull’auto: i suggerimenti di T&E

T&E conclude lo studio con un appello al governo italiano perché proceda a una riforma della fiscalità sull’auto che penalizzi le auto in proporzione alle emissioni. Questi i principali suggerimenti:

-Rimodulare la “tassa di immatricolazione” in base alle emissioni di CO2 e al costo del veicolo, per garantire una fiscalità più sostenibile ed equa.

-Aggiornare la tassazione delle auto aziendali, adottando le emissioni di CO2 come parametro regolatorio, anche attraverso la tassazione dei benefit in kind, la detraibilità dell’IVA e la deducibilità del costo del veicolo.

Eliminare esenzioni o riduzioni dal pagamento del bollo per veicoli storici inquinanti.

Esther Marchetti, Clean Transport Advocacy Manager di T&E Italia commenta: «La fiscalità è uno degli strumenti più incisivi per orientare le scelte dei consumatori e delle imprese. Prova ne è la recente riforma sulle auto aziendali in uso ai dipendenti, che ha già contribuito ad aumentare la quota di auto elettriche nel mercato aziendale nel primo trimestre del 2025». Tra gli ulteriori miglioramenti cita anche la «graduale eliminazione dello sconto fiscale ancora previsto per le auto endotermiche».

  • LEGGI anche “Auto elettrica: senza un piano del governo, produzione dimezzata al 2030 e guarda la VIDEO intervista al direttore di T&E per l ‘Italia Andrea Boraschi 

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Visualizza commenti (24)
  1. Sono perplesso, l’inquinamento non è dato solo dalla CO2, molti diesel emettono meno CO2 dei benzina ma sono comunque molto più inquinanti. Inoltre le auto storiche, d’accordo che inquinano come emissioni, ma risparmiano risorse evitando la produzione di nuove auto e numericamente non sono molto rilevanti.

    1. A forza di “meno produzione” in Italia (ed Europa) avremo tanta CO² in meno:
      Meno fabbriche
      Meno operai
      Meno tasse su stipendi
      Meno Servizi pubblici/SSN
      Meno centrali elettriche a GNL per alimentare tutto questo inutile consumo…
      Andremo tutti a piedi (visto che pur le vecchie auto si rompono..e non ci saranno più i pezzi per ripararle)…
      Un mondo migliore.

        1. molto meno i milioni di disoccupati @Massimo

          occorre trovare un nuovo equilibrio tra lavoro (per tutti.. non solo “noi europei” o americani, a danno degli altri) e soprattutto è urgentissimo trovare nuovi modi di produrre (energia e beni) e tornare molto velocemente indietro nelle emissioni – di CO2 & inquinanti – perché puoi convincere me o altri … ma l’ambiente Non lo convinci… andrà avanti con le sue modifiche, che per noi “esseri vicenti” (animali o vegetali) rischia entro qualche decennio di diventare una nuova grande estinzione di massa (stavolta però auto-provocata).

          ps.. non lo dico io….

          https://www.ansa.it/ansa2030/notizie/green_blue/2025/05/12/buontempo-il-punto-e-come-tornare-sotto-15-gradi-a-fine-secolo_670b1959-ff17-4537-bcbf-1e4c45fa31cd.html

          https://www.ansa.it/ansa2030/notizie/green_blue/2025/05/12/buontempo-copernicus-il-clima-cambia-non-fare-gli-struzzi_5a9429b3-a41c-4625-8bb7-349e5072c8a5.html

          e tocca A TUTTI fare quanto possibile… ed alla svelta.

          1. io sono disposto ad essere stipendiato anche senza andare a lavoro…..

    2. si potrebbe non dare l’esenzione bollo alle auto storiche di 20 anni e 25 anni, che è una “furbata” scorretta che mi pare c’è su vari modelli di grossa potenza in Lombardia

      e magari lasciare l’esensione sui veicoli sopra i 30 anni, specie esenzione quando non circolano (come la norma di ora), i veicoli sopra i 30 sono meno e poi di km ne fanno pochini o a volte sono proprio fermi in un garage

      1. Basterebbe semplicemente adottare non solo l’età del veicolo come parametro, ma il suo effettivo valore storico, come. Il nome suggerirebbe .
        Accetto di fare circolare ogni tanto una Lancia da rally degli anni 80 o una Ferrari di 50 anni fa, ma un Pandino o una vecchia Audi sw sono solo dei vecchi catorci inquinanti, di storico non hanno proprio niente.

  2. roberto guidetti

    Non è completamente esatto affermare che il bollo auto è scollegato dalle emissioni, esistono infatti piccole differenze , ma sempre differenze, a seconda della categoria, come di sotto riassunto:
    Euro 0: € 3 a kW fino a 100 kW e € 4,5 per ogni kW oltre i 100 kW.
    Euro 1: € 2,9 a kW fino a 100 kW e € 4,35 per ogni kW oltre i 100 kW.
    Euro 2: € 2,8 a kW fino a 100 kW e € 4,2 per ogni kW oltre i 100 kW.
    Euro 3: € 2,7 a kW fino a 100 kW e € 4,05 per ogni kW oltre i 100 kW.
    Euro 4, Euro 5 ed Euro 6: € 2,58 a kW fino a 100 kW e € 3,87 per ogni kW oltre i 100 kW.

    1. corretto in oltre varia in base ai Kw anche l’IPT e all’atto della prima immatricolazione c’è anche l’ecotassa in base al livello di emissione…. e poi il siperbollo coma ha già ricordato un’altro lettore ergo quelli di T&E che cavolo di ricerca hanno fatto?
      ad esempio in Francia il bollo lo si paga solo alla prima immatricolazione e molte regioni non fanno alcun sconto indipendentemente che la vettura sia Diesel, benzina o o lettrica; la Spagna ha una tassazione più bassa della nostra mentre Germania ed Italia si equivalgono. Considerato il calcolo della tassa di proprietà eur /KW e relativo superbollo calcoli alla mano prendendo il mio fuoristrada a benzina in Germania pagherei 930 euro (6000 c.c. e 500g/km) mentre da noi pago 1200 x bollo e 2900 superbollo

  3. e la tecnica?
    potremo mai sviscerare temi interessanti che non siano i triti e ritriti “è tutta colpa di..”? poche visuals probabilmente (per chi ne vanta milioni di milioni), ma oltremodo più importanti dei pruriginosi pensieri europei(sti)

  4. caprone manicheo

    E poi ci sono pure i sussidi per chi inquina: 63 miliardi nel 2024 ai fossili.

    Grande governo di …………..!!!!

    1. Antonio Gobbo

      E poi c’è anche il superbollo che se hai un auto con più di 250 cavalli ti tocca pagare molto di più … ops pardon mi sono sbagliato le BEV non pagano nulla ne di bollo ne di superbollo (altrimenti sai alle tesla che stangata arriverebbe!!!)… ma questo l’articolista si è dimenticato di scriverlo 🙂

      1. @Antonio Gobbo
        Ricorda che il bollo/ superbollo (attualmente) è stato eliminato per “lanciare” le auto elettriche; se stai dietro una BEV da 90 o 100D kW non respiri nulla di inquinante (almeno finché non si mette a sgommare onfare drifting)
        Mentre stando dietro ad un grande SUV/Hypercar ICE anche a bassa velocità respiri inquinanti e lo. spargi in tutto l’ ambiente (e li rimane…)

        Quando almeno il 50% del circolante sarà NEV allora sarà pure giusto mettere la “tassa di proprietà” proporzionale…ed io la pagherò..come quando avevo il gasolio da 380€ l’ anno…

      2. Se aspetti il superbollo alle Tesla (come alle BEV in genere).

        Una Tesla RWD dovrebbe avere sui 90-100 KW a libretto, una LR DM 150-160KW.

        La mia MG4 68KW, due in piú della 207 HDi 90CV che ha sostituito.

      3. Antonio, non è vero che le BEV non pagano il super bollo.
        Ti ricordo su come si calcola. Se un’auto supera i 185kW si calcola sulla differenza.
        Infatti una Tesla Model 3 RWD da 190 kW paga 20×5=100 €
        Quanto pagherebbe un’omologa termica di pari potenza.
        Poi, vero, non paga un euro fino a 185kW per primi 5 anni.
        D’altra parte anche molte ibride hanno o continuano a usufruire dell’esenzione dal bollo per 3-5 anni (non in tutte le regioni). Quindi che facciamo?

  5. Poche leggi in Italia guardano veramente all’ interesse collettivo , alla giustizia sociale.
    Salute pubblica e risparmio energetico sono temi che non interessano granché…

    Sarebbe bello che venissero seguite le proposte si T&E…ne beneficieremmo tutti, sia chi può permettersi un veicolo nuovo che chi non ha questa possibilità.. e soprattutto i giovani … il cui futuro è veramente da incubo pensando ai rischi di malattie, compromissione ambientale e climatica, scenario lavorativi e perdita diritti e democrazia.

  6. gabric1953@gmail.com

    Per investire sulla transizione si potrebbe tramite Enel con contatori dedicati come per il FOTOVOLTAICO, incentivare le ricariche domestiche (In maggioranza fatte di notte) rispetto agli altri usi domestici. Poi ridurre l’iva o almeno poterla detrarre anche per i privati (22 % del costo) molto meglio che l’incentivo che richiede allo stato una uscita/ minore incasso immediato, ma più diluito nel tempo o un’ Iva ridotta.
    Inoltre per aiutare la mobilità imporre a concessionare, centri commerciali, alberghi e simili di installare e mettere a disposizione colonnine per la ricarica agevolando la pratica burocratica (Centinaia di colonnine ferme per problemi burocratici. Infine,per una transizione energetica, ridurre a enti locali la possibilità di imporre balzelli, divieti su installazione di generatori a energia alternative: fotovoltaico, mini eolico, mini idroelettrico.

  7. Bisogna dire che c’è il superbollo almeno per la mobilità
    a compensare la mancante tassa sull’inquinamento

    tuttavia il superbollo colpisce a seconda della regione e un pò a casaccio
    legato alla cilindrata

    ci sono motori termici “ecologici” penalizzati dal superbollo , quelli Atkinson-Miller
    che per funzionare bene hanno bisogno di cilidrata elevatata per gli standard italici
    da 1800 cc a 2500cc

    ho pagato più di 10 anni di superbollo con prius III ,Auris hsd e Kia optima phev
    ingiustamente imho , per auto che inquinavano meno di 3 cilindri 1200cc

    1. Superbollo per prius ed Auris, 1.8l?
      Mi pare strano, la potenza del termico, sulla quale si calcolava il bollo era di poco superiore ai 70kW.
      Sicuro di non sbagliarti?
      Per la prius 2, 1.5l, con 57kW pagavo poco meno di 150€.

      1. cambia di regione in regione nel Lazio
        per la kia optima phev 2000 cc pagavo 360 eur l’anno
        la Auris hsd ibrida 1.8 poco meno ,idem la prius III

        credo che la Corolla hsd sia arrivata a 2000 cc con conseguente superbollo

        1. Il super bollo è dal 2011 che si paga.
          Io mi ricordavo che cambiava l’ aliquota IVA in fase d’acquisto in base alla cilindrata.
          Se non erro avevamo che fino a 2000cc per i benzina e 2500 per i diesel l’aliquota era 19%, superate queste doglie era il 36%. Poi ci fu l’equiparazione e l’aumento dell’aliquota sl 21% per poi passare al 22%.

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