Come va con il decreto retrofit (qui)? Funziona? In tanti ci hanno scritto di difficoltà, lungaggini e prezzi troppo alti. Ma come stanno effettivamente le cose? Lo abbiamo chiesto ad uno dei padri del decreto, l’ex parlamentare Ivan Catalano ora presidente di Mobility Revolution, rete di imprese per la mobilità sostenibile.
Il primo punto che vuole chiarire l’ex parlamentare riguarda il fai da te: “Non è un decreto per chi vuole fare nel garage di casa”. In altri termini c’è un sistema che sta nascendo ed è basato sulla rete dei costruttori ovvero delle aziende che creano i kit. Catalano è il presidente di Mobility Revolution, il gruppo delle imprese costruttrici dei kit: “Una lobby, intesa in senso buono, accreditata al Parlamento e nei Ministeri. Agiamo per conto dei costruttori che intendono far crescere questo mercato, rappresentiamo gli interessi di chi vuole un mondo pulito”.
Due strade per convertire l’auto
Fatte le presentazioni chiediamo a Catalano di spiegare in sintesi gli aspetti più rilevanti del decreto: “Ci sono due strade percorribili per il retrofit di un’auto. Prendiamo l’esempio di un veicolo di nicchia o storico che presenta degli elementi particolari da omologare. In questo caso si procede come esemplare unico e l’azienda che se ne occuperà omologherà tutto il veicolo a cui seguirà la reimmatricolazione con una nuova carta di circolazione”.

La seconda strada riguarda i veicoli ben presenti sul mercato. In questo caso:”Si acquista il kit dal produttore e si fa montare con una procedura molto simile a quella adottata per il Gpl. In questo caso si ha solo un aggiornamento della carta di circolazione”.
Il kit lo omologano solo i costruttori

Come si omologa un kit? “Per le aziende è necessario accreditarsi alla motorizzazione come costruttore e poi avviare le pratiche per l’omologazione – spiega Catalano –. Conviene studiare il mercato e procedere su una famiglia di veicoli ben rappresentata. Al termine del processo il kit può essere venduto sul mercato e installato da un meccanico qualsiasi”. Su questo punto però chiarisce: “L‘unico requisito richiesto è l’ abilitazione alla meccatronica. Ma ormai è indispensabile, a prescindere dall’elettrico, per il forte contenuto di elettronica delle nuove auto”.
Vietato il fai da te
Questi i due procedimenti che escludono il fai da te. “Al limite un ingegnere o un perito abilitato che può essere un responsabile tecnico di un esemplare unico. Il singolo cittadino però non può omologare un kit”. Questa la ratio della legge.

Finora si sono accreditate due aziende
Chiariti i principali passaggi, sorge automatica la domanda: ci sono aziende accreditate? “Al momento sono due, ma ne stanno arrivando altre perché il mercato si sta espandendo”. Quali sono i tempi per l’omologazione del kit? “Se l’azienda si sta accreditando ci vuole circa un anno; se è già accreditata dai tre ai sei mesi”.

Il retrofit è in espansione

C’è futuro per il retrofit? “Il mercato si sta creando, in questo momento si sta omologando con il metodo dell’esemplare unico. Anche il Gpl Metano era lento all’inizio, domani le case costruttrici possono pensare di proporre dei kit per le auto invendute”. In altri termini il kit per l’elettrico marchiato direttamente dalla casa produttrice”.
I prezzi? Destinati a scendere

Oltre i tempi, abbiamo intervistatalo diversi clienti che hanno dovuto aspettare, c’è la questione prezzo ovvero non si spende troppo per il retrofit? “In tanti tendono a fare i calcoli come nei primi tempi del fotovoltaico. Non è possibile fare il confronto con le auto a combustione interna, significa sommare mele con pere. E’ necessario inserire tutti i costi e tutti i risparmi di una scelta rispetto all’altra che si accumulano nel tempo”. Il presidente Catalano conferma anche che non tutto il retrofit conviene: “Il discorso non si può fare su tutti i veicoli. Se sono troppi vecchi o troppo nuovi può non essere la scelta idonea. Se abbiamo milioni di Citroen 2Cv o di Fiat Panda e un costruttore decide di investire e installa, per esempio, 300 kit all’anno, chiaro che si abbassano i costi e quindi i prezzi. Sono i benefici dell’economia di scala. Pensiamo alle batterie che incidono tantissimo sul prezzo finale, più ne compro e meno le pago”.
Resta il problema delle due ruote
Un limite lo abbiamo riscontrato sulle due ruote. Per una vespa si possono spendere anche 10 mila euro (guarda).“Si è deciso di lavorare sui veicoli M e M1, una famiglia più ampia ed omogenea. All’interno invece della famiglia L troviamo quadricicli, motocicli”. In altri termini si è fatta una scelta per far partire subito il retrofit delle auto e degli autobus dove allora c’era più domanda di mercato.
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Non è indicato quanto è il range di prezzo della conversione. Si legge intorno ai 10K compreso di manodopera, però non è chiaro se è compreso il pacco batterie. Ci sono informazioni più dettagliate a riguardo?
Un’altra cosa di cui si parla poco è la conversione delle macchine tradizionali in ibrido aggiungendo un piccolo pacco batterie e motori sul retro. Anche qui il decreto c’è, ma non sono chiari i costi. I primi dati indicano un risparmio considerevole sopratutto in città, sarebbe interessante avere dati anche su questo.
Salve grazie della domanda Federico. Il prezzo base come lei ha letto nel mio articolo è sui 10 mila euro con le batterie. Poi c’è chi ha speso anche 16 mila euro, sono infiniti i modelli, le differenze, i desideri dei clienti. C’è chi si accontenta di 50 km di autonomia perché la usa dentro il paese e chi vuole ben di più. Il prezzo minimo è quello, poi come può leggere in questo articolo c’è chi ha speso 9mila ma per 4 auto, quindi con sconto https://www.vaielettrico.it/rovereto-le-pizza-si-consegna-con-4-smart-convertite/
Per quanto riguarda l’ibrido noi siamo una testata che si occupa di mobilità elettrica, difficilmente scriviamo di ibrido. Ne abbiamo accennato qui, ma senza dare indicazioni di prezzo… o di altro tipo https://www.vaielettrico.it/green-vehicles-in-un-kit-lauto-elettrica-che-vuoi-e-come-la-vuoi/
Buona giornata Federico
Salve è laparisiano che un’auto se diventa elettrica non ha emissioni, tutto il resto era già omologato, stupido e antieconomico per tutti, stato e cittadini rendere così difficoltoso e lunga una procedura che dovrebbe essere agevolata al massimo, noi dovremmo essere più veloci dei tedeschi… habbiamo dirigenti ai vertici della motorizzazione mafiosi, vanno rimossi velocemente, e questa Italia sempre ultima per una volta deve prendere iniziative sensate, rischio non c’è ne, solo convenienza e lustro ai nostri tecnici che hanno sempre insegnato al mondo.
mafiosi è una brutta parola, non va bene, inaccettabile. Invitiamo di nuovo tutti a mantenere toni civili.
Bello schifo!! Tra un pò centinaia di migliaia di auto non potranno circolare per i limiti di emissione e ancora il retrofit industriale su scala non esiste!! Solo auto storiche! Ma che razza di leggi del cavolo sono?? 1 anno per le aziende per accreditarsi?? così neanche nel 2050 partirà il settore!!! uno schifo!
Siamo in ritardo senza dubbio, ma bisogna essere sinceri il mercato si sta creando ora. Anche se dalle notizie che mi arrivano le aziende non riescono a rispondere in tempi celeri e non solo per questioni burocratiche e di controlli. Poi ci sono tante richieste di informazioni, ma solo con il costo delle batterie la conversione costa e il prezzo delle batterie non scenderà domani ne dopodomani. E’troppo un anno per accreditare un costruttore? Sicuramente, ma per essere seri è chiaro che l’ok ad un costruttore non può arrivare in due settimane. Ci sono circa 5 aziende che hanno intrapreso la strada dell’accreditamento, speriamo ne arrivino altre. Ma una volta omologati i kit il gioco è fatto: basterà acquistarlo e poi montarlo in una semplice officina. C’è da lavorare, questo è sicuro.
Caro Fausto, non si capisce perché in Italia tutto è complicato ed estremamente inefficiente, forse qualcosa volendo si può iniziare a capire. Analizziamo questo personaggio: 1° è uno dei padri, 2° benevola lobby, 3° la sua coerenza politica https://it.wikipedia.org/wiki/Ivan_Catalano Penso che il movimento 5 stelle e il ministro Toninelli dovrebbero porre rimedio agli errori, considerando che ce l’ hanno messo loro questo fenomeno! Forza e coraggio caro ministro, mantieni le promesse e prendi in considerazione la proposta di legge che ho suggerito nella lettera aperta gentilmente pubblicata da vaielettrico. Abbiamo bisogno di libertà imprenditoriale, che esaltino le idee e la creatività, stimolando la voglia di fare, non di benevole lobby che ammorbano la nazione! Questo dobbiamo chiedergli insieme a gran voce al nostro ministro.
Pensa che “stupidi” i tedeschi in tre ore mi hanno fatto tutti i documenti per poter girare con la mia auto modificata in elettrico !!! E ora in Italia la userò come sopramobile
Per capire la storia di Fausto Golinelli, consiglio la lettura dell’articolo a lui dedicato https://www.vaielettrico.it/la-prinz-convertita-in-elettrico-in-cerca-di-omologazione/