La progressione di queste ultime, però è stata impressionante: 1,4 milioni nel 2019, 2,1 milioni nel 2020, 4,2 milioni nel 2021 e 7,6 milioni nel 2022 (pari al 14% della produzione globale di autovetture). E ha messo in crisi il mercato mondiale.
Ma è davvero così ampia la disponibilità reale di litio? Le riserve accertate sono tutte davvero sfruttabili? E fino al punto da soddisfare una domanda che potrebbe arrivare a coprire l’intero parco circolante di autoveicoli, che nel mondo, oggi, tocca 1,3 miliardi di unità?
Le stima sulle risorse mondiali sfruttabili di litio sono controverse: in letteratura si va da 31 a 116 milioni di tonnellate. Secondo l’autorevolissimo USGS, l’Istituto Geologico degli Stati Uniti (o USGS, dall’inglese United States Geological Survey) le risorse di litio in tutto il mondo potrebbero ammontare a circa 89 milioni di tonnellate. Ma quelle accerate sono di circa 20 milioni di tonnellate.
Quanto litio c’è sulla Terra, quanto ne servirà
Le restanti non sono convalidate da campioni e misure. Inoltre, vengono suddivise anche in base all’economicità per cui esistono riserve identificate ma non economicamente estraibili. Una cosa è certa: nessuna risorsa finita, a partire dai carburanti fossili, può sostenere, oltre un breve periodo, un tasso di crescita esponenziale della produzione. E le previsioni sul tasso di crescita della domanda sono impressionanti.
Perciò inevitabilmente si raggiungerà un picco di estrazione e sfruttamento, oltre il quale sarà fisicamente impossibile andare. Il modello che lo rappresenta si chiama “picco di Hubbert” e si basa sul tasso di estrazione e sulla quantità totale di risorse disponibili.
Qui di seguito vediamo una simulazione applicata al litio con diverse stime delle risorse. Da notare che il picco, per il litio, si colloca in ogni caso fra il 2032 e il 2050, proprio nell’arco temporale entro il quale dovrebbe compiersi la completa transizione dai veicoli termici a quelli elettrici.
Il picco sarà fra il 2032 e il 2050
Che fare, allora? Nell’immediato, un pò in tutto il mondo si moltiplicano i progetti per sfruttare nuovi giacimenti. Solo in Europa ci sono già nove progetti. In pole position è il Portogallo dove sono presenti giacimenti di spudomene, il minerale da cui si estrae il litio. Ma si scaverà anche in Spagna, Austria, Repubblica Ceca e Germania. Secondo uno studio del CNR anche in Italia sarebbe possibile estrarlo, non in forma di minerale ma da fluidi profondi. L’estrazione da fluidi è quella prevalentemente utilizzata in Cile, sfruttando i laghi salati sotterranei e l’evaporazione per produrre carbonato di litio (leggi). Anche l’Africa sta emergendo come futuro grande produttore di litio. Vi stanno investendo soprattutto i colossi minerari cinesi: Ganfeng Lithium Group Co. nella miniera di Goulamina in Mali, Chengxin Lithium Group Co. in Zimbabwe, Contemporary Amperex Technology Co. nella Repubblica Democratica del Congo.
Poi? Nuove chimiche e riciclo a go-go
Ma sarà indispensabile anche riutilizzare il metallo prezioso dalle batterie a fine vita. Attualmente il tasso di riciclaggio del litio è quasi trascurabile (circa l’1.%). In prospettiva, però, solo una completa circolarità del litio consentirà di alimentare il mercato della sostituzione. mi
E in prospettiva di lungo periodo potrebbero emergere nuove tecnologie di stoccaggio dell’energia negli autoveicoli. Già stanno entrando in produzione batterie al sodio, che non utilizzano litio. Si sperimentano anche tecnologie zolfo-aria, zolfo-alluminio, zolfo-sodio.