Il lavoro perso va riconquistato, con nuove competenze: lo sfogo del dipendente di un’azienda che produce manicotti diesel continua a far discutere. Vaielettrico risponde. Ricordiamo che le vostre mail vanno inviate a info@vaielettrico.it
Il lavoro perso è un disastro per le persone, ma bisogna reagire: nel mio caso…
“La perdita del posto di lavoro è un disastro per le persone, lo capisco, ma non bisogna dare la colpa al progresso tecnologico. Nel 1978 ero un giovane delegato sindacale. Partecipai ad una riunione nazionale dei metalmeccanici in cui i lavoratori impiegati a costruire le centrali telefoniche elettromeccaniche protestavano contro l’adozione delle centrali elettroniche.
Non c’è bisogno di dire come è andata a finire. Fare battaglie di retroguardia è sempre perdente, fra pochi anni i motori termici saranno pezzi da museo. E e se non ci attrezziamo adesso per cavalcare il progresso saremo travolti“. Amabile Tarquini, San Benedetto dei Marsi

Non limitiamoci a trovare capri espiatori di comodo
Risposta. Tutto è partito dalla lettera di uno degli 89 dipendenti licenziati da un’azienda che produceva manicotti per motori diesel per la VM di Cento. L’accusa, nei nostri confronti, era di sostenere una svolta, quella dell’elettrico, che spalancherebbe le porte del mercato europeo dell’auto alla Cina.
Pur con il rispetto dovuto a chi perde il lavoro, abbiamo spiegato che il declino delle vendite delle auto diesel viene da lontano ed è precedente all’avvento dell’elettrico. È l’ibrido oggi, non l’elettrico, a farla da padrone sul mercato. E la deindustrializzazione dell’Italia dell’auto va avanti da decenni, con una continua emorragia di posti di lavoro.
Di questo dovremmo discutere, senza limitarci a trovare capri espiatori di comodo, cavalcati da chi da anni porta il lavoro altrove. Oltre a cercare di capire come trovare alternative per chi vive in prima persona il dramma del licenziamento.
Ho già commentato un precedente articolo per il problema della VM di Cento e ho espresso già la mia posizione.
Questa voltta lo faccio ancora perchè il dipendente della VM che ha scritto questo articolo, pur lamentandosi del problema, ha dimostrato di aver CAPITO PERFETTAMENTE che la chiusura dela sua azienda non è colpa della tecnologia che avanza inesorabilmente, ma dei dirigenti della sua Azienda, che diversamente da lui non hanno visto più lontano del loro naso.
Quanto meno cinque anni fa era già chiaro che era iniziata l’epoca della fine delle auto termiche. Che il futuro fosse l’elettrico era già sicuro e direi che il vero futuro erano le auto 100% elettriche. Si poteva quiindi ipotizzare benissimo già da allora che i manicotti prodotti dalla VM non le avrebbe voluti più nessuno.
Dunque il tempo per convertirsi prima di dover chiudere la fabbrica nel giro di pochi anni c’era ed era anche sufficiente, specie se buona parte dei lavoratori del’azienda avessero avuto le idee chiare di chi ha scritto questo articolo.
Avrebbero tutti capito che trasformare il proprio lavoro era indispensabile, e che una tale trasformazione avrebbe richiesto qualche anno; ma sapendo che altrimenti avrebbero rischiato di perdere il lavoro, immagino che avrebbero collaborato con la direziome.
Non so se c’è ancora una possibilità che la VM inizi oggi a convertirsi, anche se me lo auguro, ma quello che ho scritto vorrei che fosse di monito AI DIRIGENTI di tante altre aziende che lavorano nel campo delle auto termiche.
franco@ffellico.com
intanto pure ieri al SKY TG Economia ho visto un altro politicante agitarsi (anche contro i richiami del conduttore ) per ripetere nenie in difesa dello status-quo sull’automotive nazionale… che già poco può sul mercato interno e nulla sui mutamenti di quello estero…
E se ci si affida a questa gente .. dovremo emigrare in Bangladesh per sperare in un lavoro.
Ho lavorato in una grande azienda italiana dove il concetto era “produciamo X, ma non possiamo garantirvi che sarà per sempre X; dobbiamo essere pronti alle alternative”. Per questo, ci davano addestramento continuo dicendoci di essere sempre pronti a recepire le novità. Questa non è la norma in Italia, dove solitamente si tagliano i costi pagando poco i dipendenti, quasi non ci sono reparti di ricerca e sviluppo e non ci si consorzia per essere in grado di farlo . Ti insegnano il minimo indispensabile, e quando va male ti mettono in mezzo alla strada. Se poi conti sui tavoli di concertazione, spesso non prendi neanche i soldi dell’incentivo.
Nei paesi più evoluti, la formazione continua è la normalità. Se una singola piccola azienda non riesce a organizzarla, ci pensano altri. La cosa fondamentale è un cambio di mentalità: dobbiamo capire tutti che non si tratta di esami che finiscono mai, ma è l’apprendimento che non finisce mai .È un valore chiave sia nella vita che nel lavoro, perché il mondo cambia sempre
Ricordo che nel 1Q 2025, VAG ha venduto 151.000 pezzi BEV.
Le iD3, iD4, iD7, vendono 6/7000 pezzi al mese, in EUropa. Alla fine dell’anno saranno 250K iD vendute se ci aggiungiamo le PPE (audi/Porsche) ci avviciniamo a tutta la produzione italiana sommata.
Ma di cosa parliamo? Potevamo farle noi 300K BEV l’anno. Non ho contato BMW, Mercedes e Tesla. Quante elettriche si producono in Germania? Quanto lavoro danno? Quanto lavoro daranno quando fra due/tre anni le diesel saranno all’8%?
Forse bisognava pensarci 5 anni fa. Con la via della seta firmata con la Cina, BYD, Leapmotor, Chery, SAIC nessuna di loro sarebbe venuta qui a produrre? Invece abbiamo stracciato tutto e votato si ai dazi.
A me dispiace di cosa sta succedendo in Italia, ma i nodi prima o poi vengono al pettine. Noi non abbiamo la forza di tenere in piedi un mercato da soli, troppo piccoli. Ergo si dovrebbe cavalcare la roba che va per la maggiore in modo da esportare.
Purtroppo il diesel ormai va tutto tranne che per la maggiore.