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Il jet DeepSpeed batte tutti i record: 2,7 mln raccolti in 17 giorni

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start up innovative
A sx il ceo Wiliam Gobbo fondatore della società, a dx il docente universitario Ettore Benini

Il jet DeepSpeed frantuma tutti i record di crowdfunding. In 17 giorni la start up Sealence ha raccolto, per finanziare lo sviluppo del suo motore elettrico, ben 2,7 milioni. E via ad una serie di primati. “Siamo in assoluto la startup che ha raccolto di più in Italia“,  spiega a Vaielettrico.it il ceo William Gobbo, e “in tempi velocissimi“. Tanto da stimolare l’interesse dell’Osservatorio crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano. Sarà un caso di studio. 

Tutti i primati italiani ed europei del crowdfunding per Deepspeed

barche elettriche
Nel grafico si nota la velocità con cui sono stati raccolti i soldi della campagna di crowdfunding Sealance per il motore DeepSpeed

Sono tanti i record bruciati in 17 giorni. Li elenca tutti il manager William Gobbo che da dieci anni sta puntando sul motore senza elica: “Siamo il crowdfunding che in assoluto ha raccolto di più da quando esiste CrowdFundMe (il portale che ospita la campagna Ndr), siamo in assoluto la startup che ha raccolto di più in Italia“.

motore marino elettrico
Il Jet elettrico DeepSpeed

Ma in assoluto? “Siamo al terzo posto delle campagne di crowdfunding che hanno raccolto di più in assoluto, tenendo presente che le prime due sono state operate da Pmi e non da startup“. Bene sul fronte nazionale, ma al di là dei nostri confini? “Siamo la campagna in Europa che ha raccolto di più nel primo giorno ovvero noi un milione nelle prime 18 ore, quella precedente in 24 ore“. Sealance ha guadagnato sei ore.

La campagna per il jet DeepSpeed studiata dal Politecnico di Milano

Oltre la quantità anche la velocità ha stupito gli addetti ai lavori. A iniziare da Benedetto Pirro, Coo del Portale CrowdFundMe, che a Vaielettrico.it aveva dichiarato: Io non ho mai visto una cosa del genere in 5 anni di Crowdfundme, non riesco a star dietro al sistema. Incredibile!“. Qualche giorno dopo il Corriere della Sera scrive del fenomeno e intervista Alessandro Lerro, presidente dell’Associazione Italiana Equity Crowdfunding che dichiara: “Potremmo dire benissimo che è già nelle top-five dell’Osservatorio del Politecnico, oltre ad essere di fatto la campagna di crowdfunding più veloce“. Visto il successo la campagna sarà oggetto di studio da parte dell’Osservatorio CrowdFunding del Politecnico di Milano, perché: “Fissa molti nuovi benchmark nello scenario del crowdfunding”.

Chi ha scommesso i suoi soldi sul jet DeepSpeed?

La raccolta è andato oltre tutte le attese, superando gli obiettivi prefissati ovvero si è creato l’effetto overfunding.  “Siamo partiti con questi traguardi: raccogliere due milioni in 60 giorni,  minimo 300 mila  euro, ma in 18 ore abbiamo raggiunto il primo milione – raccolta questa cavalcata finanziaria il ceo di Sealence -. In nove giorni abbiamo raggiunto l’obiettivo di due milioni“. Si rilancia: “Decidiamo di ridurre da 60 a 20 giorni il periodo attivo e di rimodulare a 2,7 milioni. Al giorno 17  siamo a 2,8 milioni, ma domenica alle 23,59 chiudiamo“.

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La raccolta era stata fissata in sette milioni: “Dobbiamo lasciare spazio ai fondi che ci possono supportare nel progetto“. Ma chi ha deciso di mettere i soldi in Deepspeed? “Un quarto sono investitori professionali, poi chi crede nel progetto“. Si tratta sempre di investitori visto che il taglio minimo parte da 2.800 euro. Non sono i 100/200 euro di chi crede ma in realtà non rischia come si vede in tanti crowdfunding. Ma come mai questo successo: “Abbiamo un brevetto mondiale, c’è ricerca, ci sono quattro università – snocciola le competenze William Gobbo -. I nostri clienti come i cantieri, per esempio: Amer-Yacht, che investono su di noi“. Partners preziosi come Scanner Marine, Energica Motors, CNR – Ingegneria del Mare. Insomma numeri e nomi di jet DeepSpeed  fanno ben sperare per il futuro della nautica elettrica.

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2 COMMENTI

  1. Questo inedito propulsore elettrico a reazione hydro-jet potrebbe rappresentare un trovato d’ingegno nella nautica pari a quello dell’elica.
    Il brevetto, al momento australiano AU 2019283971 B2, si deve a Ernesto Benini e William Gobbo.
    Il corpo del reattore a navicella comprende per mezzo di una pompa elettrica un’aspirazione dinamica anteriore avente sezioni di passaggio sostanzialmente crescenti secondo il senso di deflusso in modo tale da provocare un rallentamento della velocità locale del fluido ed un aumento di pressione. L’ugello di scarico posteriore ha invece sezioni di passaggio decrescenti nel senso di deflusso del fluido, in modo tale da provocare un aumento della velocità locale del fluido e una diminuzione della pressione, creando così un getto propulsivo di spinta all’uscita.
    Il reattore è costituito dallo statore anulare coassiale con l’asse di rotazione della girante, un rotore anulare che gira all’interno del canale di convogliamento. Il dispositivo di propulsione comprende un diffusore a lame fissato nell’alloggiamento della navicella, disposto all’interno di detto canale di convogliamento a valle della girante rispetto al senso di deflusso, predisposto per convogliare il fluido in direzione assiale lungo la direzione di estensione dell’alloggiamento.
    Il dispositivo di propulsione comprende come detto, le alette di guida di ingresso multiple fissate nell’alloggiamento della navicella, posizionate all’interno di detto canale di convogliamento tra la sezione di ingresso e la pompa predisposta per far girare il fluido secondo una velocità tangenziale maggiore rispetto alla rotazione della girante.
    Sarebbe interessante avere i dati sull’efficienza del sistema, potenza elettrica assorbita calcolata a partire da consumo e velocità, capacità batteria ed autonomia.
    Un problema potrebbe essere rappresentato da eventuali sacchetti di plastica immersi che aspirati potrebbero occludere il canale di convogliamento impigliadosi nelle alette di guida del flusso del fluido.
    È un’invenzione estremamente interessante e da seguire per i futuri sviluppi ed applicazioni.
    Ernesto Benini e William Gobbo potrebbero rivoluzionare il mondo della nautica ed avviare la transizione elettrica a reazione hydro-jet anche se il litio delle batterie non va proprio d’accordo con l’acqua.
    Aspettiamo gli sviluppi su VaiElettrico e perché no? Un’intervista agli inventori.

  2. Jet e acqua non vanno d’accordo, l’acqua non è comprimibile;
    nel secolo scorso ci aveva provato Piaggio con scarso successo, e ora il progetto è stato abbandonato. Comunque l’idea mi piace molto, spero solo che non sia un’altra watli

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