Home Vaielettrico risponde Il futuro delle tariffe di ricarica. Io la vedo così

Il futuro delle tariffe di ricarica. Io la vedo così

33
futuro tariffe ricarica

Vuoi leggere questo articolo senza pubblicità? Entra qui e abbonati a Vaielettrico Premium

Il futuro delle tariffe di ricarica, tra previsioni, proposte e pie illusioni. Il tema, comunque, fa sempre discutere. Alessandro dice la sua, sollecitando la risposta di Vaielettrico e quella di tutti i nostri lettri. Inviate i quesiti a info@vaielettrico.it.

futuro tariffe ricarica
Da oggi 1° agosto scattano le nuove tariffe per gli abbonamenti Enel X Way

Le soluzioni attuali sono poco consumer-friendly

punto interrogativoVi ho già scritto più volte e seguo tutto ciò che fate. Ma ecco un mio ennesimo desiderio di dibattito con voi. Quale sarà a vostro avviso il futuro delle tariffe di ricarica?

Oggi abbiamo solo pacchetti che durano un mese e che vanno calibrati sulle proprie esigenze (che non sono sempre uguali) costringendoci a consumare tutti i kWh entro la fine del mese per non perderli, una soluzione che trovo anacronistica e poco cosumer-friendly.
A mio avviso il futuro di queste tariffe dovrebbe prevedere invece:
Più operatori (per alimentare un abbassamento dei prezzi) con la nascita di aziende (come iliad nella telefonia) che possano finalmente fare una degna concorrenza ai big. 
Regole per calmierare i prezzi da parte del garante
Tariffe a kWh senza scadenze temporali (tipo borsellino da usare alla bisogna)
Tariffe fisse mensili senza limiti di kwh (stile telefonia) o con limiti molto alti solo x limitarne abusi.
Totale interoperabilità
Costi in bolletta di casa tramite offerte dedicate del proprio operatore dell’ utenza domestica.
Sono solo alcune idee. Voi cosa vedete nel futuro prossimo e cosa invece auspichereste?  Grazie e come sempre complimenti per il vostro lavoroAlessandro Fenili

Proposte, previsioni e tanti sogni

punto interrogativoRisposta-Il suo pacchetto  contiene previsioni sul futuro delle tariffe di ricarica condivisibili, alcune idee praticabili e tanti sogni.
Cominciamo dalle prime.  La degna concorrenza c’è: gli operatori nazionali sono già una decina e vediamo che le offerte tariffarie cominciano a diversificarsi e divergere. Presumibilmente aumenterà con l’arrivo sul mercato di nuovi operatori. Ma la condizione è che cresca di pari passo il numero degli utenti, cioè la diffusione dei veicoli elettrici.

Piccolo problema: il ritorno degli investimenti

Diversamente vecchi e nuovi operatori non avranno alcun interesse ad ampliare la rete di stazioni di ricarica, tutte ancora pesantemente sotto utilizzate. Installare colonnine costa caro. Soprattutto quelle fast e ultrafast. Senza un ritorno degli investimenti poche new entry si faranno avanti.
Un altro dato di fatto è l’interoperabilità. Era praticamente sconosciuta tre anni fa, oggi riguarda l’80% della rete. Ma la tendenza è a generalizzarla. Nessuno pensi però che sia un gioco da ragazzi. Integrare i sistemi informatici di decine di operatori è operazione molto complessa. E calibrare la struttura tariffaria evitando di pagare per il roaming più di quanto si incassi dai propri clienti contrattualizzati è un esercizio delicato ed economicamente molto rischioso (leggi).

Il roaming sul modello della “maggior tutela”?

Forse qui potrebbe intervenire un’autorità come Arera, fissando una tariffa unica per il roaming tra operatori, sul modello della “maggior tutela”. Escluderemmo invece che un garante possa calmierare le tariffe all’utente finale perchè sarebbe la negazione della concorrenza che lei stesso invoca.
futuro tariffe ricarica
Il primo impianto City Plug installato a Brescia da A2A
L’idea di comprendere le ricariche nella bolletta di casa del proprio operatore è praticabile. Alcuni già lo fanno offrendo agevolazioni a chi abbina i due contratti. Ma i costi sostenuti per i due servizi non sono paragonabili. La fatturazione della ricarica dovrebbe essere per forza distinta e con tariffe molto superiori. Discorso diverso e interessante se si affermasse la formula della ricarica diffusa notturna in strada, sul modello degli hub City Plug di A2A. In questo caso l’infrastruttura costa molto meno, la potenza erogata è simile a quella domestica, l’utenza potrebbe essere circoscritta ai residenti di alcuni isolati.

Ma ogni abbonamento si basa sul “do ut des”

Tariffe a kWh senza scadenze o tariffe fisse mensili senza limiti di kWh rientrano tra i sogni. In ultima analisi, comunque le si vogliano chiamare, sarebbero normali tariffe a consumo. Non si capisce infatti in cambio di cosa l’operatore dovrebbe garantire sconti. Ogni abbonamento comporta un “do ut des”. Prendiamo un abbonamento a teatro: il singolo spettacolo costa meno, ma se un giorno ti ammali, un altro hai un impegno di lavoro e non lo sfrutti, banalmente perdi parte di quello che hai speso.
Concludendo. Siamo convinti che in futuro le tariffe di ricarica si abbasseranno perchè i costi di molti impianti saranno già ammortizzati e una maggior diffusione di veicoli elettrici alzerà il tasso di utilizzo (oggi molto meno di 10 ricariche-giorno), quindi la redditività di ogni impianto.

Sperando nella transizione elettrica

Ma le tariffe scenderanno in modo ancora più drastico se e quando sarà avviata una transizione elettrica vera e globale. Con l’abbandono della generazione elettrica da idrocarburi, la generazione diffusa da piccoli impianti di produttori-consumatori e la digitalizzazione delle reti.

– Iscriviti a Newsletter e canale YouTube di Vaielettrico –

Apri commenti

33 COMMENTI

  1. il futuro delle tariffe di ricarica dipende dall’approvazione della guida autonoma e dalla conseguente concessione o meno dei servizi di ride hailing gestiti da flotte
    a Musk (e a tutti i produttori di auto) non conviene vendere vetture ai privati, guadagnerebbe molto di più gestendo direttamente le auto che produce adibite a ride hailing, lui punta a vetture che fanno due milioni di km , a 10 centesimi a km a testa e ipotizzando vetture a pieno carico per la metà dei km fate voi i conti
    se guida autonoma e ride hailing da flotte saranno approvate dai vari governi le tariffe delle colonnine esistenti per i privati proprietari (con o senza guida autonoma poco importa) non potranno che essere estremamente elevate, le ricariche ogni flotta si organizzerà per effettuarle direttamente al minor costo

  2. Io non capisco questo astio verso gli abbonamenti.
    Mi spiego meglio: la scelta non è solo “abbonamento sì o abbonamento no”, ma su quale taglia di abbonamento.
    Ci sono diverse taglie, da 50/100/250/500kWh per un operatore e 80/160/320kWh per un’altro.
    Un utente sceglie quello che più di confà al suo consumo mensile.
    Se il tuo consumo mensile è mediamente di 150kWh, prendersi la taglia di EnelXWay da 160kWh, non farsi la BeCharge da 250, no?
    E se per un mese sfori, amen, quei kWh in più li pagherai a prezzo pieno, ed il costo medio mensile sarà un pochino più altro.
    Se invece ne consumi meno, amen, hai comunque risparmiato parecchio.

    Quest’estate girerò parecchi l’Italia per vacanza, abbiamo previsto circa 3000km, quindi ho attivato un abbonamento BeCharge da 500lWh che, visto i consumi medi della mia id3, mi consentono circa 3500/4000km.
    So già che non li userò tutti, ma con la stessa cifra, caricando alle fast, potrei acquistare 200kWh circa.
    Troppo pochi, quindi, economicamente, mi conviene attivare una 500kWh che altro.
    E chissenefrega se perderò i kWh non consumati, guardo al costo totale.

    • Commento assolutamente condivisibile. Se anche alla fine fossero stati consumati 400 kwh invece dei 500 comprati, sarebbero comunque costati 43 cts invece di 35 (o il 10% in meno se con la convenzione Tesla Italia), ma sempre meno dei 79 o 99 per acquisto spot.

      Senza contare che una volta tornati a casa, si può sempre andare una scappata a una HPC vicina e farsi una ricarica per usare i kwh rimasti.

    • Appunto. Non capisco questa mania di dover consumare per forza fino all’ultimo kWh… Mi sembrano ragionamenti un tantino da raschioni. Come i raschioni che sfruttano il più possibile le colonnine gratuite, anche a costo di perderci ore per andarle a presidiare (e quindi addio comodità)

  3. La situazione attuale mi ricorda gli albori della telefonia mobile
    Le chiamate da un operatore all’altro costavano di più
    C’erano dei limiti sui minuti, poi sui giga
    successivamente il mercato ha livellato un po’ tutto con qualche aiuto del garante non sarà molto diverso

    ma in questo caso bisogna pensare che le accise su diesel e verde da qualche parte ce le ritroveremo

    • Ciao, ho fatto un conto l’altro giorno sulle accise

      25 miliandi annui, ma almeno la metà, se non tutti, vanno poi spesi in sussidi alla filiera dei carburanti fossili e altre cose ambientalmente ritenute dannose, è un bilancio complicato quello delle accise, diciamo che forse alemno una parte potrebbe essere ridotta contestualmente al passaggio in elettrico, senza gravare sul bilancio

      Ma invece facendo il conto pari-pari:

      se tutti passassero in elettrico e non venissero abbassate, ho stimato (non so se corretto) 5 centesimi al km con i diesel termici, che tradotto in autotrazione elettrica sarebbero circa 22 centesimi per kwh

      aggiunti ad un costo di produzione del kw di circa 10 centesimi (il PUN in questi giorni oscilla tra 110 e 90 euro al Mwh, cioè circa 10 centesimi al Kwh ), e altrettanti per i costi di distribuzione/ammortamento,

      si può sperare di non sforare comunque i 40-45 centesimi alle colonnine a regime (costi installazione ammortizzati) “compresa accisa statale”, mi pare rimarrebbe ancora una discreta convenienza perchi deve ricaricare alle colonnine rispetto ai carburanti fossili

      Però una eventuale maggiorazione dovuta ad “accise statali per utilizzo del kwh per autotrazione”, sarebbe applicabili solo sulle colonnine

      la corrente ai contatori domestici e industriali, per forsa deve continuare a costare il meno possibile, anzi idelmente scendere in futuro (con più rinnovanili nel mix energetico), sennò applicarla sarebbe una tassa fortemente regressiva

      Immagino che più probabilmente si procederà ad un riassesto più generale delel tassazioni (non solo riferito al carburante all’auto e alla corrente elettrica, ma piuttosto all’aquisto/possesso/utilizzo di beni) piuttosto che “tradurre” pari pari l’accisa dalle pompe alle colonnine..

      per ora discorso teorico.. ma interessante iniziare a pensarci 🙂

  4. Lettera interessantissima, risposta altrettanto interessante.

    Permettimi Massimo solamente una riflessione, da fare insieme se vuoi.

    -Tariffe a kWh senza scadenze o tariffe fisse mensili senza limiti di kWh rientrano tra i sogni.

    Non si capisce infatti in cambio di cosa l’operatore dovrebbe garantire sconti.-

    Secondo me quanto dici non è sempre vero (così come ovviamente non è sempre falso.)
    In pratica il margine di manovra c’è.

    La tua obiezione ovviamente non sta campata in aria, ma il precedente interessante è dato dalle compagnie telefoniche, che per anni ci hanno abituato alla formula del “prepagato” con tanto di tesserine da comprare dal tabaccaio (ricordi?), dove il credito si compra in anticipo ed ha una scadenza così lunga da potersi virtualmente ritenere “a tempo indetermianto” (se non ricordo male in molti casi andava consumato entro 12 mesi…), e adesso all’offerta flat mensile a consumo illimitato.

    Sappiamo tutti che bene o male le compagnie telefoniche i loro guadagni li fanno e godono di discreta salute.

    Il do ut des i per sè è abbastanza semplice (e peraltro sono certo che ti è perfettamente noto): tu mi dai i soldi subito e io con quel cash flow ci faccio un sacco di belle cose, io in cambio la merce te la do indietro un po’ alla volta e magari, a mia volta, ce l’ho a disposizione con pagamento a tre/sei/nove mesi.

    Poi è ovvio che entrano in gioco millanta variabili che vanno a complicare questo quadro di per sè banale, ma possono essere negative (ex costi della struttura, costi volatili della materia, difficoltà di modellazione delle tariffe che crei una situazione win win…) o anche positive (ex se la tariffazione siffatta stimola la fiducia del cliente, questi magari sarà disponibile ad investire di più nel servizio…)

    Insomma, un margine di ragionamento ci sarebbe.

    O comunque, volendo ridurre ulteriormente la questione, a naso ci sarebbe un margine fin d’ora per un riordino della tariffazione non solo in termini economici, ma anche in termini formali.

    • Fra servizi telefonici e servizi di ricarica c’è una piccola differenza. Le compagnie telefoniche devono semplicemente ammortizzare gli investimenti sugli impianti, più la manutenzione e i costi del personale. Gli operatori della ricarica, accquistano e rivendono la meteria prima energia, più tutto il resto. Ecco perchè non avremo mai abbonamenti flat a tempo indeterminato.

      Aspetto piuttosto un tuo intervento sulla Lacama.

      • -Ecco perchè non avremo mai abbonamenti flat a tempo indeterminato.-

        E ci sta.
        Anche se magari si potrebbe raginare su abbonamenti flat annuali
        Però un qualche ragionamento ulteriore sull’abbonamento a consumo secondo me si potrebbe fare.

        – Le compagnie telefoniche devono semplicemente ammortizzare gli investimenti sugli impianti, più la manutenzione e i costi del personale.-

        Oddio, correttissimo.
        Ma in ultima analisi non è che le reti telefoniche non consumino corrente.
        Cioè, la voce “materia energia” ce l’hanno anche loro.

        • La consumano, ma per mantenere accesi gli impianti più che per rilanciare il tuo segnale.

        • Alessandro, con tutta la stima, ma non sai di cosa stai parlando.
          Come ti ha già detto Massimo, l’infrastruttura di trasmissione dati rappresenta il quasi il totale del sistema. Il costo è l’hardware per gestire tutto il traffico e la stesura dei cavi. Che però si paga ogni tot anni, a ogni rinnovo.
          Per questo i datacenter (e nemmeno tutti, aws/azure/google fanno pagare anche il traffico) e le telco possono farti pagare il traffico flat (e ci sono comunque le fair usage rules, se ti metti a scaricare torrent col 5G del telefono ti bloccano a meno di non avere contratti specifici).

          L’energia flat oltretutto, per me, è un danno “sociale”: abitua la gente a sprecarla, perchè tanto la paga con una tariffa flat! No! Bisogna imparare che l’energia ha un costo, e nemmeno troppo basso. Costo produttivo, costo di trasporto, e costo ambientale. Decenni di energia a bassissimo costo e scarsamente ottimizzata – prodotta con gli idrocarburi e consumata con apparecchi energivori – ci ha portato dove siamo. Impariamo a usarne meno, e a usarla meglio.

          • “L’energia flat oltretutto, per me, è un danno “sociale”: abitua la gente a sprecarla, perchè tanto la paga con una tariffa flat!”

            Applausi!!!

            Meriterebbe un articolo dedicato.
            Nel mio piccolo, mi sono accorto di avere fatto tanti chilometri in più, con la Model 3, il primo anno: perchè tanto pagavo pochissimo (1 centesimo a km), per il piacere di guida, per la novità. Ma è un errore.
            E’ un po’ quello che succede a chi “cappotta” la casa: il primo inverno scopre che consuma la metà. Il successivo, tanto consuma poco, aumenta la temperatura. Dopo 3 anni consuma uguale (e ha 24° in casa, quando prima ne teneva 19°, per risparmiare).

            Dobbiamo cambiare mentalità. Tutti.

          • @Guido

            una approssimazione molto tagliata con l’accetta (perche in realtà biosgna poi vedere i valori esatti delel temperature ambientali e d altri parametri) ma utile per farsi un’idea:

            – i consumi per riscaldare la casa raddoppiano ogni +3 gradi che si tiene all’interno

            Chiaramente non si può stare al freddo, è solo per farsi un’idea tra passare da 20° a 23° per esempio

            Sui cappotti termici sarebbe bella una discussione qui, anche se non sono auto, vedo qui è pieno di tecnici e persone che si informano sicuro qualce informazione intererssante la imparerei,

            Sui cappotti vedo ci soluzioni così diverse, dai materiali più accessibili economicamente ma non traspiranti, fondamentalmente plastice espanse, a quelli più naturali ma con prestazioni pur buone ma che faticano a centrare i requisiti per gli incentivi, e quelli hi.tech ultrasottili basati sul delle specie di panetti “sottovuoto”, da capire quanto durevoli e riciclabili

            Quello dei cappotti lo considero un settore un po’ acerbo, vorrei che il settore cacciasse fuori materali più o meno naturali (simil lane di rocce o sugheri o chissa cosa altro, già c’erano dei laterizi porosi che banalmente nel loro piccolo qualcosa facevano) ma con una filiera che abbassi i costi

            Un mio conoscente è andato anche oltre:
            ha comprato un casa vecchia; invece di ristruttrarla e retrofittarla con cappotti e lavori vari al tetto etc, la ha tirata giù è fatta sostituire con una casa in “legno”, con parti realizzate in fabbrica e assemblate sul posto, piena di ogni possibile miglioria, isolamnti e impianti fotovoltaici (18kwh + 12 aggiunti in secondo momento)

            la casa è in attivo come bilanci termici ed elettrici

            soluzione non adatta al nostro conteso in generale, condomini e case “storiche/vecchie/antiche” al massimo ristrutturabili, ma solo per dire quanto è vasto l’argomento

          • A proposito di case in legno, R.S. Amici ferraresi sono titolari di una grossa impresa edile specializzata in costruzioni prefabbricate in legno certificate Casa Clima. Negli ultimi dieci anni hanno moltiplicato per cinque fatturato e dipendenti. Il motivo? La ricostruzione post terremoto 2012. E’ un modello virtuoso, ma un po’ difficile da replicare, speriamo…

          • “Sui cappotti termici sarebbe bella una discussione qui, anche se non sono auto”

            R.S. in realtà è sempre “andare elettrico” visto che si finirebbe a parlare di pompe di calore e sistemi di riscaldamento elettrificati. Sono situazioni oltretutto ancora più inquinanti delle auto, ma per motivi passionali sull’auto si fanno le barricate (sarò la passione per il rombo e la puzza dei carburanti?) mentre si vede meno resistenza sulle pompe di calore, specie una volta che mostri le differenze nella bolletta del gas.

            PS: per i cappotti, anche a me sta sulle scatole pensare di spendere 70€/mq per mettere un volgare pannello di polistirolo di 15 cm sopra il muro di casa, per poi doverlo sforacchiare per mettere la ventilazione forzata, e non poterci poi fare più niente perchè si buca come ridere (viste le foto dei cappotti bombardati dalle grandinate recenti?).
            Sto elettrificando casa e toglierò il gas entro fine anno, ma senza cappotto per ora, termicamente funziona ugualmente nonostante abito in Lombardia, e attenderò poi soluzioni più sensate come aerogel,aeropan o simili.

          • Le case in legno hanno avuto un boom anche perchè vanno di moda. E per fortuna aggiungo.
            Sono ottime soluzioni. La bioedlizia è davvero interessantissima.
            Inizialmente era anche economica. Ora purtroppo costa adiriittura di più dell’edilizia tradizionale.

            Ovviamente è comunque una nicchia riservata a tutte le realtà indipendenti.

        • @Alessandro

          mi ha colpito l’immaginazione il ragionamento sul un abbonamento a consumo a lunga scadenza (consumabili quando si vuole entro un anno per es)

          mi chiedevo, per una azienda di un certo respiro, se potrebbe avere in anticipo soldi cash da investire in attività redditizie potrebbe avere il suo perchè (anche se immagino a loro vada già bene anche il sistema attuale, abbonamenti mensili e con kwh che si perdono se onn usati)

          es.. se i concorrenti più ammanicati lopermettessero, e se le ammistrazioni sveltissero i permessi, investire direttamente (o con collaborazioni, se ho capito già in parte lo fanno) in parchi fotofovoltaici, al momento anche al netto di grandinate sui pannelli privi di orientabilà motorizzata, pare siano una delle attività finenziarie con più alti ritorni (e un domani io spero per l’italia decolli anche l’eolico eff-shore.. corrente anche di notte..)

          • -mi chiedevo, per una azienda di un certo respiro, se potrebbe avere in anticipo soldi cash da investire in attività redditizie potrebbe avere il suo perchè –

            Guardi, la cosa è la normalità in molti settori.
            A memoria è norma e regola per la GDO (i supermercati per intenderci).

            Comprano la merce e se la fanno dare subito, la rivendono con un margine relativamente minimo, così per quel che possono (facciamo finta di pensare bene dai…) tengono tutto sommato bassi anche i prezzi… e gli utili da tassare, ma la pagano a 6, 9 o a volte addirittura 12 mesi tenendosi di conseguenza i soldi in tasca e facendo investimenti finanziari a livelli ovviamente diversi rispetto alle persone normali. Con rendimenti che ovviamente l’uomo comune si può sognare (ma anche rischi ben maggiori ovviamente…)

            Lato supermercati, il tutto comunque viene “garantito” a creditori e agli eventuali istituti di credito dal livello del “cash flow” (esempio: anche se vai un po’ in sofferenza lato investmenti finanziari comunque di soldi te ne entrano, quindi continuo a sostenerti)

            La cosa, se ben gestita, non va a danneggiare più di tanto nemmeno i fornitori, i quali comunque nel caso il credito di sicuro incasso di fronte alle banche lo possono vantare (anche se tutto ha un costo…) e in ogni caso una volta che “il giro” va a regime e i soldi dell’anno precedente cominciano ad arrivare davvero, se il rapporto commerciale si consolda nel tempo le cose prendono il loro naturale corso.

            Chiaro che è un po’ uno schema Ponzi, e ogni tanto qualcosa di antipatico succede e lo leggiamo sui gornali (magari non nei supermercati, che bene o male la gente mangia tutti i giorni).
            Però tutto sommato ha dimostrato di funzionare e di non fare troppi danni se ben gestito.

            Ma che sia una cosa assolutamente normale è noto e risaputo.

            A suo tempo mi dissero che la cara vecchia FIAT, quella “vera” degli Agnelli, ancora quando le cose andavano col vento in poppa era una maestra nei pagamenti a 36 mesi ai fornitori.
            Eppure di gente che negli anni belli ha fatto i soldi veri prendendoli a 36 mesi dalla FIAT non ce n’è stata poca… E qualcuno l’ho pure conosciuto.

          • Il tuo ragionamento è vero quando i tassi di interesse sono alti. Per vent’anni li abbiamo avuti prossimi allo zero o addirittura negativi e se ci hai fatto caso (io sì) i car maker ti facevano condizioni migliori se compravi a rate…

          • Massimo sono due cose diverse anche se chiaramente tra di loro hanno la loro correlazione.

            Tu giustamente parli di tassi e di crediti, io invece parlo di un sistema contabile.
            Mele e pere, sempre frutta, d’accordo, ma due cose diverse.

            Detto questo, quello che dici ovviamente è verissimo. Ma di base non è che l’Esselunga prende il cash flow e lo mette in banca a termine per prendere l’euribor a 6 mesi.
            Fanno cose un pochino più complesse, che se va bene rendono tanto e se va male sono capaci di fare tanto male.

          • Vabbè, quello che fanno a Esselunga non lo so. Ma sempre di invesimenti finanziari si tratta, e di finanza mi sono occupato per 40 anni. Investimenti finanziari sensati possono rendere qualche frazione di punto in più o in meno ma con i tassi a breve negativi come abbiamo visto più di una volta negli ultimi dieci anni c’è poco grasso da distribuire. Se investono in derivati e junk bond sono pazzi.

      • -Aspetto piuttosto un tuo intervento sulla Lacama.-

        Scusa, dimenticavo.
        Bellissima. Tecnicamente una vera delizia.
        Non potendo ambire ad un paio di marce (anche per come è messo il motore…), quello che vorrei vedere in più già lo sai (pedale per la rigenerazione della frenata), per il resto pregi e difetti li conosciamo.

        Il mio intervento sarebbe un’infinita richiesta di approfondimenti tecnici (stavo iniziando a scrivere la lista) ma poi ho pensato che il buon Quattrini se quelle cose le avesse sapute ce le avrebbe anche dette. Quindi ho desistito

        • Io e Quattrini siamo stati una mattina intera a Imola a chiacchierare con i tecnici e con il tester Alessandro Nanelli. Abbiamo fatto pure dieci minuti a testa di guida nel piazzale del paddock. Fantastica. Ma le informazioni più dettagliate, per il momento, sono riservate. Ti inviterò alla presentazione ufficiale in settembre. Tieniti pronto

          • Urka… spero di poter accettare l’invito, cosa che in cuor mio puoi già dare per buona. Poi bisogna vedere se la vita me lo permette. 😭

      • Un appunto tecnico.
        No, le telco hanno il corrispettivo della “materia energia” che ti rivendono. Si chiama connettività, banda, dati, insomma il traffico internet.
        Non lo “producono loro dal nulla”.
        E’ la merce di scambio di internet.

        Per farti aprire il sito di vaielettrico il tuo provider compra banda dal proprio provider upstream che a sua volta lo collega al backbone (se non c’è già il provider stesso) che con la banda a sua volta acquistata veicola la richiesta al destinatario, e il viaggio di ritorno.

        Il tutto alimentatao da tanta energia elettrica, e apparati costosi nelle celle e nelle cabine di zona. Gli armadi fibra costano centinaia di migliaia di euro. E non dai 1gbps in 5G senza avere sotto tanto hardware performante.

        Su questo argomento il buon Luca Dell’Oca è molto più ferrato di me e potrebbe aggiungere molto. Ma la similitudine fatta da Alessandro è pertinente. secondo me.

        • Non conosco i dettagli, ma penso che l’acquisto di banda sia l’equivalente di un investimento fisso in mezzi di produzione. Ogni utente ne sfrutterà un milionesimo anche restando al telefono tutto il giorno. Sulla tariffa elettrica, la materia energia, proporzionale ai consumi effettivi, incide invece per il 20-30%. Mi pare impensabile qualsiasi tariffa flat. Ma potrei sbagliarmi. Chi ne sa di più ce lo spieghi.

        • ah, mi si è incrociato il commento ad Alessandro con questo.
          La risposta è complessa, ma è NI. Distinguamo intanto chi possiede le linee (telco e operatori primari) con chi vende servizi su reti di altri. E’ la stessa differenza tra produttori primari di energia (enel, eni, a2a) e chi fa brokering (nen e simili, i cui prezzi infatti oscillano perchè comprano e rivendono).
          Sei possiedi le linee, puoi fare come vuoi, puoi vendere flat o farti pagare per guardagnarci ancora di più, ma i costi di fondo sono quelli di costruzione (e operativi) dei sistemi di trasmissione.
          Quello che si vede fare dagli hyperscaler (aws/azure/google) confonde le acque perchè spesso possiedono le linee e le dorsali che usano, ma vendono traffico a consumo. Ma esclusi loro, praticamente tutte le telco vendono a banda, non a traffico.

          Secondo me il paragone con la produzione di energia è fuori luogo. E ripeto, è bene che lo sia, perchè l’energia è preziosa, e una flat spingerebbe la gente a sprecarla.
          Esiste una sola flat “reale” ad oggi: farsi l’impianto fotovoltaico casalingo, finchè si sta dentro nella potenza prodotta, il costo è unicamente quello dell’impianto e del suo mantenimento negli anni, ma sono costi fissi a prescindere dai kwh consumati.

          • Grazie della correzione! 🙂

            Ed in effetti alla luce delle tue precisazioni avete assolutamente ragione a ritenere le due cose dissimili.

Rispondi