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Il fotovoltaico nei campi è orribile a vedersi?

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La foto che ha dato origine a un acceso scontro sull'agrivoltaico.
Il fotovoltaico nei campi è orribile a vedersi? La miccia del confronto l’ha accesa su Linkedin uno studente PHD in agricoltura, Filippo Milazzo. Ecco la sua tesi.
il fotovoltaico nei campi
Nicola Armaroli, direttore di Ricerca del CNR.

Il fotovoltaico nei campi spacca in due l’Italia

Filippo ha pubblicato la foto di una zona collinare interamente ricoperta di pannelli solari. Commentando: “Sono l’unico a pensare che tutto questo è orribile?Siamo sicuri che la conversione dei terreni agricoli a pannelli solari sia sostenibile??“. Tra i primi a rispondergli un grande esperto di energia come Nicola Armaroli del CNR: Premesso che abbiamo superfici enormi di terreni incoltivabili per vari motivi. Perché nel Paese più selvaggiamente cementificato d’Europa da decenni, nel più totale silenzio spopolano i difensori del suolo dall’orrore fotovoltaico? Ormai produciamo il 10% da fotovoltaico. È così diffusa ed evidente tutta questa devastazione?“. Sul profilo di Milazzo sono piovute centinaia di commenti, in genere sposando il parere di Armaroli. Ma anche tanti di segno contrario, soprattutto da imprenditori agricoli, come Luigi Forte:Un controsenso: tetti delle case e capannoni hanno un senso logico, non sottrarre terra per il cibo e per la vita“.

il fotovoltaico nei campi“Il solare? Fatelo nel deserto”. “No, è un’opportunità per l’agricoltura…”  

Altra bocciatura da Davide Pierucci, che lavora nel campo del tartufi: “Abbiamo il deserto a pochi km, con un collegamento elettrico ci arriverebbe la corrente in un attimo. E invece no, bisogna deturpare il paesaggio come quando vai in Trentino e vedi le case con tutti questi orribili vetri sui tetti. Di tutt’altro avviso Costanza Rizzo, che lavora nell’agricoltrice:  “Per raggiungere i target previsti a livello europeo, in Italia sarà necessario installare impianti fotovoltaici in meno dell’1% dei terreni agricoli. Il 4% dei terreni agricoli sono semplicemente abbandonati! Non bisogna rinunciare all’attività agricola, perché la stessa può essere integrata. I vantaggi sono molteplici, inclusi risparmio idrico, protezione delle colture da eventi climatici avversi, reddito aggiunto per gli agricoltori. Quando si parla dei “danni” del fotovoltaico, si trascurano i danni che l’agricoltura sta facendo a se stessa. Il settore rimane il più impattato dai cambiamenti climatici, ma ne è anche tra le principali cause…”. 

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58 COMMENTI

  1. “Villi 8 Novembre 2022 at 12:56
    Se ti interessa saperlo cerca informazioni in merito, io parlo di quello che so”. Purtroppo quello che sai è davvero troppo poco perchè sia significativo. Dire che oggi le centrali nucleari sono ferme non significa nulla. E’ come osservare un’auto elettrica in ricarica e da ciò stabilire che non è in grado di muoversi.

    • Ah adesso non si può neanche riportare un’informazione perché tu hai dei pruriti “nucleari”? Era un bel po’ che non scrivevo un ROTFL ma qua ci sta proprio bene

      • Vedo che hai grossi problemi di comprensione, quindi cerco di aiutarti. Dire “Le centrali OGGI sono ferme” non significa alcunchè. Dovresti dire quanto sono state ferme in vent’anni, altrimenti ti rifaccio l’esempio dell’auto elettrica ferma mentre ricarica. Non è difficile da capire.

    • No amico mio. Dire che il 30% delle centrali nucleari francesi è fermo per manutenzione (du anni a rotazione) significa ammettere che anche il nucleare è intermittente. Lo è in modo diverso ma altrettanto impattante sulla rete

  2. Si parla del nulla,
    il fotovoltaico sui campi è vietato da tempo,
    è autorizzato solo l’Agrivoltaico, cioè pannelli ad altezza tale da poter lasciare il campo coltivabile.

  3. Io sposo l’idea di coprire le autostrade di pannelli che, con la propria ombra, potrebbero anche rinfrescarci quando rimaniamo in coda d’estate.
    Inoltre andrebbero ad alimentare tanti i punti di ricarica HPC.
    L’unica analisi che non sono in grado di valutare è quella economica per le strutture in acciaio necessarie ma, integrando l’illuminazione del manto stradale, mi sembra una soluzione interessante sia dal lato tecnico sia per l’impatto estetico.
    Forse l’unico problema sarebbe relativo alla rifrazione acustica ma se immaginiamo una forte riduzione delle auto a CO2 potremmo non avere più bisogno delle orrende paratie laterali, che tra l’altro, di notte, generano un fastidioso effetto psicadelico con i fari delle auto

  4. Non entro nel merito dell’articolo perché tutto sommato non aggiungerei nulla di così particolarmente utile. Mi limito solo a suggerirvi una cosuccia: se voi aveste anche solo vagamente l’idea di che cosa si diceva tra uomini di cultura attorno all’anno 1000 del Signore in merito ai mulini ad acqua, che a noi paiono tanto belli e caratteristici tanto che spesso facciamo di tutto per preservarli, sono certo che vi si “aprirebbe” un mondo.

  5. Basta un’affermazione di principio per fare di tutta l’erba un fascio.
    Le aree agricole che sono assoggettate a tutela paesaggistica per decreto o per legge Galasso sono valutate ai sensi dei Piani Paesaggistici Regionali, vengono esclusi gli impianti nelle aree esondabili e nelle fasce A, B e C del P.A.I. le aree protette, i SIC, i parchi naturali e le ZPS.

    I parchi agrisolari ammessi a finanziamento del PNRR missione 2, componente 1, investimento 2.2, prevedono in primis l’installazione di pannelli solari sugli edifici agrozootecnici escludendo pertanto consumo di suolo e promuovendo la riqualificazione delle strutture agricole zootecniche preesistenti. In soldoni si tratta di 375.000 Kw da energia solare potenzialmente interessata dai finanziamenti.

    Senza entrare nel merito delle colture a mezz’ombra che possono svilupparsi sotto i moduli fotovoltaici vale la pena di ricordare che prima delle aree agricole è necessario prioritariamente intervenire installando:

    1 – il fotovoltaico monofacciale sulle pareti verticale delle dighe in quanto già è presente la linea elettrica, l’energia può essere trasferita con in pompaggio idroelettrico e non vi sono impatti paesaggistici ed ambientali rilevanti su un’opera che ha determinato un’invaso artificiale.

    2 – il fotovoltaico bifacciale floating sullo specchio d’acqua dell’invaso artificiale delimitato dalle dighe per avere il doppio apporto solare, sempre ed ovviamente se queste non sono in aree protette, SIC, parchi naturali, ZPS.

    3 – nelle aree di cava dismesse e già rinaturalizzate.

  6. Il fotovoltaico si può integrare perfettamente con l’agricoltura in Italia ogni cambiamento è una catastrofe .
    Sempre…. sempre solo no non si riesce a vedere più in là del proprio naso..
    E poi la vera catastrofe l’abbiamo sotto il naso ma facciamo finta di non vederla.

  7. E’ lo stesso dilemma delle pale eoliche sono belle o sono brutte? Spesso collocate in contesti naturalistici, come zone verdi e sui crinali dei rilievi.
    Secondo me bisogna fare come per le aree industriali e artigianali, creare dei luoghi dove eseguire queste installazioni e altri no, deve essere una cosa ordinata non disordinata, ma poi dove si decidono di realizzare questi impianti devono esse i benvenuti. Bisogna tener conto di quanto inquinamento vanno a risparmiare.
    Io ho viaggiato in auto spessi nella zona a nord di Vienna e ci sono dei campi eolici e si vedono questa pale li in mezzo ai campi, poi più a nord più grandi sulle coline sempre in mezzo ai campi, non mi sono sembrate così brutte, sono anche belle da vedere, ma forse li vedo così perché so cosa vanno a risparmiare. Ecco magari non dappertutto, lasciare dei spazi privi di questi impianti giusto per dare la possibilità all’occhio di vedere anche un paesaggio privo. Insomma una cosa ordinata secondo piani regolatori.
    Per curiosità per soddisfare tutto il consumo elettrico italiano basterebbe un FV su un quadrato di 50km di lato, non dico mica di farlo tutto assieme, ma spezzettato ed equidistribuito, però è chiaro che solo i tetti non bastano, si dovranno prevedere campi FV anche su attuali terreni non fabbricati.

      • Si, quel problema c’è eccome, a cominciare dalle centrali nucleari (francesi per esempio) che produrrebbero energia sempre e comunque, 24/7/12/quel che vuoi. Poi ti trovi la Francia che oggi, autunno del 2022 e non in un film di fantascienza, che ha più di metà delle sue centrali nucleari ferme. Se sbaglio correggetemi ma si parla di 29 centrali ferme su 54. Ferme, ZERO kWh. Anzi, ZERO GWh, visto come le pompano i nuclearisti dicendo che producono energia anche quando non c’è il solo e anche quando non c’è vento. In Francia ci sono sia sole che vento, e producono energia, alla faccia delle 29 centrali che non danno neanche mezzo wH alla rete perché sono in manutenzione. E se proprio vollete credere nel nucleare in Italia oggi, cominciate col trovare un posto in Italia OGGI dove la popolazione accetterebbe la costruzione di una nuova centrale nucleare, che nel migliore dei casi produrrebbe il suo primo kWh di energia nel 2042… Chernobyl insegna, e quelli che dicono che Chernobyl è stato solo un brutto errore incredibile in una centrale fatta male devono leggersi cosa è successo a Fukushima, super-sicura, centrale fatta molto meglio di Chernobyl ma che alla fine ha rilasciato il 10% delle emissioni di radiazioni di Chernobyl.

        • Mi appoggio solo e prendo spunto, non voglio iniziare una singolar tenzone con lei.

          -nel migliore dei casi produrrebbe il suo primo kWh di energia nel 2042-

          Questo è un argomento che “torna” sempre quando si parla di nucleare. Di per sè è sacrosanto, matematicamente non fa una piega.
          Strategicamente però, perdonatemi, ma è un po’ debole.
          Un conto è pensare a quello che si dovrà fare da qui al 2035 in tema di emissioni sui trasporti, e di conseguenza, ovviamente, produrre energia elettrica a impatto “quasi zero”… altrimenti tanto per dire varrebbe quasi la pena di andare in giro a metano.
          Un altro conto è pensare anche un po’ più in là del 2035 (e infatti il piano della UE punta al 2050, non al 2035) e capire cosa può servire di “strutturale” di qui ai prossimi 100 anni tanto per dire un numero.
          Ecco: visto che la fusione nucleare ad oggi è ancora una bellssima speranza, forse e sottolineo forse, in un’ottica di quel genere e in un periodo di quella portata (50/70…100 anni massimo) ragionare ancora per un po’ in maniera seria sul nucleare da fissione potrebbe, e sottolineo potrebbe, avere un suo perchè.
          E’ chiaro che se ci poniamo come data “utile” il 2035 il nucleare non serve a niente. Se guariamo un po’ più in la però…

          -Fukushima, super-sicura, centrale fatta molto meglio di Chernobyl ma che alla fine ha rilasciato il 10% delle emissioni di radiazioni di Chernobyl.-

          Anche qui: molto disdicevole. Non si discute.
          Sta di fatto che malgrado il più potente terremoto mai misurato in Giappone e il quarto mai misurato a livello mondiale il “complesso” di Fukushima ha fatto il 90% di danni in meno rispetto a un evento (Chernobyl) che malgrado la sua enorme gravità in assoluto tendenzialmente nel confronto diretto possiamo classificare come “minore”.
          Quindi per l’amor del cielo: nessuno deve ragionare a cuor leggero dicendo che non ci sono rischi. Ma posto che il rischio zero non esiste, valutare senza pregiudizi ha sempre senso viste le prospettive che ci stiamo dando.

          Di sicuro poco o nulla in Italia. serenamente. Stante la “situazione Europa”, mettere centrali nucleari su un territorio sismico al 90% è ovviamente un azzardo.
          Ma in un “sistema energetico europeo” nulla vieterebbe all’Enel o chi per essa di avere centrali nucleari all’estero.
          Esempio: in partecipazione con la Francia che è molto meno sismica? Se un privato può serenamente possedere una casa in Costa Azzurra, perchè mai lo Stato italiano non può “possedere” una centrale nucleare magari in uno di quei simpatici dipartimenti del centro della Francia dove non c’è nulla per decine di km quadrati? (Chi conosce un minimo la Francia sa perfettamente di cosa sto parlando)

          Così, solo una riflessione. Non intendo aprire una battaglia.

          P.S.
          Il fotovoltaico sui campi fa schifo.
          Forse si può trovare qualche altra soluzione.
          L’agrivoltaico però è un’idea interessante.
          E i terreni incolti una risorsa che sarebbe sciocco non sfruttare.

          Ma sorpattutto quello che mi farebbe più “schifo” sarebbe una crisi energetica di quelle “giuste” e dover tornare a vivere più o meno come a inizio ‘900.

          primum vivere deinde philosophari.

      • Penso che siamo ancora lontani da metter in crisi la rete elettrica per l’intermittenza delle rinnovabili, il coefficiente di penetrazione delle rinnovabili intermittenti in Italia è basso, può essere alzato di più senza particolari precauzioni,oltre le soluzioni tecniche ci sono. Per esempio in Spagna spesso le rinnovabili intermittenti soddisfano il 100% del fabbisogno eppure le rete non crolla.
        Un aiuto arriverebbe da una maggior interconnessioni tra le reti delle varie nazioni, così le intermittenze si ridurrebbero sia per i fusi orari sorgere e tramontare del Sole sia del Vento che se non c’è da una parte, magari c’è dall’altra ecc.

  8. “…come quando vai in Trentino e vedi le case con tutti questi orribili vetri sui tetti“

    Magari chiedersi se quella casa in quel posto aveva senso di eserci no?!
    E al bando i lucernari!
    Abbattiamo tutte le coltivazioni di uva e mele e rimettiamoci il bosco!
    Oramai siamo alla frutta!
    🙂

  9. seriamente ..
    lo ripeto da anni l’Italia ha al 2019:
    una rete ferroviaria di 24.299 km,
    una rete stradale (strade statali, regionali, provinciali, comunali) di 837.493 km,
    una rete autostradale di 6.966 km

    da sfruttare con costi logistici ,paesaggistici,faunistici
    IRRISORI
    se anche solo fossero sfruttabili la metà di quei km per pochi metri ..
    provate a fare il conto a 200W mq di picco , quanta energia potrebbero produrre

    l’Autostrada del Sole , lo diventerebbe di nome e di fatto !!

    • Certo peccato che gli impianti non nascono da soli e per realizzarli, per quanto resterebbero chiusi i tratti autostradali in oggetto?
      Poi si lamenterebbe del disservizio i Italia c’è sempre solo da lamentarsi sempre e comunque.
      Meglio il nucleare quello si che è bello tanto le scorie le sotterriamo nelle miniere in disuso come hanno fatto in Germania.
      Per poi accorgersi che i fusti si stanno degradando ,e siamo in Germania,in Italia sarebbero finiti direttamente nei campi coltivati così di notte si sarebbero colorati di una suggestiva fluorescenza.
      Si, sarebbe stata la scelta giusta peccato per i referendum…

      • Esiste una proposta di fare impianti fotovoltaici su terreni incolti situati a 300metri da autostrada , inziamo da quello

      • costruendo ai margini delle autostrade e delle ferrovie
        non bloccheresti nulla
        Oggi l’industria parla di economia circolare , lo dimostrano gli impianti di riciclo nati presso le fabbriche di batterie Tesla e VW
        ma per rimanere in Italia il cobat che ricicla quelle al piombo da 30 anni
        perché non dovrebbe essere così per i pannelli ?
        i pannelli più utilizzati oggi sono a base di silicio alias selce
        un materiale che usiamo dalla notte dei tempi per fare utensili e punte di freccia
        un po’ di alluminio un po’ di plastica
        il silicio è un materiale molto diffuso sul pianeta come l’altro parente il vetro che compone il pannello , l’alluminio il vetro e la plastica di un pannello sono facilmente riciclabili ALL’INFINITO
        il silicio se non conviene separarlo da droganti argento per i collegamenti ..
        basta macinarlo e usarlo al posto della sabbia per fare cemento
        perché E’ SABBIA !
        sono destinati a funzionare per più di 20 anni , secondo me per la maggior parte anche 40 anni nella maggior parte dei casi
        basta vedere il mercato dei pannelli usati con potenze superiori all’80% di quella nominale
        all’enea , c’è un ingegnere in pensione che è andato a vedere come “stava” uni dei primi campi fotovoltaici dopo 25 anni
        solo il 20% dei pannelli erano guasti , la maggior parte causa infiltrazioni alla scatola di giunzione , gli altri erano PERFETTAMENTE FUNZIONANTI !!
        2 su 10

        e secondo me una passata di polis con una lucidatrice da carrozziere sul vetro protettivo , i pannelli funzionanti dopo 25 anni possono recuperare un bel po’ della potenza perduta

        my 2 cent teGnici sempre sul campo

  10. le raffinerie di petrolio ..
    i depositi di carburante ..
    i rigassificatori ..
    le centrali a carbone ..
    le centrali a gass ..

    a quelle ci siamo abituati vero ?
    sono esteticamente migliori di un campo eolico o fotovoltaico ?

    il tafazzismo italico domina
    ho ho ho …
    ho ho hooooooo !!!

    -_-

    • Non so, a Genova hanno proposto (e forse ottenuto) di rendere un gasometro rugginoso un monumento nazionale.

      Se quello puo’ essere un monumento, anche un campo di pannelli solari potrebbe esserlo!

      • Hanno anche detto no a 4 generatori eolici sulla diga foranea del porto di Bra perché deturpano la vista.
        Ho detto che è il orto commerciale, quello delle navi portacontainer?

        • Non l’ha detto ma concordo, quattro belle pale eoliche non potevano che migliorare i’estetica cittadina.

  11. perchè, le serre sono belle a vedersi? a me non sembrano molto differenti quanto a colpo d’occhio. Eppure non ricordo di levate di scudi contro la costruzione di serre…

  12. Il fatto stesso che sedicenti ecologisti convinti si schierino senza esitazioni a favore delle turpi estensioni nere di pannelli solari che, solo grazie a dissennati aiuti pubblici, vanno sostituendo il verde dei campi coltivati e persino quello della macchia mediterranea incolta, la dice lunga sul dogmatismo acritico di quella gente. Tra l’altro, dove si sopprimono le piante a favore dei pannelli, si rinuncia all’assorbimento di CO2 dovuto alla fotosintesi clorofilliana.
    Sono perfettamente d’accordo per installare pannelli solari sulle coperture dei capannoni industriali o altre superfici di scarso interesse paesaggistico, ma sostituire il verde della natura o imbruttire i tetti di coppi dei nostri borghi medioevali con pannelli solari, non solo è un pugno negli occhi da un punto di vista estetico: è un danno, che risulta conveniente arrecare al nostro ambiente, solo grazie a incentivi, che hanno lo scopo di forzare le decisioni economiche dei singoli in una direzione la cui utilità è ancora indimostrata, non essendo stata ancora provata, né l’origine antropica del cambiamento climatico, né l’efficacia della limitazione delle emissioni di CO2, circoscritta ai soli paesi europei, che sono già i più virtuosi, sotto questo profilo.
    E, riguardo all’origina antropica del cambiamento climatico, non mi si dica che gli scienziati che si dichiarano perplessi, riguardo a questo assioma, sono in minoranza e sono tacitati come “negazioniasti”. Anche Galileo e Kopernic, come erano in minoranza al loro tempo, e le loro teorie furono tacciate di eresia, eppure avevano ragione. Le verità scientifiche non si votano a maggioranza.

    • L’assorbimento di anidride carbonica di un campo e’ ininfluente. Se si vuole assorbire CO2 ci vogliono alberi.

      Un campo non e’ “natura” e’ un impianto industriale. Che a noi sembri piu’ piacevole di un campo di pannelli solari, non lo rende piu’ ecologico.

      • cit.
        -Tra il 50 e il 70% dell’ossigeno sulla Terra è prodotto dalla fotosintesi delle alghe negli oceani. Il resto dalle praterie, dai campi coltivati (sì, anche loro) e dalle foreste che crescono velocemente, accumulando carbonio e rilasciando ossigeno-

        • @ernesto:

          Ma non parliamo di ossigeno, bensi’ di dattura di anidride carbonica:

          E la cattura avviene convertendo l’anidride carbonica principalmente in cellulosa.

          Da un campo coltivato, al piu’ accumuli per un anno, per poi rilasciarla quasi subito.
          In un albero, si accumula per decenni.

          Le alghe… credo che aiutino, se convertono la co2 in carbonato di calcio e vanno a depositarsi sul fondo dell’oceano.

    • I campi fotolotaici non impediscono affatto la crescita della vegetazione spontanea. Infatti il principale problema è mantenere pulito il terreno sottostante. Solitamente si adibiscono a pascoli per greggi di pecore. L’agrivoltaico è un passo successivo: I pannelli sono montati in filari più radi e ad altezza sufficiente da consentire l’accesso alle macchine agricole. Quindi possono essere sfruttati per numerose colture (erbe officinali, legumi).
      PS: qui non è ammesso il negazionismo climatico, si dia una regolata.

      • La libertà di opinione è un fondamento della nostra cultura. Il suo PS è un insulto all’intelligenza.
        Tra l’altro, non ho detto, perché non lo penso, che non è in atto un periodo di riscaldamento globale. Ho detto che non sono convinto – come del resto molti eminenti scienziati (ignorati dai media o confutati senza prove) – dell’utilità e dell’efficacia dei pesanti sacrifici economici, delle limitazioni di libertà e delle distorsioni di mercato, poste in atto per tentare di limitare le emissioni di CO2.
        Si tratta di misure che, a dispetto dei sacrifici che implicano, impattano su una piccola porzione delle emissioni globali di CO2 e sono adottate acriticamente, fingendo d’ ignorare che la COs non è che una parte largamente minoritaria dei gas serra.
        Quelle misure, rimangono, tra l’altro, circostritte a una parte sparutamente minoritaria della popolazione mondiale, che è quella che ha già innegabilmente prodotto i maggiori sforzi in quella direzione.

        • No caro Luigi: il mio PS è un insulto, assolutamente voluto, alla stupidità. Ma vedo che lei insiste, quindi mi costringe ad andare per le spicce: questa è casa nostra e ammettiamo solo chi rispetta le nostre regole. Tra queste, la prima è il rispetto per la scienza.

          • Caro Massimo, se tutti gli scienziati la.pensassero allo stesso modo non ci sarebbe discussione, e senza confronti si rimane fermi, sempre sulle proprie convinzioni.
            Con questa scusa dei ” negazionisti” dei ” complottisti ” dei ” no vax” e varie etichettature dalle quali proprio non riesce a farne a meno, un poco alla volta rimarrà solo in ” casa sua”

          • Siamo in compagnia con il 99% della comunità scientifica. Veda lei chi è rimasto solo in casa sua.

          • Christian, la scienza non è fatta da scienziati che “pensano”, ma da scienziati che interpretano i dati misurati dagli strumenti e fanno delle ipotesi che spieghino il presentarsi di quei dati. Se le ipotesi non spiegano quei dati, le scartano senza troppi rimpianti.

            I negazionisti, i complottisti, i no-vax semplicemente dicono che quei dati non esistono e non accettano altre ipotesi: c’è modo di ragionare con essi? Per questo vengono ormai messi semplicemente alla porta.

        • a queste strnzate di quattro gatti su milioni di scienziati in tutto il mondo
          dico solo questo ,
          la scienza non è un opinione o una religione ,
          Galileo ne ha stabilito i parametri sulla propria pelle
          la scienza moderna si basa su dati sperimentali PUBBLICATI ..
          se questi dati non ci sono o non sono attendibili
          son solo chiacchiere da bar tra dioti !
          mai sentito parlare di Colliner ?

        • qualche dato a supporto della tua tesi?

          per piacere, roba seria, non il solito “periodo di riscaldamento globale del Medioevo”

  13. Inizialmente, anche a me vedere pannelli sui campi a margine dell’autostrada sembrava un po’ un controsenso, “visto che c’e’ tanto spazio non sfruttato sui tetti, e sui capannoni industriali.

    Pero’ a conti fatti, sui tetti si potra’ raggiungere se va bene 1/4 o 1/3 della superficie necessaria per la produzione di elettricita’, anche meno se si dovra’ sovraprodurre elettricita’ per ridurre la quantita’ di accumulo.

    I sistemi in campo aperto costano molto meno e si installano piu’ rapidamente di quelli sui tetti, e quindi e’ logico che su scala industriale siano preferiti.

    Pero’ visto che l’utente finale paga l’energia al dettaglio, anche se l’impianto sul tetto costa di piu’, c’e’ comunque convenienza a farlo.

  14. Tutto giusto e tutto condivisibile (ne discutevo proprio ieri con un amico che vorrebbe mettere i pannelli nel suo terreno che tanto non coltiverà mai nessuno) ma questo “…Perché nel Paese più selvaggiamente cementificato d’Europa da decenni, nel più totale silenzio spopolano i difensori del suolo dall’orrore fotovoltaico?…” mi sembra solo benaltrismo. Cioè facciamoci a capire prima di essere attaccato come se avessi offeso qualche parente a qualcuno, il ragionamento ha senso ma non è che perché non abbiamo detto niente sulla cementificazione ora non possiamo dire nulla sui pannelli nei terreni agricoli. Una persona stimata del livello di Armaroli poteva evitare di partire in quel modo, alla fine la prima parte del messaggio passa in sordina davanti al benaltrismo a mio parere. Poi oh se deve finire con me che prendo insulti ci sto

    • Ma perché insulti? Secondo me confronti di questo tipo sono utili perché si parla di fotovoltaico a bocce ferme, senza la pressione di polemiche a livello locale su “l’impianto che non s’ha da fare”. Ci sono in generale delle accortezze da rispettare? Ci sono degli aspetti informativi che potrebbero aiutare chi deve decidere a farlo in modo più consapevole? Non dobbiamo sempre votare sì o no, come nei referendum…

      • Insulti perché mi aspettavo venissero fuori dei “se non vuoi i pannelli da qualche parte sei un retrogrado ignorante”, a volte capita di sentirselo dire, non così direttamente magari, ma circa. Poi che sia un fan della discussione aperta e calma su qualsiasi tema è palese e ascolto (leggo nello specifico) quasi tutti i commenti nelle notizie che trovo più interessanti proprio per farmi un’idea più ampia come ad esempio in questo caso, dove di agrivoltaico ne sapevo nulla mentre adesso ho già qualche spunto in più.
        In ogni caso se il mio commento precedente è risultato insultate me ne scuso a prescindere, non era e non l’ho scritto con l’intento di farlo

  15. Basterebbe l’osservazione di Costanza Rizzo a chiudere la discussione, ma l’evidenza matematica non aiuta, in questi casi, ed è bene fermarsi subito, come esorta la Bibbia, in Proverbi 26:4-5 NR94.

  16. Si puo’ benissimo combinate agricultura con fotovoltaico; sia come tetto Delle serre che Al Di sopra Di piantagione Che necessitanonmeno sole. Con I pannelli si puo’ anche raccogliere la pioggia e regolare l’ irrigazione.

    • Non solo, i pannelli forniscono un’ombra che protegge le colture da insolazione e calore eccessivo e al contempo riduce l’evaporazione e di conseguenza l’acqua necessaria a irrigare, fattore che sarà sempre più critico. In Emilia, con il Po ai minimi da oltre mezzo secolo e gli affluenti a secco, ridurre il fabbisogno agricolo di acqua anche solo del 25% sarebbe utilissimo

        • Proprio leggendo di agrivoltaico ho scoperto che oltre a proteggere le colture dal troppo sole riducono anche l’evaporazione

          • allora avrai letto che ci sono coltivazioni da pieno sole, altre leggermente ombrate, altre che in ombra vengono meglio: ora, mentre giri in auto, prova a guardare quali sono le maggiori colture che vedi.. tutte da pieno sole. ricorda inoltre, che chi le pianta deve averne una resa ottimale, cioè guadagno: senza quello.. 🤷‍♂️

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