Il fotovoltaico negli Usa l’ammazza la burocrazia

fotovoltaico usa

Un nuovo rapporto pubblicato da Permit Power, organizzazione non profit americana, mette in luce un problema che rallenta la diffusione del fotovoltaico e la transizione energetica negli Usa: la burocrazia. Ed è una paradosso per il Paese considerato la patria di tutte le libertà individuali.

Eppure lo studio dimostra che  gran parte del sovraccosto degli impianti fotovoltaici residenziali negli Stati Uniti non dipende più dai moduli o dagli inverter, ma da una giungla di permessi, ispezioni e regolamenti locali che fanno lievitare i costi e rallentano i tempi di installazione.

L’ostacolo? Permessi “lenti” e una jungla di regole

In molti stati americani, ogni comune adotta regole proprie per autorizzare un impianto fotovoltaico: documenti, tempistiche e standard tecnici diversi che obbligano installatori e cittadini a un percorso a ostacoli. Permit Power stima che i cosiddetti soft cost — cioè i costi legati a permessi, burocrazia, ispezioni e coordinamento — possano aggiungere fino a 6-7 mila dollari per un impianto domestico medio. Non solo: circa il 16% dei progetti che avviano la pratica di autorizzazione viene poi abbandonato. In alcuni casi, l’iter amministrativo può durare tanto a lungo da scoraggiare famiglie e imprese ad investire.

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Paradosso americano: il fotovoltaico costa il doppio

Negli ultimi dieci anni, il costo dei moduli fotovoltaici anche negli Stati Uniti è crollato, come nel resto del mondo. Tuttavia il prezzo finale al consumatore resta quasi doppio rispetto a quello europeo. Un paradosso spiegato proprio dai ritardi dei permessi e dalle differenze normative locali.
Secondo il U.S. Department of Energy, il costo “hardware” di un impianto utility-scale è ormai sotto 1 dollaro per wattora di capacità. Ma nei sistemi residenziali, dove pesano molto di più le pratiche e le ispezioni, l’impatto della burocrazia resta determinante.

Permit Power chiede un’azione coordinata per digitalizzare e uniformare le procedure, sulla scia di esperienze pilota come SolarAPP+, la piattaforma sviluppata dal laboratorio nazionale NREL che consente di ottenere permessi istantanei online. In alcuni Stati, come il Maryland, sono stati stanziati fondi pubblici per aiutare i comuni ad adottare questo sistema: un segnale che qualcosa si muove, ma la strada resta lunga.

Anche in Italia i tempi di autorizzazione e connessione alla rete restano un nodo critico — soprattutto per piccoli impianti e comunità energetiche. E semplificare i processi può essere più efficace di nuovi incentivi. Ridurre i tempi di attesa e digitalizzare le pratiche non è solo una questione di efficienza, ma di competitività del solare. Mentre il costo della tecnologia continuerà a scendere, saranno i processi amministrativi a fare la differenza.

LEGGI  anche: “Elettricità pulita e a buon mercato? SENEC: anche l’Italia può farcela” e guarda il VIDEO 

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  1. – sul report annuale di Lazard il prezzo degli impianti FTV domestici in Usa lo strimano nella forchetta 1600-3300 $/KW, più precisi di quanto ho scritto sopra

    – per l’Italia pure ritoccherei la forchetta di prezzo a 1100-1800 €/KW

  2. interessante, e se posso fare una chiacchera:
    il grafico a me sembra esagerare il costo dell’hardware (e casomai sottostimare il ricarico sulla manodopera), mentre nel testo dell’articolo le cifre sui costi dell’hardware mi sembrano più realistiche, a spanne credo aggiungerei:

    ===== IMPIANTI DOMESTICI

    — 900-1200 $/KW (780-1050 €/KW) componenti in USA
    — 2000-3000 $/KW impianto completo in USA

    — 500-750 €/KW componenti in Europa/Italia
    — 1300-1800 (?) €/KW impianto completo in Italia

    e per assurdo, credo che più burocrazia (o incentivi a membro di segugio, vedi Italia) ci siano, e meno competitivi sono i prezzi della manodopera

    da noi per esempio dopo i tragici massimali dopati del superbonus, ora stanno per riparalizzare e drogare il mercato per le installazioni aziendali con l’attesa di un bonus “superammortamento 220%” per le imprese

    ===== IMPIANTI UTILITY
    per i grandi impianti utility i costi calano parecchio, incidono meno i costi di spedizione e commercio

    in Europa un grande impianto utility può costare tutto compreso, hardware + manodopera + costi burocratici, anche 500 €/KW (Spagna o Germania) o 700 €/KW (Italia, con più costi “burocratici” e più freni alla libera concorrenza)

    ===== USA vs EU prezzi all’ingrosso pannelli
    sull’ hardware in USA sono erano e sono penalizzati principalmente sui costi dei pannelli importati (la quasi totalità del mercato), e forse qualcosa anche sugli inverter

    inoltre dopo i dazi di Trump quasi ogni componente in USA sta salendo di prezzo, e un piccolo effetto forse si vede anche in Europa (più che salire, da noi i prezzi mi sembra abbiano smesso il trend che prima era di discesa) per via delle ritorsioni USA-Cina sul commercio internazionale e se ho capito anche sulle tasse portuali incrociate a navi portacontainer cinesi e americane

    qui mostrano i costi all’ingrosso aggiornati dei pannelli di media gamma (i già ottimi pannelli tipo-n tecnologia Topcom) a seconda del luogo di consegna
    https://www.pv-magazine.com/wp-content/uploads/2025/09/OPIS-PVMag_202509026_Graph-2048×1212.png

    in Cina – 90 $/KW
    in EU – 110 $/KW (spedizione compresi oneri e assicurazione)
    in USA – 290 $/KW ( + eventuali rialzi recenti dazi Trumpiani)

    se torniamo ai prezzi al dettaglio con iva (in italia 10%) e costi di spedizione e commercio di pochi pezzi, per realizzare impianti domestici, sono per forza più cari, per noi ho guardato per curiosità di recente i pannelli Topcom con efficenza 23% ora dopo i ribassi degli ultimi due anni stanno sui 160-250 €/KW spediti ( prezzo per 1 KW = prezzo di 2,2 pannelli da 460 Watt con spedizione ) e in USA sui 350-500 $/KW

    anche gli inverter se sono per impianti domestici costano di più (120-200 €/KW) rispetto a queli per impianti utility ( 50-70 €/KW)

    ===== pannelli USA non al silicio

    come curiosità, in Usa hanno una ditta (First Solar) che propone pannelli fotovoltaici a film sottile in tellururo di cadmio (CdTe), sono meno efficenti di quelli al silicio e credo per via del cadmio usabili solo per impianti utility (non sulle case, forse sarebbero un problema in caso di incendio) e con necessità di un processo di riciclo più controllato; ma nel mercato USA con alti prezzi dei pannelli questa filiera sta resistendo in una sua nicchia

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