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Il fisco spinge le auto aziendali elettriche

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Il fisco spinge le auto aziendali elettriche e il 2025 potrebbe essere un anno di svolta per i veicoli EV a uso promiscuo dati ai dipendenti. Che cosa aspettarsi?

Il fisco spinge le EV: trattamento fiscale privilegiato

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Nella tabella, tratta dal Sole 24 Ore, che cosa cambia nel 2025 per 5 modelli, elettrici e non.

Si continua a dire che quest’anno non ci sono incentivi per le auto elettriche. Ma in realtà un bonus c’è ed è anche abbastanza consistente. Il governo, un po’ a sorpresa, con la Finanziaria ha concesso un trattamento decisamente privilegiato per i veicoli concessi in uso promiscuo ai collaboratori “elettrici”. Non solo auto, ma anche motocicli e ciclomotori, purché immatricolati dopo il 1° gennaio. Inasprendo al contempo il prelievo sulle motorizzazioni tradizionali. Per queste ultime il valore del fringe benefit è calcolato sul 50% del costo per 15 mila km convenzionali (tabelle ACI) e al netto delle eventuali trattenute a carica del dipendente. Ma sulle auto con la spina c’è un bello sconto: sulle ibride plug-in la percentuale scende al 20%, per le elettriche pure al 10%. Il che si traduce in un aggravio superiore al 60% per le auto termiche e a un corripondente beneficio invece per le EV.

il fisco spinge le EVForti vantaggi rispetto a diesel e benzina: ecco le nuove cifre

In alto abbiamo riprodotto una tabella pubblicata dal Sole 24 Ore, che su questi temi è un riferimento. È stato quantificato l’aggravio per un’auto diesel e due ibride, compresa la Panda 1.0, e qual è invece il risparmio per due elettriche come Tesla Model 3 e Porsche Taycan. Mentre per le prime tre parliamo di una penalizzazione annua (parte a carica del dipendente, parte dell’azienda) compresa tra mille e 2 mila euro, per le ultime due il risparmio è in una forchetta analoga. Il Sole parla di “forte sbilanciamento a favore dei veicoli elettrici”, ma in realtà si tratta di un’occasione unica per rendere le flotte aziendali più sostenibili. Questo in un momento in cui i modelli tra cui scegliere sono tantissimi, di tutte le taglie e prezzi. Ci sarà dunque una svolta? O le aziende preferiranno allungare i contratti di noleggio in scadenza (senza penalizzazioni) pur di restare tra diesel e benzina? Nei dati di vendita di gennaio non si è visto ancora nulla, ma i tempi di consegna fanno suggerire di attendere i prossimi mesi. Noi seguiremo da vicino tutti gli sviluppi, anche rispondendo a vostri eventuali perplessità.

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13 COMMENTI

  1. Se già non ne fruisce può chiedere il rimborso delle bollette come fringe benefit.
    Probabilmente se ha figli e con l’incentivazione delle EV (basso imponibile) gli rimane del margine per recuperare parte o buona parte dei costi di ricarica casalinga.
    Con queste condizioni mi pare che il plafond sia di 2.000 €.

  2. Gli incentivi fiscali per le auto aziendali elettriche sono un passo importante verso una mobilità più sostenibile. Facilitando l’adozione di veicoli a zero emissioni, le aziende possono ridurre i costi operativi e contribuire a città più pulite. Alkè è pronta a supportare le imprese con soluzioni elettriche avanzate, ideali per applicazioni professionali come la logistica e la manutenzione urbana.

  3. Dubito fortemente che il governo manterrà questa impostazione. Se però fosse mantenuta, sarebbe il grimaldello per cambiare radicalmente la situazione italiana.

  4. Norma assurda. Per chi usa auto veramente prr fare tanti km al giorno, che superano di gran lunga la automomia della piu capiente batteria in circolazione, è una follia avere una pura elettrica (non compatibile con i tempi dell attività lavorativa). Quindi come giustamente si dice sopra, si ricadrà sulla scelta cosmetica delle plug in, che in sostanza, vorranno dire portarsi in giro per l italia un pacco batterie pesante che semplicemente aumenterà i consumi termici e le emissioni, oltre ad un prezzo molto maggiore in fase di acquisto. E chi vi parla non è contrario all elettrico a priori, perche ha una city car elettrica, il cui utilizzo apprezzo molto. A mio avviso quindi è solo un modo per fare cassa sulle termiche.

    • Chi usa un’auto aziendale per fare tanti km in realtà riceve un veicolo omologato autocarro che è già deducibile al 100%. Nessuno è così pazzo da dare un’auto in fringe benefit ad un dipendente che fa tanti km..

      • assolutamente falso, dove lavoro le auto aziendali non ce ne sono autocarro, quelle assegnate in finge benefit sono tutte ibride X3-X5- Q4-Q5 -Xc60-Xc90-serie 3 station e berlina perchè sono comunque tutte leasing a tre anni. Averle autocarro N1 non puoi fare uso promiscuo ed ai fini privati.

  5. Rendere le flotte aziendali più sostenibili è certo importante ma la strada scelta spiana la strada a forti iniquità. Riporto una parte dell’articolo citato: ” applicando la disciplina in vigore dal 2025 all’utilitaria Fiat Panda nella versione base (1.0cc e 69CV), non essendo questo né un veicolo elettrico né ibrido plug-in si applica il coefficiente fiscale dei veicoli “residuali”, ossia il 50%. Considerata la percorrenza convenzionale di 15.000 chilometri e il costo chilometrico, per il 2025, di 0,3891 euro, si ottiene un valore del fringe benefit annuo pari a 2.918,25 euro.
    Benchè la Porsche Taycan, auto sportiva elettrica di lusso dal prezzo di listino di oltre 100mila euro, abbia un costo chilometrico ben più elevato rispetto alla Panda, ossia pari a 0,9286 euro, si evidenzia un valore del fringe benefit imponibile complessivo di 1392,9 euro, e dunque corrispondente a meno della metà del benefit della city car”.
    Così sarà agevolato l’AD con la Taycan a spese di chi sta alla base della piramide salariale, che, nel caso gli venga riconosciuta un’auto aziendale, può scegliere solo tra utilitarie termiche o, nella migliore delle ipotesi, mild-hybrid

  6. La mia azienda sta facendo un mix tra riallungo del noleggio attuale e recupero sotto forma di incentivo del costo maggiore del dipendente
    Scelta dettata che dai conti fatti su circa 200 veicoli su strada passando all’elettrico il calo di produttività sarebbe valutato come inaccettabile

      • Non ho tutti i dati ma solo.la chiaccherata a studio fatto che riporta l’impossibilità di seguire ritmi e approcci al cliente secondo le esigenze di quest’ultimo
        Ps le nostre forze vendita e post- vendita raramente hanno appuntamenti fissi ( se non a firma doc di vendita) ma incontri in uffici e più comunemente cantieri alle ore più strane e con preavvisi molto brevi ( cioè quando il cliente è libero , normalmente a fine della sua giornata)e con variazioni all’ultimo molto frequenti
        In oltre i colleghi ruotano su intere province e in alcune regioni anche oltre
        Troppo poco flessibili le elettriche ( in qualche caso anche inadatte ai luoghi da frequentare) per essere prese in considerazione oggi
        Vista la serietà che da quasi 100 anni di esistenza mettono nelle analisi , tendo a fidarmi di tali giudizi

      • In parte la risposta te l’ha data Daniele Colombo col fatto che le ricariche casalinghe non vengono rimborsate per cui nei casi in cui il dipendente non voglia o non possa ricaricare a casa e questi faccia molti km per lavoro, i tempi di ricarica sono spesso tempi persi, si può rispondere al telefono e fare email ma non sempre queste attività sono considerate dal management al pari delle ore di viaggio reale in quanto il dipendente può farlo (come facevo io) durante la pausa pranzo o la sera quando arrivavo a casa, per cui alla fine il tutto è lasciato alla sensibilità dell’azienda che se è veramente posizionata verso una tecnologia green allora installerà colonnine in azienda per assorbire la perdita di tempo delle ricariche, se non lo è offrirà ai dipendenti macchine ibride.

  7. Si ma ,considerato che il dipendente possa ricaricare a casa non viene riconosciuta un possibile rimborso aziendale .
    Alla fine la scelta cadrà sulle plug in , e sarà una soluzione cosmetica per chi fa tanta strada .
    Serve chiarire punto su ricarica e serve trainare i fleet manager

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