Il biometano vuole la patente “zero emissioni”, come l’elettrico. Con tutto quello che questo comporterebbe in termini di incentivi e altre agevolazioni.
Il biometano per la “mobilità pulita del ceto medio”
“Il biometano è una delle più valide soluzioni per la decarbonizzazione dei trasporti. È una fonte primaria rinnovabile che soddisfa pienamente i requisiti dell’economia circolare. La sua sostenibilità ambientale è indiscutibile, quella tecnica è largamente provata. Così come quella economica poiché assicura il diritto alla mobilità al ceto medio. Per questi motivi richiediamo che ai veicoli alimentati a biometano sia riconosciuto lo status di (veri) ZEV (Zero Emission Vehicles), come già avviene in Norvegia”. Così Flavio Merigo, presidente di Assogasmetano, nel corso di un workshop a Bologna. “Un veicolo a biometano“, ha aggiunto Piersandro Trevisan, del Cluster Lombardo della mobilità – impatta sull’ambiente tanto quanto un veicolo elettrico, se si considera l’intero ciclo di vita, come già dimostrato da uno studio del Politecnico di Milano. E può coprire tutto il fabbisogno del settore del trasporto, a partire dalle flotte”.
“Senza senso la guerra all’elettrico”
Nel workshop gli operatori della filiera hanno rivendicato l’utilità dell’impiego del biometano per autotrazione. E la “immediatezza dei suoi benefici rispetto all’elettrico“. Ma non tutti hanno condiviso questa impostazione. Per Fabio Roggiolani, imprenditore ecologista e co-fondatore di Ecofuturo, “non ha senso la guerra tra metano ed elettrico. Il primo è nettamente più efficiente per i tratti lunghi, il secondo per quelli brevi. Ma anche vero che le colonnine di ricarica rapida da 350 kW rappresentano uno stress per la rete elettrica. Così come va rivoluzionato il modo in cui si produce il biometano, per renderlo ancora più sostenibile”. La maggior parte delle relazioni era comunque pro-biometano. Marco Lucà, n.1 di Blu Way, ha illustrato le finalità del progetto sul biometano liquefatto (Bio GNL), che sta trovando sempre più largo impiego nel trasporto pesante. E Raffaele Bissoli, HSEQ Manager di TotalEnergies, ha aggiunto che “La produzione di biometano è sicuramente uno tra gli esempi attuali e migliori di economia circolare”.
SECONDO NOI. Giusto dare spazio a tutte le posizioni, il tema del biometano va approfondito e ci riserviamo di farlo. Con la giusta premessa di Roggiolani: basta guerre e contrapposizioni tra lobby economiche: guardiamo ai fatti e a quel che dicono gli scienziati.
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Biometano, interessante…quanto viene, 20€ al kg come il filetto di platessa?
Con l’occasione dico che la fermentazione della sostanza organica avviene comunque con emissione di Metano, quindi tanto vale catturarlo. Il Metano ha un effetto serra 8o volte superiore della CO2.
Per i costi del Biometano non mi sembrano così alti e appaiono competitivi
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Il biometano avrebbe anche il vantaggio di sottrarre emissioni di metano nell’atmosfera da fermentazione che comunque avverrebbe in natura, il metano è un potente gas effetto serra, per questo fatto avrebbe addirittura più vantaggioso, ambientalmente parlando, rispetto all’elettrico.
Si potrebbe fare qualcosa per gli atuomobilisti che vanno a metano, adesso falcidiati dal metano a 2€/kg.
il problema del biometano è che ce n’è poco, ma quel poco lo potremmo dare agli automobilisti che vanno a metano
vabbè se la buttiamo sul sospetto che il biogas venga mischiato con fossile snam
non la finiamo più
personalmente , penso che il biometano ricavato da:
depurazione acque reflue urbane
compostaggio umido raccolta differenziata
scarti lavorazione industria alimentare
trattamento liquami e solididi allevamenti
siano moolto importanti e una una cosa buona ,
però non li userei , tranne che in una fase inziale , come biocarburanti per mezzi
MA per alimentare coogeneratori , unico modo per dare un rendimento accettabile a un motore termico
oltra che un valido aiuto per contenere i costi e la sostenibilità dellagricoltura moderna
gli agricoltori/allevatori si lamentano che la coogenerazione a biogas , sia troppo limitata in potenza
dalle normative a solo 300kW , qui si , si potrebbero vedere interessi e pressioni da parte di che gestisce centrali “tradizionali”
nel video un esempio di “agricoltore” del ventunesimo secolo
https://www.youtube.com/watch?v=7gS_CO8KZCY
Nello viviamo in un paese dove le aziende inquinanti lavorano normalmente senza filtri e li rimettono solo in occasione dei controlli, abbiamo aziende volutamente abbassano la percentuale di ossigeno alle combustioni della loro centrale termica per risparmiare (inqinando), abbiamo aziende che si sono fatte fare una legge su misura per poter bruciare il proprio scarto in quanto sempre più elevato e lo scarto in questione è il petroleum coke un composto ipercancerogeno che ha seminato malattie, sofferenze e morte laddove è stato usato e con i controllori preposti che facevano di tutto per minimizzare il problema.
Si ma gli impianti di biogas ,
non sarebbero sotto il controllo di eni-snam
sono impianti che dovrebbero fare le partecipate pubbliche
per gli impianti di depurazione delle acque fognarie e del trattamento dell’umido urbano
e da tanti piccoli privati , coogeneratori agricoli come quello che ho postato
e coogeneratori alimentati con gli scarti dell’industria alimentare
è una filiera che dovrebbe essere abbastanza controllata
i privati come quello che ho postato
hanno tutto l’interesse a investire e controllare l’impianto
perchè gli garantisce un reddito per 20 anni
li pagano per i kWh prodotti ..
Anni fa ho visitato un impianto di trattamento rifiuti umidi a Ora, Alto Adige, che trattava la frazione umida di Merano e altri due comuni, di cui non ricordo il nome; con due cistene biodigestori produceva biogas di cui una parte veniva utilizzata per i mezzi dell’impianto, e parte veniva utilizzata per produrre energia elettrica; la parte secca che si depositava nelle cisterne veniva utilizzata come agente per accelerare i compostaggio e parte come ottimo concime organico; a me era sembrata la scoperta dell’acqua calda che, se utilizzata massivamente, avrebbe in parte risolto il problema dei RSU, della produzione di energia, della mobilità, almeno in parte,fuori delle città, e della concimazione dei terreni. D’altronde esistevano esperienze positive, ad esempio in Svezia, dove il trasporto pubblico urbano, almeno all’epoca, veniva alimentato dai reflui degli allevamenti locali, raccolti con cisterne, che poi restituivano la parte secca per la concimazione dei campi. Nell’attesa della diffusione ampia di impianti di enrgia rinnovabile, secondo me potrebbe essere una soluzione percorribile di economia circolare
Pienamente in accordo con le tesi di nic. Vedere anche le tesi di Gio e Mauro.
C’è veramente puzza di metano, quel particolare metano che qualche volta ci gonfia il pancino.
Tutto aiuta, l’importante è arrivare allo scopo il prima possibile.
Un ibrida che fa 159km in elettrico e per il plus in biometano potrebbe essere il mezzo perfetto per la prima fase della transazione.
Ovviamente con controlli automatici che nelle città non possa viaggiare con il biometano ma solo in EV.
Fuffa. I quantitativi che si possono produrre sono irrisori. Parliamo di cose serie.
Poi ci infileranno dentro anche quello non bio, tanto chi controlla.
Ma va bene, su piccola scala tutte le soluzioni vanno bene. Ma si è fatto il conto di quanti ettari di coltivazione dedicata al biometano servirebbero per rifornire almeno il 10% del fabbisogno dei mezzi su gomma?
Premetto di avere 2 auto a metano ma nel il metano ne il biometano può essere messo sullo stesso piano dell’elettrico.
Se il biometano venisse inserito in una centrale che genera corrente elettrica potrebbe avere un senso, così infilato in un motore con il rendimento del 17/18% e che genera emissioni bassissime ma le genera assolutamente no.
Poi sento dire che il metano è climalterante, quindi dico e le fughe di sto biometano? Saranno dannose pure loro immagino.
Qui c’è puzza, puzza di interessi da tutelare a costo di dire e fare falsità.
Purtroppo il metano (bio o fossile che sia) ha un effetto climalterante elevatissimo e qualche fuga di gas credo sia inevitabile. Bisogna stare ben attenti e controllare bene fatti e numeri riportati.
La mia opinione è che catturare i gas prodotti dalla frazione organica ed usarli per produrre energia, per l’ambiente è positivo ma usiamolo bene.