Secondo l’ultimo rapporto dell’IEA (Agenzia Internazionale dell’Energia), nel 2025 un auto su quattro sarà elettrica. Le vendite globali di veicoli elettrici supereranno i 20 milioni, rappresentando oltre il 25% del mercato auto mondiale. Tuttavia, mentre la Cina guida la transizione e l’Europa si difende, l’Italia fatica a tenere il passo, con una quota di mercato ancora sotto il 6%.
Il dato della IEA non lascia spazio a interpretazioni: la mobilità elettrica sta diventando rapidamente la nuova normalità. Se nel 2020 solo il 4% delle auto vendute nel mondo era a batteria, oggi si parla di una su quattro. Un cambiamento di paradigma che sta avvenendo a ritmi impressionanti, soprattutto grazie alla spinta di alcuni mercati chiave.

La Cina traina la crescita con BYD in testa
Il motore di questa trasformazione è la Cina, che da sola rappresenta oltre il 60% delle vendite globali di auto elettriche. A guidare la crescita c’è BYD, che ad aprile 2025 ha venduto 380.089 veicoli a nuova energia (NEV), tra elettrici puri e ibridi plug-in. Un record assoluto per un solo mese- Di questi, ben 79.086 sono stati esportati, il che conferma la crescente ambizione del colosso cinese di guadagnare quote di mercato a livello internazionale.

Rapporto IEA: rallenta la crescita in Europa
Nel Vecchio Continente, la diffusione dell’auto elettrica procede, ma con ritmi meno sostenuti rispetto agli anni passati. Secondo il rapporto IEA, nel primo trimestre del 2025 le vendite sono cresciute dell’8%, un dato positivo ma inferiore al +35% della Cina. Il rallentamento è attribuito in parte alla riduzione degli incentivi in paesi chiave come Germania e Francia e in parte a un generale aumento del costo della vita, che ha frenato gli acquisti di auto.
Anche se paesi come la Norvegia e i Paesi Bassi restano all’avanguardia, l’Italia continua a occupare le retrovie, con una quota di mercato per le auto elettriche nuove ferma al 5,4%. Un dato che non solo ci pone dietro la media europea, ma che evidenzia una persistente difficoltà strutturale nel favorire la transizione energetica del parco circolante.
Stati Uniti, pesa l’incertezza normativa
Negli USA, la quota di mercato dei veicoli elettrici è intorno all’8%. Un risultato in crescita rispetto agli anni passati, ma che risente delle politiche instabili in materia di incentivi. Dopo un’accelerazione sotto l’amministrazione Biden, il ritorno di politiche conservative con Donald Trump ha rallentato la corsa. La IEA segnala una diminuzione delle nuove registrazioni nei primi mesi del 2025.
Nonostante ciò, le case automobilistiche statunitensi non si fermano. General Motors, Ford e altre stanno investendo in nuovi modelli EV, con tecnologie di batteria sempre più avanzate e promesse di autonomie superiori alle 600 km reali.
Un’azione di sistema per il mercato italiano
Il ritardo italiano ha radici complesse. L’assenza di un piano strutturato e continuativo di incentivi, una rete di ricarica percepita insufficiente e una scarsa comunicazione istituzionale sui vantaggi ambientali ed economici dell’auto elettrica, sono tra i fattori che frenano il mercato.
A ciò si aggiunge un’offerta di veicoli che sta solo recentemente divenendo competitiva nei segmenti medio-bassi, quelli più rilevanti per il pubblico italiano. Per colmare il divario servirebbe un’azione di sistema, che coinvolga industria, governo e consumatori.
- LEGGI anche “I rinvii di Bruxelles/ 800-900 mila auto elettriche in meno nel 2030” e guarda il VIDEO qui sotto
Dati parziali e fuorvianti ibride e plug in Sono auto con motore termico che carica una pila parlate di percentuali na non fate un rapporto tra le elettriche pure vendute e tutte quelle che hanno un motore termico non mettete in conto tutti i mezzi in circolazione tir bus due ruote tre ruote macchine da lavoro trattori escavatori pale meccaniche betoniere ecc non siete imparziali e fate disinformazione
Noi riportiamo un documento ufficiale della più autorevole organizzazione internazionale in materia di energia. Se lei può citare qualcosa di meglio si faccia avanti. Altrimenti, a chiacchiere, è lei che fa disinformazione.
Ha ragione.
Ma se la più “autorevole organizzazione internazionale in materia di energia” domani assimilasse una MHEV 48v alle elettriche…io non la riterrei più così autorevole, seppur formalmente lo sia.
Assimilare i PHEV alle BEV ieri mi sarebbe sembrato assurdo…mentre ora sembra (quasi) la normalità.
Quindi oramai non riterrei assurdo il vedere anche un MHEV inserito in un generico calderone “vetture elettriche/elettrificate”. Avverrà presto.
Nessuno ha mai parlato di Mhev come auto elettriche, tanto meno IEA. Quindi, di cosa sta parlando?
Fino a qualche tempo fa, nessuno si sarebbe mai azzardato (a mio parere giustamente) ad inserire le PHEV nelle “elettriche”…invece ormai avviene abitualmente.
La cosa è stata quasi “normalizzata”. Un anno fa sarebbe stata una eresia.
Quindi, mia personale opinione, non credo ci vorrà molto a che verranno inserite anche ibride non ricaricabili.
Poi magari sbaglierò.
Saluti.
Qualche anno fa le ibride pulg in erano praticamente inesistenti. E anche oggi sono una fascia di mercato rilevante solo in alcuni Paesi, tra i quali l’Italia. Aggiungo che le PHEV condividono con le elettriche pure il problema della ricarica, quindi la necessità di un’infrastruttura dedicata
Se lo studio assimila Bev e Plug in un unico calderone chiamandole elettriche, non è molto attendibile.
Concordo…le plug-in non sono elettriche, solo macchine da benestanti incapaci di capire che sarebbe meglio una bev…
Basta scaricare il rapporto e verificare…
Purtroppo la comunicazione mainstream guidata da esponenti governativi (pure ieri Meloni in Senato ed altri in altri programmi) continua a scaricar colpe del decadimento dell’automotive nazionale (europeo) sulla Cina e la Commissione Europea che ha “imposto” (indicato con decisione ) una via pluriennale da seguire per il duplice (ed imprescindibile) obiettivo di ridurre le emissioni avvelenanti e climaalteranti (pura sopravvivenza entro pochi anni ancora) e la “sopravvivenza commerciale” consentendoci poi di competere con chi sta trasfomando la mobilità globale ed i prodotti richiesti (non possiamo continuar a produrre telefoni a rotore ☎️ quando il mondo comunica con smartphone 📱📲, altro campo da “noi” creato e poi delegato totalmente nella realizzazione di materie prime fjno al prodotto finito ! ).
Con tutte le “complicazioni” di questo periodo – dazi, guerre calde e fredde, tensioni commerciali etc – in tutti i principali mercati mondiali sta aumentando sensibilmente la quota di veicoli elettrici/elettrificati (quote variabili tra BEV e HEV/eREV etc in base alla realizzazione di idonee reti di alimentazione & ricarica). Nei paesi europei a noi vicini e di riferimento – Francia, Germania in primis – la quota è quasi tripla … per la differente “spinta” nell’agevolare la diffusione di queste vetture (che non a caso in Francia e Germania sviluppano e producono pur con 1000 difficoltà organizzative e di vendita, visti i prezzi attuali e la concorrenza spietata). A breve anche Spagna e Portogallo ci supereranno in quota NEV visto che con le politiche energetiche ed industriali stanno richiamando sempre più insediamenti produttivi di questi veicoli (sta rinascendo pure il marchio EBRO col supporto cinese ! ).
In Italia prevalentemente mancano (1) stipendi + stabilità economica per pensar di comprare un’auto nuova, (2) reti distribuite omogeneamente sul territorio nazionale per poter pensare di muoversi anche con una piccola/economica BEV sicuri di trovare una rete di ricarica fino a destinazione, (3) prezzi di ricarica che “convincano” che passare alle auto elettrificate non son un “vezzo” da fighetti ecologisti ma conviene realmente; in questo momento è palese per chi ricarica da casa/azienda (pur ai nostri PUN è Molto conveniente) … non lo è per chi guarda i prezzi “al pubblico” della rete (anche perché non “praticando sul campo” non sa orientarsi sulle possibilità di grande risparmio che si può cmq trovare… e quelle rare volte che si paga 0.90€/kW .. pazienza! tanto abbiam risparmiato in tutte le altre volte…).
Auguriamoci che le presentazioni dei modelli di produzione italiana (Jeep, Alfa, DS etc) facciano un buon successo di vendita (bella la nuova Jeep Compass .. la BEV iniziale a prezzo abbastanza “centrato”.. vedremo le altre 2 -specie 4×4 ) così che se si stabilizzano i ritmi produttivi avremo un po’ di crescita e di speranza anche nel nostro paese 🩷
Concordo su tutto tranne l’ultima considerazione sui marchi Stellantis.
Io dopo n esperienze negative ho deciso che non entreranno mai più nei miei pensieri.
Posso capire… Ma non si può e non si deve condannare alla morte x fame tutti quelli che direttamente o indirettamente hanno redditi dipendenti da quelle fabbriche…
Prendiamocela con azionisti e dirigenti…nel caso!
Concordo che la maggior parte dei dipendenti non ha colpe e sono solo delle vittime, ma io di spendere dei soldi (e manco pochi) per portarmi a casa problemi che mi portano a sperimentare l’astuta furfanteria di alcune strutture di assistenza (accettatori, capi officina e servizio clienti)…posso tranquillamente affermare: mai più!
Mi spiace per l’esperienza fatta… ma dipende dalle specifiche persone (o aziende)
Io ci son stato veramente tanti anni ad occuparmi di assistenza (officina, consegne etc) ai clienti… Se si fa il lavoro con il cuore e la testa, si cercano le soluzioni…. anche con la peggior Casa madre del mondo si risolve… magari ci vuole un po’ di pazienza (conoscendone i meccanismi…)
“In Italia prevalentemente mancano” punto 4: la volontà delle persone (ignoranza,non cultura,pigrizia …) che è la molla principale gli altri punti contano decisamente meno.
Un po’ drastico…Io lo tengo come punto 4… validissimo 👍