Idrogeno Renault già a fine corsa: Hyvia, la societò creata con Plug Power, ha fatto sapere ai sindacati che probabilmente si va verso la liquidazione.
Hyvia, la società creata con Plug Power, “sull’orlo del baratro”
I progetti erano ambiziosi e la società creata con Plug Power, punto di riferimento negli Stati Uniti per l’idrogeno, doveva aprire la strada a un nuovo mercato in Europa. L’idea era di creare un ecosistema completo, basandosi soprattutto sull’idrogeno verde, ottenuto dall’elettrolisi dell’acqua e con l’utilizzo di energia elettrica prodotta di rinnovabili. Il tutto puntando sul mercato dei veicoli commerciali di diverso peso e dimensione, da servire nei tragitti abituali con una rete di distributori dedicata. Il problema è che il mercato, un po’ com’è successo per le automobili, non ha risposto e ora Hyvia, secondo quanto riferiscono i media francesi, si trova “au bord du gouffre”, sull’orlo del baratro. Anche se la società per ora ufficialmente non si sbilancia: parla di “situazione complessa” e di “contatti quotidiani tra i due azionisti per trovare delle soluzioni“.
Il flop nei veicoli commerciali segue quello di Toyota nell’auto
Tutti i veicoli progettati in questi anni da Hyvia si basano su un’architettura “Dual power” (elettrica e a idrogeno). Il sistema è composto da un pacco batteria da 33 kWh ricaricabile da fonti di energia esterne o attraverso la fuel cell da 30 kW installata a bordo. Quest’ultima viene alimentata dall’idrogeno contenuto in serbatoi dalla capacità variabile (da 3 a 7 kg a seconda delle versioni). Nei piani iniziali Hyvia avrebbe dovuto avere tutta la sua base produttiva in Francia, con quattro siti: Villiers Saint-Frédéric, Flins, Batilly, Gretz Amainvilliers. Il flop di Renault nei veicoli commerciali a idrogeno segue quello di Toyota e Hyundai nelle automobili dotate dello stesso sistema di alimentazione. Manca completamente la rete di rifornimento e nessuno le compra: quest’anno in Italia in 11 mesi risulta immatricolata solo una Toyota Mirai…
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Investire soldi in ricerca sull’idrogeno non è un male, ma oggi la mobilità leggera a idrogeno è fumo negli occhi: tremila veicoli venduti all’anno nel mondo… Nonostante si investa tanto da decenni, la situazione non è cambiata e non accenna a cambiare.
Finché non vi è una rete di distribuzione come il metano o il GPL, non venderanno mai auto…questo vale anche per l’elettrico
La rete del metano è andata calando, perché ha dei costi molto alti tenerlo a 200bar, pensa quanto è costoso tenere l’idrogeno a 700bar?
Per farsi un’idea basti pensare che a Bolzano riescono a rifornire al massimo 15 autobus urbani(ciascuno con 200/250km di autonomia urbana, dove si consuma meno) al giorno:
https://www.h2-suedtirol.com/it/il-centro-idrogeno-di-bolzano
Le reti distributive di idrogeno sono possibili quanto i reattori nucleari SMR distribuiti sul territorio: costano tanti milioni di euro, richiedono progettazioni molto sofisticate, spazi di sicurezza con distanze importanti (mal gestibili in centri abitati congestionati) per evitar problemi in caso di guasti o altri incidenti (anche volontari ! ). Non è tanto il problema del costo di produzione dell’idrogeno a frenare quanto la realizzazione di una rete capillare come siamo abituati coi moderni distributori di carburante.
Le reti di colonnine pubbliche o private di ricarica NEV (BEV & Plug-in) stan crescendo costantemente in tutto il mondo e persino in Italia (nonostante siamo il fanalino di coda nelle vendite.. e, al momento, nella produzione di NEV).
Una vettura a batteria si può rifornire anche ad una presa domestica di corrente, anche senza la Wallbox (che comunque è la soluzione ideale); basta una semplice presa di corrente Schuko o GreenUp (industriale) e si può fare una ricarica sufficiente a ripartire anche in luoghi isolatissimi, se forniti di corrente elettrica (e si ha l’accortezza di portarsi dietro il “carichino portatile” da 2.3kW); io stesso ne ho approfittato tante volte in due anni (posso farlo anche a casa di mia madre: in tre ore di pranzo domenicale da lei con la presa in giardino ricarico almeno 60km di percorrenza aggiuntiva).
Francamente ho avuto molti più problemi di rifornimento con le moto da 18litri negli anni ’80/90 (con i distributori chiusi nei festivi e gli “automatici” con problemi di funzionamento o banconote stropicciate e rifiutate).
Il metano per autotrazione non è mai stato particolarmente gettonato, neanche in Italia dove la rete era abbastanza sviluppata (almeno dagli anni 2000) e con risparmi alla pompa attorno al 60%.
Per l’idrogeno credo che i risultati sarebbero discretamente peggiori.
Ma quando saremo capaci di dire che Idrogeno per Autotrazione è una bufala ?
Se produco idrogeno da elettrolisi il bilancio energetico è pessimo .
Se produco idrogeno da Metano o Ammoniaca è s tupido
Ha senso se lo produci nel deserto (ogni riferimento ad Aramco è puramente causale) dove hai 365 giorni di sole all’anno e un eccesso di energia che puoi permetterti di usare per trasformare l’acqua in idrogeno e l’idrogeno in ammoniaca liquida (“basta” aggiungere azoto che non c’è bisogno di specificare sia il 79% dell’aria che respiriamo) in modo da poterla poi trasportare agevolmente.
Non che andare in giro con l’ammoniaca sia una passeggiata, ma infinitamente meglio che trasportare idrogeno. E non che abbia senso pensare all’ammoniaca per un’auto, ha senso dal camion in su e probabilmente è il combustibile perfetto per uso navale: ovviamente se hai energia da buttare….
sui siti specializzati, vedo sempre più aziende che sostengono di poter vendere a prezzi competivi con le batterie e l’energia di rete, sistemi integrati di produzione e stoccaggio energia, composti da fotoltaico + idrolizzatore + cella a combustibile + rack di bombole per accumulo ad idrogeno,
in questo caso sarebbe persino accumulo di tipo settimanale o stagionale, potendo accumulare scorte notevoli, non so se il conto dei costi sia vero o prematuro, un po’ ottimistico, ma mi pare di vedere una tendenza a investirci
diverso invece il caso in cui l’idrogeno andrebbe travasato, trasportato e usato altrove rispetti al luogo di produzione, i costi lievitano, l’autotrazione sembra uno di questi casi
Potrebbe essere realmente il futuro dell’accumulo di rete tanto agognato e finora mal realizzato. In realtà mi chedo se qualcuno stia facendo ricerca con celle a combustibile non ad idrogeno ma a gas di ammoniaca.