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Idrogeno no grazie anche dai commerciali VW

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Uno dei distributori di idrogeno Shell nel Regno Unito, poi chiusi per scarso utilizzo.

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Idrogeno no grazie anche dai responsabili dei veicoli commerciali Vollkswagen. Al nein già espresso più volte per le auto, si aggiunge quello per i furgoni.

idrogeno no grazie
Lars Krause, n.1 di vendite&marketing di VW Veicoli Commerciali

Idrogeno no grazie: “Non funziona né per noi né per i clienti”

Ha senso creare, come sta facendo anche l’Italia, un network nazionale di disrributori di idrogeno? Ci saranno in circolazione i veicoli da rifornire quando, l’anno prossimo, la rete finanziata con i fondi del PNRR comincerà ad aprire i battenti?

Dai grandi marchi dell’auto le risposte non sembrano incoraggianti e il rischio che si tratti di soldi sprecati si profila con sempre maggiore possibilità. Le Case asiatiche, come Toyota e Hyundai, stanno tornando sui loro passi, mentre i marchi europei continuano a mostrare un interesse praticamente nullo.

Lo conferma anche Lars Krause, direttore vendite&marketing di Volkswagen Veicoli Commerciali, sulla stessa linea dei colleghi dell’auto in un’intervista al sito francese Automobile Propre: “Siamo sempre all’erta e attenti a questo tema, ma per il momento non vediamo un modello economico a breve termine, sia per noi come produttori che per i nostri clienti“.

idrogeno no grazie
Il Crafter Fuel Cell (idrogeno) di Volkswagen:  vendite irrilevanti. 

“Un modello l’abbiamo, ma le vendite sono bassissime”

Il problema è che la richiesta dal mercato è praricamente nulla:Abbiamo un Crafter Fuel Cell in catalogo, ma le vendite sono molto  basse“, ha aggiunto Krause. “Inoltre, l’efficienza energetica dell’intero ciclo, dalla produzione di idrogeno alle ruote del veicolo, non è buona. I veicoli elettrici a batteria sono più efficienti e la loro autonomia sta aumentando gradualmente. Non capisco l’ottimismo di alcune persone riguardo alla cella a combustibile!“.

Krause non lo sa, ma tra le persone ottimistiche riguardo all’idrogeno c’è anche il governo italiano, a cominciare dal ministro delle Imprese Adolfo Urso. Che ha sempre invocato grande attenzione per questo tipo di soluzione, nel nome di una “neutralità tecnologica” che purtroppo non tiene conto della realtà.

  • LEGGI e guarda anche il VIDEO: Tper schiera a Bologna i primi Bus Solaris Urbino all’idrogeno

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33 COMMENTI

  1. So solo che quando sento parlare di idrogeno e criptovalute alzo gli occhi al cielo e spero che arrivi presto l’asteroide.

  2. Che l’idrogeno, come il nucleare, sia antieconomico e pericoloso l’ho capito bene anch’io che non ho una formazione tecnica in materia.

    Vedendo quanto la transizione ecologica a base elettrica sia osteggiata in Italia, vien da pensare che gli imprenditori del settore non paghino o non vogliano pagare mazzette per questo settore.

      • Personalmente:

        A) nucleare centrali vecchie già esistenti -> spremibili ancora qualche anno
        B) nucleare nuova costruzione -> antieconomico e non necessario, bufala mediatica

        C) idrogeno per usi statici -> avrà senso
        D) idrogeno da autotrazione -> antieconomico e non necessario, bufala mediatica

        se zi ti associava B) e D), personalmente posso capirlo

    • Il nucleare ha fatto meno morti dell’ idroelettrico, quindi pericolosità zero, sul fatto che sia antieconomico ho grandissimi dubbi, che sia infinitamente meglio del piantare pannelli solari che stuprano le nostre colline ne sono certa

      • @Ida:
        “…Il nucleare ha fatto meno morti dell’idroelettrico…”: fonte? e hai contato anche quelli futuri conseguenza dei disastri relativi? o son solo chiacchiere da bar?

        “…quindi pericolosità zero…”: ah, beh, se lo dici tu… qui in Nord Italia stanno rifacendo praticamente TUTTI i viadotti delle autostrade perchè, come dire, mancava il ferro il cemento quando li han fatti (…), ma lanciamoci pure a costruire centrali nucleari che peraltro Paesi ben più affidabili impiegano 15 anni a realizzare. sì sì, adesso che hai detto “pericolosità zero” sono molto più tranquillo, sì sì

        “…quindi pericolosità zero…”: mi citi UNA, anche solo UNA compagnia di assicurazioni che si dica disponibile ad assicurare un impianto nucleare contro disastri vari SENZA il cappello dello Stato?

        “…sul fatto che sia antieconomico ho grandissimi dubbi…”: anche io, anche io, anche io nutro seri dubbi se sia antieconomico o proprio solo una mega truffa di quattro industriali che pagano la campagna elettorale ai soliti noti garantendogli la cadrega

        “…che sia infinitamente meglio del piantare pannelli solari che stuprano le nostre colline ne sono certa…”: anche a me piace molto ma molto di più una bella torre di evaporazione piazzata nella campagna con elettrodotti da vari MW che solcano i cieli, oltre al quindicennio (minimo) di lavori che tritano terreni con draghe e betoniere e gru avanti e indietro. molto ma molto più meglio eh!

        • pag. 10 di questo report, riportano le stime di costo secondo IEA, prese dall’appendice del Energy outlock 2024

          https://www.100x100rinnovabili.net/wp-content/uploads/2025/03/Documento-La-chimera-del-nucleare-100×100-rinnovabili-network.pdf

          nucleare di nuova costruzione è molto caro, a circa 170 euri al MW-h, e senza contare smantellamento e trattamento scorie, nei calcoli le spese future abbastanza lontane vengono annullate tramite il meccanismo di “attualizzazione finanziaria” con un gioco opinabile sugli interessi monetari, sennò siamo sopra i 230 euri al MW-h

          sono le stesse stime di tanti altri analisti indipendenti (senza conflitto di interesse): Lazard, Bloomberg, Fraunhofer Institute, Csiro Institute, Corte dei conti francese

        • Ripetendo che è lungi da me schierarmi pro o contro il nucleare, riprendendo un suo commento sotto, per doverosa informazione:

          “A terawatt-hour (TWh) is a unit of energy that is equal to 10 raised to the power of 12 watt-hours.

          It is also equal to 1,000,000 megawatt-hours (MWh) or 1,000,000,000 kilowatt-hours (kWh).

          Terawatt-hours are used in measuring quantities of electricity or heat produced.

          It is commonly used for large amounts of electrical energy for easier understanding in a practical context.

          For example, electricity consumption in the United States was said to reach a total of 4,010 terawatt-hours in the year 2022. A huge percentage of this consumption is contributed by the residential sector, followed by the commercial sector. Appliances used for heating and cooling accounts for this large share in residential electricity use.”.

          Qualora invece si riferisca al fatto che ho erroneamente inserito lo slash (/) al posto del trattino (-), mi scuso a nome della mia tastiera e di me stesso che l’ho digitata male. Mea culpa.
          Non si ripeterà.

          Così siamo tutti più informati, in generale.

          Saluti.
          Stefano

      • di solito chi è super certo, a meno di non essere un addetto ai lavori, non capisce un caxx ma sicuramente la nostra ida ha fatto le sue ricerche (e cosa più importante ha compreso i risultati ottenuti)

        sullo stupro delle colline non meriti nemmeno risposta, fai già ridere cosi.
        immagino che una bella miniera d’uranio o una torre d’evaporazione facciano paesaggi da cartolina vero?

        imbarazzante su tutti i livelli

        • Lungi da me dallo schierarmi per/contro il nucleare e/o altre fonti, ma tra i vari indicatori inerenti la pericolosità di un impianto correlato alla produzione di energia elettrica, uno dei più utilizzati è il rapporto tra numero di decessi e terawatt/ora generati.
          In base al KPI di cui sopra, il nucleare è ampiamente meno pericoloso dell’idroelettrico, ma poco più pericoloso del solare.
          Saluti.

          • Ricordo che avevo cercato chi e come aveva creata questa classifica che gira sul web e la avevo trovata fallata:

            non conta i morti successivi nel tempo per radiazione, e neppure i morti per essere stati sfollati (che sono tanti), così si riduce il conto di un fattore 100

            ma vista l’incertezza, e contando che oggi si farebbe di tutto per evacuare e non esporre la popolazione in caso di incidente, conviene parlare invece dei danni economici

            sarebbero ingenti, un singolo sinistro in aree densamente popolate come quelle europee può costare 500-1200 miliardi

            non muori ma devi sfollare, perdere casa e lavoro, e la tua regione viene resa off-limit per decenni o secoli, i costi di bonifica sono inarrivabili, e non assicurabili; vogliamo provare con la Lombardia? o il Piemonte? non capita, ma se capita fallisce l’intera nazione

            erano stati fatti dei conti in Germania, dove se ho capito ogni attività per legge dovrebbe avere una assicurazione, e le loro centrali erano di fatto “illegali”:

            se una centrale a fissione dovesse avere l’assicurazione obbligatoria (con copertura reale, non simbolica che copre solo le briciole o che fallisce per non pagare), solo l’assicurazione costerebbe tra 50 e 500 euro al MW-h elettrico prodotto; la forchetta dipende da quanti anni di ammortamento del premio consideri su un gruppo di centrali

            questo per amor di chiacchera, poi sappiamo che i problemi sono anche altri, costi ormai fuori mercato, dipendenza estera combustibile, scorie millenarie

            a parte i web-pubblicitari, secondo me se ne parla ancora per un effetto nostalgia del secolo ‘900, ma con rinnovabili e accumuli oramai maturi non c’è da guardare indietro, ma avanti 😉

      • Mi chiedo cosa ci sia di brutto ad avere pannelli sopra la testa ( ovvero sul tetto di casa ) che producono energia.
        Riguardo al fatto se sia antieconomico, non ho dubbi, lo è.
        Il kWh generato da nucleare è molto più costoso di quello generato da fotovoltaico ed anche dell’eolico.

        • @Athos
          “…cosa ci sia di brutto ad avere pannelli sopra la testa…”
          beh, dal punto di vista
          di chi deve/vuole pagare milioni per far correre gente in mutande dietro a un pallone,
          o costruire città nel deserto
          o piste da sci tra le dune

          i pannelli FV sul tuo tetto sono fumo negli occhi

  3. oh ma come mai non gli piace la trazione a idrogeno? e la neutralità tecnologica dove la mettiamo? che posizione ideologica questi commercianti:)

    • Solo ai furboni della TPER di Bologna è venuto in mente che un autobus a idrogeno è meglio di uno a batteria perché, secondo queste menti eccelse che ricoprono ruoli con portafogli di spesa milionari e stipendi d’oro, quando le batterie degli autobus BEV ridurranno l’autonomia e l’autobus non riuscirà più a fare la tratta per il quale è stato comprato diventerà costoso cambiare tutto il pacco batterie (cambiare solo le celle non funzionanti no?) mentre l’autobus ad idrogeno avrà sempre la stessa autonomia finché campa!
      Che bifolchi…forse non hanno tenuto presente del rapporto dei costi tra 1kWh di energia e 1 Kg di idrogeno? Ah non si compra nelle bombole come il GPL?

  4. La realtà è che il futuro della mobilità sarà elettrico e prima l’Italia e l’Europa dirotteranno risorse su questo e meno soffriremo la concorrenza delle auto elettriche cinesi. Assolutamente inutile e miope continuare la farsa della “neutralità tecnologica”.
    Urso, sarebbe molto più utile che rimettessi gli incentivi per l’acquisto delle auto elettriche !

    • Voi non capite che dietro alla loro delirante idea di “neutralità” si nascondono le stecche che questi ignoranti e pure disonesti (visto che amministrano i beni degli italiani) prendono da Eni e tutto il comparto oil and gas; quale modo migliore ci può essere se non buttando nebbia in faccia all’italiano medio (idrogeno, cattura della Co2, biofuel ed e-fuel): cercano solo di ritardare l’accesso a questa tecnologia da parte dell’italiano che resta la vacca da mungere fino alla fine.

      • Bravissimo, ben detto, purtroppo in Italia è pieno di
        disinformati, per non dire FESSI che credono alle baggianate del idrogeno ( pure su motori termici)
        e – fuel e, bio – fuel (a base di olio di palma da piantagioni in zone deforestate)

    • occhio a chiedere incenti a Urso per le BEV, li annuncierebbe oggi e li erogherebbe in quantità molto contingenta il 31 dicembre dalle 21:00 alle 24:00

      per ridurre le vendite per un anno, come fatto l’anno passato 😉

      sono specialisti nello scrivere “provvedimenti suicidi” (copiando dal termine giuridica “sentenza suicida”), cioè formalmente a favore, ma costruiti per essere contro

  5. Fino a qualche mese fa pensavo che l’Idrogeno Verde avesse delle possibilità , se non altro per bilanciare la variabilità della produzione rinnovabile, ma i costi son troppo elevati e l’efficienza energetica è troppo bassa. Il fallimento dell’azienda USA Nikola Corp che voleva realizzare motrici a Idrogeno ne è la prova, un fallimento colossale , cose che accadono quando ci si distacca della realtà e si inseguono fantasie, per quanto belle, me irrealistiche

    • distinguerei

      – idrogen verde OK per futuri accumuli energia e industria pesante
      qui idrogeno verde va bene e secondo me ci sono già abbondanti segnali che decollerà appunto come complemento delle rinnovabili (insieme alle biomasse, altro complemento);
      idrogeno verde usato tal quale o trasformato (per avere stoccaggi più grandi e meno cari) in ammoniaca, metanolo, DME, metano verdi; ad es si stanno già tenendo in europa le prime aste per piccole forniture e i primi impianti di produzione in Spagna e Germania; ora siamo sui 5-6 euro a Kg, e scenderanno a 2-3 euro (e anche meno in nord Africa)

      – NON OK per autotrazione
      qui i costi si impennano perché ai costi di produzione e gestione in sito industriale, si aggiungono i costi di trasporto e di “travaso” in altri serbatoi temporanei fuori sede, oltre che i problemi di sicurezza degli stoccaggi in siti non industriali; questi problemi rimangono insuperabili, anche ipotizzando come sostengono Toyota e Honda che le fuel cell per autotrazione possano migliorare arrivando a costare meno ed essere meno delicate

      – NI per navi e aerei a lunga tratta
      scommessa aperta per farci ammonica, metanolo, DME o persino kerosene, da usare per navi e aerei a lunga tratta, cioè quando davvero non ci siano alternative a batterie

      • …salvo i rischi connessi agli sversamenti di carburante “ammoniaca” in caso di incidente navale (o aereo).. devastanti come con gli idrocarburi…

        • azz.. se ho capito, una volta che fai lo sforzo ulteriore (costo) di aggiungere della Co2 (per es. da biomasse o da camini di centrali termiche), dalla ammoniaca verde (idrogeno verde + azoto) ci si potrebbe tirare fuori la qualunque come carburante

          cosa scegliere sarà un calcolo costo/rischio/beneficio.. navi container porta-ammoniaca ( e eventualmente alimentabili ad ammoniaca) avevo cercato dopo un articolo qui su vaielettrico e in Asia ne è in costruzione una flotta di decine.. forse qualcosa si muove in quella direzione; e qualcosa stanno costruendo anche in Norvegia, ma navi un po più piccole, sia a motore termico che a fuel cell adatte a vari carburanti da filiera idrogeno verde

  6. Essere di “sinistra” si riduce ad essere San Francesco? Povertà, green e animalisti ?

    Mi dispiace ma pur di difendere Tesla state dirottando male il vostro pensiero, un’auto da 47k con vfg a 23k, ti costa 24k€ in 4 anni ovvero 6000€/ anno e con quello che risparmi anche meno .

    Dunque scelta giusta ed economica qualunque auto elettrica di qualunque marchio.

    Il punto é inequivocabile sul comportamento Nazista, ripetuto e mai scusato di EM .

    • -Essere di “sinistra” si riduce ad essere San Francesco? Povertà, green e animalisti ?-

      No, dai, si può fare anche peggio di così. 😉
      Tipo commentare circa la Tesla della Signora Fratoianni nell’articolo sbagliato. 🤭🤭🤭

      (Chiedo scusa, non ho resiatito… 😇)

    • Animalista è la Brambilla ma non ricordo che sia di sinistra. E’ quello dell’estrema destra padrone della tesla, è un mondo a frittata come quella che fai tu scrivendo qui.

  7. Sempre giusto sperimentare tutte le strade ma questa strada ha dimostrato ormai tantissime volte di essere un vicolo cieco, buio e deserto.

    E’ ora di staccare la spina (che detta così, su questo sito, ha una sua poetica).

  8. le complessità ed i costi legati all’uso dell’idrogeno in autotrazione sono esagerate, oltretutto è impensabile pensare ad una rete di rifornimento di idrogeno alla parti di quella di idrocarburi: troppo costosi gli impianti .. e pure pericolosi da installare vicino a zone abitate o aree sensibili a scoppio/incendio (già abbiamo pagato pesantemente con i depositi di carburante , come successo nel tragico episodio di Calenzano – FI ).

    I progressi nelle batterie (per tempi di ricarica ed autonomia) oltre alla continua discesa dei costi e tecniche produttive fanno pensare che a breve avremo soluzioni già ottime per le flotte; nulla vieta di sviluppare sistemi stile NIO per cambio rapido pacchi batterie in apposite stazioni ai “terminali” (francamente lo trovo troppo complesso per la mobilità privata da diffondere nel nostro continente; in Cina hanno tante città con decine di milioni di persone ed il modello di battery-swap è più sostenibile).

    E’ comunque bene che le case continuino a studiare e sviluppare modelli anche in questo ambito, ma senza tentare avventure commerciali che poi ricadrebbero sui malcapitati venditori (le concessionarie costrette a commercializzarli) e soprattutto su clienti inevitabilmente delusi da una tecnologia costosa, complessa ed ancora “sperimentale”.

  9. Che spendere soldi per creare una rete di distribuzione di idrogeno sia uno spreco non è un rischio, è una certezza che solo un governo miope e incapace poteva fare. Se vogliono distribuire soldi agli industriali almeno lo facciano in cambio di qualcosa di utile.

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