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I vostri dubbi, i nostri consigli: l’acquisto dell’Ami, lo scooter…

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I vostri dubbi, i nostri consigli, appuntamento con i quesiti dei lettori. Nella scorsa puntata abbiamo parlato di: accessori della VVW ID.3 e versioni della 500

I vostri dubbi / “Sono interessato alla Citroen Ami…”

Sarei interessato all’acquisto della Citroen Ami. Vorrei sapere informazioni al riguardo. Luigi Santi

È incredibile l’interesse che accompagna il lancio di questa macchinetta che si ricarica come un telefonino, in 3 ore con una normale presa di casa. Si guida da 14 anni, senza marce, con cambio automatico. Naturalmente nasce per un uso solo in città, con una velocità massima di 45 km/h e può essere considerata più una rivale degli scooter che delle automobili tradizionali. i vostri dubbiAnche perché si parcheggia un po’ ovunque, viste le misure contenute: 2,41 metri di lunghezza, 1,39 metri di larghezza e 1,52 metri di altezza. Tanto per dare un’idea: rispetto alla Smart è più corta di 33 cm. L’autonomia dichiarata è di 75 km, il che significa che la ricarichi ogni 2-3 giorni, ovviamente disponendo di una presa di corrente raggiungibile. Quanto ai listini, la Citroen parla di un primo prezzo a 5.430 euro, incentivi compresi. Non siamo molto lontani dal costo di una Vespa elettrica, che pure è un bellissimo mezzo, ma non ti ripara dalla pioggia. L’unica incognita riguarda i tempi di consegna, previsti per questo mese: l’Ami viene prodotta in Marocco e l’avvio della catena di montaggio ha avuto alcuni ritardi.

“Mi serve uno scooter elettrico per il nostro camper…”

Sto leggendo i Vostri articoli sugli scooter elettrici perché sto valutando l’acquisto da inserire in un camper. Chiedo: che portata hanno? Possono portare due persone? Direi per una spesa intorno ai 2.000- 2.500 euro e con un peso non superiore ai 100 kg per non sforare i 3.500 del camper. Fabiola B.i vostri dubbi
Nel nostro Listino facile (qui) trova caratteristiche e prezzi di un centinaio di modelli, molti dei quali rientrano nel range di prezzo e di peso che Lei indica. I mezzi omologati come ciclomotore (targhino bianco a sei caratteri alfanumerici) possono fare al massimo i 45 km/h, come da codice della strada. I mezzi omologati come motociclo (targa motociclistica a due lettere + cinque numeri) raggiungono velocità maggiori (80/100 km/h)Qui trova una guida con le 10 cose da sapere prima di acquistare uno scooter elettrico.

Che cosa sono le aree di mobilità sostenibile?

Buongiorno, mi occupo di mobilità come consulente e in una recente webinar tra responsabili di Enti Locali ho sentito parlare di Aree di Mobilità Sostenibile. In rete non ho trovato nulla: sapete darmi qualche informazione? Potrebbe esserci utile per la programmazione a cui stiamo lavorando per un grande Comune pugliese. Giustino S.

i vostri dubbiLe Aree di Mobilità condivisa e sostenibile sono state illustrate da Federico Confalonieri, Dirigente del Comune di Milano, durante l’ultima edizione di e-mob. Si tratta di aree situate in punti strategici della città, come le fermate della metropolitana. E attrezzate con parcheggi evoluti (con colonnine Fast e tradizionali e smart parking), stalli per bici, infopoint della mobilità. E con diversi servizi di sharing, dai monopattini alle auto. In tutto a Milano saranno 50, di cui una sperimentale già attiva e altre 10 di prossima apertura. Tutte dotate di sistemi di video sorveglianza e illuminazione “intelligente”. Nel capoluogo lombardo si sta lavorando ad altre strutture a favore della mobilità “smart” come le velostazioni con parcheggi sicuri e servizi per ciclisti. Di fatto, le velostazioni andranno a completare il piano per incentivare l’uso delle due ruote a pedali iniziato con l’ampliamento della rete ciclabile. Ma anticipiamo già i vostri dubbi su questi progetti: servono risorse, che Milano è in grado di mettere in campo e altri Comuni no. E serve volontà politica, anche questa non così diffusa.

 

 

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24 COMMENTI

  1. prima di tutto deve essere consegnata!!!
    dopo l’acquisto il servizio post vendita è latitante!!
    sono in ritardo sulla consegna e non sanno dire nulla se non scusarsi!
    diciamo che il primo test AMI, cioè del servizio post vendita è NEGATIVO.
    per il resto, ci si aggiorna ad auto ricevuta…( speriamo )

  2. L’Italia ha sostanzialmente due problemi con l’AMI:
    1) il costo della patente AM, che dura poco e non ha agevolazioni per prendere altre patenti (ad es. con l’A1 si accede alla B con la sola pratica)
    2) i costi assicurativi di tutto ciò che è assimilabile ad un 50cc, guidabile a 14 anni

    Mi riservo comunque di provarla alla prima occasione in cui sarà disponibile in concessionario

  3. Sarei curioso di vedere il suo crash test a 45 km/h… poi ne riparliamo… risparmiare 5000 euro per restarci secco al primo incidente non mi sembra molto furbo.

    • l’Italia si è riempita di SUV da due tonnellate è i morti l’anno hanno superato i tremila
      quest’anno forse scenderanno causa COVID ..

      se tutte le auto fossero leggere , l’energia in gioco in un impatto sarebbe molto minore e anche i rischi per persone e cose diminuirebbe ..
      se tutte le auto avessero adas avanzati , speriamo iot nei prossim anni , che diaalogano con le altre auto e con la strada , i rischi diminuirebbero
      oggi con i materiali compositi si potrebbero fare celle di sopravvivenza molto sicure anche se piccole ,lItalia è stata protagonista nell’utilizzo di nicchia ; a quando quello di massa ?

      my 2 cent

  4. L’Ami segna l’ingresso di un’importante casa automobilistica nel settore dei quadricicli.

    È il segno evidente che questa nicchia angusta diventerà sempre più importante nel contesto cittadino europeo.

    Questo quadriciclo che si atteggia ad essere ben altro mezzo sarà devastante per i concorrenti.

    Tuttavia non illudiamoci.

    Ami è un prodotto nuovo, ma non è un prodotto disruptive perché sconta l’arretratezza tecnologica di cui è vittima la guida autonoma, ancora lontana dal livello 3.

    La guida autonoma è il tassello evolutivo indispensabile per passare dall’acquisto o noleggio del mezzo a ciò che in realtà serve: il servizio on demand.

    Pago solo quando l’utilizzo e mi serve realmente.

    Chiaramente assisteremo alla trasmutazione del design di queste micro citycar in quanto dovranno potersi muovere autonomamente in ogni condizione di traffico, connesse tra di loro in movimento come un convoglio costituito da tanti vagoni allo scopo di scambiarsi energia elettrica in movimento senza che ci sia nessuno alla guida, raggiungendo i clienti in attesa del servizio prenotato da smartphone o smartwatch, garantendo sempre l’autonomia senza tempi morti di ricarica durante gli orari diurni.

    Qualche anticipazione l’abbiamo vista.

    Gordon Murray e Motiv, il pod monoposto, con telaio tubolare pennellato iStream, ad esempio.

    Anche se, la configurazione non condivisa nel percorso con estranei di queste micro citycar avrà più flessibilità d’uso nella disposizione freccia atre posti, come nella Fiat Downtown, la Murray T25 e la McLaren F1 per intenderci.

    https://www.vaielettrico.it/motiv-la-scatoletta-di-quel-gran-genio-di-murray/
    https://www.gordonmurraydesign.com/en/products/current/motiv.html
    Video Motiv del Consorzio itMoves

      • post scriptum queste microcar sono un ottima alternativa
        per chi usa le auto solo per spostarsi da A a B e per i neopatentati come seconda auto familiare

    • L’ “on demand” è ad oggi un’utopia. Prima si deve ripensare completamente il nostro modo di vivere.
      Fino a quando si andrà tutti a lavorare o a scuola alla stessa ora è abbastanza difficile proporre un modello simile.
      Può funzionare solo abbinato ad un sistema di trasporti pubblici molto efficiente ed organizzato, oltre a micro mobilità sicura (piste ciclabili ben fatte) che copra l’ordinario, lasciando l’auto per lo spostamento occasionale.
      Può essere che qualche città europea sia sulla buona strada, ma da noi?

      • Esiste dal 1990 in tutti i comuni d’Italia il Piano Territoriale degli Orari.

        Il P.T.O. è uno strumento regolatore non obbligatorio, da condividere dopo aver sperimentato le attività riferite ai singoli progetti relativi al funzionamento dei diversi sistemi orari dei servizi urbani per armonizzare e coordinare i sistemi trasportistici pubblici.

        Non si tratta solo ed esclusivamente di sviluppare politiche temporali urbane sulla base di preordinati indirizzi strategici per il coordinamento e l’amministrazione dei tempi e degli orari della città, con la finalità di migliorare la qualità della vita di tutti coloro che vivono e lavorano in città, si tratta di condividerne le azioni attraverso la concertazione dove la flessibilità è la parola magica per arrivare ai risultati.

        Purtroppo, dopo l’approvazione il P.T.O. resta uno strumento di dichiarazioni di buoni principi parzialmente o addirittura non attuati.

        • la verità è che negli anni 70a hanno raddoppiato il lavoro delle famiglie ..
          SENZA CHE NESSUNO SE NE ACCORGESSE !!
          se prima bastava uno stipendio per mandare avanti dignitosamente una famiglia
          dagli anni 80a in poi ne servono 2
          il digitale apre problematiche e possibilità enormi
          una è il lavororo flessibilie alias smart working
          l’altro è la forte automazione che diminiurà i lavori ripetititivi (io li considero stupidi)

          serve una riduzione dell’orario di lavoro , almeno da 8 a 5 ore giornaliere e con 2 giorni liberi

          ci sono studi che attestano che la produttività con 5 ore aumenta rispetto alle 8

          con cicli di 5 ore penso che le grandi città funzioneranno meglio il traffico sarà diviso per due

          • Per ridurre il lavoro bisogna aumentare salari e stipendi.

            In che modo?

            Tassando la produzione industriale delle industrie più avanzate ed efficienti tecnologicamente: le industrie 4.0.

            Ne fanno parte le Corporation globalizzate in grado di aprirsi ad ogni possibile mercato dove risultano competitivi i propri prodotti e produrre dov’è più conveniente in quel dato momento.

            Perché proprio loro?

            Perché dispongono di un processo di produzione sempre più affinato con l’obiettivo di eliminare metalmeccanici e cobot in favore dei soli robot e di altri robot nelle retrovie che eseguono manutenzione predittiva sui robot in prima line.

            I costi della manodopera in questo processo produttivo sempre più efficiente verranno così depennati definitivamente, sarà un bagno di sangue e la scomparsa dei sindacati.

            Non a caso, Gates ha sollevato da tempo la questione: “ I robot che rubano posti lavoro paghino tasse”.

            Tasse per finanziare il welfare, per aiutare chi perderà il lavoro, riqualificandolo verso altre nuove professioni. Un’azione, dove la politica, soprattutto in Italia, si è dimostrata costantemente fallimentare.

            Tassare le Corporation dev’essere un’azione non solo Europea, globale.

            Mission Impossible?

            Gli altri concorrenti che non perseguono i principi dell’Industria 4.0 non sono concorrenti, sono candidati all’estinzione alleanze dopo alleanze.

            Non siamo di fronte al pesce più grosso che mangia il più piccolo.

            Siamo di fronte all’evoluzione del sistema produttivo dove sopravvive chi persegue l’innovazione nei servizi, nelle tecnologie, nei processi, nelle competenze ed ha la capacità di adeguarli per l’ottimizzazione valoriale del proprio business.

            Consideriamo le elettrovetture di oggi che stanno evolvendo rapidamente per diffondersi, riducendo i costi di produzione e il prezzo finale al cliente.

            Questa evoluzione comporta la riduzione e la semplificazione dei componenti. Come?

            Progettando elettrovetture ad elevata integrazione tecnologica, costituite da pochi componenti pressofusi in un unico ciclo ed eliminando lo stampaggio dei lamierati della carrozzeria che verranno semplicemente tagliati e piegati, abbattendo così i costi di produzione.

      • On demand è la guida autonoma, on demand è l’Intelligenza Artificiale.

        3 esempi paradigmatici lo preannunciano.

        La sfida è far interagire il sistema governato dall’Intelligenza Artificiale con l’imprevedibilità di chi guida.

        Quest’anno c’è stato il debutto in versione dimostrativa del sistema di guida autonoma Tesla Full Self Driving versione Beta che ormai tutti conoscono.
        I video sono strabilianti.
        Non è solo come un neonato che impara dai propri errori. Sono tanti neonati che imparano, fanno esperienza e la comunicano tra di loro per non sbagliare più.
        Impara sbagliando.
        Più sistemi commettono errori, più tutti i sistemi acquisiscono esperienza e migliorano.
        Tanti sistemi in azione che sbagliano, tanti sistemi che imparano in tempo reale dalle varie situazioni a non commettere più lo stesso errore.
        Una rete neuronale che interagisce simultaneamente ovunque.
        Più saranno le vetture dotate di questo sistema, maggiore sarà la sicurezza di guida autonoma su ogni strada, per il bene di tutti.

        Poi abbiamo l’Airbus A380, il più grande aereo a doppio ponte che parte da Malpensa per volare a New York con Emirates – oggi non più in produzione – che utilizza un sistema ottico chiamato Take-Off & Landing (ATTOL) attivato dal 2018 per la guida autonoma sui velivoli. I piloti per non perdere le capacità di volo sono obbligati ad eseguire un decollo ed atterraggio manuale ogni sette eseguiti dal sistema.
        Anche il più comune Airbus A350-1000 che può trasportare più di 300 passeggeri, quello che si prende per andare in qualsiasi città europea impiega la tecnologia ATTOL che consente di realizzare voli in completa autonomia da parte dell’Intelligenza Artificiale.
        Questo è il presente e il futuro, aerei capaci di decollare e di atterrare in modo del tutto autonomo usando questo nuovo sistema ottico dove i piloti chissà cosa faranno in cabina con le hostess.

        Lo scorso anno è stata venduta tutta la produzione di una motocicletta, elettrica naturalmente, Damon, si chiama ed ha un efficiente copilota.
        Un sistema con sensori che valutano le condizioni del traffico nello spazio in cui procede la motocicletta per fare la differenza tra una collisione ed evitarla.
        L’istinto del motociclista non sarà più necessario?
        Diciamo che vede dove noi non vediamo e così facendo prevede.
        Ammettiamo che per utilizzare una motociclette elettrica come la Damon che si candida a stabilire record assoluti nello 0-100 km/h, nello 0-200 km/h e nei 400 mt. da fermo serve ben altro dell’istinto della concentrazione del motociclista.
        Questa è un’innovazione necessaria e fondamentale, come a dire: “Ma non potevano pensarci prima!”.

        Bisogna riconoscere che queste innovazioni nella guida sono comparse con la mobilità elettrica e provengono da menti che non hanno nulla a che vedere con l’industria che conoscevamo.

        • Rispondo ad entrambi i suoi commenti che di fatto dimostrano che non è la tecnologia che ci manca, quanto la sua applicabilità alla vita reale.
          Affascinante quanto descritto nel secondo commento ma disarmante il contenuto del primo.
          Il PTO é del 1990? In 30 anni non ho visto cambiamenti in merito.
          Attenderò fiducioso, nel frattempo uscirò tutte le mattine in macchina, ad orari simili a quelli dei miei vicini.

  5. costa troppo ci sono auto elettriche cinesi
    con più autonomia
    più confortevoli
    e costano pure meno

    unico punto a favore il design ; quindi ..
    venderà un botto
    😀

  6. In piu’ rispetto ad un motociclo ha il fatto di non doversi bardare quando fa freddo. In meno ha che le code se le deve fare tutte come su un’auto tradizionale. Come una moto, al primo colpetto ci si lasciano le penne. Vedete voi se ne valga la pena o meno.

    • Una delle maggiori cause di morte accidentale in Italia sono gli incidenti domestici…Il punto è sempre la prudenza, in qualsiasi cosa si faccia. Se vai in aereo puoi precipitare..se vai in nave puoi affondare..se vai a dormire può venirti un ictus e non ti risvegli… Quanta gente muore su auto grandi e con diversi dispositivi di sicurezza. Pretendere che sia solo il mezzo a proteggerci è improponibile. Il senso civico non si progetta al computer, si insegna a scuola e in famiglia

      • Falso. Non dovrebbe servire citare le statistiche per affermare che in caso di incidente è più probabile farsi male in monopattino, bicicletta, ciclomotore o moto piuttosto che su un veicolo a 4 ruote. Falsa anche l’affermazione sulla protezione offerta dai mezzi, con l’introduzione dei crash test, airbag, ABS, ESP e ADAS le assicuro che la sicurezza attiva e passiva offerta dai veicoli a 4 ruote è cresciuta nettamente. La prudenza sicuramente riduce significativamente il rischio, ma gli incidenti capitano e sinceramente preferirei essere a bordo di un SUV piuttosto che di un monopattino.

        • Falso cosa ? Non capisco. Certo che le auto di oggi sono molto piú sicure che in passato ma gli incidenti mortali ancora ci sono. Di chi sará la colpa ?
          Un monopattino é meno sicuro di un suv…dice lei. Se un monopattino sta dove deve stare ( piste ciclabili o marciapiedi) e se gli automobilisti guardassero la strada con attenzione, i due mezzi non dovrebbero incrociarsi in modo fatale. É sempre colpa di chi guida, si tratti di ciclista, motociclista o automobilista.

          • Si sono d’accordo con lei, è chi guida (auto, moto, bici etc.) che deve fare attenzione e rispettare iil codice della strada.

          • Il compromesso si chiama “Strade urbane ciclabili”.

            La legge 120 di quest’anno ha introdotto una modifica all’art. 2, del codice della strada, in materia di classificazione delle strade, inserendo una nuova fattispecie al comma 2, la seguente lett. “E-bis. Strade urbane ciclabili” e prevedendo, al comma 3, che tra le caratteristiche minime che devono avere le strade viene inserita la “strada urbana ciclabile”, definita come la “strada urbana ad unica carreggiata, con banchine pavimentate e marciapiedi, con limite di velocità non superiore a 30 km/h, definita da apposita segnaletica verticale ed orizzontale, con priorità per i velocipedi“.

            Il problema è la promiscuità, in quanto la corsia ciclabile non è protetta bensì solo indicata con la segnaletica orizzontale e i conducenti degli altri veicoli hanno l’obbligo di dare la precedenza ai velocipedi che transitano sulle strade urbane ciclabili o vi si immettono, anche da luogo non soggetto a pubblico passaggio (4-bis) e che lungo le strade urbane i conducenti degli altri veicoli hanno l’obbligo di dare la precedenza ai velocipedi che circolano sulle corsie ciclabili (4-ter).

            Questa “innovazione” obbliga, se non si riescono a ricavare almeno 1.50 mt. di corsia ciclabile restringendo la viabilità finitima, a togliere parcheggi o ad istituire i sensi unici per trovare lo spazio.

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