I tagliatori di cavi sbarcano a Milano. Contromisure?

tagliatori di cavi

I tagliatori di cavi alle colonnine arrivano a Milano. E non nell’estrema periferia, bensì davanti alla sede del Campus Bovisa del Politecnico come ci segnala un lettore, Filippo, che si ha mandato un’ampia documentazione fotografica. Inviate quesiti e osservazioni a info@vaielettrico.it.

punto interrogativoTagliatori di cavi in azione perfino davanti al Politecnico, Campus Bovisa…

Segnalo che la colonnina di ricarica Fast (50kW) A2A in via Giovanni Durando 10, proprio di fianco all’ingresso del Politecnico di Milano – Campus Bovisa Durando – è completamente inutilizzabile: i cavi per la ricarica in DC sono stati tagliati, la struttura è molto sporca, danneggiata e coperta di graffiti.

tagliatori di cavi
Ecco come è ridotta la colonnina A2A a Milano

Già non era accessibile a causa dei lavori sul lato opposto della strada che hanno imposto la sospensione dei parcheggi, ma ora è anche tecnicamente inutilizzabile. Allego alcune foto per documentare la situazione. Qualcuno pensa alle contromisure?. Filippo (Milano).

Urgono contromisure: i sistemi di allarme non bastano, spunta l’inchiostro che “marca” il rame

Risposta- A giudicare dal numero e dalla provenienza delle segnalazioni, si direbbe che il fenomeno dei tagliatori di cavi per rubarne il contenuto di rame  sia in forte aumento e con una frequenza maggiore anche nelle grandi città del Nord. In tutto abbiamo già documentato una decina di casi; mai però in una zona frequentatissima del capoluogo lombardo come quella del Politecnico, alla Bovisa.

Il fenomeno è tanto preoccupante che tutti gli operatori della ricarica e molti costruttori di hardware  stanno sviluppando sistemi di protezione (leggi qui e qui). Sensori, telecamere, e allarmi acustici sono i primi e i più ovvi. Ma anche quelli più facili da aggirare o addirittura da disattivare, distruggendoli, con ulteriori danneggiamenti.

Ci risulta però che qualcuno stia già pensando a una soluzione diversa: l’inserimento nei cavi di un inchiostro, o meglio, di una sostanza chimica, che marchia in modo indelebile il rame con cui viene a contatto, rendendolo invendibile anche sul mercato clandestino. Potrebbe essere questa la “soluzione finale”.

  • LEGGI anche “Ricariche Atlante nel Mercato Alimentare di Milano” e guarda il VIDEO

Visualizza commenti (21)
  1. Ma… Prevedere la galera “seria” per chiunque danneggi volontariamente colonnine, vetrine, muri, ecc??? Solo col pugno duro si stroncano i disadattati

  2. Giuseppe De Bellis

    Basterebbe fare colonnine dove i cavi sono all’interno di un compartimento chiuso, che si apre solo quando l’utente accede, sblocca e inizia la carica. Quando i cavi sono collegati alla macchina sono in tensione, quindi il ladro non dovrebbe volerlo tagliare. E lo dico da designer, quando si progetta un nuovo prodotto bisogna pensare anche a tutto quello che succederà oltre, ed intorno ad esso, compreso uso malevolo o improprio. Ma forse a chi fa colonnine un design più complesso, necessariamente più resistente e comunque danneggiabile per accedere ai cavi non interessa(o non conviene economicamente), quindi alla fine chi ci rimette è comunque, sempre, l’utente finale.

  3. La soluzione è semplice basta mettere un cavo che esce solo dopo il riconoscimento e cessa di erogare solo dopo il reinserimento nella struttura della colonnina così chi armeggia per estrarre il cavo è identificato.

  4. -Potrebbe essere questa la “soluzione finale”.-

    Dipende come si comporta l’inchiostro in caso di fusione del rame.
    Se fondendo il rame ai canonici 1085 gradi l’inchiostro in qualche maniera è ancora in grado di “inquinare” la lega, allora forse, ma dico forse, può avere un senso.

    Se al contrario “svampa” e basta, allora serve a niente.

    “eh, ma lo marchia in modo indelebile, poi è invendibilie…”

    Si certo, perchè chi ricetta il rame sapendo di essere un ricettatore e non un onesto commerciante si fa di questi problemi nel momento in cui gli è noto che se si butta tutto nel crogiuolo bello caldo… 😉

      1. Ci mancherebbe. Però ripeto: il rame fonde alla bella temperatura di 1085 gradi. Non esattamente la pentola della pastasciutta.
        Se il marker chimico sopravvive ai 1085 gradi, bene. Se no, è come non metterlo. Sarebbe curioso scoprire quale delle due opzioni è quella giusta.

    1. in altoforno puoi far sparire anche i cadaveri a non ne riname traccia; si dovrebbero utilizzare elementi con punti di fusione pari o più alti a quello del rame ma se fondi il rame quello che rimane non fuso viene rimosso come scoria. L’unica cosa che viene rifiutata dalle fonderie sono i metalli che contengono isotopi radioattivi (vengono fatti controlli sulla radioattività residua) …. utilizziamo scorie di uranio mescolate ai cavi in rame?

    2. sei molto vicino al vero: gli “innominabili”, onde evitare la fatica di spelarlo, bruciavano mucchi di cavi per togliere la plastica e spuntare il prezzo più alto, cosa che lasciava però il rame di un colore più scuro.. tutti i “punti di raccolta” dovevano rifiutarlo: ma quando mai è avvenuto? mai, appunto..
      ora, probabilmente, arriveranno a fonderlo in barre, portarlo là, pesarlo e buttarlo nel mucchio.. con buona pace di tutti, ambiente, inchiostratori e “non si può denigrare” compresi.

      PS questi “punti raccolta” non sono le isole ecologiche ma i demolitori o “rottamai”, che trattano ogni tipo di metalli: se pensate che stiano a verificare se il rame sia puro o “inchiostrato”, siete (posso dirlo?) ingenui.. 🤷‍♂️

  5. Come ho letto altrove, deterrenti come inchiostri speciali e telecamere con sistema d’allarme potrebbero rivelarsi insufficenti se non abbinate a contromisure fisiche (come la guaina antitaglio nominata da uno degli articoli VE linkati)

    1. Potrebbe essere aggiunto uno sportello o griglia corazzata a protezione di tutta la parte interessata alla possibilità di taglio sempre sbloccata da passaggio documento.

  6. Noi, che utilizziamo auto elettriche senza la possibilità di ricaricare a casa, ci sentiamo esattamente come le aziende di ricarica quando vengono derubate dei cavi. Pagare 0,70 €/kWh in AC e 0,90 €/kWh in DC ci fa sentire truffati tanto quanto loro. Per fortuna, ci sono i Supercharger (SUC) in autostrada e i Destination Charger in città.

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