I dealer auto? Sanno poco delle elettriche perché non le guidano

Cari colleghi, concessionari e dealer auto:  guidate le auto elettriche se volete venderle. E se anche non vi interessa venderle oggi, attrezzatevi perchè dovrete venderle domani. E’ l’appello di Stefano Brandini, responsabile marketing del grande concessionario romagnolo De Stefani Group, quando Fuoco Amico gli chiede conto dell’irritazione dei lettori-clienti verso la categoria dei venditori di auto.   

Brandini premette che la vendita di un’auto a batteria è una «vendita complessa», sulla quale «bisogna metterci la  testa: non basta trattare prezzi e formule di pagamento, ma è necessario fornire al cliente una vera e propria consulenza energetica». L’auto elettrica è infatti «un mondo completamente diverso, come può essere un computer rispetto a una macchina da scrivere».  Quindi è comprensibile che i dealer la trascurino finchè resta «una quota marginale del loro fatturato».

Ma Brandini è pronto a giurare che le quote saliranno e tutti i concessionari dovranno giocoforza adeguarsi. Le strade sono due: creare una struttura dedicata all’elettrico, oppure costringere tutti i loro venditori a utilizzare un’auto elettrica nella vita quotidiana. Solo così si rendano direttamente conto dei «molti vantaggi e di come affrontare i pochi svantaggi,  facendone tesoro quando consigliano i clienti».

dealer auto elettriche

Come far vendere PC a chi vendeva macchine da scrivere

Detto questo, è il primo a riconoscere che l’impreparazione di troppi  suoi colleghi – se non addirittura l’ostilità – sia oggi uno dei motivi della scarsa penetrazione dei veicoli elettrici in Italia. «E’ più probabile che un venditore dirotti sull’auto termica un cliente orientato ad acquistare un’auto elettrica, che non viceversa – dice -. Penso invece che, valutate a fondo le condizioni e le esigenze di un automobilista medio, già oggi l’elettrica sia più che adeguata e consigliabile».

Smentisce invece che i dealer abbiano vantaggi economici nel privilegiare le auto termiche. «I ricarichi sono gli stessi – dice -. Può capitare che in particolari periodi le case costruttrici impongano dei target di vendita da rispettare, nel qual caso scattano sconti e i margini si assottigliano. Ma questo è sempre accaduto ed è fisiologico». Brandini smentisce anche il sospetto che la propensione al termico derivi dai maggiori introiti nel post vendita, fra tagliandi e manutenzione straordinaria più costose. E commenta: «Se un concessionari è ridotto a contare su quello, è destinato a fallire comunque».

Gli incentivi? Già pieni di ordini, nonostante le FUA

Grande ottimismo, invece, per i nuovi incentivi che scatteranno fa una settimana esatta. «L’interesse fra i clienti è grandissimo – assicura – e tutti  i concessionari hanno già fatto il pieno di ordini». Peccato che l’annuncio troppo prematuro abbia di fatto congelato le vendite per tanti mesi e che il criterio territoriale abbia escluso intere aree senza alcuna giustificazione. Brandini racconta infatti che «nella nostra area di insediamento, la Romagna, abbiamo Ravenna e Forlì che sono ammesse e Imola e Cesana che sono escluse. Eppure sono quattro città totalmente integrate tra loro».

“Le elettriche usate sono un grande affare”

Le ultime considerazioni riguardano l’usato elettrico, che Brandini considera «uno straordinario affare per i clienti». Secondo lui i prezzi indubbiamente stracciati «non rendono giustizia a veicoli quasi sempre in ottime condizioni». Se le batterie suscitano diffidenza «si possono sempre certificare». E per chi teme una precoce obsolescenza «c’è sempre l’opzione del noleggio a lungo termine».

Cosa danneggia una batteria? Troppe ricariche “sbagliate”

Da venditore, e automobilista elettrico di lungo corso, insomma, Stefano Brandini si dice pronto a consigliare l’auto elettrica alla grandissima parte dei clienti, escludendo solo quell’ uno, due per cento «che per lavoro vive in macchina dalla mattina alla sera». Eppure disinformazione, pigrizia e fake news  tengono ancora lontani trappi italiani dalle transizione. «Mi piange il cuore – è l’amara conclusione – quando  vedo tanti miei conoscenti viaggiare ancora con un diesel, quando hanno fotovoltaico sul tetto e la wallbox in garage, pagati dallo Stato con il superbonus 110%».

  • LEGGI anche “L’auto a zero emissioni 2035? Solo elettrica (e molto migliore)” e guarda il VIDEO

Visualizza commenti (23)
  1. ciao a tutti il problema dei venditori d auto che sono restii all elettrico è un problema che è successo anche in altri settori.
    provengo dal mondo dell arredamento classico del legno massello e anche noi nel lontano 1980/1990 eravamo restii a vendere il mobile moderno e di truciolare.
    ora il nostro settore è riservato ad una nicchia e molti hanno chiuso.
    mi sembra di vedere da parte dei concessionari e produttori di auto i nostri stessi errori di qualche anno fa

  2. Ce la prendiamo tanto con i rivenditori, ma loro “fiutano” l’aria per capire dove va il mercato. Che è fatto da consumatori e case produttrici.

    I primi, specie il mass market, è ancora scettico rispetto alla novità. E magari non hanno voglia di fare sperimentazioni azzardate, anche se non lo sono dal punto di vista razionali

    Per le case produttrici, rilevo una cosa: la pubblicità alle auto elettriche. Quanti spot vedete in TV / giornali / radio su auto elettriche. Al massimo le ibride.

    Ho visto qualche spot di BYD, quello con la Cuccarini alla guida. Ma spesso pubblicizzano il modelo SEAL DM-I, che è ibrida plug-in, focalizzando il messaggio suglo oltre 1000km di autonomia. Che forse è il vero “nervo scoperto” dell’automobilista medio italiano. Inutile fare i (corretti) ragionamenti sulla rilevanza o meno dell’autonomia. L’automobilista medio guarda tale fattore

    Sino a quando non vedrò spot su auto full electric, che evidenzino messaggi come la silenziosità, potenza, economicità e altro, solo allora capirò che (forse) il mercato in Italia sta cambiando

    (Ragionamento cinico, lo so…)

  3. Non conoscono l’elettrico? Il concessionario ufficiale Skoda che mi ha venduto una Corolla ibrida (non esattamente una novità incredibile) si è spaventato quando l’auto ferma in concessionaria e lasciata accesa ha fatto partire all’improvviso il motore termico per ricaricare la batteria. Non doveva aver mai visto una Toyota accesa, figuriamoci se conosce un elettrico e sa venderlo (usato, poi…)

  4. Luigi Mongardi

    Abito a Imola, una delle zone escluse dagli incentivi. Conosco bene anche il gruppo citato. Forse il sig. S. Brandini non ha considerato alcuni fattori fondamentali:

    gli stipendi in Italia sono praticamente fermi da decenni;

    il potere d’acquisto continua a calare, eroso dall’inflazione;

    una larga parte dei lavoratori è precaria e con un futuro incerto;

    la maggioranza degli stipendi si aggira tra i 1.200 e i 1.500 euro al mese.

    Tradotto: ai prezzi attuali, la transizione energetica non ce la possiamo permettere.

    In più, le case automobilistiche hanno spalmato i costi dell’elettrico anche sulle vetture a combustione (ICE). Risultato: un’auto come la Golf, sempre in versione ICE, dal 2019 a oggi è aumentata anche del 20–25%. Questo significa che la transizione all’elettrico, in buona parte, la stanno pagando proprio coloro che acquistano ancora auto termiche.

    Se si guardasse solo al guadagno diretto dall’elettrico, le case automobilistiche non se la passerebbero così bene. Naturalmente non è detto che la realtà sia esattamente questa, ma è impossibile non tenere conto di questi fattori.

    1. Lei è un po’ fuori tema. Stefano Brandini ha a che fare quotidianamente con clienti che si recano negli autosaloni per comprare un’auto nuova. Quindi la disponibilità economica non si può mettere in dubbio. Tanti o pochi che siano.

      1. Luigi Mongardi

        Questo concessionario in zona e’ noto in particolare per MERCEDES PORCHE MASERATI BMW … a parte che avevo chiuso dicendo che erano ragionamenti indicativi ma non e’ di queste auto che intendevo ma quelle di fascia media quello che dovrebbe fare il grosso della transizione attesa il cui prezzo è sicuramente elevato e al momento fuori portata da gran parte degli italiani. Poi mi saro’ spiegato male e mi scuso per questo.

        1. I marchi di De Stefani Group sono i seguenti: Mercedes, Nissan, Renault, Dacia, MG, KGM, Xpeng. Non proprio brand di lusso.
          Maserati, BMW e Porsche sono frutto della fantasia “nota in zona”. Chiaro che sulle basi delle chiacchiere è inutile ragionare.

          1. Luigi Mongardi

            Egr. Sig. Degli Esposti,
            quando scrivo un post verifico sempre con cura dati e concetti.
            Se ho scritto che il Gruppo De Stefani è noto in zona per Mercedes-Benz, non è una fantasia ma un fatto storico.

            Lo stesso sito ufficiale del Gruppo documenta che già nel 1985 De Stefani acquisì il mandato per i veicoli industriali e le vetture Mercedes-Benz, diventando concessionaria autorizzata. È da lì che il marchio Mercedes si è radicato come immagine distintiva del gruppo nel territorio.

            A titolo di conferma: sul sito ufficiale De Stefani si legge che è concessionaria ufficiale di vendita ed assistenza Mercedes-Benz. La sede di Imola è elencata come Concessionaria Ufficiale Mercedes-Benz. Anche altri portali di settore riportano che De Stefani è concessionaria ufficiale di vendita e assistenza Mercedes-Benz nelle città di Ravenna, Lugo, Forlì, Cesena ed Imola.

            Per completezza, ricordo le principali tappe della storia aziendale:
            Anni ’60–’70 – ingresso nel mondo auto con concessionarie e officine autorizzate.
            Anni ’80–’90 – consolidamento con Mercedes-Benz, marchio trainante in zona.
            Anni 2000 – apertura ad altri brand accanto a Mercedes.
            Anni 2010 – ingresso di Nissan, Renault, Dacia.
            Oggi – gruppo multi-brand con anche MG, KGM, XPENG, ma sempre con Mercedes al centro.

            Dunque, se in Romagna e nell’area imolese il nome De Stefani è storicamente associato a Mercedes-Benz, è perché così è stato per decenni e così continua a risultare ufficialmente, non certo per fantasia.

        2. Christian S.

          Allora come spiega il fatto che si vendono più auto elettriche in Turchia dove gli stipendi sono decisamente più bassi che in Italia?!

          1. Io in Turchia ho vissuto e lavorato, è un paese atipico per popolazione e demografia e il rischio in queste situazioni è sempre che la media sia quella del pollo di Trilussa. Chi compra macchine nuove vive nelle grandi città (soprattutto la più grande di tutte) e ha stipendi e tenore di vita assolutamente paragonabili a quelli italiani, se non maggiori. Poi c’è una altrettanto grande fascia di popolazione molto diversa, che non compra certo auto nuove

  5. Boh, non sono del tutto convinto. In primo luogo l’ecologia non si cita mai. A parte questo tutti questi meravigliosi vantaggi forse non ci sono perché se il 95 % delle auto vendute sono termiche dobbiamo credere che gli automobilisti siano tutti stupidi tranne il 5% ? Capitolo concessionari: si dice che non sia vero ma ho sentito personalmente dire, con le mie orecchie, esattamente il contrario ; un’auto elettrica non fa manutenzioni quindi le spese di officina risultano insostenibili e i margini di vendita,pare, sono risicati.
    Ultimo appunto, il grande affare delle elettriche usate: in realtà pare che non le voglia ritirare nessuno, e a vedere gli annunci anche qui sul sito restano lettera morta. E in più di un’occasione ho letto di clienti disperati perché l’offerta per la loro auto in ottime condizioni era un piatto di ceci. Lo ho già scritto, sto cercando di vendere uno scooter elettrico in condizioni perfette ad un prezzo più che onesto ma zero assoluto, nessun interesse. Mi sa che dovrò iniziare a cercare in qualche forum qualcuno che ha bisogno di pezzi di ricambio, forse vendendo le batterie ci posso ricavare qualcosa, altrimenti alla prima occasione lo regalerò a qualcuno che ne ha bisogno, e sono molto deluso visto che il mio precedente termico, anche se era un banale SYM 125 cc non ben tenuto come questo in due giorni di numero lo ho venduto

    1. “se il 95 % delle auto vendute sono termiche dobbiamo credere che gli automobilisti siano tutti stupidi tranne il 5% ?”

      Quindi nei posti in cui si vendono più elettriche, ci sono meno stupidi? O in quei posti in cui le bev sono la maggioranza? Sono tutti non stupidi?
      Tragga lei le sue conclusioni, ma considerando che non esiste solo l’italietta.

      1. essendo in italia si discute del fenomeno in italia.
        sono anni che la propaganda di vaielettrico ha come capisaldi
        1 la stupidità di chi non considera una ev,
        2 le fake news (secondo chi?)
        3 i media prezzolati contrari alle novità (sic!)
        se (SE) quelli al punto 1 sono gli stessi degli scioperi/distruzioni pro palestina/hamas, sono d’accordo sulla loro stupidità, ma per fortuna quest’ultimi sono ben lontani dall’essere una percentuale rilevante dell’umanità.
        ricordo ai più che che è pieno di “professori” non in grado di affrontare un normale confronto: manca l’intelligenza. e se non c’è quella si rifugiano nell’offesa personale, in argomenti distrattivi e in qualsiasi cosa gli permetta di eludere il focus toccato.
        e il più delle volte sono persone acculturate: da qui il detto “l’intelligenza non si studia”

          1. endyamar? mah
            finché leggo articoli dove si afferma che solo in europa (resto del mondo non pervenuto) la temperatura subirà un aumento di 3.1 gradi, sono stato anche troppo edulcorato

        1. Edwin Abbott

          Questo il parere di un “esperto in paraocchi”?

          Ah, scusi, “esperto italiano in paraocchi”!

          1. esattamente come da mio commento, mai sul focus (punto) ma distrattivi a go go

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