Il Giappone si conferma il Paese che più di altri sembra intenzionato a trattare alle condizioni di Donald Trump. La casa automobilistica Honda ha annunciato che sposterà la produzione del modello Civic con motore ibrido: dalle fabbriche in Giappone al suo stabilimento in Indiana negli Stati Uniti
La casa automobilistica ha provato a dare una giustificazione industriale e non solo politica. Ha spiegato di trasferire la produzione negli Stati Uniti, considerando l’elevata domanda e popolarità della Civic in quel Paese. Peccato che la decisione coincida con l’annuncio fatto a inizio aprile dall’amministrazione Usa di dazi aggiuntivi del 25% su tutte le importazioni di auto.
E’ pur vero che l’annuncio è stato poi ridimensionato dallo stesso Trump, che si è preso tempo per trattare con i singoli Paesi. Ma allo stesso tempo, ha costretto i costruttori di vetture di tutto il modo a rivedere le loro catene di fornitura. Oltre a fare i conti con quello che potrebbe costare in termini di vendite. E a studiare possibili mercati alternativi.
Non solo Honda e la Civic: Nissan sposterà in America parte della produzione del Suv Rogue
Ma Honda non è l’unica che ha provato evitare una guerra commerciale. Tra le case automobilistiche giapponesi, Nissan sta valutando la possibilità di spostare negli Stati Uniti una parte della produzione nazionale del modello Suv Rogue. Secondo quanto dichiarato dal governo della Prefettura di Fukuoka, dove Nissan ha degli stabilimenti di assemblaggio.
Del resto, Honda produce la maggior parte delle automobili destinate al mercato americano negli Stati Uniti, in Canada e in Messico. E le sue esportazioni dal Giappone rappresentano meno dell’1% dei veicoli venduti nella più grande economia mondiale.
L’azienda ha anche dichiarato che continuerà a spedire dal Giappone l’auto sportiva Civic Type R, che sarà l’unico modello per il mercato statunitense costruito in patria. Per cui la mossa sembra più dettata da esigenze “nazionali” e vanno inquadrate nella tratativa più del governo di Tokyo con Washington.
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magari il governo “Meloni” e Urso si fossero imposti così ! “Se vuoi vendere in Italia… le devi costruire in Italia !”
Invece sappiamo tutti com’è andata: abbiamo avuto una Alfa Romeo che da “Milano” è diventata Junior (ma sempre prodotta altrove), una Nuova Lancia Ypsilon.. che è rimasta Y ..ma prodotta a Saragozza, la Nuova Panda ..che sempre Panda è ma viene dalla Serbia (sperando che il paese resti stabile…viste le interferenze in corso li ed in tutta la regione balcanica), a noi resta la PandINA.. a misura di portafogli italiano.
Le auto in produzione in Italia saranno per sempre meno italiani: la nuova Jeep Compass MY26 partirà da un minimo superiore ai 33/35k euro per la versione “base” (salvo la promo di lancio), la DS 8 vorrebbe far concorrenza alle Mercedes del seg. D (per i non francesi sarà difficile), le nuove Alfa Romeo di Cassino (Stelvio & Giulia) arriveranno in varie versioni NEV, ma auguriamoci un successo quanto meno europeo, altrimenti i volumi di vendita seguiranno la “solita” curva, che si “affloscia” dopo i primi due anni… Ormai bisogna star al passo della concorrenza.. rinnovando costantemente i prodotti ed aggiornandoli -tipo Tesla- per restare in vetta alle classifiche negli anni coi soliti 2 modelli e facendoli percepire sempre nuovi e rinnovati… ed anche in Stellantis lo dovranno capire (il nuovo CEO in nomina a Giugno) altrimenti resteranno preda di acquisizioni da parte di qualche grande rivale.
Trump ha fatto il Trump e, in parte, sta cominciando a veder arrivare nuovi stabilimenti: Stellantis rafforzerà i suoi in USA (e le Jeep dal Messico?), Honda sposterà alcune linee dal Giappone, resta da vedere GM cosa riuscirà a fare, visto che produce troppo “fuori”… non sarà facile.. e poi il problema della componentistica automotive che è per almeno il 50% di un veicolo prodotto in 100 paesi diversi (per materie prime, semilavorati, componenti base o sottogruppi) tutti soggetti a dazi ad ogni passaggio e con aumento dei costi che potrebbe diventar drammatico (anche 5/10k dollari a veicolo), fino a “rompere” la continuità produttiva se calan troppo le vendite.
Ho paura che questi “nuovi” stabilimenti riportati pomposamente e fragorosamente in USA saranno presto un boomerang … che rischia di affossare per decenni lo sviluppo economico degli USA e di tutti gli altri paesi coinvolti direttamente ed indirettamente.
Passo passo stiamo ripercorrendo gli anni dal 1928 in poi… prepariamoci al peggio.
Con la differenza che qua non abbiamo vissuto nessun ” anni ruggenti” essendo in crisi dal 2008 e l’Italia non registra aumenti di produttività dagli anni 90.
Comunque il problema è che servirebbe un Europa unita ma seria e impegnata su industria, sanità, istruzione, ambiente e welfare. Invece è disunita e ha politici e imprenditori spesso mediocri. La strada sarebbe finire ste dannate guerre, collaborare con tutti ma non dipendere da nessuno e dialogare tanto tra vicini e meno vicini. L’ instabilità, l’ austerity e i tagli all’ istruzione non portano a nulla. Le possibilità ci sarebbero se solo certi politici non fossero così ottenebrati dal proprio ego e dai soldi.
il guaio è anche che gli imprenditori non son affatto “mediocri” (quelli falliscono senza soldi ), ne abbiamo troppi abilissimi a sfruttare lo stato, i dipendenti, i fornitori… poi magari fallire … con tanti tanti soldi imboscati.
Sui politici… hai già scritto tu … e non voglio deprimermi ad aggiungere altro.
Si tendono a rubacchiare o ricattare lo stato il più possibile, però tanti non sono nemmeno bravi. Ne ho conosciuti tanti che come patrimonio personale stanno bene grazie ad escamotage vari tra cui molti truffaldini, ma la cui azienda registra utili sempre più bassi nonostante non abbiano investimenti in quelle annate. Come deve essere bravo l’operaio o l’impiegato parimenti dovrebbe esserlo l’ imprenditore che però spesso non si rende nemmeno conto dello scarto di produzione e pensa solo a non assumere, calare gli stipendi togliere ferie e tenere macchinari vecchi. Poi magari ha turni non produttivi o ogni ora lavorata produce 1/4 delle rivali migliori e nemmeno se ne accorge. A volte coscientemente altre sono proprio pirla e si limitano allora ad intascare il più possibile nel patrimonio personale. Però comportamenti del genere sono seriamente dannoso per lo stato sotto molteplici aspetti, tra cui instabilità sociale ed ansia crescente che crea aggravi poi alla sanità.