Duello fuori pista fra Alan Prost e Lewis Hamilton. Hamilton ha venduto il suo jet privato, compensa le emissioni dei suoi spostamenti finanziando piantagioni di alberi, guida abitualmente auto elettriche o ibride plug in. E pensa che il futuro delle competizioni automobilistiche sia elettrico.
A differenza del suo predecessore Alan Prost (LEGGI QUI), l’attuale campione di Formula 1 è un ambientalista convinto (ha perfino abbracciato la dieta vegana) e si spende a tutto campo in favore dell’auto a zero emissioni. Guida spesso i modelli Ev della Mercedes, la casa per la quale corre, e si spinge perfino ad ipotizzare una fusione dei circuiti di F1 e FE in un unico campionato mondiale tutto elettrico.
Il sei volte campione del mondo manifesta da tempo il suo impegno per la sostenibilità ambientale. Ma il colpo di fulmine è scoccato l’altro ieri quando il team Mercedes ha annunciato di vuole azzerare la sua impronta di carbonio entro quest’anno. Per raggiungere questo obiettivo la casa tedesca utilizzerà prevalentemente energia rinnovabile nei due impianti di Brixworth e Brackley. Dimezzerà così le emissioni lorde di CO2 dalle circa 20.000 tonnellate del 2018 a meno di 10.000. Compensando poi anche queste con interventi di riforestazione.
«La sostenibilità è molto importante per me personalmente _ ha commentato Hamilton sul sito web del team _ Sono diventato sempre più consapevole delle problematiche ambientali che stiamo affrontando in tutto il mondo e voglio solo avere un impatto positivo e provare a fare la mia parte».
In questa stagione, Mercedes partecipa per la prima volta al campionato ABB Formula E con il suo team EQ Formula E, come pure Porsche. E Hamilton ha anche lasciato intendere che potrebbe essere inevitabile che la F1 segua l’esempio della gemella elettrica negli anni a venire. «Gli sviluppi futuri anche nelle competizioni automobilistiche saranno davvero, davvero interessanti _ ha aggiunto Hamilton _. La F1 sarà “FE1” un giorno? Probabilmente non nella mia carriera agonistica. Ma oltre, di sicuro».
Il Team Principal Toto Wolff ha confermato che Mercedes «vuole essere in prima linea in questo cambiamento».
Il Moro della Mercedes d’Inghilterra vede oltre.
Ha dimostrato nel tempo la stessa qualità di Fangio. È sempre nella monoposto giusta per vincere.
Assolutamente coerente con il futuro prossimo venturo la sua ipotesi della fusione tra Formula E e Formula 1.
Sono assolutamente d’accordo, vi spiego il perché.
La FIA sta definendo la prossima generazione, la terza della Formula E.
Al momento telaio, sospensioni, aerodinamica e pneumatici sono gli elementi comuni a tutte le monoposto, come nel campionato IndyCar Series. Pertanto la Formula E non è una formula aperta come la Formula 1, benché assoggettata ad un unico fornitore di pneumatici.
Per prendere parte al campionato, i team devono acquistare i telai, l’aerodinamica, le sospensioni e le batterie, elementi standard del progetto. La tecnologia libera riguarda i motori, gli inverter e i sistemi di raffreddamento delle batterie.
Non è molto rispetto alla Formula 1, dove le innovazioni aerodinamiche e telaistiche sono primarie nel progetto, come le power unit.
Considerata la partecipazione ed i mezzi economici delle maggiori case automobilistiche, questa Formula E dovrebbe diventare libera nella progettazione, realizzazione e sviluppo, ma comunque regolamentata, nei telai, sospensioni ed aerodinamica.
Vedremo certamente nuovi concetti aerodinamici non solo per ottimizzare deportanza ed incidenza ma anche per i sistemi di raffreddamento.
Poi, gradualmente dovrebbe essere fatto un secondo passo nella ricerca dell’innovazione affrontando anche il tema degli accumulatori di energia.
In questo modo avremmo un esorbitante aumento dei costi per la ricerca. Un aumento dei costi tale da uccidere la Formula E ed anche la Formula 1, ma guadagneremmo tempo nell’evoluzione tecnologica dell’auto elettrica con nuove batterie allo stato solido, ai nanotubi di grafene e chissà cos’altro verrebbe scoperto.
faccio i miei auguri alla MB per la partecipazione alla formula E. Ha del paradosso che tutti coloro che hanno accumulato enormi ricchezze con l’energia derivante dal carbone e petrolio non avvertono la necessità di investire in tutte le rinnovabili possibili per disinquinare il pianeta che proprio loro hanno reso pressoché invivibile.