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Anche nello sviluppo dei veicoli a guida autonoma l‘Europa ha accumulato un ritardo che rischia di tagliarla fuori da una rivoluzione legata a doppio filo con l’elettrificazione della mobilità. Corrono a velocità doppia, invece, gli Stati Uniti e le Cina dove le auto robot già circolano abitualmente in diverse città. Vediamo come, nell’ultima puntata della nostra inchiesta.
di Filippo Pagliuca
[quarta puntata]
Nel 2016, la startup nuTonomy ha lanciato a Singapore il primo servizio di taxi autonomi, segnando l’inizio di una rivoluzione nella mobilità. Oggi, negli Stati Uniti e in Cina, molte aziende come Waymo, Tesla, Baidu Apollo e WeRide stanno sviluppando tecnologie sempre più avanzate che spingono la guida senza conducente verso una diffusione su larga scala.
I protagonisti negli Stati Uniti: Waymo, Tesla, Amazon
Negli USA, la competizione è serrata e le aziende adottano strategie diverse per eliminare la necessità di un conducente umano.
Waymo, una società di Alphabet (Google), è tra i leader nel settore. I suoi “robotaxi” già operano senza conducente a Phoenix, San Francisco e Los Angeles, grazie a un sistema di sensori che combina LIDAR, radar e telecamere. L’integrazione di sensori diversi garantisce una visione tridimensionale dell’ambiente e un’elevata precisione, anche in condizioni di scarsa visibilità. Tuttavia, il costo elevato della tecnologia LIDAR resta un ostacolo per la diffusione su larga scala.
Tesla, con il suo Full Self-Driving, ha invece scelto un approccio radicalmente diverso: niente LIDAR o radar, solo telecamere e reti neurali. Il sistema interpreta la strada e gli ostacoli esclusivamente tramite le telecamere, riducendo i costi e rendendo la tecnologia più accessibile.
Tuttavia, questo metodo mostra ancora limiti in condizioni meteo avverse come nebbia fitta o pioggia intensa.
Tesla FSD, già disponibile per i privati, sarà messo a dura prova con Tesla Cybercab, un veicolo senza volante e pedali, dalla metà del 2025 in Texas e California.
il robotaxi Zoox di Amazon
Anche General Motors sta investendo massivamente nella guida autonoma con Cruise, che combina LIDAR, radar e telecamere per garantire un’elevata affidabilità negli ambienti urbani complessi. Cruise ha ottenuto il via libera per operare ad Austin, Houston e San Francisco, con l’obiettivo di espandere il servizio ad altre metropoli.
Zoox, di Amazon, ha invece un progetto di un veicolo completamente autonomo, senza volante e pedali. Questo design con l’integrazione di LIDAR e telecamere potrebbe rappresentare un nuovo standard nel settore.
In Cina circolano già robotaxi e bus a guida autonoma
Anche la Cina sta investendo massicciamente nella guida autonoma, con aziende che già offrono servizi di robotaxi in diverse città. Baidu Apollo, per esempio, ha già lanciato robotaxi senza conducente a Pechino, Wuhan e Chongqing, sfruttando un mix di LIDAR e telecamere per garantire una navigazione precisa.
WeRide sta esplorando nuove frontiere, con applicazioni che vanno dai taxi autonomi ai minibus senza conducente, mirando a rivoluzionare il trasporto pubblico. Altre aziende come AutoX e Pony.ai si stanno concentrando anche sul settore commerciale, sviluppando camion e furgoni autonomi per il trasporto merci.
Non solo hardware, ma anche software (con IA)
La guida autonoma non dipende solo dai sensori, ma anche dalla capacità del software di elaborare i dati raccolti. Gli approcci tradizionali si basano su algoritmi deterministici, che seguono regole predefinite per interpretare l’ambiente e prendere decisioni.
Tuttavia, questo metodo ha dei limiti nell’adattarsi a situazioni impreviste. Le reti neurali e l’intelligenza artificiale, invece, permettono ai veicoli di apprendere dai propri errori, migliorando nel tempo grazie all’analisi di enormi quantità di dati. Questo approccio, noto come machine learning, rende i sistemi più flessibili e capaci di gestire scenari complessi con maggiore autonomia.
Il contributo di BYD: il sistema “God’s Eye” con Deepseek AI
Anche la cinese BYD sta giocando un ruolo chiave con il sistema di guida autonoma “God’s Eye”, annunciato nel 2025 e pensato per rendere questa tecnologia accessibile a un pubblico più ampio. Si avvale dell’intelligenza artificiale made in Cina Deepseek
Il sistema si articola in tre varianti: la versione base, God’s Eye C, utilizza solo telecamere ed è pensata per modelli economici come la BYD Seagull; la versione God’s Eye B, destinata a modelli premium come Denza e Fang Cheng Bao, integra un sensore LIDAR per migliorare la percezione ambientale; infine, God’s Eye A, il più avanzato, pensato per veicoli di lusso come Yangwang, utilizza tre LIDAR per una precisione senza precedenti.
L’Italia si muove: il progetto A2A a Brescia
Anche in Italia qualcosa si sta muovendo. A Brescia, A2A sta sperimentando un servizio di car sharing con una Fiat 500e autonoma, dotata di LIDAR e intelligenza artificiale. Sebbene si tratti ancora di un test, questo progetto dimostra come anche in Europa e in Italia l’interesse per la guida autonoma stia crescendo.
LEGGI e guarda il VIDEO:Primo miglio su strada per lo sharing a guida autonoma made in Italy
Il futuro della mobilità autonoma
La rivoluzione della guida autonoma potrebbe eliminare il possesso dell’auto. In un futuro non troppo lontano, le flotte di veicoli autonomi potrebbero sostituire la proprietà privata, riducendo il traffico, rendendo i trasporti più accessibili e trasformando le città in spazi a misura d’uomo anziché d’auto.
Tuttavia, ci sono ancora molte sfide da superare: la regolamentazione, la sicurezza e i costi di implementazione restano nodi cruciali. Ma il cambiamento è già iniziato: siamo davvero pronti a dire addio alle auto di proprietà?
Esiste già questa formula e si chiama Taxi, Uber, NCC….
Come dire: vuoi vivere in un AirBnB o in un appartamento “tuo” (anche in affitto)?
Direi che molti non avrebbero dubbi.
Mi spiegate a cosa serve la guida autonoma?
-il cambiamento è già iniziato: siamo davvero pronti a dire addio alle auto di proprietà?-
No, fortissimamente no. 😉
Esiste già questa formula e si chiama Taxi, Uber, NCC….
Come dire: vuoi vivere in un AirBnB o in un appartamento “tuo” (anche in affitto)?
Direi che molti non avrebbero dubbi.
Io direi senza dubbio alcuno, possedere tanti airbnb ed affittarli.