Guardate Lidl in Francia: HPC a 0,39

Guardate Lidl in Francia: 0,39 euro al KWh nelle ricariche HPC, da 360 kW. Questa nuova segnalazione arriva da Davide, corredata da foto con prezzi e potenze. Vaielettrico risponde. Le vostre mail vanno inviate a info@vaielettrico.it

Guardate Lidl in Francia e stupitevi: che prezzi di ricarica!

“Vi invio una foto scattata il 18 luglio del 2024 alla Llidl di Saint Vincent sur Yard, nei Paesi della Loira. Guardate e stupitevi. Saluti“. Davide Ascorti

Guardate Lidl in Francia
La nuova stazione di ricarica Be Charge a Chaumont-sur-Tharonne.

E poi ci si chiede perché in Italia si vendono poche auto elettriche…

Risposta. Ormai purtroppo non ci stupiamo più. La differenza nei prezzi tra Italia e Francia è talmente imbarazzante da rendere superflua qualsiasi discussione sul perché oltralpe si vendano tante auto elettriche e da noi così poche.

Si potrebbe obiettare che Lidl è una catena di discount che può offrire prezzi super-competitivi anche nelle ricariche. Ma non più di una decina di giorni fa abbiamo pubblicato la notizia che Be Charge (gruppo ENI) ha aperto una stazione super-fast in Francia, a Chaumont-sur-Tharonne. Con prezzi nelle colonnine HPC inferiori del 50% rispetto all’Italia: 0,59 contro 0,90 al kWh.

È un fardello, il prezzo insopportabilmente alto dell’energia, che l’Italia si porta dietro in tutti i settori. Grava sulle famiglie e sulle industrie, che per lo più sono di trasformazione e quindi ne consumano una notevole quantità. E ovviamente grava sui costi di gestione di un’auto elettrica.

In Francia le EV convengono sia che si ricarichi a casa, sia che si utilizzino le stazioni dei vai network. Da noi vale solo la prima opzione. Nel frattempo Enel e Eni annunciano profitti record anche per il primo semestre del 2024. Come si diceva un tempo, il convento è povero, ma i frati sono ricchi.

Visualizza commenti (51)
  1. Ho smesso di andare al lidl per far spesa e tentare di ricaricare. Italiche piovre, che con le buone, non si schiodano. Parlo per la provincia di Torino.
    Infine, un minuto di silenzio per quei due figuri, che stagionavano con la Tycan e model3

  2. Eni ed Enel devono portare soldi nelle tasche del governo, che è l’azionista di maggioranza, il costo dell’energia è relativo, in Italia possono permettersi di fare ciò che vogliono perché chi dovrebbe controllare che non nascano cartelli non lo sta facendo e chi dovrebbe chiedere spiegazioni, i giornalisti, non lo fa, parlano solo dei prezzi della benzina e del gasolio. Nelle altre nazioni, dove la concorrenza esiste, devono per forza adeguarsi ed abbassare i prezzi.

  3. Non me ne vogliate voi in Italia ma le cose vanno anche meglio di così in Francia, Carrefour ad esempio offre nei supermercati più grandi, dove ci sono fior di colonnine anche da 300 KW, un’ora al giorno di ricarica gratis sulle colonnine da 22 KW. Basta avere la carta fedeltà che è del tutto gratuita. Io sono un anno che con la mia Zoe non pago le ricariche, ho fatto 10000 km senza spendere un euro.

  4. Massimo Bonato

    Approfitto del tema colonnine per chiedere un consiglio agli esperti : che specifiche devo cercare per essere sicuro che un cavo di ricarica possa portare 22Kw se non viene chiaramente riportato?
    Grazie

    1. Deve sopportare 32 Ampere per fase. E comunque deve essere un cavo spesso. I cavetti sottili al massimo portano 16 Ampere, quindi se sono cavi trifae portano 11 KW.

      1. Massimo Bonato

        Grazie, ma tanti cavi riportano 32a in etichetta, ma potrebbero essere monofase immagino, cosa deve riportare l’etichetta per essere trifase? Grazie

    2. Luca Marcuzzi

      Il connettore del cavo ha 2 pin per la comunicazione, quelli 2 piccoli in alto. C’è una resistenza tra questi 2 pin che permette al caricabatteria dell’auto di capire che tipo di cavo è stato collegato e di conseguenza limitare la corrente di carica se è necessario. Bisogna misurare con un tester la resistenza per capire quale sia la potenza massima di carica. Se il cavo è da 22 kW la resistenza è 220 Ω.

          1. Leonardo (R)

            Come detto sopra, se non è esplicitamente scritto che arriva fino a 22 kW occorre che ci sia scritto che è trifase e che arrivi a 32 Ampere.

            Un esempio su Amazon:

            Green Cell GC Snap Tipo 2 Cavo di Ricarica 22kW 7m 32A per EV Auto Elettriche Tipo 2 a Tipo 2 Trifase TÜV Compatibile con Model Y 3 S X, 500e, 600e, e-208, e-2008, Zoe, ID.3, ID.4, iX1, EV6, Mach-E https://amzn.eu/d/0gcYKRN9

  5. Verissimo ma sull A22..i prezzi sono convenienti (e si paga con bancomat senza tante menate)…e mi chiedo perché solo su A22. 22kw. 0,34. 50kw 0,38. 150kw 0,43

    1. La Francia è il paese più sbagliato per fare un confronto, nei supermercati non sono gratis ma il costo è caricato su tutti i clienti, una porcata

      1. Anche i costi delle promozioni sugli alcoolici sono caricati sulle spalle di tutti, me compreso che sono astemio. Ma non mi permetterei mai di definirle una “porcata”. Al limite cambierei supermercato. E in Italia le ricariche nei punti vendita Lidl sono gratuite…

  6. Questa è una bellissima notizia. Si conferma il mio auspicio, ovvero avere ricariche HPC a prezzi bassi. Certo, al momento questa tariffa è attiva solo in Francia, ma è già un buon inizio per l’Europa. A 360 kW una batteria 6C ricarica in 6 minuti, quasi come un’auto a benzina. Come avevo segnalato in un commento precedente, basta una visita su Alibaba per scoprire che il prezzo delle colonnine HPC (fino a 600 kW) cinesi è crollato e le vendono già con marchio CE che con presa europea. La diffusione di queste colonnine IN CITTA’ in posizioni comode con tanto di pensilina e a questi prezzi consente lo switch dalla benzina all’elettrico in modo indolore.

    Da un lato c’è la bella notizia di Lidl che fa da apripista per le ricariche HPC a prezzi bassi, dall’altro c’è la riflessione sul perché, la stessa multinazionale privata, non faccia lo stesso anche in Italia, pur avendo in Italia fatto da apripista alle ricariche al supermercato, addirittura, per un periodo, offrendo ricariche gratuite. Probabilmente questo può essere dovuto alla diversa facilità e ai diversi costi con cui in Francia puoi procurarti corrente a 1 mW rispetto all’Italia. Quindi non sarebbe colpa di BeCharge se non fa la stessa offerta (visto che anche Lidl non la fa in Italia, pur potendolo fare in teoria …) ma ad una rete che va aggiornata per offrire simili potenze.

    E mentre in Francia i 360 kW te li offrono senza problemi, da noi sento commenti del tipo ricariche AC diffuse, ricariche a fasce orarie per non stressare la rete … [ https://www.vaielettrico.it/il-futuro-della-ricarica-arera-lo-immagina-cosi/ ] … e mi riporta indietro nel tempo a quasi 30 anni fa quando il problema della lentezza in internet era … il p2p! Si dava la colpa a eMule, BitTorrent e Napster dell’aggravio di traffico in internet e gli ISP si dotavano di server proxy per il caching delle pagine più visitate o bloccavano le porte usate dal p2p. E siccome le porte erano configurabili, c’erano aziende che proponevano loro hardware specifici per il riconoscimento dei pacchetti / traffico internet per bloccare certi tipi di traffico, per non parlare degli utenti a cui venivano chiusi i contratti perché avevano violato i termini del contratto che prevedeva il “buon uso” dell’internet illimitato (cioè nel contratto internet era illimitato ma non dovevi “abusarne”, ovvero non dovevi sfruttare troppo questa opportunità). Per fortuna questa FOLLIA TOTALE è stata spazzata via e oggi non ci sono questi problemi a seguito di indispensabili upgrade della rete. E la Francia ci dimostra che il futuro non sono le fasce orarie e l’AC ma una rete in grado di reggere potenze di ricarica elevate sempre e anche in città.

    1. Facile costruire le colonnine, meno facile gestire un’infrastruttura di rete che possa sopportare picchi intermittenti di quella portata. Avevo già scritto in un post diverso tempo fa che se 200.000 autovetture si connettono allo stesso momento alla rete elettrica richiedendo una potenza di 150 KW, abbiamo una richiesta energetica di 30 GigaWatt, di poco inferiore alla domanda media istantanea DI TUTTA ITALIA, che è di 36 GigaWatt (38 GigaWatt di potenza lorda).
      Tale potenza è difficilmente sostenibile se la rete con viene adeguatamente potenziata, e picchi di questo genere temo siano sopportabili solo con un forte aumento del fossile installato, sia pure solo in via cautelativa.
      Se fossi io il gestore della rete elettrica prezzerei le AC a meno di 30 centesimi al KWh, e oltre 60-70 centesimi le HPC, in modo da ridurre il carico impulsivo sulla rete.
      Nel tuo post credo ci sia un refuso, immagino che in Francia sia più facile fornire potenze di 1 Megawatt più facilmente dell’Italia (tu hai scritto milliWatt , mW)

      1. Leonardo (R)

        Quello del picco di domanda è un argomento interessante ma non facilmente liquidabile in questo modo. Se 200.000 vetture si collegassero simultaneamente… dove? Su tutto il territorio? In che momento? In estate di giorno? E su quale sistema di rete? Con batterie di backup oppure no?
        Insomma le variabili sono molte di più del semplice calcolo algebrico, intanto per il momento avere 200.000 auto che caricano 150 kW contemporaneamente è un sogno almeno qui in Italia, in futuro con le rinnovabili con percentuali elevate avremo molti accumuli in linea per gestire i picchi e nei casi più estremi avremo ancora delle centrali a gas come backup.
        Il costo del kWh alle HPC dipende molto anche da quanto verranno utilizzate.

        1. antonio gobbo

          la produzione è un discorso la rete di distribuzione un altro, anche avessimo moltissima produzione da rinnovabili occorrerrbbe adeguare la rete, magari con cavi e nuove centraline di trasformazione e con moltissime batterie di stoccaggio per assorbire la sovraproduzione durante le giornate primaverili/ estive durante il giorno per dar corrente quando arrjva sera, soprattutto in inverno, altrimenti di rischierebbe di dover perdere questa energia perchè la rete non sarebbe in grado di assorbirla, ricordiamoci anche che fra non molto avremo molte pompe di calore (che funzionano h24) fornelli a induzione e data center per l’AI ecc che assorbiranno probabilmente più delle auto.

          1. Leonardo (R)

            Ma se guardo la bolletta tra oneri di sistema e spese di trasporto di denari ne spendiamo già abbastanza: sarebbe opportuno che venissero impiegati per tenere la rete in servizio e al passo coi tempi, non soltanto per ingrossare le tasche degli azionisti, non trova?

      2. Fabio è proprio dell’upgrade della rete che sto parlando. Secondo me è quello che va fatto e non un bilanciamento come quello proposto da Arera (e molto simile al tuo) con HPC tra 60 e 70 centesimi. Per superare l’ “allergia”, giusta o sbagliata, degli italiani verso l’auto elettrica serve anche poter ricaricare a velocità simili a quella della benzina, con HPC a 0.39 €. Fatti salvi i casi di coloro che ricaricano a casa senza problemi o coloro che apprezzano ricaricare in AC e ci si trovano bene e a cui non voglio insegnare nulla, esiste una fetta della popolazione che non andrà mai d’accordo con le colonnine AC e vorrà ricaricare come sempre, pochi minuti e fai il pieno. E comunque sinceramente non vorrei vivere in un paese dove di fatto la ricarica fast è velocissima e confinare con un altro paese dove le persone in 5 minuti fanno il pieno come fosse un’auto a benzina, è un po’ come farsi bastare l’ISDN mentre il resto del mondo ha la fibra.

        L’ampliamento della rete non deve per forza passare per un uso ampliato delle fossili ma può passare anche per i battery pack. Fermo restando che, a parità di km percorsi i kWh da immagazzinare per le auto elettriche è lo stesso (c’è solo un problema di picchi), sia che si ricarichi in AC che in DC, allora i battery pack possono essere una soluzione. Oltre a sposarsi benissimo con le fonti intermittenti come solare o eolico possono immagazzinare corrente quando non viene richiesta e cederla anche tutta insieme all’occorrenza.

        Appena una settimana fa Intersect Power (società californiana che fornisce energia green) ha annunciato un accordo con Tesla per la fornitura di 15.3 GWh di Megapack nei prossimi 5 anni. La direzione secondo me è tracciata, tutti puntano su ricariche veloci anche in città, la stessa Ionity ha dichiarato che delle prossime colonnine HPC da 350 e 400 kW che sta costruendo una parte sarà in città o vicino le città. Occorre abbassare il costo dell’energia per questi operatori di ricarica in modo da far calare anche le offerte e consentire a loro gli stessi prezzi che già offrono in Francia.

      3. /// dove di fatto la ricarica fast è velocissima
        dove di fatto la ricarica fast è velocissima ma costosissima

      4. conto per gioco, dimmi se ti sembra sensato:

        anno 2050:

        Renzi gioca a bocce in Arabia saudita, senza far più casini, da noi; e il Trota lavora in un bar, non ha seguito le orme paterne

        in Italia girano 34 milioni di auto EV, diciamo metà ricaricano a casa, e metà alle colonnine; 17milioni di auto che percorrrono in media 30 km al giorno, diciamo servono 6 kwh a vettura ogni giorno sulla rete Colonnine:

        -> 102 milioni di kwh, 102 GWh in 24 ore
        cioè 4,25 GWh ogni 60 minuti

        immaginiamo che si spalmino solo in 8 ore di picco, invece che su 24 ore (fattore congestione) allora in quelle 8 ore la rete dovrà erogare 102/8 = 13 GWh, una bella sberla, ma già più “potabile”, a cui vanno aggiunti i 4 GW di chi ricarica a casa, spalmato sulle 24 ore, senza fattore di congestione;
        siamo a circa metà potenza richiesta, rispetto al tuo scenario tosto

        cioè statisticamente è molto dura avere 200.000 auto che fanno ricarica rapica negli stessi identici 20 minuti, sarebbe un po’ raro come vincere alla lotteria

        però se fosse, es. la domenica prima dell’esodo delle ferie, o una trasmissione tv che si diverte a fare scherzoni invitando tutti a ricaricare alla stessa ora (ammesso che trovini 200.000 prese di ricarica HPC , come risorse:

        – di giorno avremo picchi del FT ( 240 GW nelle ore centrali)
        – di sera scaricamento di accumuli idro-elettrici (e magari anche litio), almeno quando l’eolico off-shore non fosse sottotono (es 20 GW invece di 60-80GW), e un po’ di idroelettricio classico (circa 10GW)
        – connessione tra stati (altri 10 GW se necessario)

        – come dicevi tu, come ultima sicurezza per casi statistici eccezionali accensione del back-up a metano, oppure le colonnine potrebbe fare derating o proporre prezzi differenziati per orario nelle giornate da “bollino rosso” 😉

      5. Luca Marcuzzi

        Che 200.000 persone si mettano d’accordo per collegare la spina nello stesso istante, e tutti con batteria completamente scarica per caricare ad una simile potenza, non è molto probabile. Inoltre il problema del sovraccarico si può gestire limitando la potenza massima di carica quando serve.

    2. Leonardo (R)

      Enzo, con simpatia e senza alcuna malizia, ma devo dirti che mi fai sbellicare dal ridere.
      Comunque, più seriamente, sono assolutamente d’accordo che sia una buona notizia, e ciò che sperabilmente ci aspetti anche nel nostro futuro italiano

        1. anche più indietro: i nodi rete all’inizio erano tra università e laboratori, c’era Telnet come mail e FTP per scambio dati..
          poi accesso alle prime raccolte di pubblicazioni on-line, non più solo cartacee da duplicare nelle biblioteche..
          e le prime directory grafiche generaliste e i browser, la diffusione di microsoft e linux in aggiunta ai sistemi unix, nuovi sistemi di mail
          poi un po’ alla volta la diffusione dell’accesso anche da casa via telefono, prima lento e poi decente.. da qui dopo un po’ si arriva a Napster, ma anche lo spam, Fb, motori di ricerca, etc 🙂

          senza troppa nostalgia, nel’insieme meglio oggi, però sono pochi decenni che sembrano un secolo.. per i millenials che non hanno visto il “prima”, drama-tv riassuntone “halt and catch fire”

  7. Se a voi piacciono solo i mulini a vento e i pannelli solari per produrre l’energia che occorre, poi non state a lamentarvi se costa troppo.

    1. Lei sa quanto costa produrre elettricità con i “mulini a vento e i pannelli solari”? Sa quanta ne produce l’Italia e quanta la Francia? Sa quanto costa un kWh di nucleare? Lei non sa un bel niente, ma non rinuncia mai a scrivere la sua boiata quotidiana.

      1. federicofacchinettimilano

        Egregio, non si abbassi al livello degli hater. Anzi, si elevi e risponda educatamente, portando dati e numeri.

        1. No caro. I numeri li scriviamo ogni giorno a corredo di ogni nostro articolo. Dimostrare che non sono corretti spetta a chi ci contesta. Gli hater finiscono nel cestino.

          A proposito: aspettiamo ancora i numeri a supporto di questa sua affermazione (sguaiatamente maiuscola): “GLI INVESTIMENTI IN ENERGIA “PULITA” SONO FINANZIATI, DETASSATI, MENTRE LE FONTI FOSSILI SONO IPERTASSATE”.

          1. federicofacchinettimilano

            Ma con questo tono, altro non fate che allontanare, anziché fare proselitismo.

          2. Lei non ha capito- Non facciamo proselitismo: facciamo informazione per chi ha interesse ad informarsi. E non abbiamo tempo da perdere con provocatori, troll e anti elettrici per partito preso.

          3. Leonardo (R)

            Ma di grazia chi si allontanerebbe? Chi diffonde fake news? Tanto di guadagnato.
            Chi preferisce credere alle fake news? La rete è piena di fake news e di persone che le seguono, in fondo è molto più facile credere a una confortante bugia che a una sfidante verità.
            Chi vuole informarsi al contrario lo fa già, e il buonismo di tollerare sempre e comunque qualunque stupidaggine o peggio falsità non è una buona strategia.

        2. dai.. sono abbonato a postare sempre i soliti dati:

          – molte rinnovanili entro 2-7 cents a kwh
          – metano-carbone 7-16 cents a kwh
          – nucleare grandi taglie 16-23 cents a kwh
          – nuclaere SMR 23-33 cents al kwh

          costi LCOE, cioè tutto compreso anche smantellamento, e senza contare l’aiuto di eventuali sussidi

          le centrali nucl. tipicamente sono sussidiate dallo Stato, cioè ripagate solo in parte dal prezzo energia in bolletta, il resto viene pagato con tasse statali e debito pubblico

          – caso particolare il nucelare vecchio, cioè centrali già costruite:

          se non consideriamo le spese di costruzione, di smantellamento, e di gestione scorie (sussidate dallo Stato), ma contiamo solo le spese di gestione ordinaria, allora ha un costo apparente di circa 4 cents al kwh; con lo stesso principio, rinnovabili hanno costo apparente 0
          (..il termine giusto credo sia costo marginale di esercizio..)

          ===== grafici e fonti dati

          grafici con i costi energia LCOE, cioè calcolati tutto compreso e escludendo sussisi:

          GRAFICO COSTI ENERGIE dal 2009 al 2019 – LAZARD (banca di investimenti)
          https://singularityhub.com/wp-content/uploads/2020/12/our-world-in-data-price-solar-electricity-10-years.png

          GRAFICO COSTI ENERGIE dal 2009 al 2022 – BLOOMBERG-NEF
          https://www.vaielettrico.it/wp-content/uploads/2023/07/LCOEfig1-768×520-1.png.webp

  8. La Francia ha le centrali nucleari con cui produce energia.
    Noi in Italia… NO!
    Acquistiamo energia dalla Francia.
    Questo è di già un motivo fondamentale per cui da noi l’energia è costosissima, inoltre aggiungi le speculazioni delle varie compagnie che hanno via libera sul territorio italiano e ti sei spiegato il perché la nostra è una nazione che intendono tenere sotto il tallone di ferro.

    1. Leonardo (R)

      Il nucleare è come il prezzemolo, e no, il problema del costo della ricarica alla colonnina non è un problema di costo dell’energia, altrimenti oltre che alle colonnine in Italia avremmo anche il problema del costo della ricarica a casa. Guarda caso invece il problema a casa non c’è, c’è soltanto alla colonnina, chissà cosa avranno di diverso le nostre colonnine rispetto a quelle francesi!?
      Un paio di idee ce l’abbiamo: la prima è che il 70% delle colonnine fanno capo a sole due società, di cui che ha come core business i combustibili fossili, quindi a voler essere buoni possiamo dire che c’è poca concorrenza; la seconda è che gli automobilisti elettrici italiani sono pochi e visti i prezzi delle colonnine come possono si organizzano per caricare a casa o altri luoghi privati, e chi non può caricare a casa ma vorrebbe acquistare un’auto elettrica è costretto a rimandare l’acquisto a tempi migliori.

    2. Se la compriamo è perchè ci costa addirittura meno che produrla col gas ed i francesi ce la vendono sottocosto.
      E, se non ti basta, l’energia rinnovabile costa meno di tutte.
      Di conseguenza da noi l’energia dovrebbe costare meno che da loro.
      Ma noi siamo italiani, intelligenti, furbi… e con le pezze al c.lo.
      Ecluso lei e pochi altri a quanto pare.

    3. la francia ha centrale (vecchie, cioè costruite in passato) in buona parte pagate con tasse e debito pubblico; il prezzo a cui vendono l’energia è solo un “acconto”, una frazione del costo vero; cioè sussidiano l’elettricità, e nonostante questo le bollette domestiche in Francia ora costano 28-30 cents al kwh (prezzo da marzo-aprile, prima c’era un altro susssidio aggiuntivo), come da noi

      ..proprio un affararone, nè, tu si che te ne intendi Attilio.. poi quando dovranno smantellarle, lavoraccio che costa altre palanche e debito pubblico, chiamiamo te

    4. Fortuna che il petrolio ed il gas NON lo compriamo.
      Infatti se abbiamo fra le bollette elettriche più alte d’EU, fortunatamente abbiamo però il costo carburante più basso del continente… O NO?

    5. Come può vedere dal grafico al link [1] portando il mouse sull’area verde che collega la Francia all’Italia, l’Italia in tutto il 2023 ha importato dalla Francia 21,14 TWh e ha esportato verso la Francia 1,11 TWh, per un bilancio netto di 20,03 TWh importati.
      Questa quantità di energia elettrica importata dalla Francia nel 2023 corrisponde a circa il 6,54 % della domanda totale di energia elettrica in Italia nello stesso anno, pari a 306,1 TWh [2].
      Aggiunga che l’Italia acquista energia elettrica dalla Francia soprattutto di notte, quando essa viene svenduta al prezzo più basso in quanto eccedenza di produzione (le centrali nucleari mica si possono fermare con un click…).
      Quanto acquistiamo dalla Francia è dunque irrilevante ai fini della determinazione del prezzo dell’energia elettrica in Italia.

      [1] https://www.energy-charts.info/charts/import_export/chart.htm?l=it&c=IT
      [2] https://www.terna.it/it/media/comunicati-stampa/dettaglio/consumi-elettrici-2023

  9. Lidl è una grossa multinazionale? sarà che enel & eni sono dei piccoli suq locali.
    Evidentemente in Italia la strategia sta funzionando benissimo.
    Sarebbe altrettanto interessante capire se quella becharge in francia viene usata.

    1. Daniele Sacilotto

      Premetto che mia moglie è dipendente LIDL.
      In Italia la ricarica gratuita verrà pian piano eliminata. È costantemente preda di furbetti che abusano di un servizio rivolto ai clienti creando malcontento e lamentele che poi vanno gestite, con relative perdite di tempo da parte del personale (e se i furbetti ricaricano auto elettriche scommetto che qualcuno di loro starà pure leggendo qst commento, perciò grazie sai che a causa della tua maleducazione un servizio gratuito sarà eliminato) Ciò che sta cercando di capire mia moglie è se arriveranno le colonnine a pagamento con tariffe da discount. Se ne sta parlando ma pare che in Italia non sia così facile

      1. Leonardo (R)

        Magari la faccio semplice ma Lidl non potrebbe fare una gara e scegliere un operatore per ottenere la tariffa più bassa possibile e un contratto con la possibilità di fornire voucher sconto ai clienti da utilizzare sulle stesse colonnine?

  10. E i nostri piangono,piangono ,mamma come piangono,utili da record e il kW a un EUR e tutti a crederci ,ma che se ne vadano a f…….

  11. “Nel frattempo Enel e Eni annunciati profitti record anche per il primo semestre del 2024. Come si diceva un tempo, il convento è povero, ma i frati sono ricchi.”

    È ancora peggio di così: qui anche “il convento” (= i duopolisti) è ricco, e lo proclama apertamente ed orgogliosamente, dato che entrambi sono quotati in borsa.
    Ed il “convento” è ricco al punto da potersi permettere senza alcun problema che qualche “frate” (ad esempio, il ramo d’azienda che opera nella ricarica) soffra un po’ di povertà.
    Il tutto ovviamente con la benedizione della “curia” romana.

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