Green Deal al rallenty? “Italia e Germania non fanno l’interesse dell’Europa”

 

Un fronte ampio di associazioni e organizzazioni – da Legambiente a Greenpeace, da Kyoto Club a Transport & Environment – ha lanciato un appello ai governi europei: non smantellate il Green Deal. La richiesta congiunta di Italia e Germania di rivedere le norme sulle emissioni di auto e van che ha ostacolato l’intesa nel Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre,  viene giudicata “un grave passo indietro“, che rischia di compromettere la transizione industriale e climatica del continente.

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Secondo i firmatari, non è indebolendo le regole o spostando obiettivi come quello del 2035 che l’Europa diventerà più competitiva. Al contrario, ogni arretramento sulle politiche climatiche ci farà perdere terreno rispetto a Stati Uniti e Cina, già impegnati a investire in tecnologie pulite e mobilità elettrica.

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Ambientalisti all’attacco: la “neutralità tecnologica” è una scusa per rallentare la transizione

Nel mirino del documento c’è la cosiddetta “neutralità tecnologica”, principio invocato dai governi di Roma e Berlino per mantenere in vita motori endotermici e biocarburanti. Per le associazioni ambientaliste, questa formula è una copertura politica che maschera la volontà di difendere tecnologie obsolete e rendite di posizione ormai superate dai mercati e dai processi d’innovazione.

Il comunicato denuncia una ritirata culturale e industriale che rischia di lasciare l’Europa indietro nella corsa globale alla decarbonizzazione. Dietro la richiesta di “flessibilità” normativa si nasconde – secondo i promotori – l’incapacità di una parte dell’industria automobilistica di accettare la sfida dell’elettrificazione.

La crisi dell’automotive? Un problema antico

Le organizzazioni ricordano che la crisi dell’automotive italiana non è figlia della transizione elettrica, ma di decenni di politiche industriali assenti e di mancati investimenti. Gli attuali timori occupazionali vengono definiti “strumentali”, soprattutto da parte di chi, negli anni di profitti record, non ha reinvestito in riconversione produttiva.

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Il Green Deal, sostengono, non è una minaccia per l’occupazione, ma l’unica via per creare lavoro stabile e di qualità, capace di unire tutela ambientale e diritti sociali.

Per i firmatari della lettera, l’unica strategia possibile è “tenere dritta la barra”, completando l’elettrificazione del trasporto su strada. Tornare indietro – ammoniscono – significherebbe cancellare anni di investimenti, disorientare i mercati e indebolire la posizione industriale dell’Europa.

Accelerare la transizione, puntare sull’innovazione

Serve invece puntare su veicoli migliori, più efficienti e tecnologicamente all’avanguardia, sfruttando pienamente le opportunità del Green Deal europeo. Solo così, sottolineano, si potrà proteggere il lavoro esistente e creare nuova occupazione nel rispetto del clima e della competitività globale.

L’appello si conclude con un invito netto alle istituzioni europee: respingere ogni tentativo di rallentare la transizione ecologica e confermare la rotta verso un’industria verde e innovativa.

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Visualizza commenti (3)
  1. Tranquilli, il Partito Socialista Europeo e i Liberali impediranno che il Ban 2035 venga spostato. Dovranno ovviamente cedere sui biocarburanti per dargli il contentino. Ma sarà la vittoria di Pirro delle destre. Poveri Pirro.

  2. Credo che il fronte anti ban sia più ampio di Germania e Italia. Anche Polonia, Slovacchia e Austria sono della cordata più altri Stati minori. Vedremo. Unica certezza è che l’Europa deve decidere. La filiera auto ha bisogno di un quadro normativo definitivo.

    1. “… La filiera auto ha bisogno di un quadro normativo definitivo.”
      Il quadro normativo UE esiste ed è ben definito, tanto da prevedere per il 2026 un momento di verifica della situazione, poi anticipato a quest’anno.
      La realtà è che proprio la filiera auto ha giocato sporco, facendo di TUTTO — e in particolare auto molto mediocri pesantemente sovraprezzate rispetto ai pari modelli termici per renderle poco appetibili e pietire incentivi statali, il tutto senza MAI fare alcuna campagna pubblicitaria e promozionale per l’auto elettrica — per arrivare a questo momento di verifica con un mercato dell’auto elettrica inferiore alle aspettative e dichiarare che è il mercato che non vuole le auto elettriche, pretendendo quindi adesso di modificare artatamente il quadro normativo che ha scientemente sabotato.

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