Google sceglie lo stoccaggio a CO2 dell’italiana Energy Dome per gestire e stabilizzare l’energia di rete prodotta da fonti rinnovabili. Compenserà i momenti di produzione eolica o fotovoltaica bassa o assente. La tecnologia di Energy Dome sarà implementata in tutto il mondo, al servizio dei data center di Google.
Partnership e un investimento diretto (dopo Bill Gates)
La partnership con l’azienda energetica italiana, siglata in estate, prevede anche un investimento del colosso californiano in Energy Dome i cui dettagli non sono stati diffusi. Il sistema di stoccaggio a CO2 consentirà a Google di accumulare energia green per lunghi periodi (LDES) ed erogarla per 24 ore. Mentre le batterie agli ioni di litio, standard di riferimento per l’accumulo su scala di rete, possono immagazzinare solo energia erogabile per circa quattro ore alla volta.
L’anno scorso Energy Dome ha chiuso un round di finanziamento da 55 milioni di euro al quale ha aderito con 35 milioni anche il fondo Breakthrough Energy Catalyst di Bill Gates. E all’inizio di quest’anno, a Ottana, in Sardegna, la società fondata dall’ingegner Claudio Spadacini ha ultimato la costruzione del primo impianto commerciale da 20 MW di potenza e 200 MWh di capacità.
L’innovativa idea di Energy Dome si basa sulla compressione e decompressione di anidride carbonica (CO2). Il gas, immagazzinato in grande quantità in un’ immensa cupola sigillata, viene compresso e liquefatto a circa 65 atmosfere in bombole, utilizzando energia elettrica da fonti rinnovabili quando la produzione elettrica è in eccesso. Quando invece la richiesta della rete è superiore alla produzione da fonti rinnovabili – di notte e in assenza di vento -, il liquido, riconvertito in gas, viene rilasciato progressivamente. Passa per un generatore a turbina e viene nuovamente stoccato nella cupola. L’efficienza del processo è molto alta, restituendo circa il 75% dell’energia utilizzata per lo stoccaggio.
Inoltre non utilizza materiali critici o rari, lavora in ciclo chiuso, senza emissioni, per una durata stimata superiore ai 30 anni e può essere installata ovunque, senza alcun rischio di incendio o esplosioni.
Con Google una pipeline di progetti in tutto il mondo

«LDES, di cui Energy Dome è leader con la sua batteria a CO2, ha il potenziale per essere commercializzato molto più rapidamente rispetto ad altre tecnologie avanzate per l’energia pulita presenti nel nostro portafoglio», ha commentato Google in una nota. «Questo significa che possiamo utilizzarlo nel breve termine per aiutare il sistema elettrico a crescere in modo più flessibile e affidabile, insieme ad altri strumenti che stiamo sviluppando, come la “demand response program” dei data center».

«La soluzione di accumulo di energia a lungo termine, tecnologicamente comprovata e scalabile, di Energy Dome può aiutarci a compiere rapidi progressi – dice Maud Texier, Direttore Energia EMEA di Google – Ma non si tratta solo di Google. Contribuendo a scalare questa tecnologia LDES, unica nel suo genere, speriamo di aiutare le comunità di tutto il mondo ad avere un maggiore accesso a un’elettricità affidabile e conveniente e di supportare la resilienza della rete, integrando più fonti di energia rinnovabile».
«L’accordo tra Google ed Energy Dome prevede lo sviluppo di una pipeline di progetti già in fase avanzata di identificazione – ha commentato Claudio Spadacini in un’intervista al Sole 24 ore –negli Stati Uniti, in Europa e la regione Asia-Pacifico, le zone dove Google sta espandendo in modo più deciso la sua rete di Data Center».
Già pronta la CO2 Battery da 200 MWh di Ottana
La CO₂ Battery di Energy Dome di Ottana è gestita in collaborazione con Engie. Insiste su una ex area industriale bonificata ed è in grado di erogare in rete circa 73GWh in un anno, pari al fabbisogno elettrico di 16 mila famiglie. Significativa la scelta di realizzarlo in Sardegna, la regione italiana con la maggior potenzialità nelle fonti rinnovabili, ma oggetto di una violenta campagna di contrasto e disinformazione (leggi). Non a caso Spadacini ha sottolineato che «la realizzazione ha coinvolto imprese e manodopera locale, generando milioni di euro di indotto e rilanciando un’area dismessa».
«In parallelo – spiega ancora Spadacini al Sole 24 ore – Energy Dome sta lavorando allo sviluppo di una pipeline nazionale di circa 2 GWh, concentrata principalmente tra Centro e Sud Italia. L’obiettivo è cogliere le opportunità offerte dal nuovo meccanismo di approvvigionamento della capacità di stoccaggio elettrico (Macse) e contribuire alla stabilizzazione della rete elettrica in aree a forte penetrazione di rinnovabili. L’esperienza già maturata con partner come Engie, insieme ai progetti avviati in Sardegna, rappresenta una base solida per scalare ulteriormente nel Paese».
Fuori dall’Italia Energy Dome ha in programma progetti in India (entrata in funzione prevista a metà 2026) e in Wisconsin, con Alliant Energy. «Prevediamo di raggiungere il primo GWh di capacità operativa nei prossimi 2-3 anni, con una pipeline globale in sviluppo di oltre 10 GWh», conclude Spadacini.
- LEGGI anche “Energy Dome Storage: il lato B (buono) della CO2” e guarda la video intervista al fondatore Claudio Spadacini
Parlo da ignorante, ho appena visto questo articolo, immagino che con CO2 sia più efficiente e forse facile, ma… Non sarebbe meglio farlo con aria liquida? Oppure stoccare con energia potenziale (blocchi pesanti con energia “gravitazionale” )?
Legga gli articoli richiamati nel testo e guardi la video intervista all’ing. Spadacini: spiegano perchè la soluzione di Energy Dome è più efficiente
idea geniale lo voglio esprimere per questo lo commento qui , sembra l’uovo di colombo , bene e avanti cosi’ .
Sarei molto curioso di capire qual è la capacità in termini di MWh per Ettaro consumato, tesla con il suo MegaBlock è arrivato a 100MWh per Ettaro ma l’efficienza è di molto superiore al 75%.
ciao, mi pare anche di più
– con i BESS attuali 300-600 MWh in 1 ettaro
– i modelli in arrivo forse anche 1 GWh in 1 ettaro
in 1 ettaro ci stanno comodi 7 x 8 coppie di semicontainer (quelli da 6×2 metri) montati schiena a schiena, 112 unità, più gli accessori esterni
– oggi sono unità da 4-5 MWh -> 5×112 = 560 MWh a ettaro
– modelli in arrivo da 6-10 MWh —> 670-1100 MWh a ettaro
poi certo intorno ci va un po’ di altro spazio libero aggiuntivo, magari con del verde a nascondere la vista, e un poco di spazio per i collegamenti alla rete elettrica
Se Energy Dome non offre qualcosa di superiore vedo difficile un’adozione di massa…
ma l’assessora all’Ambiente, al Sottosviluppo e alla Cartomanzia della Giunta Regionale Sarda lo sa?
attendo con trepidazione suo nuovo comunicato a deplorare anche questa ennesima speculazzzione dei barbari stranieri, una iniziativa imprenditoriale illegale che è in modo evidente contro il sacro stile di vita a sussidi pubblici e carbo-metano
Soprattutto non è sardo-compatibile
Una volta si parlava di eolico offshore e comparve uno che scriveva dalla Sardegna, venuto a lamentarsi ovviamente, lasciandoci però una favolosa “categoria ontologica” da allora in avanti imprescindibile: “sardo-compatibile”.
(turismo sardo-compatibile, energia sardo-compatibile, etc)
Semplicemente una piccola delizia.
Da un punto di vista puramente letterario però.
urka l’Assessora si è risentita e ha già risposto su facebook, preparano una delibera, il serbatoio dell energy dome anche se in un area idonea o industriale dovrà essere mimetizzato in foggia di a scelta:
– resort cementizio turistico
– collinetta di fanghi tossici (panorama tradizionale iglesiense)
– nuraghe post-moderno
– giga-pecora
per minimizzare il rischio di compartecipazioni straniere nella filiera il tendone dovrà essere realizzato solo con materiali tradizionali indigeni precendenti all’età del ferro, per cui spago, fieno, sabbia impastata a caglio, pelli e interiora di animali
Tesla, che ha capito l’antifona, sta progettando una variante apposita Sardo-Compatibile dei nuovi accumuli a container Megapack 3.0 mimetizzandoli come complesso di bungalow per turisti ricchi ma alternativi, che preferiscono l’interno alle coste; copertura in paglia, finte finestre, e ingrandendo la vasca antincendio simulerà la presenza di una piscina
invece i cinesi di Sungow stanno provando a fare i furbi, sostengono che i loro container bianchi degli accumuli Powertitan-3 da lontano possono già ora sembrare un gregge di pecore disciplinate, che brucano restando in file parallele
42 minuti (perchè 42 è la risposta) di applausi per l’ironia, R.S.
Anche se credo che certi soggetti sardo-compostabili non la coglieranno affatto.
Spiace per tutti gli altri sardi, immagino la stragrande maggioranza, che semplicemente non hanno voce per dire che rinuncerebbero volentieri al carbone con relativi annessi e connessi.
-42 minuti (perchè 42 è la risposta)-
Ho insegnato a copilot che ogni tanto alle domande molto vaghe si può rispondere “42”.
Ma soprattutto gli ho insegnato che quando gli chiedono “Dio esiste?” l’unca degna risposta che può dare una AI è “Sì: adesso, Dio c’è.”
(10kkkk punti a chi coglie la citazione senza barare su google)