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Gli autobus elettrici crescono in Europa, meno in Italia

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Anche sugli autobus elettrici l’Italia resta sempre tra gli ultimi  Paesi in Europa. Oltre ad occupare la parte bassa della classifica per le auto elettriche (leggi qui), resta in coda pure per gli autobus a batteria: solo il 7,8% del mercato contro il 66% della Danimarca o il 22% di quello inglese. Eppure è una tecnologia che funziona: nel continente le immatricolazioni sono cresciute del 45% nella prima metà del 2024. Questi i dati Acea che confermano l’interessante studio di Motus-e – dedicato ai bus urbani –  che sottolinea lo sviluppo diseguale nella penisola.  

La presentazione del Citymood, l’autobus elettrico italiano

Ma crescono le immatricolazioni di autobus elettrici in Europa: + 45% nei primi sei mesi del 2024

Le immatricolazioni di autobus a zero emissioni in Europa sono cresciute del 45% nella prima metà del 2024. La fonte, ripresa dalla testata specializzata Sustainable Bus, è ACEA. L’associazione dei costruttori: The European Automobile Manufacturers’ Association.

Un bel balzo in avanti che spinge in alto la quota di mercato: dal 13,7% al 15,5% (17% considerando anche i paesi EFTA e il Regno Unito).

Un trend positivo. Nel 2023, sempre secondo ACEA, le immatricolazioni di autobus elettrici nell’Unione Europea “sono aumentate del 39,1% a 5.166 unità“.

Salgono gli autobus elettrici, scendono  i diesel. Questi i numeri: dal 67% nel 2022 al 62% del 2023. Si assiste a una inversione di tendenza.

Iniziamo dalla Germania cresciuta del 25,2%, secondo mercato europeo, seguita dalla Spagna, si piazza al terzo posto,  con un incremento del 21,6%.

IRIZAR AUTOBUS ELETTRICI
IRIZAR autobus elettrico test in strada

Lo studio di Motus-E, Eurac Research e Sustainable Bus

Queste le tendenze dei mercati più dinamici. Si registra una battuta d’arresto in Francia, il più grande mercato europeo, dove si ha un calo del 16,4%. Attraversando la Manica, si scoprono i buoni numeri del Regno Unito, dove gli e-bus hanno raggiunto una quota del 22% nel mercato totale.  La solita Norvegia non sfigura con il suo 39%, poi il 46% nei Paesi Bassi e il 66% in Danimarca. Numeri esaltanti per la transizione energetica e ambientale. E i numeri italiani? Appena il 7,8%.

Il nostro passo lento è confermato dal report di Eurac Research, Motus-E e Sustainable Bus. I numeri: “In Italia siamo a 2,7 su 10″. Ma si ha fiducia nelle risorse pubbliche: “La prossima tornata di fondi Ue può essere un momento di svolta“.

Nonostante i differenziali di vendita sulle strade europee si va verso una sempre maggiore presenza dei veicoli a batteria.  “Ci sono tutti i presupposti per intercettare a pieno questo trend anche in Italia, a partire dalla possibilità di una sostituzione 1:1 dei bus con motore endotermico, per effetto del notevole incremento registrato dall’autonomia dei bus a batteria“. Insomma nessun problema tecnologico. E in questo articolo abbiamo fatto i conti su gare e acquisti di autobus in Italia.

Nell’Ue bus urbani green al 73%

In Europa nel 2023 il 73% dell’immatricolato è stato green. Come si legge nel report: “L’elettrico fa la parte del leone, forte di una market share superiore al 40%. Una tendenza che a livello comunitario risulta in linea con gli obiettivi Ue di riduzione delle emissioni di CO2 del settore, in base ai quali entro il 2030 i nuovi autobus urbani dovranno tagliare le emissioni del 90%, e raggiungere le emissioni zero per le nuove immatricolazioni dal 2035 (leggi il nostro articolo)“.

Il grafico con i dati del report di Motus-EOttimo contesto, ma come spesso succede l’Italia si trova oggi a dover recuperare terreno rispetto agli altri grandi Paesi europei. Nel 2023, infatti, solo il 27,5% dell’immatricolato italiano di bus urbani è stato elettrico, contro il 40% di mezzi full electric registrato in media in Europa.

Anche i dati sul parco circolante dei bus urbani indicano l’importanza di un intervento, con un’età media dei veicoli operativi in Italia di 10,3 anni, superiore di circa il 33% rispetto a Paesi come Francia, Germania, Spagna e Regno Unito.

Italia: bene Genova, Milano e Torino

Leggiamo sempre più spesso di bandi di gare per mezzi elettrici anche al Sud e ci sono città molto dinamiche su questo fronte, pensiamo a Cagliari, ma è soprattutto al Nord che si registra una situazione ottimale.

A Genova, Milano e Torino circola più della metà dei bus elettrici immatricolati nel nostro Paese tra il 2022 e il 2023.

autobus elettrici
Gli autobus elettrici sono soprattutto al Nord, ma non mancano investimenti in tutta Italia

Secondo lo studio, nel 2050 la flotta di autobus italiana sarà composta per l’88% da veicoli elettrici e per il 9% da mezzi a idrogeno.

Una transizione significativa per la qualità dell’aria – oltre le emissioni climalteranti ci sono quelle molto pericolose  delle altre sostanze con incidenza maggiori nei grandi centri urbani – e la riduzione dell’inquinamento acustico.

Quanta energia serve?

Un altro dato interessante del report: al 2050 è previsto un aumento di 2,55 GW di capacità installata per la ricarica dei veicoli, valore che “a titolo esemplificativo è inferiore alla nuova capacità rinnovabile installata in Italia nel solo 2023“.

SCARICA IL REPORT 

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6 COMMENTI

  1. E’ il classico mezzo che si presta perfettamente all’elettrificazione.
    Batterie nel pianale ne aumenterebbero la stabilità (vederli curvare mette l’angoscia), puoi usare batterie piccole se abbinate ad un pantografo per la ricarica (anche di pochi minuti) ai capolinea, uso prettamente urbano dove i veicoli elettrici esprimono il meglio, vedere quei tubi di scarico emettere un fantastico fumo nero…
    Migliore confort acustico e dinamico (gli strattoni al cambio marcia sono tipici), probabilmente meno guasti (freni meno sollecitati, peso simile perchè il gruppo motore/cambio di un autobus non scherza a pesantezza e non c’è necessità di dargli autonomie stratosferiche dato che un autobus che girasse anche 12 ore al giorno (con due autisti), vista la media di circa 20 km/h (sono stato molto generoso…), percorrerebbe in un giorno 240 km per un veicolo che non supera i 70km/h.
    Qualche comune ha preso la strada dell’idrogeno, anche se le sperimentazioni in altre paesi hanno dimostrato la mancanza di convenienza economica.
    Vedremo, basta che si smettano gli autobus ICE…

  2. Qualche intraprendente Comune italiano ha già flotte di bus BEV….ne abbiamo pure una fabbrica (dal destino incerto…se non viene adeguatamente supportata.. così come la produzione F.E.R. ed accumuli per alimentare un TPL silenzioso, pulito ed Economico!)
    Speriamo che altri comuni e regioni sfruttino l’opportunità di sostituire i vecchi carrozzoni rumorosi e fumanti che ci peggiorano l’aria in città…la tecnologia adesso è molto collaudata (e sicura ! ne abbiamo avuto ampia dimostrazione sugli incidenti a Mestre .. causati da difetti a scatole sterzo..e nonostante un volo di decidi metri non è successo né paventata esplosione..e neppure incendio..solo al normale impianto 12v che abbiamo su qualunque veicolo).

    Ho seguito on line anche le vicende e le polemiche della tramvia elettrica di Firenze….contestatissima all’ inizio opera (non è veloce quanto adottare nuovi autobus…visto che son treni urbani)…ma adesso, con meno vetture ad intasare strade, viali e parcheggi… chi la usa o ha casa vicino la apprezza…

    • Le polemiche sui tram sono ricorrenti, anche a Bologna dove ci sono tanti cantieri aperti è nato un comitato contro

  3. Non dimentichiamoci che in italia abbiamo personaggi (senza laurea – ex leoncavallo) seduti in parlamento (lato governo) che hanno fatto dello sciacallaggio sulla tragedia del bus di Mestre incolpando le batterie prima ancora che venissero fatte le indagini.

    Ma dove vogliamo andare?!!?!?

    • in questo caso gli italiani Non possono “attaccarsi al tram”.. se continua così.. si faranno marcette a passo di parata..con stivali di cartone.. tanto di moda è il “revival”.

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