Gilet Blu, gli “angeli” francesi dell’auto elettrica. E in Italia no?

Gilet blu

Ivone smette i panni dell’ingegnere (qui e qui i suoi ultimi articoli) e mette quelli del volontario. Sempre in nome dell’auto elettrica, però. E ci racconta la sua esperienza con addosso il  Gilet Blu dell’associazione FFAUVE (Fédération Française des Associations d’Utilisateurs de Véhicules Electriques) in queste torride giornate di grande esodo.

Metti, in Francia, un giorno da bollino rosso…

                                                           di Ivone Benfatto

Ivone Benfatto con il suo Gilet Blu

Immaginate di essere in viaggio lungo un’autostrada francese con un’auto elettrica, in compagnia del vostro partner e dei figli, durante un weekend estivo da “bollino rosso”. A un certo punto, chi guida — poniamo sia la signora Elena — chiede al marito: «Paolo, siamo intorno al 30% di carica. Che dici, ci fermiamo alla prossima stazione di ricarica? Potresti controllare con un’app se ci sono colonnine disponibili nelle prossime aree di servizio? Con tutto questo traffico, potrebbero essere tutte occupate».

Paolo: «Lo sai che durante queste vacanze ho deciso di fare un po’ di “internet detox”. Non ho voglia di smanettare con le app. Siamo fortunati: in Francia tutte le aree di servizio hanno colonnine di ricarica rapide. Fermiamoci alla prossima. Se ci sono colonnine libere bene, altrimenti proseguiamo».

Il figlio, lo smanettone di famiglia: «Mamma, ho guardato io l’app. Alla prossima area ci sono dodici colonnine di ricarica rapida, di cui due libere. In quella successiva ce ne sono nove, ma otto sono occupate».

Si decide per la sosta alla prima area di servizio, piuttosto grande. Appena arrivati, si percepisce una certa tensione: l’area è molto affollata, c’è coda anche ai distributori di carburante. Avvicinandosi alle colonnine, Paolo esclama: «Sono Alpitronic! Bello vedere che anche i cugini d’Oltralpe usano il made in Italy. Le abbiamo già usate molte volte, sono molto affidabili». Elena nota una colonnina libera con scritto “300 kW”: «Ottimo, fermiamoci qui».

Si avvicina la signora con il gilet blu: “Bisogna d’aiuto?”

gilet blu
Hélène, l’angelo con il gilet blu

A quel punto Elena e Paolo notano una donna che indossa un gilet di sicurezza blu. Non è il classico gilet giallo da emergenza, né quello rosso degli addetti autostradali. Il blu è una novità. Una volontaria di un’organizzazione caritatevole? Una promotrice? In realtà… La signora li guarda con un sorriso e fa cenno di aspettare: un’auto sta uscendo da uno stallo di ricarica. Poi li invita a non usare la colonnina appena liberata ma a proseguire fino alla penultima, anch’essa libera. La signora con il gilet blu non è una parcheggiatrice: sembra qualcosa di più.

La signora con il gilet blu si avvicina, poi con garbo, in inglese, si presenta: si chiama Hélène e chiede se hanno bisogno di aiuto per avviare la ricarica. Elena: «Grazie, credo di riuscire a cavarmela».

Hélène: «Oggi c’è molta affluenza. Dalle 10 di questa mattina, il tasso di occupazione delle colonnine è stato costantemente elevato. Vi chiederei, se possibile, di non superare l’80% di carica, per favorire la rotazione. Inoltre, arriverete prima a destinazione. Per la vostra auto, la colonnina da 150 kW che vi ho indicato è più che sufficiente…»

Queste le regole per la ricarica perfetta

Una stazione di ricarica francese in una giornata da bollino rosso

Paolo sottovoce a Elena: «Ma tu lo sapevi di questa regola dell’80%? E che per la nostra auto basta un caricatore da 150 kW? Pensavo che con quello da 300 kW avremmo fatto prima». Poi, rivolto ad  Hélène: «Ma limitare la carica all’80% significa che dobbiamo tenere sotto controllo il livello di carica mentre saremo al ristorante e poi qualcuno di noi dovrà venire a spostare l’auto?»

Hélène: «Capisco, ma oggi ci sono molti utenti. Vede la coda anche alle pompe di benzina? Se aveste un’auto termica, uno di voi resterebbe in coda mentre gli altri vanno al ristorante. Non è obbligatorio spostare l’auto, è questione di buon senso. Avete trovato una colonnina libera proprio perché altri utenti non hanno lasciato l’auto collegata fino al 100%. Inoltre, è la strategia migliore per arrivare prima».

Elena: «Perfetto, la carica è partita. Voi andate a mettervi in fila al ristorante. Intanto, sono curiosa: presumo che anche Hélène abbia un’auto elettrica… e vorrei sapere di più su cosa fa qui».

Come nasce FFAUVE e l’operazione Gilet Blu

Restiamo in Francia e torniamo indietro di circa 12 anni. All’epoca cominciavano a circolare le prime auto elettriche. Nel 2013, i proprietari di Tesla fondavano ad Aubagne la prima associazione nazionale, il Tesla Owners Club France, con appena 15 membri, mentre altri appassionati si organizzavano in piccoli gruppi locali per condividere esperienze. Per alcuni modelli di auto, la capacità della batteria era limitata, le colonnine rare, ma tra i pionieri c’era entusiasmo e già si sfidavano su chi riuscisse a percorrere il tragitto più lungo in elettrico.

Successivamente, il Tesla Owners Club France è cresciuto rapidamente, superando i 1.000 membri, grazie alla quota di mercato di Tesla in quel periodo. Tra il 2014 e il 2020, le associazioni locali si sono moltiplicate: oggi se ne contano 10, di cui 3 a livello nazionale e 7 locali, tutte dedicate alla mobilità elettrica in Francia. La più piccola conta 20 membri, la più grande 1.100 membri. Una di esse è rivolta ai proprietari di moto elettriche.

Nel 2019, le associazioni si sono federate a livello nazionale sotto il nome di FFAUVE (Fédération Française des Associations d’Utilisateurs de Véhicules Electriques). Oggi, la federazione conta circa 2.000 membri diretti, ma rappresenta gli interessi di quasi 2 milioni di utenti di veicoli elettrici (BEV più PHEV) in Francia.

Una sorta di ACI per gli EV driver francesi

In altre parole, in Francia FFAUVE è una sorta di “ACI” per i proprietari di veicoli elettrici. A livello internazionale, FFAUVE è membro della GEVA (Global EV Alliance) e ambisce a creare una sezione europea più strutturata, unendo tutte le associazioni nazionali esistenti per rafforzare la rappresentanza degli utenti di veicoli elettrici in Europa.

Pascal, Presidente della FFAUVE

Tra le iniziative più riuscite promosse da FFAUVE c’è l’operazione Gilet Bleu , lanciata nel 2023. Io faccio parte dell’associazione locale ZEProvencaux, una delle più piccole, e partecipo attivamente all’operazione. Quest’anno, a causa di impegni familiari, il mio contributo sarà molto limitato. Tuttavia, c’è qualcuno che presta servizio per oltre venti giornate all’anno.

Se volete incontrarmi, il 14 luglio sarò presso l’area di servizio di Sainte Victoire, autostrada A8, direzione Est. Hélène, la signora con il gilet blu e una delle protagoniste del dialogo introduttivo di questo articolo, sarà presente il 12 e il 18 luglio presso l’area di servizio Village Catalan Ouest, sull’autostrada A9 in direzione sud.

Chi sono e cosa fanno i volontari dell’operazione Gilet Blu

Chi sono i Gilet Blu? Siamo volontari, tutti membri delle associazioni EV, e offriamo supporto agli utenti, nelle aree di servizio autostradali, durante i weekend di traffico intenso. Il servizio nasce da una collaborazione tra FFAUVE, i gestori autostradali (ad esempio VINCI) e gli operatori delle colonnine di ricarica rapida (Shell, Electra, Zunder, ecc.). I volontari prestano servizio in turni di 4-7 ore, alcuni si spostano per oltre 80-100 km da dove abitano. Per la trasferta è previsto un rimborso spese forfettario.

Attualmente contiamo circa 60 volontari distribuiti su tutto il territorio francese. Quest’anno l’operazione è già stata attivata durante alcuni fine settimana di maggio. Per l’estate, l’operazione ha preso il via il 4 luglio con due aree servite e proseguirà ogni fine settimana fino al 31 agosto. Il picco di attività è previsto per il 2 agosto, quando saranno coperte 16 aree di servizio con turni medi di 6 ore. Gli orari di servizio sono adattati alle previsioni di traffico: 8:00–15:00, 10:00–17:00 o 14:00–21:00. Nelle due aree di servizio più frequentate (Montélimar Est e Ouest) saranno presenti due volontari per ciascuna. Durante l’estate sono previste in totale circa 1.500 ore complessive di presenza.

Già pronti i piani anche per Natale e Capodanno

Alcuni operatori autostradali e gestori di colonnine di ricarica hanno già iniziato a preparare le richieste di supporto per il prossimo periodo natalizio e di Capodanno, un chiaro segnale dell’apprezzamento per il servizio che offriamo.

gilet blu

Cosa facciamo concretamente:
­   -Verifichiamo il funzionamento delle colonnine e contattiamo l’assistenza in caso di guasti.
­   -Gestiamo le code e preveniamo conflitti.
­   -Offriamo aiuto agli utenti inesperti.
­  – Spieghiamo l’importanza di non caricare oltre l’80% e di scegliere colonnine adeguate alla propria auto (evitando di occupare inutilmente quelle a potenza più elevata).
­   -Raccogliamo feedback con brevi questionari.
­   -Preveniamo l’uso improprio degli stalli da parte di veicoli termici.
­   -Promuoviamo inoltre, per i residenti in Francia, l’adesione alle associazioni EV per rafforzare le nostre attività e la nostra voce.

Perchè non replicarla in Italia?

Nel corso del tempo ho vissuto molte situazioni curiose: una signora con un SUV a motore termico parcheggiato davanti a una colonnina ad alta potenza che si è scusata dicendo di non averla vista; un furgone (non elettrico) della polizia parcheggiato su due stalli; un olandese con un’Audi elettrica top gamma che, dopo aver avviato la ricarica, mi chiede se deve lasciarmi le chiavi!; una signora lasciata sola dal maritoper imparare a gestire da sola l’avvio della ricarica” che mi consegna la sua carta di credito e mi chiede di avviare la ricarica al posto suo; un altro olandese con una Skoda che insisteva nel voler caricare la sua auto nonostante l’avessi avvisato che quel giorno le colonnine avevano un problema di compatibilità con le auto Skoda (era una giornata di grande affluenza e si stava formando una coda), e tenne occupata inutilmente e a lungo una colonnina per due ore prima di arrendersi e proseguire fino all’area successiva.

È un servizio utile, rassicurante per gli utenti, che “umanizza” un sistema concepito per essere completamente self-service, ma che non è sempre “user friendly, soprattutto quando qualcosa non funziona e bisogna contattare l’assistenza. Lo faccio perché mi piace sentirmi utile, e devo ammettere che mi farebbe davvero piacere trovare qualcuno pronto ad aiutarmi allo stesso modo, quando sono io a viaggiare.

Perché non replicare questa iniziativa anche in Italia? Un’associazione di proprietari di auto elettriche simile alla FFAUVE potrebbe nascere facilmente. L’esperienza francese ci offre un modello già testato e funzionante. In fondo, bastano entusiasmo, organizzazione e spirito di servizio per iniziare.

 

LEGGI anche “In viaggio di lavoro con Ivan: in auto elettrica si può?” e guarda il VIDEO

Visualizza commenti (40)
  1. All’ hater @Silver_Surfer
    vorrei suggerire che qualsiasi forma di volontariato è ben accetta e contribuiace a migliorare la società più che aiutare le persone. .
    Se @Ivone Benfatto è ingegnere elettronico può sicuramente ben contribuire (come fa qui su Vaielettrico con i suoi interessantissime resoconti) nel settore che meglio conosce e che dà soddisfazione…mentre avrebbe meno impatto a fare l’accompagnatore di anziani e disabili (come sto facendo in questo periodo…)

    Nessuno vive una “povera vita” se cerca di contribuire con il meglio di se (o quanto possibile) al benessere degli altri

    Usi meglio il suo tempo Silver_Surfer
    smetta di scrivere cattiverie. Grazie.

  2. Silver_Surfer

    @Gian81
    Purtroppo – e sottolineo, purtroppo – oggi ho un lavoro impegnativo e una vita complicata che non mi consentono di dedicare tempo al volontariato, che ho invece molto praticato da ragazzo, aiutando soprattutto i senza tetto, per quel pochissimo che mi è stato possibile fare.
    Ciò detto, ribadisco che se avessi il tempo di fare il volontario, non lo sprecherei certamente su una stazione di servizio, a dirigere il traffico delle BEV avviate agli stalli di ricarica.
    Finisco aggiungendo che se il suo “credere in qualcosa” a questo mondo si sostanzia nell’idea di indossare il gilet blu e fare compagnia al nostro amico Ivone presso l’area di servizio di Sainte Victoire, lei vive una ben povera vita e, anche se non se ne accorge, guarda tutti i giorni il cielo dal fondo di un pozzo.

  3. Settimana prossima parto per le ferie…chissà che non riesca a far un bel safari di bev in ricarica all’autogrill

  4. @Ivone
    mi dispiace dover rispondere non a seguito della risposta (dopo l’aggiornamento del sito non mi funziona più ne JetPack ne la funzione “Rispondi”….)

    in effetti chi dovrà affrontare lunghe trasferte soprattutto autostradali sarà bene che si doti di frigobar con bevande (acqua, magari integrata con sali minerali) e viveri (frutta fresca e panini) in modo da far velocemente pause rigeneranti (sia durante le eventuali ricariche auto .. o anche no, se non necessarie) in modo da risparmiar parecchio visto gli esiti di un recentissimo studio sul gran rincaro dei servizi ristorazione in Autogrill.

    Ritornare alle vecchie care abitudini italiche non solo consentirà di risparmiare soldi… ma soprattutto lo consiglio per evitare di trovarsi senza supporti fisiologici in caso di estenuanti code causa incidenti / ingorghi .

    Certo che la possibilità di usare piccoli elettrodomestici tramite V2L è sicuramente un’opportunità in più … un piccolo frigo da auto può esser utile… magari ancor di più in inverno o andando in montagna se invece occorre gestire qualche scaldavivande (utile per neonati a bordo… o un “tea-break ” all’inglese 😉)…. per quanto… nella mia concessionaria Nessuno ordinò la 500L con macchinetta del caffè quando venne presentata…. Stai a vedere che non siamo più neppure “il paese della tazzina” ☕ ogni tanto !

      1. per quello …io mi accontento di un “angolino tranquillo”…
        No…in realtà i supporti fisiologici sono liquidi (acqua ed integratori di sali minerali indispensabili col caldo estremo) ed anche vivande leggere e facilmente conservabili in auto…

        Chi si trova fermo in coda sotto al solleone (magari con famiglia in auto..e pure bambini/anziani) deve prevenire situazioni pericolose dal punto di vista fisiologico e sanitario…

        Purtroppo non si può sempre contare su interventi di altri (protezione civile… polizia stradale…etc) in questi casi.

  5. Silver_Surfer

    Siccome l’articolo parla di “volontariato” (che è qualcosa di molto serio e nobile), mi sento di dire che il tempo e la predisposizione a fare volontariato andrebbero dedicati alle persone povere e realmente bisognose, invece di sprecarli per “aiutare” gente che va in vacanza con la BEV a fare la fila allo stallo di ricarica o a inserire la presa nell’auto.

    1. Buongiorno Sig. Silver_Surfer,

      ci puoi dire quanto tempo lei dedica al volontariato? E quanto a commentare le persone che quando credono in qualcosa fanno più che stare seduti a commentare le azioni altrui? Grazie, in attesa di sua gentile risposta

  6. Ragazzi, un po’ di realismo. Capire dove ricaricare, quando ricaricare, se lo stallo è occupato, fermarsi all’80% per solidarietà… Non è civiltà, è una routine che il 95% delle persone non può permettersi per soldi e tempo.

    1. Capire dove ricaricare e quando ricaricare è qualcosa che con l’automobile elettrica in genere si fa solo in occasione di lunghi viaggi che per la maggior parte degli automobilisti avviene poche volte in un anno. Limitare la ricarica all’80% in molti casi permette anche di risparmiare tempo perché la velocità di ricarica non è lineare, passare dall’80 al 100% potrebbe metterci quasi lo stesso tempo di quello richiesto per passare dal 10-20% all’80%.

    2. infatti in Italia è l’ora di battersi per i propri diritti…
      tra i quali ci sono anche lo stipendio adeguato e rispettato, la possibilità di vivere senza lo stress da traffico ingolfato e parcheggi “a casaccio”, e pure la tutela dell’ambiente e della salute (di tutti)….

      quanto all”80% della ricarica… è per non raddoppiare il tempo di sosta (che in Autogrill magari non è una delizia… visto che ti “spennano” persino per un panino.. meglio portarseli dietro! ), tanto soprattutto nei lunghi trasferimenti una sosta ogni due ore capita sempre (mica tutti riescono a sincronizzare le esigenze fisiologiche – pipi & passeggiata – di tutti i passeggeri dell’auto, a due o quattro zampe 😉)

      1. Ivone, Francia

        Caro Damiano,
        concordo con te: i ristoranti degli autogrill non sono certo il massimo.
        Quando ho scritto la prima parte dell’articolo — quella che Lorenzo ha definito, con piacere, una “fiaba” — avevo pensato di chiuderla ispirandomi a scene realmente osservate più volte durante l’estate: turisti che, dopo aver avviato la ricarica, tirano fuori l’occorrente per il picnic e si sistemano su panche e tavoli collocati non lontano dalle colonnine, invece di andare al ristorante.
        Ricordo in particolare una famiglia di olandesi attrezzatissimi: stesero persino una tovaglia sulla tavola e, alla fine, tirarono fuori l’attacco vehicle-to-load — mi pare fosse una Ioniq 5 — per collegarci la macchinetta del caffè.
        Poi però ho pensato: se racconto questa scena, nessuno ci crederà. E invece, credimi: è tutto vero.

        1. Forse solo i Troll non hanno la prudenza (ed il tempo) di fare pause “di sicurezza”

          Io le ho sempre fatte…anche quando ero più giovane…anche perché la moto aveva meno autonomia delle (7) auto turbodiesel che ho avuto…e non sempre dove andavo (un po’ avventurosamente..con la mia enduro) potevo trovare distributori aperti e funzionanti H24…o Senza inconvenienti con bancomat/banconote…

          Poi .. bastano le cronache quotidiane a contare quelli che vanno a sbattere (magari addosso ad un incolpevole) perché hanno volpi di sonno o problemi circolatori dopo ore di guida ininterrotta…

        2. @fred3000
          Perchè tutti?
          Basta non essere TUTTI sincronizzati ed ecco che 4 ore possono diventare “ogni due ore”.
          A parte questo, per quale misterioso motivo ti senti nel diritto di sindacare quante volte ci si debba o possa fermare durante un viaggio?

    3. Buongiorno Sig. Fabio, può dirci che macchina BEV utilizza e da quanto? Saremmo curiosi di confrontarci con lei con dati ed esperienze personali alla mano per un sano confronto. CAmbiare abitudini può anche non soltanto utile alla comunità ma avere positivi per se stessi. Non a tutti piace essere incatenati a una caverna dando le spalle all’entrata e commentare le ombre della realtà che passa dietro.

  7. “Capisco, ma oggi ci sono molti utenti. Vede la coda anche alle pompe di benzina? Se aveste un’auto termica, uno di voi resterebbe in coda mentre gli altri vanno al ristorante.”

    Ma quando mai?! Con la termica parcheggi, vai al ristorante e mangi senza fretta, riprendi la macchina e fai al massimo 10 minuti di coda alla pompa visto che sei già dentro il piazzale.

    1. Ma sig. Lele lei cosa ci fa qui? Non sarà mica un Troll? Lascia sottintendere che lei non ama perdere tempo a fare rifornimento ma perdere tempo a commentare senza portare sostanza a quanto dice si. Quale esperienze d’uso ha avuto con una macchina elettrica e per quanto? O anche lei è il solito commentatore da bar dedito a ripetere le solite frasi da branco? Felice di confrontarmi con lei appena troverà altro tempo oltre ai commenti sterili. Grazie

    2. Alessandro D.

      -Con la termica parcheggi, vai al ristorante e mangi senza fretta-

      Ma anche con l’elettrica. Carica mentre mangia senza fretta.
      Il problema non esiste se uno vuole mangiare senza fretta.
      Il problema può esistere, al contrario, se uno deve fare tanta strada durante il giorno e ha fretta.
      Li sì che può essere antipatico dover far quadrare tutto.

      Oppure se proprio desidera trovare una vera criticità, almeno la dica giusta e per esempio tiri fuori una cosa del tipo “Non voglio andare a mangiare dove lo decide la colonnina, il ristorante me lo voglio scegliere io!”
      Eh che diamine, e le darei anche ragione perbacco, però le rampogne che siano almeno realistiche.
      Quindi ritenti: sarà più fortunato.

      1. Il problema, caro Alessandro, è che le auto ricaricano ormai così velocemente che devi mangiare con il cuore il gola. Anzi, con le file che ti ritrovi all’Autogrill riesci a malapena a berti un caffè

  8. la fiaba è ben scritta, ricorda vagamente le strorielle dei fratelli Grimm.
    Non mi torna la coda al distributore.. sarà quella del lupo cattivo sempre in agguato.

    1. Ivone, Francia

      La ringrazio per il commento, che mi ha strappato un sorriso. Presumo che abbia letto anche alcuni dei miei articoli scritti indossando il gilet “business casual” da ingegnere. Ora mi concederò una pausa fino a settembre. Giusto per orientarmi in vista dell’autunno: preferisce le fiabe o i tecnicismi? Posso alternare, a seconda dell’umore del pubblico… e del meteo alla colonnina!

      1. sempre un piacere 😂.

        in effetti la prima parte dell’articolo ricordava vagamente (o almeno mi ha fatto ricordare) la storia di ricciolidoro e i tre orsi, (disse papà orso 🤣) che mi devo corregger venne scritta da Robert Southey.

        Un po’ di sarcasmo è il pepe della vita.. spero non ci abbia trovato nulla di personale o offensivo nel mio precedente commento, era giusto per farsi una risata..

        Buon lavoro.

        1. Ivone, Francia

          Ma ci mancherebbe! Il sarcasmo ben dosato è sempre benvenuto. Questa sera manderò a Hélène la traduzione (sperando di tradurre bene il sarcasmo) dei suoi commenti. Sono sicuro che si divertirà.
          Buon proseguimento anche a lei, e ci risentiamo dopo l’estate…

  9. Guido Baccarini

    A me capitò alcuni anni (mi pare 4, avevo la Model 3 da pochi mesi ed era una domenica di Agosto) di essermi fermato a Modena Sud al Supercharger perchè avevo delle ricariche gratis promozionali (diversamente, potendo ricaricare a casa a prezzi che 4 anni fa erano di 7 centesimi a kWh, non lo avrei sicuramente fatto) e lì trovai una ragazza con maglietta e cappellino Tesla che “smistava” chi doveva ricaricare (e un buon 80% erano stranieri, soprattutto tedeschi e olandesi).
    Bella iniziativa, comunque, psicologicamente è di grandissimo aiuto.

  10. E’ una lodevole e bella realtà quella dell’Associazione dei Volontari di Utilizzatore di Auto Elettrica in Francia, al momento penso non sia replicabile in Italia. La ragione è semplice: in Francia ci sono più auto elettriche in circolazione e le auto elettriche costituiscono il 20% delle nuove auto vendute. In Italia circolano molte meno macchine e la percentuale di nuove auto elettriche si attesta a misero 5%. In compenso un automobilista elettrico italiano ha a disposizione più colonnine di ricarica in rapporto al parco auto in circolazione rispetto a un francese, di conseguenza è difficile che stazioni di ricarica con 10 o 8 postazioni sono totalmente occupate.

      1. qui in zone turistiche toscane (mare e campagne) incrocio numeri crescenti di auto (BEV) con targa svedese e norvegese (oltre alle consuete tedesche ed olandesi).
        Se non per gli italiani e le loro auto “maggiorenni” le colonnine servirebbero tanto ai turisti, visto che tra poco ci resterà solo quello con la chiusura delle industrie….

        sarà il caso di accelerare le attivazioni, come han fatto gli spagnoli..

    1. Ivone, Francia

      Caro Marco,
      mi sono reso conto che, nell’articolo, ho dato troppo spazio all’operazione “Giles Blues”, trascurando il messaggio più importante che desideravo trasmettere: la necessità di creare anche in Italia un’associazione – o una federazione di associazioni – che rappresenti concretamente gli interessi dei proprietari di auto elettriche.

      1. Ciao
        Avevo compreso il senso del tuo messaggio, ma insisto nel dire che la vedo difficile, perché ci mancano i numeri e per l’atavica resistenza degli italiani al cambiamento. Insomma è anche un fatto culturale. Per esempio questo giornale da cui scrivere si impegna fortemente per divulgare seria informazione sull’auto elettrica eppure riceve spesso nei commenti attacchi fatti solo per gettare zizzania. Un saluto

        1. Questi volontari in Italia servirebbero come il pane, ma non solo alle colonnine, ma anche come servizio di “consulenza” per chi, partendo da zero, vorrebbe cominciare a farsi installare un sistema di ricarica in un box di un condominio anni ’50, dove non c’è impianto elettrico che regge la potenza di ricarica. Anzi, gli darei pure 50€ all’ora più l’uscita.

  11. Lodevole iniziativa ma non mi capacito del fatto che le aziende che guadagnano con le colonnine di ricarica non mettano loro degli Stewart , il volontariato lo impegnerei su altri fronti, che si paghino loro i dipendenti per erogare un servizio ai clienti.

    1. Ivone, Francia

      Caro Daniele,
      dobbiamo prendere atto della realtà: per contenere i prezzi di vendita, molte attività commerciali si stanno orientando verso sistemi automatizzati, nei quali l’acquirente interagisce con un terminale anziché con una persona. Questo accade anche nel caso dei distributori di carburante. A tal proposito, la invito a leggere questo articolo del 2022: https://www.vaielettrico.it/un-sabato-in-autostrada-con-gli-automobilisti-elettrici/, facendo attenzione alla parte che descrive l’esperienza di un nostro connazionale con un distributore automatizzato.

      Tenga inoltre presente che il nostro supporto a chi viaggia in auto elettrica nasce da una collaborazione tra l’associazione FFAUVE e i gestori di autostrade e impianti di ricarica ed è una delle iniziative con cui FFAUVE cerca di ottenere visibilità e crescere come realtà associativa, per aumentare il numero degli iscritti. Perché questo impegno? Perché, a nostro avviso, è l’unico modo per ottenere ascolto a livello politico, presso i media e presso le imprese che offrono servizi per la mobilità elettrica. Tutto ciò è possibile solo se esiste qualcuno che rappresenti davvero gli interessi dei proprietari di auto elettriche. È questa la motivazione che ci spinge a dedicare parte del nostro tempo personale alla crescita della nostra associazione.

      1. Caro Ivone,
        Capisco e vi auguro di riuscire nella vostra opera di “sensibilizzazione” sulla mobilità elettrica.

    2. Completamente d’accordo.
      Magari sbaglio, ma a me sembra che il vantaggio più grande lo abbiano i gestori di colonnine che, gratis, hanno personale sul campo a gestirgli parte delle magagne.
      Poi ci mancherebbe, sono volontari e siamo in una democrazia…quindi possono spendere il loro tempo come meglio credono.

      1. Buongiorno Lorenzo,

        questa mentalità tutta Italica che a ogni iniziativa da qualunque parta venga, da un amico, un parente o un perfetto estraneo di fargli i conti in tasca per ogni attività proposta in virtù del “non mi faccio fregare perchè io sono più furbo” denota una forte incapacità a vedere le cose in prospettiva macroscopica. Ci si ferma sempre lì dove finisce il nostro naso, mai che si guardi più in là o in alto. E’ anche per questo che in Italia siamo così tanto indietro economicamente e quindi a livello industriale. Tutti a guardarsi i piedi farei il minimo indispensabile senza aspirare a qualcosa di meglio e un pò più grande di noi. Si forse l’iniziativa avvantaggerà come dice lei i fornitori dell’energia elettrica ma sa cosa le dico? Il peso politico , se si espande l’iniziativa, legato al mondo della mobilità elettrica di sicuro ne giova se si pubblicizza l’interesse cittadino verso la stessa. Ma cosa parla a fare in una nazione dove andare a votare è inutile e la deriva è sempre più violenta e contro ogni diversità in ogni fronte.

  12. Salve, sarebbe una splendida iniziativa,anche nei parcheggi dei supermercati, avanti così.
    NB: prossimo possessore di auto elettrica. Saluti.

  13. temo che in Italia al generoso volontario andrebbe pure affiancato un robusto “corazziere” per questioni di sicurezza ed ordine pubblico….

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