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GigaBerlin, un cielo di affettuosità sopra la Tesla

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GigaBerlin
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GigaBerlin, l’ha già ribattezzata Elon Musk.  Si farà in Germania la Gigafactory 4, il primo impianto europeo di Tesla.

GigaBerlin: i tedeschi festeggiano. E noi sempre a rincorrere

No, no, vi possiamo dire che no, non volevamo farlo. Non avevamo intenzione di trasformare l’annuncio di Elon Musk sulla GigaFactory 4, la futura fabbrica Tesla vicino a Berlino, nell’ennesimo cahiers des doléances. Di impietoso, struggente confronto tra la locomotiva Germania che corre verso la modernità, Vorsprung durch Technik e via pedalare. E un’Italia alle prese con finanziarie da ragiunatt e il torello con cui le multinazionali tipo ArcelorMittal si fanno beffe dei nostri esecutivi. Esecutivi perennemente costretti in un’ideale inferiorità numerica a causa della tagliola dei conti pubblici.

Non avevamo intenzione di farlo, ma volevamo semplicemente fornirvi i dati tecnici. E cioè: la GigaFactory 4, il primo impianto europeo di Tesla, sarà costruita in una zona vicina al nuovo aeroporto della Capitale tedesca.Entrerà in funzione nel 2021 per sfornare Model Y e poi anche Model 3, e  conterrà un’area di ricerca e sviluppo. Al massimo, vi avremmo ulteriormente inzuccherato la cosa con l’annuncio via social network di Elon Musk. Annuncio arrivato quando l’Italia ormai si addormentava dopo un altro martedì passato con Giovanni Floris e il suo temutissimo “cartello 37″. Un annuncio materializzatosi in una semplice scritta via Twitter, “GIGABERLIN”, incastonata tra due serie di cuoricini con i colori della bandiera tedesca. Insomma una roba un po’ in stile Gigi D’Alessio quando annuncia i suoi concerti per i nostri connazionali all’estero.

GigaBerlin: Elon ospite d’onore ai Golden Steering Wheel

Non avevamo intenzione, no: poi però ci si è messo pure il Financial Times. Che, via penna e via podcast, ha eccepito alla sua austerità britannica per descrivere enfaticamente la serata che ha fatto da vero contesto del gaudio magno. Ovvero i Golden Steering Wheel, una specie di Caschi d’oro in versione tedesca organizzata dal tabloid Bild am Sonntag in una sede del suo editore, Axel Springer.

Gigafactory 4
Il logo dei Golden Steering Wheel, assegnati dall’editore Springer.

Lì Elon era l’ospite d’onore, si è portato pure via una statuetta o qualcosa del genere, perché la Model 3 ha battuto le rivali di casa nelle preferenze della giuria. Tutto un pacchetto già confezionato e infiocchettato da parecchie settimane, insomma, per l’ufficializzazione della nuova GigaFactory prussiana. Tutto pronto già prima che in Italia qualche sindaco temerario annunciasse la volontà di candidarsi per ospitare l’avveniristica sede. Tutto ovviamente calendarizzato in quei giorni in cui Berlino viveva uno spike epico di attenzione mediatica per i 30 anni dalla caduta del Muro

I complimenti del boss della Volkswagen

E allora non è difficile credere all’FT e a quegli altri siti, dove si descrive una serata in realtà traboccante di nordico orgoglio, Di una hybris teutonica che dà una bella aggiustata a quella locomotiva d’Europa che tutti vedono oggi un filino ammaccata. Indugiano, quelle cronache, nel riferire dei siparietti con il grande capo della Volkswagen, Herbert Diess, salito sul palco per scambiarsi inaspettate e quasi sospette affettuosità automobilistiche con Elon.

Diess
Herbert Diess, numero uno del Gruppo Volkswagen

E già uno se li immagina pronti a sedersi a un tavolo dove battersi virili pacche sulle spalle davanti a rigogliosi birroni. Magari in costumi bavaresi, Laptop und Lederhosen, come titolò un memorabile reportage del compianto settimanale Diario di Enrico Deaglio. E poi certo uno si immagina anche il fragore dell’improvviso visibilio della platea. Con quelle risate da capitalismo renano che una volta sentivi negli hotel di Gatteo Mare, quando Musk ha lodato le elevate skills dei lavoratori tedeschi. E ha detto che mai e poi mai GigaFactory 4 sarebbe potuta sorgere in Inghilterra, a causa della Brexit. Per la serie: che sventatelli questi inglesi, gente che in tre decenni ha distrutto o svenduto un intero comparto automobilistico. E che ora non capisce più nemmeno qual è il suo posto nel mondo.

GigaBerlin: il futuro ruolo del made in Germany

Nel grande villaggio globale dell’automotive, Berlino ha rappresentato finora una frazione. Da adesso, ammette il salmonato quotidiano inglese, può diventarne capitale, perché lì hanno investito gli stessi cugini dei Laender del sud.  Volkswagen, che al di là delle affettuosità di Diess punta a sfidare Tesla producendo entro il 2028 22 milioni di veicoli elettrici per 70 modelli, ne ha fatta la culla di We Share, il suo servizio di car sharing tutto a emissioni zero. All’ombra della Porta di Brandeburgo Bmw e Mercedes hanno creato la loro piattaforma congiunta plurimodale per i nuovi servizi di mobilità.

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Un rendering della famiglia di nuovi modelli elettrici VW.

Con la costruzione della GigaBerlin, ammettono tra le righe i giornalisti che stanno in riva al Tamigi, la partita per l’auto elettrica in Europa si annuncia in definitiva come un derby tutto tedesco. Un po’ come se la Champions se la giocassero sempre Bayern, Borussia Dortmund e Red Bull Leipzig. Elon Musk, che con PayPal prima che con Tesla si era issato a campione del liberismo puro, un liberismo disruptive in pieno stile anglosassone, per sbarcare sul Vecchio Continente è venuto a patti con l’ordo-liberismo prussiano, con i paladini della Mitbestimmung.

Che cosa resta all’Italia?

Poco pare rimanere agli altri, poco pare restare all’Italia, che pure ha dei grandissimi talenti. Qualcuno finirà  di sicuro a lavorare per la GIGABERLIN, e ha una grande filiera nell’automotive, come amano dire certi amministratori locali. Quegli stessi amministratori locali che, mentre Tesla cercava una sede in Europa, pensavano a piazzare qualche raccomandato in qualche emittente televisiva locale. Ragionavano con qualche ragiunatt sulle nomine nelle ex Fondazioni bancarie o firmavano una delibera per sbloccare i fondi per i corsi di ginnastica in acqua dolce. Ma in fondo, a noi italiani, a noi piace così.

— Leggi anche: toc toc governo, c’è una fabbrica Tesla in ballo.

 

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7 COMMENTI

  1. Se non guido non bramo.

    Nell’evoluzione di Tesla c’è una contraddizione: la guida autonoma.

    Perché comprare la migliore auto elettrica se poi non potrò guidarla perché non vorrò guidarla?

    Oggi la richiesta di mobilità individuale va oltre l’automobile.

    Questo perché una volta in vettura si vogliono utilizzare servizi digitali connessi per arrivare a destinazione nel più breve tempo possibile evitando il traffico e per trovare subito il parcheggio.

    Oltre alle modalità di parcheggio autonomo, di anti collisione nelle rotonde e negli incroci, di mantenimento della distanza di sicurezza, di posizionamento in corsia, di avviso dei limiti di velocità.

    Tutto questo a breve sarà coordinato integralmente e gestito autonomamente dalla vettura. Perché vorremmo fare altro piuttosto che guidare nel traffico.

    Sparirà volante e pedaliera e l’auto sarà un servizio che ti verrà a prendere sotto casa per portarti al lavoro e che ti verrà a prendere.

    Non servirà guidare, cercare parcheggio, prendere multe, fare rifornimento, lavare l’auto, cambiare olio e gomme, aspettare un mezzo pubblico.

    Oltre l’auto: un servizio di trasporto individuale.

    Un modo rilassante per viaggiare, guardando un film su un maxi schermo digitale curvo che forma nell’abitacolo, leggendo un libro, imparando le lingue, comunicando e lavorando o semplicemente dormento in auto mentre si viaggerà.

    Questo è il futuro prossimo.

    Relax, lavoro, silenzio e sicurezza.

    Tutto questo ci renderà liberi di non dover più guidare.

    Allora perché comprare la miglior auto elettrica senza un volante per guidare, quando invece vorrò un servizio?

    Un servizio on demand: basterà sfiorare l’icona di una app ed ecco arrivare non una Tesla, ma il “semplice veicolo” a guida totalmente autonoma, 100% elettrico progettato per il trasporto di persone nel massimo comfort, secondo un nuovo concetto di viabilità e trasporto interattivi, gestiti globalmente. Non resterà che sprofondarci su un comodo divano con poggiapiedi e poggiatesta mentre un sistema di guida totalmente autonoma di livello 5 che utilizza telecamere, sensori laser di tipo LIDAR e potenti computer ci porterà in tutta sicurezza da un punto all’altro della città, nel più breve tempo possibile, evitando ingorghi e incolonnamenti, e una volta arrivati in ufficio saremo in ufficio, perché non dovremo perdere tempo a parcheggiare o a ricaricare il “semplice veicolo”.

  2. ‘Volkswagen, che al di là delle affettuosità di Diess punta a sfidare Tesla producendo entro il 2028 22 milioni di veicoli elettrici per 70 modelli’
    l’ennesimo piano industriale pluriennale , l’ennesima fesseria che cambieranno come al solito con cadenza massimo semestrale, senza contare che i 22 milioni di veicoli entro il 2028 li produrrà tesla da sola, quella tesla che lo scorso anno si è fermata a un quarto di milione non ai 10 milioni di VW
    nel settore auto (come più o meno in tutti i settori esistenti) sarà una strage totale, l’auto elettrica autonoma condivisa è una rivoluzione epocale, i tedeschi non hanno motivi per festeggiare anche perché tesla sta facendo fuori solo marchi tedeschi

  3. I nostri politici sono amici delle raffinerie e dei petrolieri e fanno di tutto per agevolarli, quando una decina di anni fa gli incentivi sul metano e gpl stavano iniziando a dare problemi alla raffinazione l’ unione petrolifera si arrabbiò e li fece togliere.
    Nel 2002 il governo FI Lega AN per aiutare le raffinerie ed i petrolieri fece una legge che trasformò un veleno in combustibile (pet coke).
    Figuriamoci ora se i politici italiani aprono le porte a uno come Elon Musk e la Tesla, mancando di rispetto agli amici petrolieri ed alla famiglia Agnelli (la questione Ford – Alfa Romeo è solo una delle tante).
    E la cosa più divertente è che il costo di un posto di lavoro in Germania è superiore del 20-25% rispetto a noi.
    Siamo in italia, il paese delle clientele, della mafia, dei furbi e del popolino dalla memoria corta tenuto nell’ignoranza.

    • Un pò troppo comodo dar la colpa ai “politici”. Proviamo a pensare un po’ a chi li vota. Quando questo governo ha timidamente cercato di tassare i contenitori in pet (derivato dal petrolio), a togliere le agevolazioni fiscali ambientalmente dannose con il decreto clima, a tassare le auto aziendali inquinanti più di quelle elettriche e ibride è sempre successo il finimondo. D’accordo: alcuni politici hanno cavalcato la protesta. E guarda caso gli elettori, stando ai sondaggi, li apprezzano.

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