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Se la Germania condanna il diesel tutto può accadere

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La settimana che si chiude verrà ricordata, non solo in Germania, per una sentenza storica. Martedì 27 febbraio la  Suprema Corte Amministrativa di Lipsia ha dato il via libera ai Comuni per mettere al bando i veicoli diesel. Proprio nel Paese che su questa motorizzazione ha costruito un’immensa fortuna. 

Anche se per ora riguarda solo Stoccarda (patria della Mercedes e della Porsche) e Düsseldorf, le due municipalità in giudizio, la sentenza ha avuto grande risonanza in tutta  Europa. Una ecco ben descritta in questo articolo quotidiano britannico The Guardian . La decisione consente ai comuni restrizioni maggiori (fino all’Euro 6 ) di quelle previste dalla legge federale (fino all’Euro 3 ) in caso di sforamenti dei limiti di ossidi di azoto. E dimostra che la potente lobby dell’automobile Made in Deutschland non è più in grado di dettare legge e che è ormai spuntata anche larma dell’eterno ricatto legato alle centinaia di migliaia di posti di lavoro.

Vittoria degli ambientalisti di Clientearth

Esultano gli ambientalisti  della Deutsche Umwelthilfe (DUH), che hanno  sostenuto il provvedimento. UgoTaddei, avvocato della organizzazione ClientEarth, che ha supportato  il ricorso, ritiene la decisione un incredibile risultato.Permette di  imporre restrizioni alla circolazione dei diesel e rappresenta un potenziale punto di riferimento per altre azioni legali. I motori a gasolio contribuiscono  allo sforamento per l’ossido di Azoto( NOx) nell’aria, responsabile pare  di un numero di decessi stimato tra seimila e i 13 mila all’anno, in Germania. Un dato che è sempre stato rimosso e ignorato sull’altare delle superiori esigenze del business.

La Merkel smorza i toni

Rifacendosi al principio di proporzionalità (la sentenza non vale ancora in tutta la Germania e non per tutti i proprietari di auto diesel) e alla facilità di rientro all’interno delle soglie dei valori  in molte città, Angela Merkel sminuisce l’importanza del verdetto. Milioni invece i cittadini in apprensione per la possibilità di continuare a circolare, dal momento che in Germania si contano circa 15 milioni di veicoli a gasolio. Il cui valore nel mercato dell’usato, peraltro, ha iniziato a perdere colpi in modo consistente. Ma ormai sono le Case auto stesse a non credere più nel futuro del diesel, che diverrà difficilmente sostenibile anche sul piano economico. E questo proprio per i costi necessari a far rientrare le macchine nei nuovi limiti fissati dall’Unione europea. Proprio in questi giorni la Porsche ha deciso che questa è l’ultima generazione di auto in cui presenta propulsori a gasolio. E la stessa FCA-Fiat a giugno annuncerà che il 2022 sarà l’anno dello stop (guarda il nostro articolo)

Ma cosa succederà in Germania dopo la sentenza?

Autobus elettrici in uso nelle città francesi

A questo punto l’industria tedesca si trova davanti a un bivio. O arroccarsi ancora una volta, battendo i pugni sul tavolo e convincendo i Comuni ad inchinarsi alla legge del denaro. O prendere il toro per le corna e cavalcare davvero la rivoluzione elettrica che sta investendo il mondo dell’automobile. Sul breve termine la prima strategia può essere più conveniente sul piano economico. Come? Trascinando lo status quo fino al 2030, anno in cui tutti gli investimenti sul diesel saranno stati ampiamente ammortizzati. Ma sul lungo periodo questa scelta può essere molto pericolosa. Sull’elettrico le Case tedesche sono in evidente ritardo e rischiano di salire sul treno quando i primi vagoni saranno già lontani. Forse è vero che i motori a gasolio oggi pagano anche colpe che non hanno. Ma è un fatto che ormai librarsene è diventato un must da comunicare con grande orgoglio. Vedi l’esempio di Parigi, che con il progetto Bus2025  vuole eliminare gli autobus diesel  a favore di un parco bus interamente ecologico, composto per l’80% da mezzi elettrici. Il mondo non va dove l’establishment tedesco vorrebbe che andasse. Meglio prenderne atto.

 

 

 

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