Per sposare il gas la Sardegna frena e ostacola le rinnovabili. In ritardo di decenni rispetto a tutta l’Europa e quando nel mondo l’obiettivo è la decarbonizzazione. Una transizione al contrario. Il motivo? Sostenere aziende che ormai sono letteralmente “alla canna del gas”. Questa la denuncia di Saper e Fimser. Rafforza le loro argomentazioni uno studio sulle ampie opportunità offerte dall’energia pulita, anche nello lo scenario 100%FER.

Sventramenti, congestione autostradale, una nave gasiera su una costa bellissima
I rappresentanti Saper – Sardi PEr le Rinnovabili (ne abbiamo scritto qui) e Fimser hanno partecipato ad un incontro ad Oristano, costa occidentale della Sardegna, e hanno messo a disposizione il resoconto dell’evento.
Al centro del dibattito la scelta del gas. In concreto si è parlato del «posizionamento di una nave gasiera al porto industriale di Oristano che poi, dopo 4/5 anni di lavori per la posa del tubo, fornirà gas alle aziende del Sulcis».
Cosa significa? Si è portata avanti una crociata contro le pale eoliche, che non si vedono dalle spiagge perché posizionate a decine di chilometri, e ora scatta un profondo inchino a una nave gasiera. Nello stesso territorio dove, solo pochi mesi fa, sfiorando il ridicolo, i “comitati” organizzavano i blocchi stradali contro il transito delle turbine eoliche.
Ma non è finita qui. Il gas, prima del trasporto via tubo per una distanza di 150 chilometri, «verrà trasportato nel Sulcis via gomma – scrivono da Saper – con un andirivieni di cisterne sulle strade sarde che non sono esattamente scorrevoli».
Una congestione continua, basti pensare al traffico in piena stagione turistica, che per anni inciderà sulla vita delle persone. Nella stessa zona si è fatto tanto trambusto per una-pala-una nella zona industriale di Marrubbiu, un’area di certo non di pregio ambientale, perché incombe sugli automobilisti (leggi). Anche qui si è caduti nel ridicolo.

E i comitati contrari alle rinnovabili? Muti e silenti sulla gasiera che incombe davanti al sito archeologico di Tharros
«Immaginate i comitati che lottano contro la devastazione del territorio e del paesaggio sostanzialmente inerti, non dicono nulla, su una nave che si troverà al porto industriale di Oristano che ha (in linea d’aria) una distanza di circa 10 km da Tharros. Uno dei principali insediamenti archeologici d’Europa».
Saper chiede: «Le pale eoliche alte 250 metri a 30 km di distanza dalla costa no perché rovinano il paesaggio mentre invece la nave gasiera a 10 km di distanza da Tharros si. Qual è la ratio di tutto questo secondo voi che difendete il paesaggio?». Un inquinamento da fake news.

Il gas per aziende chiuse da anni. La Regione vede giusto?
Non manca una domanda alla Regione: «Vale la pena di portare il gas nel Sulcis per rivitalizzare aziende chiuse da 15 anni con, peraltro, tanti tecnici che non ci sono più e che non le farebbero ripartire? Saranno veramente in grado di ripartire? Gli impianti sono aggiornati tecnologicamente?»
Vista l’incertezza sulla reindustrializzazione – «sappiamo ovviamente che ci sono tante famiglie coinvolte i cui capifamiglia sono in cassa integrazione» – non varrebbe la pena «di riqualificare questi lavoratori facendo fare le bonifiche sul territorio o formando loro e i loro figli verso altre professioni (turismo) dandogli un nuovo futuro professionale?».
Siamo convinti che il turismo sia utile, però non basta, non risolve e non offre sempre buon lavoro. C’è, invece, tutto il tema dell’agricoltura e dell’economia circolare da sviluppare e con minore richiesta di energia. Alternative più sostenibili per rispondere alla fame di lavoro. Per di più prima di parlare del gas sarebbe utile conoscere a medio e lungo termine gli scenari offerti dal processo di reindustrializzazione.
La transizione energetica non deve passare per forza dal gas, l’esempio dell’Africa
Nei giorni scorsi dopo la presentazione dello studio sulla Sardegna 100% rinnovabile (leggi) abbiamo sentito il presidente di SAPER Piergiorgio Bittichesu che sulla transizione ha guardato all’Africa.
«Quel continente non aveva sviluppato la telefonia fissa a livello di massa, ora hanno tutti i cellulari. Ma per tagliare questo traguardo hanno saltato felicemente la fase precedente. Così noi in Sardegna non dobbiamo per forza passare per il gas».
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Si può fare senza? Vediamo cosa propone lo studio “Analisi di possibili traiettorie per la transizione energetica in Sardegna”. Ricerca firmata dal Politecnico di Milano con le Università di Cagliari e Padova e commissionato dal Coordinamento FREE in collaborazione con il Consorzio Italiano Biogas e Italia Solare.
Questa ricerca si è posta la domanda: «La decarbonizzazione in Sardegna può passare
per una elettrificazione diretta alimentata da rinnovabili oppure sono necessari
nuovi investimenti in combustibili fossili?».
Un dato importante è quello relativo al consumo del suolo, una delle rivendicazioni maggiori dei comitati. I numeri sono perfettamente compatibili con una regione che vive di turismo naturalistico, esperienziale e il paesaggio è un capitale economico altissimo.
I numeri di un’isola che può puntare all’energia pulita
Questi i numeri: «L’installato FER, anche nel caso 100%, occupa non più dello 0,4% della superficie agricola totale (SAT)» ovvero 4500 ettari da qui al 2030. Spazio per 50.000 impianti in copertura e 900 impianti utility-scale.
Ricordiamo che l’isola ha seri problemi di desertificazione. Basta consultare il sito della Regione dove si legge: «Il processo lascia profonde lesioni anche in Sardegna. L’Isola è tra le regioni d’Europa a maggior rischio. Le motivazioni sono legate ad un aumento dei processi di degrado del suolo e della vegetazione a seguito di variazioni climatiche , ma soprattutto di attività antropiche». Qui il link per approfondire.
L’incremento della domanda di energia elettrica in Sardegna è pari a 8 TWh e deriva dalla elettrificazione dei consumi civili, dalla parziale elettrificazione dei trasporti e dei consumi industriali per calore a bassa e media temperatura. C’è spazio anche per una «ridotta quantità di GNL per l’alimentazione dei processi industriali a media-alta temperatura».
Quanta energia serve? «Al 2030 è necessario incrementare di 5,6 GW la capacità solare installata e di 3 GW quella eolica, ricorrere a sistemi di accumulo energetico e attuare appieno i piani di sviluppo del sistema di distribuzione e della Rete di Trasmissione Nazionale (RTN)».
Lo studio evidenzia che «almeno 1,5 GWp di impianti fotovoltaici di piccola taglia serviranno Comunità di Energia Rinnovabile (CER) o altri sistemi di condivisione dell’energia».
In una regione ad alta intensità pastorale è importante che «già oggi il biogas prodotto in Sardegna può sostituire il 10% della domanda di gas per energia termica nell’industria e sostenere un’importante filiera locale».
Con la realizzazione di questi obiettivi «si ha un risparmio atteso per una famiglia media di circa il 20% grazie alla maggiore efficienza da elettrificazione (meno 20% sulla domanda di energia primaria) e alla riduzione del prezzo dell’energia elettrica meno 39% sul prezzo zonale) a fronte di riduzioni di emissioni pari al 62%. Il 57% con la ripresa del polo dell’alluminio». Insomma è previsto anche lo scenario con la reindustrializzazione.
Per un maggiore approfondimento le slide della ricerca si possono scaricare dal link.
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Domanda forse OT.
Ma in un impianto agrivoltaico, il contadino/imprenditore agricolo, proprietario del terreno è obbligato a coltivare le terre sotto i pannelli fotovoltaici?
Se si, chi è predisposto al controllo o alle eventuali multe? Non riesco a trovare nulla in merito.
Per essere finanziato ed autorizzato l’impianto agrivoltaico devono esserci una relazione di tipo energetico e una agronomica. In caso non si rispetti si tratta di una truffa e viene perseguita. Tutti gli impianti aperti sulla base di bando vengono controllati a campione: dall’incentivo wallbox all’agrivoltaico
mi pare aver letto (?) debbano far redigere dei report annuali da dei certificatori abilitati, e poi sui report verranno fatti i controlli a campione
in base alla catalogazione precedente del terreno, sarà obbligato o a COLTIVARLO (anche se magari prima era in stato di abbandono per scarsa redditività o siccità), oppure a PASCOLARLO (se prima era pascolo / prato perenne)
– sui pascoli,
l’installazione ideale sarebbe agrivoltaico semplice a pannelli ad altezza relativamente bassa da terra, perché i costi di investimento sono bassi e le strutture meno complesse
– sui terreni coltivati,
dipende dal tipo di coltivazione, può andare bene l’agrivoltaico semplice, e le coltivazioni le fai tra le file le pannelli, oppure quello “evoluto” più costoso da installare, di solito con strutture complesse e alte quasi dei pergolati, e la coltivazione la fai anche sotto ai pannelli
oltre a pannelli bassi o alti, c’è poi anche l’agrivoltaico a pannelli verticali,
non ottiene molta densità di energia per ettaro, ma orientato lungo linee nord-sud produce energia pregiata cioè negli orari del mattino (luce da est) e della sera (luce da ovest)
Speriamo il tribunale faccia decadere questa giunta di retrogradi.
Quando il buon senso e la sua logica non prevalgono è perché prevale una sola cosa: LA TANGENTE.
Mi sanguinano gli occhi a leggere quante inesattezze e fesserie son state scritte in questo articolo. Errori tematici e grammaticali (ad es. Marrubiu, non MarruBBiu!).
Venite a vedere la devastazione che avete avviato alla nostra terra, e solamente per mangiarci VOI. perché noi sardi stiamo togliendo terre alla Natura per fare ettari e ettari di fotovoltaico, per pagare l’energia più di tutte le altre regioni d’Italia.
Per non parlare che stiamo togliendo ossigeno al mondo, togliamo verde per cementare costruire quei terribili parchi fotovoltaici.
Fatevelo nella vostra bella penisola di cui andate fieri e lasciateci in pace.
Perché invece una nave rigassificatrice che sversa H24 7 giorni su 7 candeggina in mare, trasporto su gomma del gas e l’isola sventrata da nord a sud per un gasdotto inutile invece sono meglio?
O sono meglio le centrali a carbone e le navi carboniere che trasportano tonnellate e tonnellate di carbone inquinando la vostra aria e i vostri mari?
Quello che succede in Sardegna succede tutti i giorni anche nel resto d’Italia, la percentuale di terre sottratte all’agricoltura è minima anzi possono diventare prati utili alla pastorizia se si comincia a fare una gestione del suolo con tecniche rigenerative.
La Sardegna oggi produce gran parte della sua energia elettrica con il carbone, queste lamentele avrebbero senso solo nel caso in cui la regione producesse da sola più del suo fabbisogno tramite rinnovali. Siete solo strumentalizzati da chi ha interessi a portare inutilmente il Gas in Sardegna, altrimenti le proteste andrebbero avanti ANCHE contro il Gas.
C’è però sempre una terza soluzione, abbandonate la civiltà moderna tornando a ventagli, cavalli e le candele.
Kendric il trollone sconclusionato oltre che nome cambia anche sesso
GLI EFFETTI DEVASTANTI DEL DROGARSI AD IDROCARBURI !! 😱😵💫
Grazie per aver segnalato l’errore battitura. Per il resto faula netta ovvero dal barbaricino: bugia grande. In sei righe ha scritto tanto di quelle fesserie e bugie da far impallidire Pinocchio. Ma quale devastazione? Ha bevuto prima di scrivere? L’unica devastazione è quella dei suoi amici che si fanno ricchi con gli idrocarburi e il carbone (per di più importato) inquinando l’aria e l’acqua con centrali che ormai hanno vita lunga solo in Sardegna.
E’ vero, invece, che le persone muoiono per l’inquinamento atmosferico. Lei tanto strilla contro pale e pannelli e sta zitta, muta e complice per gli investimenti nel gas che scasserà terreni, distruggerà colture e pagheranno i sardi per industrie assistite.
Il transito di autobotti piene di gas è oltremodo spaventoso, visti i grandissimi rischi che corrono tutti coloro che transitano o abitano nelle zone interessate a questi trasporti ! In via Ponchielli a Viareggio (devastata come il Vietnam col napalm in pochi istanti) ne san qualcosa, purtroppo !
Sulle strade sarde poi, non sempre ottimali per il transito continuo di mezzi pesanti, ultima cosa che vorrei incrociare o da cui esser seguito è un’autobotte carica di idrocarburi !
Hanno smosso mari e monti contro il passaggio di un tir con una turbina e stanno zitti davanti ad anni di passaggio quotidiano di autobotti
Finti ambientalisti votati alla causa degli idrocarburi.
Almeno è indiscutibile che perseguono fini non ambientali e di salvaguardia salute e paesaggio.
lo studio 100% rinnovabili ha ipotizzato che il consumo attuale della Regione di eletticità di 9 Tera-Watt-ora lordi annui, elettrificando/decarbonizzando completamente salirebbe sino a 22 Tera-Watt-ora lordi annui, come anche da studi Terna
hanno ipotizzato di fornire questa energia con:
7,1 GW FTV (oggi 1,7 GW già presente)
2,4 GW eolico su terra (oggi 1,2 GW già presente)
1,6 GW eolico in mare ( es. da 2 a 5 parchi off-shore)
=== in pratica:
Eolico, se fanno alcuni parchi off-shore, su terra gliene basterebbe aggiungere relativamente poco, forse poco più che fare il rewamping degli impianti esistenti
FTV, vanno aggiunti agli attuali, altri circa 5,4 GW, stimano su un area lorda di 4500 ettari; circa 1/4 sarebbe su tetti e coperture, allora le aree con installazioni utilitity di pannelli a terra, agrifotovoltaico dei vari tipi, e fotovoltaico a terra, sarebbero circa 3600 ettari lordi
si può visualizzare come un quadrato di lato 6 km che contiene tutte le installazioni aggiuntive a terra di FTV,
..ammazzate che mega-invasione (iroinico).. brr che paura.. bisognerebbe andare a cercarli con goggle-maps e l’auto le instrallazioni per riuscire a trovarle sul territorio
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PS: il caso della Sardegna sarebbe “facile”, e come conti non erano difficili, in modo approssimato li avevamo già fatti praticamente uguali nei commenti di qualche mese fa..
però ora i conti vengono da uno studio che ha eseguito una simulazione dettagliata “ora per ora su tutto l’anno” dei consumi e della generazione di corrente futuri, sono più autorevoli 🙂
È imbarazzante il lavaggio del cervello a cui sono stati sottosposti i sardi. Tutti contro “i pali eolici”, invisibili perchè 25 km offshore. Che poi nessuno si chiede mai se i tralicci dell’alta tensione invece abbelliscano il paesaggio. Quelli ci sono e nessuno se ne lamenta. Che strana testa che abbiamo noi ominidi. La Sardegna sta perdendo una grande opportunità. Solo per questioni di principio. Le rinnovabili portano anche lavoro, per tutta la parte di manutenzione. Ma evidentemente in Sardegna ci sono già troppe opportunità di lavoro e non ne hanno bisogno!
La Sardegna e i sardi hanno scelto di non avere rinnovabili, lasciamoli al loro triste destino, fatto di carbone e gas ed energia più cara d’Europa… Buona vita ai sardi e alla Sardegna, terra di turismo e di menefreghismo climatico
Quello che penso io…non posso scriverlo…
Anche lo stabilimento petrolifero enorme nei pressi di Cagliari di proprietà Moratti è un bel pugno in faccia quando ci passi di fianco, altro che parco eolico… e poi mi è stato raccontato che non un solo euro delle manutenzioni di quell’enorme impianto rimane in Sardegna perché arrivano squadre di manutentori rumeni. E i sardi che protestano contro le rinnovabili dove sono? Tutti zitti! Siete ridicoli!