Con il gas in arrivo dall’Azerbaijan attraverso il gasdotto Tap, l’Italia contribuisce ad aumentare le emissioni di CO2. Secondo lo studio di una organizzazione non profit, il gas bruciato nei giacimenti del paese asiatico è aumentato del 10,5% dal 2018, nonostante gli impegni presi per limitarle
Lo si può definire come l’effetto farfalla in Brasile applicato al mercato dei fossili. L’Italia, con la sua richiesta di maggiori forniture di gas dall’Azerbaijan avrà ridotto la dipendenza dalla Russia, ma ha contributo ad aumentare la quota di gas serra a livello globale.
Non tanto perché continua a basare la sua produzione di elettricità dal gas naturale (che per quanto meno del carbone emette comunque CO2), ma perché indirettamente responsabile di quanto accade nei giacimenti dei fossili nel Paese asiatico.
Secondo lo studio dell’organizzazione no-profit Global Witness, utilizzando analisi dai satelliti, il volume dei gas bruciato dagli impianti per l’estrazione di gas e petrolio in Azerbaijan è aumentato del 10,5% dal 2018
Gas “flaring” e “venting” in aumento del 10,5% nei giacimenti dell’Azerbaijan a partire dal 2018
Stiamo parlando del flaring. Di cosa si tratta? Si brucia gas in uscita dai pozzi perché meno conveniente del petrolio. A cui si associa il venting: per velocizzare l’estrazione si libera nell’atmosfera il gas che è più difficile trattare.
Ma oltre al danno, in questo caso, dobbiamo aggiungere anche la beffa. La prossima Conferenza Onu si cambiamenti climatici (meglio conosciuta con la sigla di Cop” si terrà proprio a Baku, la capitale azera. Si tratta (dopo l’edizione di Dubai) della seconda tappa consecutiva delle riunioni Cop in paesi che sono anche campioni della produzione di fossili.
Il metano – componente al 90% del gas naturale – è responsabile di un terzo del riscaldamento globale da attività umana. Oltre 150 paesi hanno sottoscritto l’impegno per ridurne le emissioni del 30% al 2030.
Tra questi anche l’Azerbaijan che non comunica più dal 2018 i dati sulle sue emissioni, come sarebbe invece obbligato a fare. E sarebbe anche pronto ad aumentare le esportazioni (anche in Italia) se le infrastruttura lo permettessero.
Ma contro il flaring e il venting si fa poco. E non solo in Azerbaijan. Il Financial Times ha ricordato il monitoraggio della Banca Mondiale tramite dati satellitari: “Il gas flaring globale rimane vicino ai livelli record” (148 miliardi di metri cubi nel 2023, poco al di sotto del picco pre-pandemia).
Ma davvero pensate che a qualcuno, tranne una piccola parte di consumatori finali, interessi l’inquinamento?
Davvero pensate che la UE spinga sulle BEV per abbassare di una quota minima (perché è minima, non nascondiamoci dietro a un dito, tutti quei soldi utilizzati in modo più proficuo forse avrebbero un risultato migliore, per esempio permettendo a chi guida auto obsolete di venti anni, perché non ha soldi, di prenderne una nuova che consuma meno… Qua facciamo cambiare auto a chi già aveva auto performanti!) l’aumento di gas serra nell’atmosfera?
Io penso che politica e aziende se ne freghino, si tratta solo di trovare e immaginare nuovi modi di vendere, di spingere i consumatori che possono permetterselo a sostituire l’intero parco auto per incassare, né più e né meno.
In più sospetto anche che la lobby del nucleare (perché se c’è n’è una del petrolio ce ne sarà una dell’elettrico) non veda l’ora di raccontarci che le tante auto elettriche necessitano di centrali nucleari per ricaricarsi.
Sono trent’anni minimo che si parla di effetto serra e non abbiamo fatto un cavolo, non vedo perché si dovrebbe fare qualcosa oggi.
In questi anni ho visto solo le persone consumare di più, produrre più plastica, prendere aerei di continuo (e voi sapete che un volo aereo inquina in modo feroce, ma c’è ne sono sempre più di voli), pretendere condizionatori e fresco consumando energia e scaldando le città ancor di più.
“Mi compro una Tesla e faccio il mio”
Giusto, lo so che ogni consumatore cerca di fare il meglio e lo fa credendoci ma con quei soldi Elon Musk sovvenziona la campagna elettorale di un vecchio pazzo che crede che il cambiamento climatico sia una bufala e che se vince si comporterà di conseguenza.
Non sto dicendo che è inutile crederci, che tanto vale buttare le lattine dalla finestra e girare con una Hummer a benzina che consuma come un cementificio, sto dicendo che, a parte una piccola parte di consumatori che ci crede di che in ogni comportamento giornaliero, dalla scelta dell’auto alla spesa giornaliera, prova a migliorare la situazione, al potere non frega assolutamente nulla.
O non capiscono nulla oppure hanno un tornaconto
Si tratta di ENI e SNAM che cercano di sopravvivere ancora un po’, a qualsiasi costo.
alla Guzzanti… “la seconda che hai detto…”
L’ Italia è fra i paesi importatori di gas e petrolio dai paesi asiatici ex URSS (CCCP) che vengono notoriamente utilizzati anche per “triangolazioni” dei prodotti Gazprom sanzionati ufficialmente (Uzbechistan, Kazakistan, Azerbaijan p.es. che tutti hanno improvvisamente moltiplicato le proprie esportazioni…).
Quanto siamo greeeeen !
(e coerenti solo di facciata)
D’altronde se fino a ieri giravi con la tshirt con su la faccia del Putto e lo definivi un grande statista, non è che improvvisamente te lo dimentichi…
Il problema di questi mentecatti è il danno generazionale che stanno facendo alla transizione energetica italiana: tutto ma proprio tutto il mondo sta virando verso la FER, noi invece continuiamo coi fossili. Anche quando dovessimo svegliarci e allontanare a calci queste vergogne, saremo indietro di 20 anni.
purtroppo a forza di riuscire a condizionare le teste … non ci sono più molte persone abituate ad informarsi, verificare la coerenza nel tempo, cercar di capire gli esiti delle scelte presenti e gli impatti sul futuro….
molti in Italia continuano a pensare ai fossili… coi criteri da Neanderthal…
Uzbechistan, Kazakistan, Azerbaijan tre aree dove si stanno spostando grossi business ed opportunità di guadagno; dove lavoro abbiamo preso commesse congelate per i prossimi tre anni in questi posti ; pecunia non olet.
Se era petrolio era n volte peggio.