Furti di cavi dalle colonnine: dopo i primi arresti, ecco le soluzioni degli operatori, che fanno squadra. E, insieme alle Forze dell’Ordine, alle istituzioni locali e ai costruttori delle infrastrutture, studiano interventi concreti per contenere il fenomeno.

Furti di cavi delle colonnine: gioco di squadra per stroncare il fenomeno
La cattura della banda di ladri di cavi a Ladispoli, in provincia di Roma, è stata sicuramente un segnale incoraggiante. Che ha messo, fortunatamente, un freno a un trend che nell’ultimo periodo tra Roma e provincia aveva messo fuori uso oltre 200 stazioni di ricarica. L’obiettivo è il rame, l’oro rosso contenuto all’interno dei cavi integrati nelle stazioni fast e ultrafast, ovvero quelle ad altissima potenza.
L’arresto della scorsa settimana è un passo avanti importante raggiunto anche grazie al costante lavoro degli operatori di ricarica. Che, insieme alle Forze dell’Ordine, alle amministrazioni locali e a Motus-e, l’associazione del settore della mobilità elettrica, hanno aperto sin da subito tavoli di lavoro per trovare soluzioni concrete al problema.

Prima mossa: proteggere le colonnine ancora da attivare
Una “task force” che ha tra i suoi protagonisti Enel, il più grande player del settore della ricarica pubblica con una presenza capillare a Roma. Attivo in prima linea con proposte per il contenimento di un fenomeno che, vale la pena ricordarlo, parte da lontano coinvolgendo Paesi evoluti sotto il profilo della mobilità elettrica come Scandinavia e Germania. Una delle prime mosse dell’azienda è stata quella di proteggere le colonnine ancora da attivare, installandole senza i cavi o proteggendo gli stessi con film plastici ultra-resistenti.
Oltre a questo Enel, con il supporto della divisione security dell’azienda, ha messo immediatamente a disposizione delle forze dell’ordine tutte le informazioni raccolte in merito ai furti. Stabilendo una collaborazione che ha consentito, ad esempio, di arrivare ad arrestare la banda di Ladispoli.
La strategia di Enel: cavi rinforzati, sistemi di allarme, chip per rintracciare il rame…
E’ chiaro che l’obiettivo numero uno è proteggere le colonnine già attive, per le quali si stanno ipotizzando diverse misure. In collaborazione con chi le costruisce, come Alpitronic. Una soluzione su cui si sta lavorando riguarda la possibilità di inserire dei sensori che, avvertendo una manovra anomala sul cavo, facciano scattare la sirena del sistema di allarme. O ancora rivestire i cavi con un materiale come il kevlar, che ostacoli la tranciatura (in alternativa si può blindare il rame con un altro metallo più resistente).
O infine, in caso di attacco, predisporre l’uscita di uno spruzzo d’inchiostro, come nei bancomat, o inserire nei cavi un chip che consenta diricostruire gli spostamenti del rame rubato. L’obiettivo di Enel sul lungo periodo è stimolare un approccio di ‘security by design‘, con le prossime infrastrutture di ricarica che potrebbero essere dotate di adeguate protezioni concepite già in fase di progettazione.
Il problema è che anche i ladri possono farsi una tessera o scaricare una App per accedere alle colonnine con cavi retrattili
Certo, così possono firmare vandalismo e furto (e già forniscono la carta di credito per risarcire il danno arrecato). Geniale
Cavo retrattile: vi faccio notare che, per poterli scassinare con tutta calma, sono arrivati a sradicare i bancomat interi dalle pareti di cemento armato. Vero che probabilmente un bancomat rende di più rispetto al rame di un cavo. Ma mi stupirei fino a un certo punto…
Ma se iniziassimo a installare un bel palo sopra la colonnina con tripla funzione :
Telecamera
Illuminazione
Scarico di 30 litri di colorante puzzolente in caso di manomissione .
Retrattile. Solo con le app o carta puoi sbloccarle. Non credo ci siano altre soluzioni
A ladispoli e’ sopravvissuta solo una stazione ad alta potenza. A poca distanza una enelX e’ stata tranciata, un’altra mai attivata davanti al McDonalds di nuovo cavo tranciato. LE altre Nuove sono state velocemente incellofanate e gli sono stati rimossi i cavi presumo dagli stessi installatori prima di dover rincorrere la situazione. Alla fine ci stiamo litigando l’unica presa FAST rimasta. Roma uguale, tante stazioni depredate un po’ ovunque e la cosa non fa bene visti i costi e la distribuzione delle stesse non cosi’ ragionata.
Punizioni esemplari! La banda beccata deve pagare il doppio almeno di tutti i danni creati, non necessariamente da loro, ma su tutte le colonnine razziate fino ad ora. Ma davvero è se non hanno i soldi lavori forzati ad asfaltare le strade 24×7 fino a risarcimento ultimato. Vedi che non lo fanno più!
Secondo me la soluzione più semplice è una telecamera collegata alla centrale del gestore. In questo modo si può sapere in tempo reale che sta avvenendo il furto e allertare le forze dell’ordine e si può anche fornire l’immagine del ladro.
i cavi dentro uno sportello, che si apre con la tessera.
Potrebbe essere un’idea, una cosa simile l’ho vista in Francia.
A mio parere si deve lavorare su chi compra poi questi cavi, magari con una procedura in caso di controllo che obbliga a dichiarare l’origine. Non dimentichiamo che tutti sanno che ogni auto elettrica ha dei cavi nel bagagliaio e anche quelli sono a rischio. Con l’aggravante di vedersi rotto anche il vetro per il furto.
Mica tutti.
Io i cavi non li porto in auto. Peso inutile.
Ma progettare colonnine con cavi ‘rettrattili’ che si sbloccano solo dopo aver attivato il sistema? Così i cavi sarebbero protetti all’interno e in caso di manomissione, allarme con sirena lampeggiante.
Prese bloccate: 2 tagli invece di uno; uno in cima e uno in fondo e il cavo te lo porti via lo stesso. Fattibili anche in contemporanea da 2 persone per non perdere tempo.
Cavi in tensione: cesoie opportunamente isolate o elettricamente messe a terra (e abbigliamento protettivo, se vuoi fare le cose per bene). C’è gente che lavora quotidianamente su linee in alta tensione attive con centinaia di migliaia di volt… e torna a casa a fine giornata. Basta saperlo fare. Cercare “Terna” su youtube.
Quelle che proponi sono entrambe soluzioni aggirabili con una competenza davvero minima. Uno scherzo per dei professionisti (sia dell’elettricità che del furto).
Così se avevamo un barlume di speranza che i prezzi delle ricariche calassero almeno un altro pochino, ora ci resta solo la certezza che questi costi aggiuntivi non lo permetteranno. Che paese retrogrado sta diventando l’Italia..
Certo il problema esiste , ma l elettronica , oltretutto a basso costo è in grado di proporre soluzioni anche rapide . Sarebbe interessante se Vai elettrico aprisse una open discussion magari con un contest su soluzioni possibili .
Con le adeguate protezioni ed attrezzature, non è un grosso problema tranciare un cavo sotto tensione. Tra l’altro non si tratta di tensioni particolarmente alte.
Seminare vento e raccogliere tempesta, parliamo chiaro, Porro e Company, attacchi continui contro l’auto elettrica e rinnovabili, adesso ci stupiamo di tutto questo, qualcuno lo farà anche per soldi (rame) ma gli attacchi a auto elettriche ,(altra storia le tesla)sit -in contro le rinnovabili ecc.. è una conseguenza , tenere il costo dell’energia alta pur di non abbandonare il gas per le rinnovabili come stanno facendo Spagna e Norvegia, siamo messi male questo è il problema.
Porro non è assolutamente tra i miei preferiti, ma penso che non c’entri nulla l’ostilità verso una tecnologia, chi trancia i cavi probabilmente non guarda i tg e non sa nulla del greendeal…
Perché non la fanno semplice, le prese bloccate in modo da non poter essere sganciate se non arrivate per l’uso, un bel cartello che avvisa di dimensioni adeguate e cavi sotto tensione quando non in uso. Voglio vedere chi si arrischia a tranciare un cavo sotto tensione.
Sotto tensione no. Poi devi ripagare il delinquente come nuovo.
Sul fatto di bloccare le prese, basta fare due tagli invece di uno per liberare il cavo.
Io vedrei meglio telecamere oltre alle soluzioni elencate nell’articolo.