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Fotovoltaico, il Santo Graal dell’efficienza è al 25%

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bolletta
Impianto fotovoltaico domestico

Si fa presto a dire record…

di Alessandro Abbotto∗

mobilità ad idrogeno
Alessandro Abbotto

Capita abbastanza di frequente nel campo fotovoltaico di leggere di nuovi record di efficienza, a volte straordinari, che sembrano aprire rilevanti prospettive in campo tecnologico (leggi). Ma  è sempre oro quel che luccica?

Se mi chiedete se il record è genuino, la risposta è certamente affermativa (questi valori vengono spesso confermati da enti certificatori indipendenti). Ma se lo considerate in senso assoluto, allora no, probabilmente sbagliate. Perché spesso viene raccontata, come direbbe Montalbano, “la mezza messa”. Il problema è che esistono molti fattori quando si parla di record. Che è importante tenere in conto altrimenti parliamo di punteggi di squadre che gareggiano in campionati o categorie diverse e che, quindi, non sono confrontabili.

Fotovoltaico e efficienza: cosa significa

Per semplicità qui parliamo solo dei due principali criteri: la multigiunzione e la scala del dispositivo. Ma prima ancora bisogna specificare che esistono, in campo fotovoltaico, diversi tipi di efficienza. Quella che a noi interessa è l’”efficienza di conversione energetica”, cioè quanto bene l’energia solare viene convertita in energia elettrica. I media, e in particolare i comunicati stampa, in realtà spesso si riferiscono, di proposito, ad altri tipi di efficienze, per le quali valori del 100% (ad esempio per l’efficienza quantica interna) sono a portata di mano. Ma è chiaro che questo valore non ha alcun significato per il cittadino comune ma solo per il tecnico addetto ai lavori. Eppure, vengono usati lo stesso per gettare, diremmo un po’ di fumo negli occhi. Immaginate un titolo che dica “Record fotovoltaico di efficienza del 100%” quando un tipico pannello commerciale, quando va bene, arriva al massimo al 20%.

fotovoltaico efficienza

La cella singola, in silicio

Ma ritorniamo ai criteri. Partiamo dal primo. La questione potrebbe coprire un intero corso
universitario ma la si può sintetizzare in una frase: cella singola (a rigori, monogiunzione) o cella multipla (multigiunzione o anche cella tandem). Il protagonista incontrastato delle celle singole dal punto di vista commerciale (grazie all’enorme crollo dei costi dell’ultimo decennio per via della produzione asiatica) è il silicio, che ha un record attuale di poco meno del 27%, che sembra alto ma è di fatto poco lontano dal record raggiunto già 25 anni fa (24%). Quindi siamo arrivati ormai al plateau, con piccoli miglioramenti. Il record assoluto è in mano ad un altro materiale, l’arseniuro di gallio (29%), un materiale tuttavia molto meno disponibile, più costoso e più tossico. Fino a quanto ci si può spingere? Il valore massimo raggiungibile viene detto limite teorico. Il limite teorico di una cella singola è del 33%. Resterà inavvicinabile per ancora un bel pò di tempo, almeno dal silicio.

La cella multigiunzione? Costa troppo

Poi vi sono le celle multigiunzione, che sono tutta un’ altra questione, un altro “campionato”. Qui 2, 3, fino anche a 5 celle di diversa natura (cioè con materiali diversi) vengono integrate (a volte semplicemente impilate letteralmente una sopra l’altra) in un unico dispositivo, allo scopo di sfruttare le caratteristiche complementari (ad esempio assorbimento di diverse porzioni della radiazione solare) e cosi aumentare l’efficienza complessiva. Con questo approccio al fotovoltaico si sale molto di efficienza e si riesce ad arrivare, già da qualche anno, attorno al 40%. Anche i limiti teorici di riferimento cambiano e passano dal 33% della cella singola vista prima, al 42% della doppia, al 49% della tripla e così via. Se si proseguisse all’infinito si arriverebbe ad un limite teorico dell’87%.

Sempre in riferimento allo studio citato nel link, l’efficienza riportata per la cella tandem (30%) va quindi letta in base al riferimento teorico del 42%. Inoltre, non si tratta di un record ma solo di un ottimo valore (il record per una cella tandem è attorno al 33% ed è stato ottenuto 4 anni fa). Tutto questo vale in presenza di irradiazione solare standard. Poi vi sono, possiamo dirla così, dei “trucchi” volti ad aumentare ulteriormente

Record sì, ma con qualche “trucco”

l’efficienza. Il più comune è quello di concentrare la luce solare. In questo modo si è arrivati, già da alcuni anni, ad efficienze vicine al 50%! Però, come detto, si tratta di un marchingegno che non dipende dalla bontà della cella in sé ma dalla possibilità di raccogliere meglio la luce solare.

Potreste obiettare: ma a me non interessa che sia dell’uno o dell’altro tipo, basta che funzionino ad alta efficienza. Il problema è che, ogni volta che introduco un elemento migliorativo (cella tandem o luce concentrata) aumento, in alcuni casi significativamente, la complessità e, quindi, i costi del dispositivo. Tali che, nella maggior parte dei casi, il costo diventa troppo proibitivo per giustificare l’aumento di efficienza, a meno che il compromesso prestazioni/costo abbia meno importanza. Le applicazioni spaziali (satelliti), utilizzano le costosissime celle a multigiunzione con efficienze maggiori del 30-35%.

Una questione di “scala”

Infine, dobbiamo considerare considerare la scala, ovvero le dimensioni del dispositivo. Ogni volta che si legge di un record, stiamo parlando di dispositivi in scala di laboratorio. Che, tradotto, in altri termini, spesso vuol dire aggeggi della grandezza di pochissimi millimetri. Se andate su una scala commerciale (decine di centimetri o metri) l’efficienza diminuisce (in alcuni casi crolla). Per dare un’idea, l’efficienza massima del silicio in laboratorio è del 26% ma per il pannello commerciale “top di gamma” è poco più del 20% (e l’efficienza di quelli più comuni, da centro bricolage, ancora minore, attorno al 13-15%). L’efficienza del pannello fotovoltaico Tesla è di poco inferiore al 20% con un costo, negli Stati Uniti, di circa 10.000 dollari per una potenza titpica residenziale di 4 kW.

celle fotovoltaiche

Ma quindi il “record” dell’Helmholtz Centrum” è da scartare? Tutt’altro. È molto importante, perché si tratta del più alto valore ad oggi per un tipo particolare di cella tandem, quella a base di perovskite e silicio, entrambi materiali relativamente poco costosi e, in particolare il primo, facili da assemblare nel dispositivo. Non è il record per le celle tandem e siamo lontanissimi dal valore teorico del 42%. Ma, grazie a questo studio e anche altri in giro per il mondo (tra cui l’Italia), il traguardo di arrivare a pannelli tandem commerciali a base di materiali low-cost (non quindi più solo per applicazioni spaziali) ed efficienze vicine al 25% appare meno lontano. Già oggi il silicio da solo, con efficienze sul mercato del 15-20% è, in molti casi, più conveniente del gas naturale per la produzione di elettricità. Quando saremo arrivati al 25% (a parità di costi) non ci sarà più gara. Né alibi per non acquistarli per la propria casa.

 Direttore del Dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università di Milano – Bicocca

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14 COMMENTI

  1. Il solare a concentrazione fotovoltaico non e un marchingenio bendi un opzione direttamente in competizione con il fotovoltaoco a concentrazione termodinamico

    Il rendimento non e quello della potenza alla superficie ma proprio il rendimento dal rapporto del energia elettrica generata con l’energia del raggio incidente

    Le due tecnologie presupongo un sito con forte irragiamento diretto condizione neccessaria per permettrere la concentrazione ottica dei raggi incidenti che devono per definizione essere paraleli

    Le due tecnologie sono la prefilezione delle centrzli in siti in eone desrtiche con forte insolegiamento e hanno i pro e contro e sono in continuo evoluzione

    (Deserto di Mojave etc..)

  2. il fattore CARDINE è la GESTIBILITÀ (commissioning, esercizio ordinario, manutenzioni, durata )… cioè quanto mi produce con quali costi di gestione una soluzione solare rispetto ad un eolico o geotermico PER ENERGIA PRODOTTA…Geotermico e Eolico hanno costi di gestioni ESORBITANTI ma producono COSTANTEMENTE come il primo o AD ALTISSIMO RENDIMENTO il secondo, lasciando al fotovoltaico la “nicchia” del meno rognoso come costo di gestione….fino ad oggi tutte queste soluzioni si sono dimostrate accettabili SOLO ED ESCLUSIVAMENTE per via degli enormi incentivi PAGATI tramite tassazione dei carburanti fossili. Il momento che tutto questo DOVRÀ finire rimarranno “in piedi” solo le soluzioni che permettono una gestibilità positiva, e tra tutte queste il fotovoltaico è MOLTO meno conveniente alle nostre latitudini rispetto ai CSP steam generator systems, cioè tubi in ceramiche capaci di contenere sali liquefatti da array di specchi solari e in grado di alimentare una banale turbina a vapore. Il fattore limitante rimane sempre la necessità di sole ma l’energia prodotra è notevolmente superiore per mq. di specchi o pannelli semplicemente perchè pressochè TUTTA l’energia solare è catturata come TERMICA …e un ultimo FONDAMENTALE dettaglio, i CSP MANTENGONO LA PRODUZIONE ANCHE AL BUIO, perchè i sali fusi ( 1000 gradi e oltre ) venngono mantenuti in grandi “thermos” fino a 8 ore dopo la liquefazione iniziale, permettendo – ovviamente in modo ridotto – la generazione elettrica anche di notte… cosa impossibile con il PV.

    http://helioscsp.com/concentrated-solar-power-csp-vs-photovoltaic-pv/

      • dipende interamente dalla latitudine, dalla frequenza di manutenzione ai pannelli ( un 10% di polvere/mq basta a tagliare del 60% la resa ) quindi lavaggio o rimozione polveri, cosa che pochi tengono in considerazione soprattutto perchè le polveri in zone umide sono ADESIVE a causa dell inquinamento e richiedono costante lavaggio dei pannelli. I CSP in Italia, diciamo dalla Calabria in giù, hanno dimostrato d’essere molto più competitivi e ad alto rendimento rispetto ai surriscaldamenti e deteriorazioni del fotovoltaico.
        Non sto ducendo che il PV sia una cattiva soluzione, ma NON è certo la manna maintenance free che si crede. Di più potrei dire ma gli NDA sono molto dolorosi…

        Suggerisco leggere questo.
        https://www.enea.it/it/seguici/pubblicazioni/pdf-volumi/v2016-applicazione-tecnologie-solari.pdf

        http://www.alionenergy.com/wp-content/uploads/2016/03/Effects-of-Dust-on-the-Performance-of-PV-Panels.pdf

        • Faccio fatica a comprendere perché ogni qualvolta si parla di una tecnologia salti sempre in cattedra qualcuno che deve spiegare quant’è bella un’altra.
          Ma anche a voler passare oltre l’off-topic -il fuori contesto- invito chi ha la pazienza di leggere a scaricare il paper del primo link e leggersi le conclusioni: si parla di una riduzione misurata in laboratorio sul valore di picco del 18%, e non il più sensazionalistico 60% indicato nel commento precedente (tra l’altro neppure supportato dall’esperienza di chiunque abbia installato dei pannelli solari sul tetto della propria abitazione). L’altro paper è un interessante paper dell’ENEA, quindi autorevole, peccato che sia del 2016, vecchio cioè di 5 anni e quindi con le valutazioni economiche da rivedere alla luce della riduzione dei costi del fotovoltaico che ha visto ribassi considerevoli e si prevede che ce ne saranno ancora in futuro grazie ad importanti ottimizzazioni che non sono ancora in produzione.
          Inoltre occorre considerare:
          1) Che l’abbattimento della resa del fotovoltaico a causa delle polveri impatta anche i sistemi a concentrazione perché entrambi soggetti agli stessi fenomeni ottici;
          2) Che la produzione SWB (solare+eolico+batterie) è considerato dagli studiosi il sistema più promettente per la produzione di energia a basso costo da qui in avanti, al punto di prevedere che possa mandare fuori mercato il gas e addirittura il nucleare.

          Poi, se qualcuno sarà in grado di battere i costi in continua discesa del fotovoltaico con altri sistemi ben venga, anche se non mi risulta che sia il caso.

          • Ovviamente ho invertito i paper, il primo link è quello di Enea sui sistemi a concentrazione, il secondo quello relativo ai test di laboratorio sugli effetti della polvere sui pannelli fotovoltaici.

  3. La vita reale ci costringe a fare i conti soptattutto con il costo ed anche con lo spazio occupato (che comunque va a rientrare nel costo per gli impianti di grandi dimensioni). Dal punto di vista ambientale il metro di valutazione dovrebbe esse l’eroei e l’impatto ambientale della tecnologia. ln condizioni normali, il costo tutto compreso dovrebbe eserne una conseguenza (gli altri sistemi energetici hanno ottenuto di non pagare il costo ambientale, finito sulle collettività presenti e future). Ciò detto, l’unica percentuale che potrebe intiepidirmi è la conversione della radiazione solare incidente rispetto alla superficie totale esposta compresa di ausiliari. Ma ciò che mi scalda è l’eroei. I miei 6.2 kw picco di silicio amorfo, male esposti, hanno prodotto 62mwh in 9 anni. Diamogli ancora 11 anni e stimiamo 130 mwh complessivi. Sembra che abbiano un eroei di 10, quindi a “fine vita” dopo 20 anni (ma resisteranno anche oltre) avranno dato una conversione energetica netta, da sole ad elettricità di circa 117 mwh. Morale per i tanti che ogni tanto commentano sugli ev che vanno ad elettricità prodotta con fossile: è solo una scelta politica

  4. L’efficienza dei pannelli solari è importante, ma fino a un certo punto perché ci dice quanta energia possiamo catturare di quella che arriva dal sole, che è tantissima.
    Quindi 1 mq di pannelli al 40% di efficienza è perfettamente equivalente a 2 mq di pannelli al 20%. Ora capite che il problema è il costo, perché se per raggiungere il 40% devo pagare i pannelli 5 volte tanto, e i costi di installazione per il doppio della superficie aumentano solo di 1/4, la soluzione più conveniente sarà quella con i pannelli meno efficienti. D’altra parte i conti della serva tornavano già 20 anni fa.

    http://www.aspoitalia.it/documenti/libero/contidellaserva.html

    Quindi, nel caso specifico, l’efficienza è benvenuta, ma solo se allo stesso prezzo o a prezzi più bassi.

    • Concordo, ma se hai poco spazio disponibile e hai bisogno di una certa potenza, tocca purtroppo spendere di più.

      • lo spazio si trova ..
        dopo anni ho maturato che la soluzione ottimale
        non impattante con:
        fauna selvatica
        terreni agricoli
        paesaggi rurali
        centri storici
        SIA ..

        LA STRADA ,
        che ha l’ulteriore vantaggio ,non da poco ,di risolvere il problema logistico nel costruire un campo fotovoltaico

        un esempio Coreano, perfettibile

        https://www.youtube.com/watch?v=LuYsYLqjUtU&feature=emb_logo

        provate a immaginare l’AUTOSTRADA DEL SOLE FATTA COSI’ ..

        my 2 cent di progresso fattibile a buon mercato

        • mille chilometri di autostrada con una striscia di 4 metri di pannelli fotovoltaici fanno una superfice equivalente di 4 chilometri quadrati…. meglio che niente…..

          Secondo i calcoli di Leonardo (N.B. fatti nel 2005), per coprire l’intero fabbisogno elettrico italiano con fotovoltaico servirebbero 3.000 chilometri quadrati, che non sono poi così tanti: è solo l’1% del territorio italiano che attualmente è cementificato per il 7 % della sua superficie

    • Esattamente quello che dice il professor Abbotto. Sulle auto o in barca, però, anche la superficie utile conta qualcosa…

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