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Con il fotovoltaico aumentano le specie di uccelli nei terreni agricoli

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(Immagine tratta dal sito ufficiale di Enel Green Power).

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Un nuovo studio, in arrivo dall’Inghilterra, dimostra come il fotovoltaico installato nei terreni agricoli contribuiscano ad aumentare il numero di uccelli e la varietà della fauna selvatica. Almeno tre volte di più dei terreni agricoli circostanti.

Le pratiche positive dell’agrivoltaico spiegate bene. I pannelli solari nei terreni agricoli (o destinati all’allevamento) non sono un danno né un ostacolo alle attività economiche. Ma contribuiscono addirittura a migliorare l’ambiente circostante. Lo dimostra una ricerca condotta dagli scienziati della Royal society for the protection of birds (Rspb) e dell’Università di Cambridge e appena pubblicata.

Nell’ambito del Centre for Landscape Regeneration, gli esperti hanno rilevato attorno agli impianti solari nell’East Anglia, una zona dell’Inghilterra zona prevalentemente agricola, ospitano un numero maggiore di specie e un numero complessivo di uccelli maggiore rispetto ai terreni agricoli circostanti.

Nelle aree agricole dove il fotovoltaico è integrato nell’habitat naturale dei terreni agricoli c’è un numero triplo di specie di uccelli

Ovviamente, nulla avviene per caso. Nel caso di impianti solari il cui progetto ha tenuto  tenendo conto del contesto naturale  – e in aree con un maggiore mix di habitat – i risultati sono stati ancora più performanti. In questo caso, nelle aree che ospitano gli impianti fotovoltaici sono state rilevate specie fino a tre volte tre volte il numero presente nei terreni circostanti ad uso agricolo.

Un risultato quanto mai significativo, si legge sul sito della Royal society, soprattutto in un momento in cui il Regno Unito si è impegnato a raggiungere zero emissioni nette entro il 2050. Il che significa che anche oltremanica devono accelerare il passaggio dai combustibili fossili all’energia pulita. Inevitabilmente, aumenteranno aree di terreno occupate dagli impianti solari. Così come stanno aumentandole le proteste a livello locale contro il fotovoltaico, perché consuma sempre più terreno destinato alle attività agricole.

Aree che sono abitate da un gran numero di specie di uccelli. Molte delle quali – si legge sempre sul sito dell’associazione – sono già sotto pressione da anni per il progredire delle attività umane e hanno popolazioni in declino.Trovare modi nei paesaggi produttivi per soddisfare gli obiettivi climatici e naturali del Regno Unito sarà fondamentale per un futuro sostenibile“.

Con l’agrivoltaico si proteggono specie a rischio

La ricerca svolta nell’East Anglia e pubblicata sulla rivista Bird Study, sembra indicare una strada che possa accontentare tutte le parti in causa. I ricercatori hanno esaminato due tipi di impianti fotovoltaici: quelli con un mix di habitat all’interno del parco solare e quelli con un habitat “associato” più semplice. “L’habitat semplice era gestito in modo intensivo, senza siepi lungo i confini ed era costantemente frequentato dai greggi di pecore. I parchi solari con habitat misto avevano siepi lungo i bordi, senza pecore al pascolo o taglio dell’erba, il che ha portato a una maggiore diversità di piante da fiore“.

La più alta abbondanza di specie di uccelli minacciate dall’avanzare delle attività umane (come strilloni, zigoli gialli e fanelli) è stata riscontrata attorno a impianti solari con habitat misto. Contengono anche la più alta abbondanza totale di specie di uccelli. Ma anche un numero di volatili complessivamente più alto.

La Gran Bretagna ha avviato un “piano regolatore” delle aree naturali dove sarà possibile realizzare impianti rinnovabili

Secondo Joshua Copping, esperto di conservazione della fauna e principale redattore dello studio “i risultati suggeriscono che gli impianti solari inseriti nel conteste naturale potrebbero dare un contributo positivo. In particolare, per contenere le ricadute dell’intensificazione delle attività agricole su queste specie e su altri animali selvatici nel paesaggio circostante“.

Allo stesso tempo, occorre una pianificazione rigorosa su dove realizzare gli impianti solari, ammonisce la Royal society for the protection of birds. “Gli impianti solari non rappresentano una minaccia al fabbisogno di prodotti agricoli, se costruiti su terreni agricoli di bassa o media qualità. E fortunatamente, le politiche di pianificazione in Gran Bretagna scoraggiano la costruzione di impianti solari su terreni agricoli di alta qualità“.

Un anno fa, la RSPB ha pubblicato uno studio in cui ha dimostrato che c’è abbastanza terra “per le esigenze di ripristino della natura, mentre si costruisce l’infrastruttura di energia rinnovabile per arrivare al net zero al 2025. Ma il raggiungimento di questi obiettivi in ​​tandem richiederà una pianificazione che dia priorità alla natura“.

Ma da questo punto di vista, la Gran Bretagna ha giù annunciato che verrà approvato una sorta di “piano regolatore” per le rinnovabili. Con il quale verranno individuate le aree a rischio ecologico e i siti naturali protetti dove vivono specie rare o in declino. Aree dove saranno vietate le attività delle rinnovabili perché continuino a essere  “rifugi vitali per la fauna selvatica”.

Per Catherine Waite, ricercatrice presso l’Università di Cambridge e coautrice dello studio, ne ha così sintetizzato i risultati: “Con le crisi combinate di clima e biodiversità, usare il territorio in modo efficiente è fondamentale. Il nostro studio dimostra che se gestisci la produzione di energia solare in un certo modo, non solo stai fornendo energia pulita, ma stai anche beneficiando la biodiversità“.

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15 COMMENTI

  1. Caro Renato, già il fatto di affermare di non credere ad uno studio scentifico prodotto dall’ Università di Cambridge è una bella presentazione, e a chi dobbiamo credere agli apprendisti stregoni o ai leoni da tastiera ? Dire di essere favorevole alle rinnovabile e dopo specificare di essere contrario al fv a terra e/o agrifv che non hanno più necessità di essere sussidiati e pensare di fare solo su tetti di case a capannoni questi si con milioni di euro sussidiati dallo stato, significa che non si ha la minima idea di cosa significa dover installare almeno 200 GW di FER entro il 2050 (se ci vogliamo salvare dalla crisi climatica), quando basterebbe < 1% dei terreni agricoli (tanta roba?) per produrre energia pulita e a basso costo e con benefici anche per la biodiversità. Per caso adesso è colpa del FV a terra se secondo lei "…siamo molto carenti come fabbisogno nazionale anche sui prodotti agricoli." Se la pensa cosi quelli dell'Oil% Gas le saranno estremamente grati….
    P.S.: A scanso di equivoci ho sul tetto di casa un impianto fv dal 2007, dal 2017 ho una BEV e dal 2020 ho chiuso con il gas con estrema soddisfazione ….e Lei?

    • tra un po’, secondo qualche studio, staranno meglio in voliera e al chiuso.. 🤦‍♂️

      mi spieghi il fv gratis nelle campagne e a pagamento sui tetti che è leggermente non capibile il tuo scritto? grazie

      • Tempi di installazione ?
        costi strutture montaggio inferiori ?

        come ti ho detto sotto le strutture per il montaggio del fotovoltaico oggi possono superare il costo dell’impianto fotovoltaico

        perle ai bimbimink..

  2. Estensioni di terreni coperti da fotovoltaico sono ovviamente non frequentati da umani, lasciati quindi alla Natura…. Piante, insetti, animali possono usare i pannelli come riparo, i terreni possono essere meno “stressati” da lunghe esposizioni ai raggi solari – specialmente in periodi siccitosi – che anzi trattengono più umidità sottostante.
    Ovviamente è meglio sfruttare terreni già compromessi come ex insediamenti produttivi, terreni degradati da forti inquinamenti (la “terra dei fuochi” ?) piuttosto che aree di pregio agricolo o paesaggistico… ma comunque sono impianti con impatto più estetico che “fisico” ed una volta smontati non lasciano gravi danni.

    • nella statistica di terreni definiti agricoli, c’è una riserva sterminata (rispetto al quantitativo molto piccolo che basterebbe al FTV) di terreni messi a prato perenne (pascoli) oppure non coltivati per ragioni economiche, ma che se ci abbini dell’agri-ftv, diventano di nuovi redditizi, cioè coltivabili con uso misti agricolo-fotovoltaico 😉

      il resposnabile (“energy-manager”) per la Sicilia spiegava che:

      70 ettari di seminatici danno 1 stipendio
      70 ettari di agri-fotovoltaico danno 20 stipendi

      ..quello che serve a molte aziende agricole e paeselli specie del sud semi-desertificato anche dal sole, per non chiudere e abbandonare campagne e spopolare i paeselli (se non ci sono abitanti, nel paese di campagna non fai più nemmeno una classe a scuola o una farmacia)..

      agri-FTV su aree agricole può avere implicazioni anche socio-economiche 🙂

  3. E presumo aumentino anche di numero soprattutto, non è però una bella notizia per i proprietari dei fotovoltaici :-)))
    A parte la battuta, per quanto sia da una vita promotore dell’energia rinnovabile da fotovoltaico, sono completamente contro l’installazione dei fotovoltaici sui terreni agricoli, considerato poi che in Italia siamo molto carenti come fabbisogno nazionale anche sui prodotti agricoli. E non credo affatto a quello studio fatto in Inghilterra, non gli dò un minimo di credito.
    Siamo zeppi di cappannoni, di abitazioni, di condomini, di autostrade, si dia piuttosto l’incentivo per queste installazioni alleggerendo soprattutto il pesante iter burocratico e riducendo la caterba di vincoli spesso presenti, e spesso assurdi.

    • ci sono tanti studi scientifici che confermano che la biodiversità aumenta se una piccola frazione dei terreni agricoli vengono messi a FTV o ad Agri-FTV,

      perchè banalmente crei delle aree che non vengono irrorate con troppa chimica e inoltre offrono riparo umido e permanente (mai arato/rasato) a insetti e piccoli animali, che sono quelli che poi evitano che il territorio agricolo vada in squilibrio (es. avremmo meno zanzare in pianura padana se nelel aree agricole alcune piccole porzioni non fossero coltivate, e fossero lasciate a macchia vegetale ma forse vale anche se messe a FTV)

      e non c’è nessuna correlazione tra eventuale scarsità di produzione nazionale agricola (che ha altre ragioni, economiche) e spazio (minuscolo) riservabile a FTV o agri-FTV

      comunque in Italia il FTV è già praticamente vietato e non previsto su aree agricole (tranne in fianco ad autostrade e aree industriali), anche se ci sono assessori che arringano contro il FTV su aree agricole che non lo hanno capito 🙂

      mentre su aree agricole è previsto l’Agri-FTV, che prevede l’obbligo di conservare o recuperare all’uso anche agricolo il terreno dove installi i pannelli, con tanto di ispettori che verificano; uso agricolo si intende coltivazioni, oppure più banalmente prati perenni messi a pascolo

      porre veti ideologici a quote (di fatto omeopatiche) di FTV su aree agricole fa male alle aziende agricole, le priveresti di una buona fonte di reddito, facendone chiudere molte con relativio spopolamento delle campagne al sud italia

      e le priveresti della possibilità di recuperare alla coltivazione terreni ora lasciati incolti perché non profittevoli senza agri-FTV (sono i cosidetti terreni economicamente marginali, formalmente agricoli, ma non usati perché non profittevoli, e anche a rischio di cementificazione edilizia) o perché bruciati dal sole e dalla siccità ( al sud Italia, in parte in corso di desertificazione)

      e un veto fa male anche a noi, l’agri-FTV e il FTV su aree agricole sono tra le installazioni più economiche e veloci da realizzare, contribuiscono ad abbassare i costi energia; e sono autolimitanti, dopo le prime installazioni, l’interesse a farne altre calerebbe da sè, perchè i prezzi energia si abbasserebero, non esiste un rischio “invasione”; mi spiego:

      per elettrificare l’intera nazione servono 1.000 km2 di pannelli FTV a terra e altri 400 km2 sui tetti (e sono stato largo, sarebbero un totale di 400 GW fotovoltaici !)

      le are agricole in italia sono 160.000 km2, di cui una buona parte sono pascoli o terreni marginali, o terreni messi a biodisel (con rese scarsissime), o terreni che in quanto non profittevoli come agricoli, vengono cementificati per speculazione edilizia ( 700 km2 di terreni agricoli cementificati ogni 10 anni in Italia)

      vedi che nessuno di queste tipologie di terreni “agricoli” citate sopra produce “cibo”; metterci qualche dose omeopatica di FTV o agri-FTV gli farebbe solo bene, soprattutto alle aziende agricole e soprattutto alle campagne del sud italia:

      – 70 ettari di seminativo mantengono lo stipendio di 1 dipendente agricolo
      – 70 ettari di agri-ftv mantengono 20 stipendi di dipendenti agricoli e tecnici

      è la differenza tra chiudere l’azienda agricola e abbandoare il paesello in campagna, oppure avere un ritorno di lavoro nelle campagne, e avere funzionante la scuola e i servizi al paesello in campagna, ripopolandolo

      va da sè che quei 1000km2 di pannelli a terra saranno in parte anche su aree industriali, artigianali, aree di bonifica, oltre che magari una quota di 300 km2 su aree agricole (e principalmente pascoli, alle pecore i pannelli non disturbano)

        • se sai leggere capisci.. teoricamente 🤷‍♂️

          per quello che mi riguarda, affermare che si è triplicata la presenza di volatili GRAZIE al fotovoltaico a terra.. è un’immane c..uculata!

          ma se c’è la convinsione, okkei

          • magari impara l’italiano prima di scrivere m**chiate, poi ammesso che superi l’esame della terza media nulla ti vieta di fare il tuo studio dove smentisci quello a cui si riferisce l’articolo.

          • certo se le pecore italiane odiano l’ombra e le erbette cresciute all’ombra ..
            è un gran problema
            quelle texane apprezzano invece ..
            ste pecore amerigane !

          • caro ale, basta un po’ di 🧠..
            è quando si attacca sul personale che esce la persona..

            nello, una presenza, una garanzia!! 😘

          • oh poverino, cavolo hai ragione, effettivamente dovevo già capire il qi dall’uso di emoticon.
            pardon, colpa mia

      • mi sa che tu no hai idea di quello che dici
        sai che oramai costano più le strutture che i pannelli fotovoltaici ?

        quelle che tu chiami “voliere” esistono già , si chiamano SERRE
        una serra costa molto di più dell’agrivoltaico fatto su terreni marginali
        dove pascolano pecore o ci sono coltivazioni all’aperto compatibili con strutture relativamente basse e quindi poco costose ;
        con ovini e coltivazioni dedicate

        la SERRA fotovoltaica si presta solo per coltivazioni redditizie che giustificano le strutture per il montaggio dei pannelli MOLTO più costose

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