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Forza Europa, nelle batterie puoi farcela

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La gigafactory di Northvolt già in produzione

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L’Europa può produrre oltre metà delle batterie per auto elettriche di cui ha bisogno, inquinando il 60% in meno  della Cina. Ma una nuova analisi dell’organizzazione ambientalista indipendente europea Transport&Environment (T&E) avverte: servono “azioni più decise e maggior sostegno finanziario” da parte degli Stati membri. E in Italia soprattutto.

europa batterieSe made in Europa, batterie più “pulite” del 62%. E del 37% con il mix energetico attuale

Insediare in Europa le filiera della mobilità elettrica e delle  batterie al litio permetterebbe di ridurre l’impronta di carbonio  del 62% rispetto ad una filiera controllata dalla Cina, tenendo conto di un mix energetico che nel 2030 sarà prevalentemente da fonti rinnovabili. E con il mix attuale, il risparmio sarebbe comunque del 37%, sostiene T&E.

Si tratterebbe  di risparmiare complessivamente qualcosa come 133 milioni di tonnellate di C02 da oggi al 2030 che è l’equivalente delle emissioni annue della Repubblica Ceca. E riducendo l’inquinamento nella fase di produzione, l’auto elettrica raggiungerebbe il punto di pareggio delle emissioni rispetto a una termica in poche migliaia di chilometri.

Troppe gigafactory ancora in forse

Purtroppo l’industria europea delle batterie non si sta sviluppando come dovrebbe e potrebbe. Meno della metà (47%) dell’intera produzione di batterie agli ioni di litio pianificata in UE da qui al 2030, è sicura di vedere la luce. Mentre il 53%  rischia di non decollare mai, di essere ridimensionata o cancellata del tutto.

Francia, Germania e Ungheria sono i Paesi con maggiori progressi. Finlandia, Regno Unito, Norvegia e Spagna sono i Paesi con la maggiore quota di impianti pianificati a rischio medio-alto, specialmente a causa degli interrogativi sui progetti rispettivamente di Finnish Minerals Group, della West Midlands Gigafactory, di Freyr e di Envision AESC.

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Italia ferma a quota due. T&E: “Le batterie sono il nuovo oro”

Per questi motivi Carlo Tritto, Policy Officer per T&E Italia, lancia oggi un appello al Governo: «Il Governo dovrebbe capire che le batterie e i metalli che le compongono sono il nuovo oro _ scrive -. Forti requisiti di sostenibilità, come le imminenti norme sull’impronta di carbonio delle batterie, possono sostenere e premiare una produzione locale più pulita e sottrarci alla dipendenza dalla Cina».

E aggiunge: «E’ importante che l’Italia giochi un ruolo propulsivo in Europa, per predisporre un quadro che da qui ai prossimi anni garantisca reale sostegno alla transizione, ad esempio negoziando migliori strumenti di finanziamento per le gigafactory. È il momento di fare scelte chiare, sapendo che la mobilità fondata sul motore endotermico ha i giorni contati».

Dopo il fallimento del progetto ItalVolt (con una capacità prevista di 45 GWh) la capacità produttiva nazionale sicura di batterie al litio è scesa a 48 GWh. E’ affidata agli impianti di Teverola (FAAM, già operativa) e Termoli (ACC, in via di realizzazione).

«Eppure l’Italia, con il più alto tasso di motorizzazione in Europa e uno dei parchi circolanti più vecchi, inquinanti e insicuri, necessita più di ogni altro stato membro un netto cambio di marcia. Anche per sostenere la produzione e tutelare l’occupazione».

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Assemblaggio di batterie nello stabilimento Audi di Bruxelles (Credit foto: Audi AG).

Con il sostegno dei governi l’Europa potrebbe essere autosufficiente entro dieci anni

L’Europa – rileva il rapporto di T&E – ha il potenziale per rendersi autosufficiente nella produzione di celle dal 2026 e potrebbe produrre più della metà (56%) della sua domanda di catodi – i componenti più preziosi della batteria – entro il 2030, ma sono solo due gli impianti che, ad oggi, li producono.

Entro la fine di questo decennio, il Vecchio Continente potrebbe anche soddisfare tutto il suo fabbisogno di litio raffinato e assicurarsi tra l’8% e il 27% dei minerali per batterie grazie al riciclo. Ma per T&E gli impianti di raffinazione del litio e quelli di riciclo hanno bisogno del sostegno finanziario tanto dell’UE quanto degli Stati Membri, così da poter incrementare rapidamente la produzione.

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13 COMMENTI

  1. sto visualizzando che si parla di quantitativi enormi di batterie, per quante fabbriche installeremo ( LFP, LMFP, Ione-Sodio, NCM), saranno sempre benvenute e forse non sufficienti, dovremo comunque importare dai colossi orientali

    per mettere in prospettiva, a spanne solo per l’Italia e solo al 2030, potrebbero servire 120 GWh di batterie (quasi tutte Ione-sodio e LFP):

    – 50 GWh di batterie auto ( 35-90 Kwh x 1 milione di BEV)
    – 30 GWh batterie camion ( 200-600 Kwh x 100.000 camion)
    – 10 GWh batterie autobus ( 300 Kwh x 50.000 autobus)

    – 10 GWh storage di rete
    per stabilizzare le intermittenze di eolico e solare, ma anche per eliminare la regolazione dei picchi e del carico di rete fatta tramite centrali a metano a ciclo semplice (ci terremmo le centrali a ciclo combinato, con cui si insegue la parte principale del carico e non le regolazioni più fini); +10 GWh al 2030 sono gia previsti da Terna, ovvero lo scenatrio più conservativo

    – 10 GWh aggiuntivi di rete probabili,
    cosi con 20 GWh di batterie + 70 GWh di stoccaggio giornaliero dei bacini di pompaggi idroelettrico (53+7 Gwh già presenti, e un nuovo bacino in costruzione vicino a Napoli), oltre ai 4,5 TWh di stoccaggio a lungo termine dato dai grossi invasi idroelettrici senza pompaggi, possiamo anche aumentare gli energy-shift attuali, valorizzare al massimo la crescità rinnovabili usando gli eccessi di produzione spostati a quando servono, guardando altri stati già con questi numeri di storage ci si potrebbe arrivare al 90% del mix rinnovabile, risparmiando una paccata di soldi (decine di miliardi all’anno)

    – 15 GWh aggiuntivi probabili di storage domestico per autoconsumo ( 10 kwh x 1,5 milioni di abitazioni), considerando che già ora in Germania ne stanno installando 6-7 all’anno; penso succederà anche da noi appena i prezzi commerciali italiani gonfiati dal superbonus si riassestano

    – non so quanti altri GWh in ambito aziendale, per autoconsumo, e anche altri per medi produttori da fotovoltaico che volessero entrare nel bisness del dispacciamento energia (riequilibrio rete in caso di carichi imprevisti, pagati meglio), o di reti di ricarica colonnine alternative

  2. Così ad occhio fatte qui le batterie inquineranno il 60% in meno, ma costeranno tipo cento volte tanto che in Cina, da cui non le comprerà nessuno. Investire soldi in questa cosa è uguale a buttarli via.

    • Infatti il rapporto di T&E lo dice chiaro: servono “azioni più decise e maggior sostegno finanziario” da parte degli Stati membri”, cioè soldi pubblici.
      Che è esattamente ciò che già da anni il governo cinese fa, versando alle imprese in quantita sconosciute.
      Peccato che invece l’EU veda ancora tutto ciò come fumo negli occhi.

      • In america con l’I.R.A. di Agosto 2022 hanno stabilito un “prezzo” per attirare fabbriche di batterie, mi pare un sussidio di circa 35-45 dollari a KWh di batteria prodotta in patria e effettivamente venduta

        mi ricordo un po’ di fabbriche che dovevano aprire in Europa, spostarono i progetti in America, abbiamo perso circa 1 -1,5 anni

        un sussidio a 30-40e a kwh forse è tanto oggi, ma un poco meno potrebbe valere la pena anche da noi? magari differenziandolo in base alle specifiche delle batterie, come fecero in Cina (stimolando a migliorare le batterie)

        in alternativa, mi pare ora vengono finanziati/agevolati singoli progetti/fabbriche su inziativa nazionale

  3. Adesso arriva l’italia che cambia l’Europa.

    Elettrico dichiarato fuorilegge,

    e giù le mani dai motori a combustione e dalle case con efficienza pietosa, devono restare tutti, ed usare fossili, fossili ed ancora fossili.

  4. Avevo molte remore sulla proliferazione di queste aziende che, dall’oggi al domani e senza un know how riconosciuto in materia, hanno deciso tutte insieme di iniziare a produrre batterie. La mia domanda era questa: davanti ai colossi asiatici che sono in grado di ottimizzare la produzione per ottenere grandi volumi a prezzi irrisori e davanti ai costi della ricerca e dei brevetti che creeranno una selezione naturale dove solo i più forti saranno competitivi, ha senso che l’azienda IoSonoNessuno inizi ad assemblare batterie senza disporre della potenza di fuoco dei colossi? Sappiamo, vero, che in Cina già commercializzano da anni batterie a stato semisolido, che il prezzo delle batterie è sceso a 50 €/kWh e che le prossime batterie saranno certificate per un milione di miglia?

    E’ un po’ come se in Europa nascessero tante fabbrichette che iniziano a fare processori per pc. Sì, è vero che fare un processore è facile, ma farne uno competitivo per prestazioni e prezzo è impresa titanica. Figuriamoci per le batterie dove ogni giorno esce una nuova tecnologia e si batte un nuovo record. Ce la farà la fabbrichetta in Molise? E quella sull’isoletta greca? E quella dove le batterie sono fatte a mano con le amorevoli cure dei lavoratori tedeschi che lavorano 3 giorni e mezzo a settimana? Avevo qualche dubbio ma me lo son tenuto per me.

    Oggi leggo la notizia che Musk ha nominato un nuovo responsabile per la produzione delle batterie 4680 (quelle che ad oggi equipaggiano solo il Cybertruck ma che poi dovrebbero passare al resto della gamma). Pare che gli sia stato dato un ultimatum: o riesci a far costare meno queste batterie o a fine anno smettiamo la produzione e le compriamo da giapponesi, cinesi o coreani.

    * Tesla.

    * Batterie 4680.

    * Concreto rischio di chiusura della produzione delle sue batterie.

    Ecco, lì dove Tesla potrebbe chiudere arriveranno quelli del Molise, di Avellino o del Marocco. Mah. Nel frattempo in Brasile pare nessuno voglia più andare a raccogliere il caffè. Andiamoci noi. Lì ce la possiamo ancora fare …

    • sulle batteria LFP, LFMP e NCM, immagino conviene come stanno facendo, produrre da noi, per calmare gli scrupoli, in collaborazione con i brand cinesi e coreani che forniscono le “ricette” giuste per le polveri di catodo e anodo (magari nelle nostre fabbriche usano le ricette di 2-3 anni prima, quelle più nuove e performanti le usano e testano prima da loro; a Tesla passano quelle di 1-2 anni prima)

      poi non è nero o bianco…magari oltre all’energia europea, anche i macchinari della fabbrica (assomigliano a rotative per stampa, ma più tecnolgiche) potrebbero (?) essere fatti in europa.. e l’involucro del pacco batteria, poi un po’ alla volta magari anche le lavorazioni precursori delle polveri per le celle si possono spostare.. un po’ alla volta rosicchi parti del valore..

      ai cinesi rimane una quota di valore relativa alla lavorazione dei precursori (banalmente i loro costano meno; ma questa quota potrebbe spostarsi) e ricerca e sviluppo per creare le ricette giuste degli ingredienti e ci può stare.. sono un colosso e investono molto.. come dici tu non si può reinventare l’acqua calda

      forse la storia è diversa in parte sulle batterie a ione sodio, a elettrolita liquido o a stato solido; la filiera dei precursori si può fare quasi da subito ovunque, e magari non siamo indietro di più di 2 anni di ricerca; ce ne sarà un bisogno immenso già per storage statico, e hanno un profilo ambientale maglifico, meglio anche di LPF

      anche se per qualche (2-3?) anno le LPF ancora prevarranno nello storage professionale, perchè hanno già raggiunto l’alta durata (vedi i dati del Tener di CATL, o le garanzie a 15 e 20 anni del Megapack Tesla); gli storage ione-sodio del tipo economico prussian white (oltre ad altri più sofisticati) già ci sono in vendita piccoli o enormi, ma essendo appena usciti non si sa del tutto se le celle hanno già la stessa qualità interna di fabbricazione raggiunta con le LPF, per durare 15 anni; ma i macchinari per stampare le ione sodio sono gli stessi delle LPF, quindi sotto a costruire fabbriche anche da noi cosi magari saremo pronti a sfornarne a badilate (e vediamo se Northvolt quaglia qualcosa, senno pazienza usereno una ricetta e collaborazione cinese, ma con filiera europea)

      anche sulle litio-zolfo (ipotizzate come batterie successive alle NCM semisolide o a stato solido) c’è competizione aperta, magari la spuntano gli americani; a inizio 2024 è stato pubblicato un lavoro dove hanno iniziato a risolvere i problemi di queste batterie, se tutto va bene magari tra 8 anni saranno in commercio

      PS: c’è anche da spicciarsi a fare ora collaborazioni sul know how con la Cina e renderci più solidi come fabbriche di batterie LPF-ione-sodio, mentre per NCM ci sono anche Corea e altri; espertoni che spero sbaglino dicono nel 2027 -2028 la Cina sarebbe pronta a litigare con gli Usa per le acque del pacifico e Taiwan.. non succede, confido prevalga il commercio, ma se succede poi magari diventa meno facile produrre le quantità enormi che saranno richieste.. insomma un altro cigno nero internazionale.. meglio prepararsi

      • Ma non tutte le lfp sono uguali. Le shenxing plus di catl sono 4c e costano poco, non è una questione solo di “dosaggi” ma di tecnologia che galoppa e sulla quale ci sono brevetti.

        Tutte le auto hanno 4 ruote e un volante ma non sono tutti uguali.se si crea una mega fabbrica specializzata nel produrre un componente serve una reason why per essere competitivi sul mercato. Non basta dire “siamo europei”.

        • “ricetta” in senso tecnologico 🙂

          comunque soluzioni stratificate da più a meno performanti, e da più o menfabbricate in europa, serviranno in massa

          considera anche già solo il mercato per le LPF, e tra 2 anni soprattutto per le ione-sodio, dove non serve tanta densità energetica Storage, utilitarie, forse anche grandi mezzi), ione-sodio può fare sfracelli:

          – costa poco ed è ancora più facile riciclarlo
          – di base è una batteria a carica rapida 4-C, che tende a 10-C quando a stato solido
          – ricarica senza problemi a -20°C (accumuli statici esterni)

  5. Quindi T&E ribadisce ancora una volta una cosa chiarissima: è il decisore politico che ha in mano la possibilità di scegliere se renderci autonomi dalla Cina in pochi anni o continuare stolidamente ad alimentare ad arte lo spauracchio Cina per inconfessabili interessi.
    E allora tutti noi ricordiamocelo alle imminenti elezioni europee: la matita che ci verrà consegnata rappresenta la nostra possibilità di scegliere quale decisore politico vogliamo.

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