Ford smontava le Tesla e diversi modelli elettrici cinesi per carpirne i segreti. Trovando sorprese che non si sarebbero mai aspettati di vedere, come ha spiegato Jim Farley, n.1 della marca americana.

Ford smontava le Tesla…/ Paragone imbarazzante tra Model 3 e Mustang Mach-e: “Avevamo 1,6 km di cablaggio in più…”
È stato uno choc, ma anche un grande punto di svolta smontare pezzo per pezzo una Tesla Model 3 e diverse auto elettriche cinesi nei laboratori Ford. È una tecnica, quella dello smontaggio dei migliori prodotti della concorrenza, piuttosto comune nei grandi gruppi dell’auto. Quel che è raro è che un top maanger come Farley parli apertamente di operazioni di questo tipo, che peraltro non hanno nulla di illegale: “Quando le abbiamo smontate, è stato sorprendente quel che abbiamo trovato“, ha ammesso il manager americano in un’intervista al podcast Office Hours: Business Edition. Farley ha parlato di un esercizio di ingegneria comparativa che ha portato a un bagno di realtà. Esempio: confrontando la Model 3 con la Mustang Mach-E, i tecnici hanno scoperto che il SUV elettrico Ford aveva circa 1,6 km di cablaggio in più rispetto alla Tesla. Con tutto quel che ne consegue in termini di peso, complessità, esigenza di batteria con maggiore capacità per ottenere pari autonomia. In soldoni: costi del veicolo strutturalmente più elevati.

Perdite enormi nella divisione elettrica, ma la rincorsa continua
Stessa operazione di smontaggio con diversi veicoli elettrici cinesi, con esito altrettanto forte. Piattaforme più semplici, integrazione elettronica più avanzata, migliore utilizzo dello spazio. Nonché un rapporto costo/prestazioni sfavorevole. Un quadro “umiliante“, che ha mostrato a Farley “fino a che punto rivali come Tesla e i produttori cinesi erano in vantaggio in termini di efficienza e design”. Da lì è iniziata una rincorsa ancora lungi dall’essere compiuta. Ford continua a perdere un sacco di soldi con la sua divisione elettrica: 5 miliardi di dollari (circa 4,6 miliardi di euro) nel 2024 e una cifra simile anche quest’anno. Un buco che l’azienda ha potuto assorbire grazie ai sontuosi profitti registrati con le motorizzazioni tradizionali. E su cui Farley non recrimina, considerandole uno scotto necessario per recuperare il terreno perduto con la concorrenza. Già dal 2022, con la nascita della divisione elettrica Model e, Ford ha iniziato a riprogettare architetture, software e prodotti, per raggiungere Tesla e i nuovi competitor cinesi.
Ford smontava le Tesla…/ Il vero nemico? I produttori cinesi, futuro a rischio, una vera minaccia esistenziale
Il problema va ben al di là di Tesla: è l’aggressività (e la superiorità) dei marchi cinesi, un chiodo fisso per il top manager americano . A cominciare da BYD, che Farley riconosce “molto più avanti”. Grazie anche a un fortissimo sostegno da parte del governo di Pechino. Oggi il 70% di tutte le auto elettriche vendute del mondo è prodotto in Cina, con costi, qualità e tecnologia di bordo “molto superiori” a quello che si vede in Occidente. Con sistemi di infotainment dominati da colossi come Huawei e Xiaomi, assistenti AI integrati e un’esperienza digitale che nessun produttore occidentale eguaglia. Una “minaccia esistenziale“. La Ford ha dovuto prendere atto che il mercato nordamericano non è disposto a decretare il successo di grandi SUV e pick-up elettrici da 70-80 mila dollari. E sta sviluppando una nuova piattaforma industriale a basso costo per produrre un pick-up elettrico medio da circa 30.000 dollari , atteso per il 2027. Ma farne un successo commerciale non sarà facile: “Siamo in una competizione globale con la Cina, e non solo nei veicoli elettrici. Se perdiamo questa battaglia, non c’è futuro per Ford“, ha concluso Farley. E non solo per Ford, verrebbe da dire…
– Che cosa non va negli incentivi/ La versione dei costruttori (VIDEO)


Sono dichiarazioni di circe già 2 anni fa. Ma fa piacere che almeno qualche manager si assuma le proprie responsabilità e ammetta di essere rimasti indietro rispetto alla Cina, senza piangere dando colpa all’Europa cattivona.
Qui da noi invece, cambiano i CEO, ma la musica è la stessa.
Il disastro Stellantis procede imperterrito con la solita “tecnologia pura” e le cose “mild”, buone per prendere per i fondelli i consumatori e mettersi a posto la coscienza (un po’ come le sigarette “mild”… Che fanno comq male e in più fanno pure schifo….)
La strada è comunque segnata se non si svegliano tra pochi anni qui si potranno produrre solo auto da 150/300 mila€
Il mercato di tutto quello che sta sotto sarà Cinese . Provate ad andare nelle fiere 70/75% sono Orientali arrivano con il transatlantico noi non possiamo che allearci o fare di meglio chi vivrà vedrà.
quel che e’ peggio e’ che ancora non son riusciti a rimontarle!
Bellissima. 🙂
La cosa che mi sorprende delle sue dichiarazioni è che non accenna minimamente al ban del 2035 europeo. È un problema di evoluzione tecnologica globale di un intero settore che indipendentemente dalle normative locali sta virando per allontanarsi dal petrolio. Il fatto che lo abbia capito e ammetta il ritardo tecnologico dovrebbe essere di lezione a chi invece scarica le colpe agli altri della propria impreparazione
Hanno scoperto come progettare veicoli usa-e-getta: semplificazione produttiva spinta che passa per l’integrazione dei sistemi, vedi per esempio i pacchi batteria con funzione portante di Tesla. Oppure costruire componenti integrati, tipo inverter unito al blocco del motore, così si risparmiano le connessioni fra le due parti ma si obbliga a cambiare entrambe se una delle due si guasta singolarmente.
E’ una scelta politico-economica, che rende il prodotto nuovo più appetibile ma ne rende la gestione più problematica quando le cose non vanno come previsto. E non è chiaramente una peculiarità delle BEV, tutto l’automotive sta sterzando verso questa direzione con maggior o minore decisione, per le BEV la cosa assume proporzioni maggiori perchè hanno colto la possibilità di progettare veicoli dal foglio bianco, cosa che gli altri difficilmente riescono a fare potendo e/o dovendo utilizzare roba già pronta per altri modelli.
Sul discorso del sostegno della Cina ai propri player e sulla correttezza della cosa si dovrebbe aprire una bella discussione.
Saranno usa e getta ma la garanzia base di una MG è di 7 anni e di una BYD di 6 anni, quella della Ford di 2 anni ed usa metodi di costruzione rodati quindi non dovrebbe temere i guasti.
E’ vero che in Italia i veicoli sono sempre più vecchi ma aprendo lo sguardo a mercati meno poveri credo che mediamente dopo 6-7 anni un auto venga cambiata e se si rompe prima la garanzia dovrebbe riparare da spese importanti.
Non devo cambiare l’auto ma se dovessi farlo la durata della garanzia, a parità di prezzo ed escludendo i gusti personali, potrebbe essere determinante nella scelta.
Cosa venga coperto dalla garanzia dal secondo anno in poi è da verificare nei rispettivi contratti, trattandosi di iniziative commerciali.
Ad ogni modo, il problema delle riparazioni era già stato trattato proprio qui da un bell’articolo. https://www.vaielettrico.it/problemone-riparare-le-elettriche-dopo-certi-incidenti/
forse (?) stai fraintendendo:
– i pacchi batteria con “funzione portante” sono di aiuto strutturale alla scocca e ai sostegni sedili, ma sono ancora sbullonabili dall’auto in 3 ore e sostituibili
– involucro esterno in alluminio dell’inveter è integrato con quello del motore, ma la/le scheda elettronica dell’inverter tecnicamente è sostituibile, ove fosse necessario/conveniente; e i collegamenti di potenza mi pare sono piastrine in rame con occhielli sbullonabili
Ah quindi è facile da sostituire… Tre orette di manodopera, poi una batteria (che va cambiata) verrà via con due spicci, no?
Smontare un cambio di un’ auto termica per cambiarne gli ingranaggi puo’ richiedere fino ad 8 ore.
L’azienda EV Clinic, se non sbaglio, le ripara, aggiorna, e lo fa nel modo migliore, proprio sulle TESLA; che sono tutto, tranne che usa e getta.
Lo stesso altri veicoli. Ma allo stesso tempo ci sono mezzi che richiedono sostituzioni importanti…purtroppo il discorso dell’usa e getta, è diffuso, dalla moda, all’elettronica di consumo, ma a ben vedere ci sono molti modi per riparare anche cose che sembrerebbero usa e getta…
Si può dire che praticamente tutto sia riparabile. Il punto sta nei costi della riparazione, perchè parti che non vengono pensate in origine per essere riparabili si aggiustano a costi che, in situazioni sempre più frequenti, si avvicinano quando non superano il costo dell’intero prodotto nuovo. Va da sì che in quel momento anche un oggetto riparabile viene scartato in virtù dei costi di riparazione, non della possibilità o meno di ripararlo, e diventa quindi un “usa e getta”. Ben vengano, chiaramente, attività come EV Clinic o altre similari, nel nord Italia esistono già da tempo ditte che riparano cella per cella le batterie delle HEV come pure altre parti salienti delle auto come servoassistenze, quadri strumenti e via dicendo, tuttavia l’andazzo non è incoraggiante: è evidente che le case puntino sempre più a ridurre i costi sostenuti sino alla consegna al cliente e durante la garanzia legale di 2 anni, da lì in poi ciaone, saranno problemi del primo o secondo o terzo proprietario.
A me Jim farley sta iniziando a ricordare Benjamin Malaussène, di professione capro espiatorio.
Ammettere i propri difetti è il primo passo per redimersi. Bene Farley, aspettiamo di vedere il veicolo da 30K$ su strada