Aumentano le auto ibride nelle flotte aziendali, ma stentano ancora ad affermarsi le elettriche pure. Questi i risultati della survey “Mobility Transformation”, promossa dall’Osservatorio sulla mobilità aziendale Top Thousand (composto da Fleet mobility manager di grandi aziende) e dalla rivista Fleet Magazine.
Sulle elettriche pesano i pregiudizi dei fleet manager
Fra le motivazioni della scarsa diffusione delle BEV sono citati la limitata autonomia, i costi di acquisto elevati, la carenza di un’adeguata rete infrastrutturale. E forse, aggiungiamo noi, tanti pregiudizi. E a dispetto di quanto sostiene per esempio Alberto Viano , presidente di Aniasa.
L’indagine è stata condotta su un campione di 103 aziende di ogni dimensione (grandi, medie, PMI) e di diversi settori merceologici per un parco totale gestito di 120.731 veicoli.
Confrontando i dati rispetto alla precedente edizione i veicoli ibridi nelle flotte aziendali del campione sono passati da 6.158 a 10.600, mentre quelli elettrici sono 4.531, contro i poco più di 3.600 della precedente indagine. Tra le ibride, spiccanp le plug-in (3.698 vetture) contro 4.880 mild hybrid.
Ma il 53% del campione pensa alle BEV da quest’anno
Mancanza di prodotto e ritardi nelle consegne hanno ostacolato una maggior diffusione delle due motorizzazioni, ma l’81% del campione le introdurrà nei prossimi 12 mesi.
Solo il 38% degli intervistati ha inserito nel parco veicoli elettrici puri, ma il 53% si dice pronto a sceglierli nel prossimo anno. Tra gli ostacoli a una introduzione più massiccia molti fleet manager citano anche “le scelte dei driver” che li considerano non idonei alle specifiche esigenze di mobilità per la carenza di infrastrutture e l’autonomia insufficiente.
Chi le ha scelte, pensa al green più che ai risparmi
Paradossalmente, però, chi ha già “sposato” l’elettrificazione della flotta, i vantaggi sono evidenti. Il 73% del campione ha infatti dichiarato che la loro adozione ha portato molti benefici: la compliance con i valori aziendali (indicata dal 54% dei rispondenti), la responsabilità sociale di impresa (43%), le agevolazioni alla mobilità (38%) e il risparmio (33%).
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Chi ha scelto di elettrificare la flotta lo ha fatto per un orientamento green ben preciso, più che per le agevolazioni previste dalla normativa. Ma solo il 56% impone che le auto aziendali non abbiano emissioni superiori a 160 g/km, ovvero esclude quelle maggiormente inquinanti.
Non sorprende che, ad oggi, l’adozione delle auto elettriche abbia subito un rallentamento in favore delle auto ibride. Benché l’auto elettrica sia da considerare indubbiamente l’auto del futuro, non è possibile prescindere da tutti quegli elementi che compongono l’ecosistema che garantisce l’esistenza, la sopravvivenza e l’usabilità di questi innovativi mezzi a quattro ruote.
Dovendosi gli automobilisti adeguare ad una autonomia ancora molto limitata dal punto di vista del chilometraggio realizzabile tramite una singola ricarica, si rende assolutamente necessaria una rete infrastrutturale predisposta ad un utilizzo “senza rinunce” di questi nuovi mezzi green. Infatti, gli elevati costi di acquisto di questo mezzo possono trovare compensazione in un risparmio economico solo se la rete stradale è predisposta in tal senso.
Mentre, sebbene ad oggi molti imprenditori abbiano scelto di puntare più sull’ibrido che sull’elettrico puro, è di conforto sapere che comunque il 53% degli intervistati si è detto disposto ad attuare un cambiamento effettivo (aumentando le elettriche all’interno delle proprie flotte aziendali) già a partire dall’anno prossimo. Le motivazioni, tra cui la responsabilità sociale d’azienda, fanno capire quanto sia importante per molte realtà diminuire effettivamente l’impronta ecologica d’azienda.
Un vero peccato che portano le auto elettriche sui camion.
Ci dimentichiamo che le aziende che han nella loro compliance il Green, lo fanno perché senza quelle caratteristiche il loro prodotto non può essere venduto alle altre aziende Green.
Per fare un auto e poter dimostrare che la catena di approvvigionamento è “green” è indispensabile per potersi fregiare di tale bollino senza avere conseguenze legali e di immagine se viene fuori.
Non che ci sia nulla di sbagliato, ma è evidente che le auto aziendali han un fattore di interesse maggiore nello sposare le elettriche anche in condizioni che altrimenti avrebbero fatto attendere. Sarebbe un po come dire che una azienda che produce solo oggetti riciclati e basa su ecologia il suo lavoro da ai suoi rappresentanti dei diesel perché fanno Roma Milano a/r ogni due giorni, se una cosa del genere fosse reale creerebbe non pochi problemi d’immagine e di conseguenza sulle vendite.
Questo lo si vede anche dai numeri, su 120mila veicoli le full elettriche sono solo il 4% scarso contro un 38% di aziende che ne ha almeno 1. Questo significa che la distribuzione delle ev è maggiore nelle aziende più piccole con realtà che han pochissime auto (magari una decina o un centinaio) totalmente elettriche contro le big con migliaia di veicoli che ne han inserita qualcuna come test pilota per poter mettere la paginetta nel loro advertising che sostengono elettrico e quindi sono una raffineria ecologica (esagerazione intenzionale).
Questo può anche essere in accordo con il citato articolo di leasplan, che se non sbaglio mi pare abbia di recente inaugurato un suo marchio per le elettriche. È probabile che essendo una delle poche che ha investito di più in numeri sia diventata il riferimento per quelle aziende che per motivi aziendali necessitano di noleggiare prevalentemente elettriche, se non ho capito male le aziende in considerazione sono aziende che prendono a noleggio le auto per i propri dipendenti e non le aziende che acquistano auto da noleggiare a terzi.